AITI AB ADVISORS INSIDE CENTRAL BANK

TASSI: LA FED HA LASCIATO IL LIVELLO DEI TASSI NELLA FORCHETTA 5,25-5,50%.

  • La Fed  ha mantenuto invariati i tassi di interesse, ma ha rafforzato un orientamento ‘hawkish’ che i suoi funzionari sono sempre più convinti possa ridurre l’inflazione senza danneggiare l’economia.
  • Il tasso benchmark potrebbe essere alzato ancora una volta quest’anno per raggiungere il picco a 5,50-5,75%, secondo le proiezioni trimestrali diffuse dalla Banca Centrale; i tassi nel 2024 dovrebbero restare più alti di quanto ci si aspettasse in precedenza.
  • Le attese sono per una politica monetaria con un’intonazione ancora restrittiva fino alla prima parte del 2024.

Il FOMC ha mantenuto l’orientamento secondo cui il tasso obiettivo dei fondi federali potrà aumentare di altri 25 punti base al 5,75% in una delle due riunioni rimanenti di quest’anno con un margine di 12 CONSIGLIERI SU 7.

Ciò è significativo perché riflette una maggioranza dignitosa e non solo uno o due elettori indecisi.

    • 2024 La proiezione del riduzione della Fed sui tassi  per il prossimo anno prevedeva un allentamento a 50 pb dai 100 pb precedenti. Il limite superiore termina nel 2024 al 5,25%.
    • 2025 L’importo del taglio nel 2025 è rimasto invariato a 125 punti base, ma a causa di meno tagli nel 2024 rispetto a prima, il livello del tasso obiettivo dei fondi federali entro la fine del 2025 è stato aumentato di 50 punti base fino a un limite superiore del 4%.
    • 2026 L’aggiunta del 2026 prevede che il limite superiore termini quell’anno al 3%. Il tasso neutrale di lungo periodo è rimasto invariato al 2,5%.

Potete scaricare le nostre valutazioni e proiezioni e grafici digitando questo link

 

AITI AB ADVISORS INSIDE CENTRAL BANK

Al FORUM di AITI, Treasury & Finance Forum Day, abbiamo messo a fuoco, di fronte ad una platea con oltre settecento tra Tesorieri e CFO,  quelli che riteniamo possano costituire i focus su cui i mercati convergeranno la loro attenzione nel 2024. Innanzitutto la crescita a partire dall’Eurozona ma da estendere in termini di rischio alla Cina senza escludere un rallentamento negli Stati Uniti. Oltre il 90% delle aree economiche su scala globale evidenziano una contrazione della crescita nel comparto manifatturiero.  Le aree che soffrono maggiormente ruotano tutte attorno alla Germania.  Nei sondaggi le imprese indicano aspettative piuttosto negative per il futuro prossimo. Il valore dell’indice PMI quota molto vicino ai minimi segnati nella crisi del 2008 ed in quella generata dal blocco Covid nella primavera del 2020, quando tutte le attività erano nel fermo produttivo.

Accanto ai temi della crescita abbiamo evidenziato i rischi sull’energia, segnalando da un lato l’attesa per un ulteriore ridimensionamento delle quotazioni del gas naturale in Europa, nonostante il rimbalzo delle ultime settimane del benchmark Dutch TTF NG. Preoccupa invece l’andamento del petrolio. La volontà di mantenere un profilo più più controllato dell’offerta ne sostiene i prezzi minacciando quota 95/100 usd/bar. Sarà importante che le contrattazioni non superino tale barriera per evitare che si inneschi una spirale speculativa che inevitabilmente comprometterebbe il lavoro sinora fatto dalle banche centrali nel raffreddare l’inflazione.

Infine abbiamo messo a fuoco il principale rapporto di cambio eur usd. Qui le dinamiche geopolitiche tendono a scaricare i loro effetti da un lato mettendo in evidenza la vulnerabilità dell’euro dovuta principalmente alla crisi energetica unita alla rimodulazione delle catene di fornitura e con esse commerciali.  Sul fronte opposto il dollaro beneficia del supporto diretto dei regulators statunitensi orientati a demotivare con il rafforzamento della divisa americana la costruzione di una moneta alternativa per la regolazione degli scambi commerciali vedi progetto R% (nuova moneta BRICS+) piuttosto che  una maggiore centralità del cny.

Tutti questi temi tendono a riverberarsi nell’attuale realtà congiunturale: banche centrali, Inside Central Bank e PMI

In settimana si riuniscono i consigli di diverse banche tra cui spicca quello della Fed.  giovedì mattina alle 9.30 commenteremo le decisioni che la Fed rilascerà nella serata di mercoledì alle h. 20.00 e la successiva conferenza stampa del governatore J Powell. (INSIDE CENTRAL BANK E’ possibile iscriversi alla nostra diretta streaming al seguente link)

Venerdì invece l’attenzione ritorna a concentrarsi sui PMI Flash di settembre. Sarà l’occasione per verificare se i segnali di rallentamento che abbiamo analizzato durante l’estate confermano la tendenza riflessiva anche nell’ultima parte del 2023.

Banche centrali e tassi: dopo la Bce si riuniscono Fed, BoE (Inghilterra), Riks Bank (Svezia) e Norges Bank (Norvegia)

Gli operatori si aspettano che la Federal Reserve lasci invariati i tassi di interesse, anche se la porta sarà lasciata aperta per futuri rialzi. Prevedono un possibile aumento  da parte della Banca d’Inghilterra, pur non escludendo del tutto una pausa. Le due banche scandinave invece, dopo una pausa, sono attese più aggressive con stime orientate verso un nuovo rialzo dei tassi.

La Fed secondo le probabilità tracciate dalla curva dei Fed Funds non dovrebbe alzare i tassi, pur tenendo aperta la finestra per un rialzo a novembre, la cui stima delle probabilità si alza al 40%. Più che la decisione sarà la conferenza stampa a catturare l’attenzione. Come sempre le parole di J Powell  saranno oggetto di studio per comprendere quale sia l’orientamento del Fomc in merito alla linea di policy da tenere in futuro. Pensiamo che l’atteggiamento data driven continuerà a guidare le scelte dei consiglieri. Trattasi di un modo raffinato per tenere alta la tensione senza compromettere la forza del dollaro.

La strategia di comunicazione dipendente dai dati… data driven

La Fed, come del resto anche la BCE, continua a voler vincolare le proprie decisione sulla base dell’andamento dei dati. Dal nostro punto di vista ciò consente di guadagnare tempo nell’assumere una posizione correlandola allo sviluppo del quadro economico, in particolare inflazione e crescita. I dati recentemente riportati continuano ad evidenziare una congiuntura ancora positiva: La Fed non vuole correre il rischio che l’inflazione persista. Di conseguenza se il Board lascerà i tassi di interesse invariati questa settimana, la porta potrebbe rimanere aperta per un potenziale rialzo futuro. Gli economisti si aspettano universalmente che il range del tasso obiettivo dei fondi Fed venga lasciato al 5,25-5,5% il 20 settembre, con i mercati che non scontano nessuna mossa restrittiva.

Pensiamo che la Fed  lascerà aperta la probabilità che possa intervenire a novembre , senza peraltro voler metterlo in pratica. Questa linea potrebbe sedurre anche la BCE.  La combinazione di costi di finanziamento più elevati e minore disponibilità di credito, oltre all’esaurimento dei risparmi accumulati durante la pandemia, metterà sotto pressione in quest’ultima parte dell’anno i consumi.

Di conseguenza nelle prossime settimane potrebbero emergere con maggiore apparenza dati che preludono ad un indebolimento economico più robusto. La preoccupazione che quest’ultimo possa spingersi troppo oltre (come sottolineato da alcuni funzionari nei verbali del FOMC di luglio) causando un incremento delle probabilità di recessione, dovrebbe rappresentare un buon motivo per astenersi da altre chiamate restrittive.

Considerato questo rischio e gli sviluppi positivi sull’inflazione e sul costo del lavoro, il flusso tenderà ad indebolire gradualmente le ragioni per un rialzo dei tassi a novembre o dicembre.  A quel punto in uno scenario meno confortante, con un serio rallentamento del ciclo globale, il mercato ritornerebbe a scontare l’avvio di una fase di tagli dei tassi, petrolio permettendo.

Come indicato al Treasury & Finance Forum Day per l’Eurozona il primo trigger, indicato dal nostro modello nelle osservazioni dell’andamento dell’IRS a 2Y,  in grado di guidarci verso questa fase transita in area 3,60% (5% US 2Y). Dovremmo attendere questo segnale per poter sciogliere ogni riserva su uno scenario ancora complicato. Nel frattempo dovremo vigilare in termini di rischio sulle tensioni tuttora presenti sotto traccia, vedi l’e reazioni del Money Market post BCE.

Bank of England

Anche la BoE sta predisponendo le basi per la fine di questo ciclo di inasprimento. La banca centrale potrebbe essere tentata di seguire la Fed questa settimana, lasciando aperta le ipotesi, tutte da verificare,  di un rialzo a novembre. Diversamente dalle due principali banche centrali, la Boe sembra alle prese con un inflazione più vischiosa, dove le pressioni salariali e quelle sui prezzi nel comparto dei servizi risultano più difficili da smantellare. Tuttavia qualora la Fed dovesse cambiare bias difficilmente la Boe seguirebbe una strada diversa.

Svezia: La Riksbank prevede un ulteriore aumento del tasso di 25 punti base

Con l’inflazione dei servizi svedesi ancora elevata combinata con un un valore della corona  ai minimi, la Riksbank potrebbe agire nuovamente chiamando un rialzo di 25 bp nella riunione di questa settimana ed uno successivo entro la fine dell’anno. Tuttavia la crescita è sotto pressione. L’economia sta chiaramente reagendo all’aumento dei tassi di interesse. Il PIL  è sceso nel secondo trimestre nella misura dello 0,8%.  Anche se la Riksbank rimane in posizione restrittiva, il fragile contesto economico suggerisce che siamo vicini al picco.

Norvegia: la Norges Bank potrebbe decidere di alzare i tassi per l’ultima volta questo mese

Anche la corona norvegese si è indebolita in un contesto in cui i mercati tendono a penalizzare i corsi a fronte di una Banca centrale più incerta sulla linea da seguire. Qualora dovesse effettuare la chiamata al rialzo potremmo ritenerla conclusiva del ciclo restrittivo.

Bank of Japan verso la fine della linea iper accomodante

Il governatore Kazuo Ueda ha accennato alla possibile fine del regime di politica monetaria ultra-espansiva. I dettagli rimangono incerti e potrebbero essere esplorati nella riunione di questa settimana. Lo yen scambia ancora molto vicino ai minimi sia contro dollaro che contro euro. Tuttavia nelle ultime settimane si è aperta una fase di distribuzione che potrebbe replicare ad un’eventuale cambiamento di linea della BoJ  favorendo un apprezzamento della divisa giapponese con ritorni verso 151/150 eur jpy nel breve.

Con la ripresa delle attività ritorna venerdì 15 settembre il TREASURY & FINANCE FORUM DAY organizzato da AITI.  Il giorno precedente la BCE riunisce il Consiglio per decidere in merito alla linea da tenere sui tassi ed in generale sulla politica monetaria. Per l’occasione, abbiamo deciso di spostare il nostro consueto appuntamento per commentare gli effetti della decisione della BCE, INSIDE CENTRAL BANK,  nello speech di apertura del TFFD, dopo i saluti del presidente di AITI, Nevio Boscariol.  Pertanto chi lo desidera potrà partecipare all’evento iscrivendosi in via straordinaria direttamente al desk  in ingresso la mattina dell’evento (PROGRAMMA TFFD).

Meeting BCE

Alla vigilia del Consiglio di giovedì 14, il mercato appare diviso tra quanti ritengono probabile che il Board decida per un ultimo rialzo dei tassi di 25 bp, rispetto a quanti ritengono che il Consiglio si asterrà dall’effettuare un ulteriore chiamata al rialzo. Ambedue gli schieramenti portano con se ragioni plausibili nel sostenere la propria opinione. Da un lato il tasso d’inflazione, nonostante i progressi maturati sul fronte della riduzione, rimane al di sopra degli obbiettivi attesi dalla Banca centrale; dall’altro il sempre più marcato rallentamento congiunturale imporrebbe uno stop ad ulteriori manovre restrittive per consentire alle imprese di allentare le tensioni generate dall’attuale linea di policy.

Analizzando i dati che sono emersi durante l’estate, appare, dal nostro punto di vista, più che logico ritenere necessario un cambiamento di impostazione. Sia i dati economici che anticipano l’andamento del ciclo (leading indicator), che quelli che ne rilevano l’effettivo andamento (lagging indicator),  concordano in un marcato rallentamento della dinamica di crescita in Europa. La scorsa settimana avevamo inviato un alert con la decisione della Banca centrale della Polonia del taglio dei tassi ufficiali di 0,75% portandoli dal 6,75 al 6% nonostante l’inflazione, pur in contrazione, rimanga al di sopra degli obbiettivi al 10% (per iscriversi ai nostri alert WBFLASH). Evidentemente i PMI pubblicati per l’industria manifatturiera polacca ad agosto hanno allertato la Banca centrale causato da un drastico crollo dell’outlook.

 

GLI EVENTI DELLA SETTIMANA: TFFD & ECB

WB ECONOMICS: S&P GLOBAL PMI MANUFACTURING POLAND

PMI in contrazione

Pure in Eurozona  i PMI manifatturiero e servizi sono ampiamente scesi durante l’estate. In Germania il livello del PMI Manufacturing è regredito ai livelli rilevati nel periodo di blocco imposto dall’emergenza Covid nella primavera 2020!

Il rallentamento della crescita sta contaminando tutte le economie avanzate, fatta eccezione per il Giappone e per le aree emergenti India e Russia.

GLI EVENTI DELLA SETTIMANA: TFFD & ECB

WB ECONOMICS: S&P GLOBAL PMI COMPOSITE

Anche nella Cina Continentale stanno emergendo segnali di rallentamento nonostante l’assenza di inflazione e gli interventi di stimolo prodotti dalla PBoC. L’indicatore PMI oscilla sulla linea spartiacque a quota 50, tuttavia l’indice manifatturiero quota già sotto 50 segnalando una fase di stagnazione/rallentamento.

L’indice JPMorgan Global PMI Composite Output, calcolato da S&P Global su un campione di 27.000 imprese, ad agosto scende a 50,6 rispetto a 51,6 di luglio. Il tasso di espansione flette  per il terzo mese consecutivo. Ha raggiunto il livello più basso da quando l’economia globale è tornata a crescere a febbraio. La lettura attuale è sostanzialmente coerente con una crescita trimestrale annualizzata del PIL globale di poco inferiore all’1%, ovvero ad una velocità al di sotto della media di lungo periodo pari al 2,9%.

La tenuta sopra quota 50 è principalmente imputabile al contributo, pur marginale, dato dal comparto dei servizi su scala globale. I nuovi ordinativi di beni hanno subito la serie di cali più lunga mai registrata, eguagliata solo dalla crisi finanziaria globale, alimentando il continuo deterioramento della produzione. La riduzione delle scorte e la debolezza del commercio globale sono risultati i fattori chiave che hanno determinato la recente contrazione. Tuttavia i segnali di potenziale picco raggiunto dalla tendenza di riduzione delle scorte a livello globale potrebbero mitigare nel prossimo futuro la debolezza della domanda.

AITI TFFD: Rischi Finanziari: Preview 2024 Wlademir Biasia – Partner WB Advisors

Wlademir Biasia nel suo intervento al TFFD di Aiti oltre a declinare le decisione della BCE al contesto dei mercati con effetto su tassi ed FX, farà una Preview sullo scenario 2024.

L’evoluzione congiunturale risulta sempre più dipendente dalla volatilità degli eventi geopolitici e geo economici. I recenti summit, Brics in Sudafrica e G20 in India, stanno disegnando nuove linee di frattura e possibili accordi da comporre: ci si interroga se i desideri rimaranno sogni o programmi in lista d’attesa.

FX: aspettando la BCE con uno sguardo già indirizzato sulla FED

Il mercato dei cambi si sta lentamente posizionando in attesa di conoscere le decisioni che Christine Lagarde comunicherà ai mercati. Ci aspettiamo un lento rimbalzo del cambio eur usd verso l’area 1,0775/1,0825. si tratta di un livello più “semplice” da gestire per i book traders. qualora il Consiglio deliberasse l’aumento dei tassi, l’euro potrebbe reagire con un temporaneo recupero sul dollaro. Qualora invece non effettuasse alcuna stretta il punto consentirebbe speculativamente di vendere euro con livelli di stop loss piuttosto vicini.

In ogni caso ci pare di poter confermare la linea indicata nell’INSIDE CENTRAL BANK di giugno e luglio dove tracciavamo per l’eur usd un percorso riflessivo da consolidare durante l’estate. Si tratta della linea che abbiamo seguito nell’avviare agli inizi di settembre il lavoro di programmazione dei Budget e dei relativi piani di FX Risk Management per i nostri Clienti per il 2024

TASSI: i mercati stanno anticipando la BCE?

Anche il Money Market sta preparando il terreno alle decisioni di giovedì. L’IRS a 2 anni ha perso momentum durante l’estate. Dalla seconda settimana di luglio i rendimenti pur scendendo in modo frazionale stanno allentando la presa. Il nostro modello continua a mettere in evidenzia una distribuzione favorevole ad un ulteriore allentamento della tensione. Venerdì al TFFD indicheremo ai Tesorieri ed ai CFO la nostra lettura in termini di Outlook in preview sul 2024.

TASSI FED: il rapporto sull’occupazione di agosto per gli Stati Uniti, pubblicato venerdì,  segnala un consolidamento dell’occupazione, evidenziando pressioni salariali in allentamento. Il tasso di disoccupazione sale oltre le attese indicando l’avvio del rallentamento cercato dalla Fed. A guidare questo evento potrebbe essere stato l’aumento del tasso di partecipazione al lavoro spinte dall’esaurimento dei sussidi. In sintesi l’esito del  rapporto porta ulteriori elementi a favore di una sospensione quasi definitiva dei rialzi dei tassi da parte della Riserva federale.  Con l’inflazione destinata a rallentare ulteriormente, la Fed sicuramente non alzerà i tassi di interesse a settembre ed è improbabile che non lo faccia nemmeno a novembre. I futures sui tassi  confermano l’ipotesi, scontando il 94% di probabilità che gli stessi rimangano invariati nella riunione del 19-20 settembre.

Con la Fed meno restrittiva dovremo verificare l’atteggiamento della Bce. Ci sono pressioni da parte di alcuni membri del Board perché si sospendano i rialzi anche in Eurozona. In effetti i dati economici raccolti durante l’estate lascherebbero presupporre che nel Consiglio del 14 settembre non venga presa alcuna decisione restrittiva. Ma noi non siamo nel Board per cui l’ipotesi, benché ci sembri più che ragionevole, necessita dell’opportuna verifica ufficiale.

La Banca Centrale Europea sta comunque riconoscendo che la crescita sarà molto più debole rispetto alle previsioni ufficiali. Dobbiamo capire se il rallentamento della crescita a cui si sta unendo anche il comparto dei servizi, avrà impatti positivi, come pensiamo, sull’inflazione core scesa al 5%.

Tassi BCE Mario Centeno (consiglio direttivo): rischiamo di fare troppo

L’avvertimento sul rischio che la Bce alzi i tassi troppo e per un periodo troppo lungo per contrastare l’inflazione sino a turbare la crescita del Pil, è stato lanciato sempre oggi dal  governatore della Banca del Portogallo ed esponente del Consiglio direttivo della BceMario Centeno.

Secondo le Sue dichiarazioni il tasso di inflazione dell’area euro sta scendendo a un ritmo più veloce rispetto a quello che aveva caratterizzato la sua crescita.

Patto di Stabilità in Eurozona

In parallelo al confronto sulla linea di policy delle banche centrali, i governi dell’Eurozona affrontano il tema del ritorno ai criteri di Maastricht per il debito e il deficit di bilancio, sospesi durante la pandemia. Sebbene ciò possa essere positivo per i mercati dei titoli di Stato dell’Eurozona, il suo impatto sull’euro (più restrizione fiscale, politica monetaria meno restrittiva) sarebbe negativo.

Nonostante le fredde attese sui tassi Fed, il dollaro si è rafforzato sull’euro.

L’EUR USD, come da noi atteso, ha assunto una postura più fragile nonostante l’impostazione speculativa dei mercati sia ancora lunga sull’EUR/USD. Questo potrebbe imporre la necessità di dover tagliare le posizioni qualora i significativi livelli di supporto in transito a 1,0770 dovessero essere violati. Tuttavia ci sembra poco probabile che l’evento di breakout possa prodursi prima della riunione BCE. Le attese per un terminale rialzo di 25 bp ancora presenti nell’opinione degli operatori dovrebbe essere sufficiente per contenere la debolezza dell’euro. Pertanto non escludiamo reazioni minimali  verso 1,09 prima di verificare effettivamente la tenuta del livello indicato.

Nel calendario macro della settimana spiccano le riunioni di BOC, e RBA, dati PIL e PMI dei servizi 

In una settimana a basso regime di pubblicazioni significative, le riunioni delle banche centrali in Canada ed Australia rappresentano i momenti più significativi insieme agli aggiornamenti sul commercio e sull’inflazione della Cina continentale. I segnali di discontinuità sulla ripresa hanno prodotto il sospetto che l’economia cinese possano riportare l’area in deflazione.

Accanto a questi dati il calendario propone l’aggiornamento mensile all’andamento dei PMI compositi su scala globale. avremo quindi un aggiornamento sul quadro degli sviluppi sulle tendenze della crescita, dell’occupazione e dell’inflazione.

Infine in prospettiva del meeting della BCE della prossima settimana saranno monitorati con attenzione  anche i dati relativi al PIL del secondo trimestre di zona euro, a seguire  Australia, Giappone e Corea del Sud.

Le attese sui tassi per BOC e RBA

BOC Le aspettative di un aumento dei tassi da parte della Banca del Canada sono rientrate a seguito dell’inatteso calo del PIL nel secondo trimestre. Il consenso era che la BOC alzasse i tassi dopo l’aumento dei dati sull’inflazione canadese di luglio, ma il PIL è sceso dello 0,2% annualizzato nei tre mesi fino a giugno rispetto alla stima della banca centrale dell’1,5%.

RBA La crescita australiana è stata sostenuta nel secondo trimestre, secondo le indicazioni del PMI, anche se gli ultimi dati flash di agosto suggeriscono un rallentamento nel terzo trimestre, il che ha alimentato la speculazione secondo cui la Reserve Bank of Australia probabilmente manterrà i tassi invariati.

TASSI FED: L'OCCUPAZIONE USA RAFFREDDA ULTERIORI ATTESE DI RIALZO

WB ANALYTICS RISK MANAGEMENT: EUR USD

Fed Jackson Hole:

Sebbene l’inflazione sia scesa dal suo picco per la banca centrale americana c’è ancora del lavoro da fare  ha detto Powell alla conferenza annuale della Fed a Jackson Hole, nel Wyoming.

“Siamo pronti ad aumentare ulteriormente i tassi, se opportuno, e intendiamo mantenere la politica monetaria a un livello restrittivo finché non saremo sicuri che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo”.

Powell dopo aver riconosciuto che sono stati fatti progressi notevoli nel far scendere l’inflazione ha avvertito che il processo “ha ancora molta strada da fare”.

“Il 2% è e rimarrà il nostro obiettivo di inflazione”, ha affermato.

L’agenda economica continua a determinare il comportamento delle banche centrali

Ulteriori segnali sulle possibili mosse della banca centrale arriveranno questa settimana dalla lettura dei dati macro in calendario. Oltre alla seconda lettura del Pil USA relativo al secondo trimestre, in agenda mercoledì, tra giovedì e venerdì sono attesi l’indice Pce ‘core’ di luglio, monitorato con particolare attenzione dalla Fed tra gli indicatori sull’inflazione, e i dati sul mercato del lavoro, con payroll non agricoli e tasso di disoccupazione di agosto in pubblicazione venerdì 1 settembre.

Sempre a Jackson Hole la presidente Christine Lagarde ha avvertito dei rischi per l’inflazione dai profondi cambiamenti in cui opera l’economia globale e, intervistata su Bloomberg TV, ha detto che verrà guardata con attenzione l’evoluzione dei salari, dato che il settore in cui i prezzi stanno salendo di più è quello dei servizi, ad alta intensità di lavoro.

Anche per la Presidente della BCE sarà l’andamento dei dati economici a guidare le prossime mosse del Consiglio direttivo.

C’è quindi grande attesa questa settimana per le stime preliminari sull’inflazione di agosto, dopo i recenti Pmi deludenti che hanno alimentato le preoccupazioni sulla crescita. Il dato tedesco e quello a livello di zona euro, in agenda rispettivamente mercoledì e giovedì, dovrebbero segnalare un ulteriore raffreddamento della dinamica dei prezzi.

Al summit dei Brics sono state definite le procedure ed il percorso di espansione del club

Sempre la scorsa settimana si è tenuto il summit dei Brics. Alcuni giornali sostenevano che i partners avrebbero annunciato l’avvio di un percorso con un ordine istituzionale per l’introduzione di una moneta alternativa al dollaro per regolare gli scambi commerciali all’interno del Gruppo. In realtà gli speech si sono concentrati sull’allargamento del Gruppo ad un numero più consistente di pesi aderenti. I leader del blocco BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, hanno concordato meccanismi per prendere in considerazione l’adesione al club di nuovi membri a partire dalla richiesta di adesione da parte dell’Arabia Saudita. Tuttavia non sono mancate divisioni su quanto veloce debba essere programmato il processo di espansione.

De-dollarizzazione e oro nell’agenda dei Brics

Il presidente russo, Vladimir Putin, in un intervento in video conferenza, ha voluto riaffermare che “il processo con l’obiettivo irreversibile della de-dollarizzazione dei nostri legami economici sta guadagnando slancio” senza indicare ciò nonostante alcun lavoro programmatico. Che il processo raggiunga i propri obiettivi o meno è importante osservare che sia la Federazione Russa che la Repubblica Popolare Cinese hanno accumulato grandi quantità di oro, in gran parte per diversificare le loro riserve valutarie nelle banche centrali, che altrimenti sarebbero state allocate in dollari o euro. Per molti anni nei mercati aurei era noto che i maggiori acquirenti di oro fisico fossero guidati dalle banche centrali di Cina e Russia.  Quel che non risultava altrettanto chiaro era quanto profonda fosse la loro strategia al di là del creare semplicemente fiducia nelle loro valute in mezzo alle crescenti sanzioni economiche ed ai bellicosi proclami di guerra commerciale che venivano da Washington. Cina e Russia, insieme probabilmente ai loro principali paesi partner commerciali nei BRICS, nonché ai paesi eurasiatici aderenti all’Organizzazione  Cooperazione Shanghai (SCO), stanno progettando la creazione di un modello monetario alternativo alla centralità del dollaro. Al momento, oltre ai membri fondatori Cina e Russia, i membri dello SCO includono Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e, più recentemente, India e Pakistan. L’Organizzazione riunisce 3 miliardi di persone, all’incirca il 42% dell’intera popolazione mondiale, riuniti in una cooperazione economica e politica, oltre il 25% del Pil mondiale. Nella strategia di rafforzamento della struttura fiduciaria della propria moneta, la la Federazione russa sta lavorando per istituire una borsa per le contrattazioni sull’oro alternativa al LBMA, London Bullion Market Association. Il processo, ancorché in itinere, per essere credibile dovrà raccogliere la fiducia dei mercati.

Sul grande capitolo della de-dollarizzazione ed eleggibilità di una moneta alternativa rimangono aperte molte incognite. Abbiamo dedicato alcuni studi in materia (sintesi). Non vi sono ancora prove concrete che il ruolo della divisa americana sia sulla via del declino strutturale, benché negli ultimi vent’anni la sua ponderazione nelle riserve valutarie detenute dalle banche centrali sia diminuita. Indubbiamente le sfide, derivanti sia dall’economia che dalla geopolitica, hanno un ruolo di prim’ordine anche per gli Stati Uniti.  Nella storia economica contemporanea vi è il precedente della sterlina che perse il suo ruolo centrale a ridosso della prima Guerra Mondiale,  con la crisi del Gold Standard, a tutto vantaggio della crescente forza economica e politica degli Stati Uniti e del dollaro.

Nemmeno l’euro è riuscito a competere pienamente con il dollaro nonostante il ruolo di un’economia avanzata di elevato standing.

La Fed non affronta il tema ma rafforza il dollaro

Il governatore Jay Powell non ha mai replicato ai vari speech riferibili al contenimento della ruolo del dollaro. Tuttavia abbiamo l’impressione che la Fed a Jackson Hole, attraverso il mantenimento di una linea di policy piuttosto aggressiva, voglia perseguire l’obbiettivo non dichiarato di sostenere il valore della propria moneta in contrapposizione alle monete appartenenti all’area dei Brics.

Il dollaro si è apprezzato strutturalmente nei confronti dello yuan renminbi, della rupia indiana, recentemente è ritornato a rafforzarsi sul rublo, conserva ancora parte del recente apprezzamento accumulato nei confronti del real brasiliano, come pure nel rapporto con il rand sudafricano. Ciò che risulta più significativo riguarda la debolezza recente del cny, ritornato a 7,25/30 contro dollaro, ovvero sul lato superiore della banda di oscillazione stimata dal nostro modello e che dal 2014 guida i cicli rialzo-ribasso del dollaro cny [vedi grafico].

L'ORIENTAMENTO DELLA FED DOPO JACKSON HOLE ED IL SUMMIT BRICS

WB ANALYTICS: USD CNY CYCLE

LA BCE STA CONSIDERANDO IL RALLENTAMENTO DELL’ECONOMIA IN EUROZONA?

Dopo l’ultimo rialzo dei tassi operato dalla BCE sono aumentate le attese per l’apertura di una fase di attesa da parte del Consiglio. Il robusto rallentamento della crescita in Eurozona, ma soprattutto in Germania, lascerebbe supporre che la Banca possa astenersi dall’effettuare ulteriori chiamate al rialzo dei tassi. Ad agosto l’inflazione è ulteriormente scesa, anche se il focus del Consiglio si è spostato sull’aumento del costo dei salari nel comparto dei servizi, la tendenza appare governata da forze regressive. In effetti nei dati di agosto abbiamo osservato un crollo degli indici di fiducia anche del comparto services, spingendo il PMI Composite (manifattura + servizi) in un’area di contrazione preoccupante.

Il mercato ha spinto passo dopo passo l’eur usd verso livelli prossimi ai minimi dell’anno. In realtà le attuali quotazioni scambiano sulla linea di proiezione dei minimi fissati tra marzo, 1,0514, e fine maggio 1,0633 eur usd. Lo scenario che avevamo indicato per l’estate sulla base dell’analisi elaborate nell’INSIDE CENTRAL BANK , a margine dell’ultimo consiglio di Fed e BCE, sta confermando le nostre attese: il cambio eur usd è sceso effettivamente sotto 1,09 confermando l’apprezzamento per niente scontato del dollaro.

L'ORIENTAMENTO DELLA FED DOPO JACKSON HOLE ED IL SUMMIT BRICS

WB ANALYTICS RISK MANAGEMENT: EUR USD MOMENTUM CYCLE

Nel nostro Outlook di settembre abbiamo messo in evidenza ancora una volta la valenza ciclica degli effetti prodotti lo scorso anno dal consolidamento degli scambi sotto area 1,12/1,10 eur usd. Lo scorso anno ciò aveva proiettato i valori verso livelli che non si vedevano da almeno vent’anni all’indomani dell’introduzione dell’euro, area 0,95; ora il range delimita i recuperi dell’euro mantenendo gli scambi su aree di equilibrio ben diverse da quelle rilevate tra il 2005 ed il 2015.

Qualora nei prossimi mesi dovessimo osservare una linea di policy monetaria più aggressiva da parte delle Fed rispetto a quella congiunturalmente sostenibile per la BCE, potremmo leggervi un pezzo di risposta funzionale degli Stati Uniti a quanti vedono l’imminente declino del ruolo economico ma soprattutto finanziario della loro moneta.

L'ORIENTAMENTO DELLA FED DOPO JACKSON HOLE ED IL SUMMIT BRICS

WB ANALYTICS RISK MANAGEMENT: EUR USD LONG TERM CYCLE

 

JACKSON HOLE Symposium & BRICS Summit – La scorsa settimana abbiamo tracciato alcune linee di discussioni che potrebbero essere affrontate nel Summit, anche se ufficialmente l’argomento sull’istituzione di una divisa alternativa al dollaro non rientra nel panel delle discussioni. Il tema affrontato al Symposium invece tratta dei “Cambiamenti strutturali nell’economia globale”.

Pensiamo che il tema rifletta l’inclinazione geopolitica diretta verso un’inversione parziale del movimento di globalizzazione che era in corso dal 1990, determinando condizioni disinflazionistiche. La tendenza al ” reshoring “, voluta per migliorare la sicurezza delle catene di approvvigionamento e la sicurezza nazionale, rappresenta l’archetipo di un modo nuovo nel fissare le relazioni internazionali.

Jerome Powell potrebbe argomentare il processo indicando i rischi inflativi che tale processo potrebbero costituire sul lungo periodo. Tuttavia,  benché pensiamo che nel Symposium si discuta di queste tendenze a lungo termine, ci aspettiamo anche che la Fed riconosca i risultati positivi ottenuti nell’ultimo anno sul fronte della riduzione dell’inflazione. Dal picco superiore al 9% dello scorso anno l’inflazione è scesa al 3%, il tutto evitando una recessione. Nelle ultime proiezioni economiche della Fed a giugno , le stime sulla disoccupazione risultano in calo e le proiezioni sul PIL risultano in crescita per il 2023, nonostante i tassi più elevati dei Fed Funds. Ci aspettiamo che gli aggiornamenti sull’Outlook vengano rivisti ulteriormente in positivo alla prossima riunione Fomc, dati gli eccellenti dati acquisiti nel IIQ 23.

Di conseguenza a Jackson Hole Jerome Powell nei suoi discorsi potrebbe far passare l’idea che la FED non alzi i tassi ma li tenga all’attuale livello per un periodo più lungo rispetto al taglio attesa già per la fine dell’autunno.

I rischi per la crescita sono altrove

Nelle ultime settimane si sono intensificate le statistiche e le notizie su diverse macro aree in difficoltà. Tra tutte emergono due locomotive di peso specifico assai significativo: Cina e Germania.

La prima non ha mai risolto il problema legato all’industria immobiliare. Gli allarmi durante il fine settimana quando Country Garden, un importante sviluppatore immobiliare, ha annunciato di non poter rimborsare i suoi prestiti costituiscono il segno di difficoltà finanziarie crescenti. Con il passare dei giorni, un’altra società, la Zhongrong International Trust, non è riuscita a pagare le sue obbligazioni. La società fiduciaria è considerata una banca “ombra”, facendo emergere timori per un tracollo finanziario.

Il comparto pesa quasi il 25% del PIL e di conseguenza crea apprensioni. Tuttavia le caratteristiche della crisi, pur avendo risvolti finanziari, non ha la medesima configurazione di quanto accaduto nel 2007/8 negli Stati Uniti con la crisi Subprime. Allora il contagio fu determinato dall’ampia diffusione dei titoli tossici su scala globale. Oggi sono le specifiche obbligazioni ad avere problemi. Crediamo che il rischio di contagio globale sia limitato, anche se i titoli dei giornali sono stati sufficienti attivi a stimolare l’avversione al rischio .

Le autorità locali hanno cercato di calmare i timori per evitare una crisi più profonda. Fu Linghui dell’Ufficio nazionale cinese di statistica ha dichiarato nelle ultime ore che “I rischi delle imprese edilizie dovrebbero essere gradualmente risolti”. La PBoC ha allentato ulteriormente la linea di policy per sostenere i mercati.  Inoltre, secondo quanto riferito, il governo stava vendendo dollari USA nel mercato spot per aumentare il valore di Yuan.

Il dollaro USA ha mantenuto la sua leadership su tutta la linea FX. Nel rapporto con lo yuan ha testato nuovamente l’area 7,25/30. Il nostro modello calcola che il livello possa costituire il picco del dollaro e favorire un recupero della divisa cinese riequilibrandone il valore in direzione di area 7/6,90 nei prossimi mesi. Contro euro lo yuan ha già recuperato dal picco di metà luglio fissato a 8,11 eur cny. L’attuale reazione da quota 7,80 dovrebbe costituire un rimbalzo propedeutico ad un ulteriore indebolimento dell’euro nei prossimi mesi verso 7,70 & 7,50 eur cny.

Anche l’Eurozona deve affrontare rischi sul fronte della crescita

La zona euro ha fornito alcuni dati interessanti in questi ultimi giorni. Da un lato, l’UE ha presentato la seconda stima del prodotto interno lordo (PIL) del secondo trimestre, che ha confermato che l’economia è cresciuta dello 0,3% nei tre mesi fino a giugno. Venerdì, l’Ufficio di Statistica  ha confermato la discesa del tasso dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) di luglio al 5,3%, rallentando ulteriormente rispetto ai picchi record registrati a metà del 2022. Secondo Eurostat, l’inflazione IAPC annuale di base si è attestata al 5,5%, come stimato in precedenza.

Sebbene incoraggianti, le notizie hanno mostrato che la crescita sta ristagnando, con la Germania in recessione tecnica che trascina in primo luogo le regioni attigue (Austria, Olanda) ed in seconda battuta tutto il comparto manifatturiero dell’area. In settimana avremo l’aggiornamento degli indici PMI manifatturiero e servizi per il mese di agosto. Venerdì l’IFO Institute pubblicherà il Business Climate Index ed Expectations Index. Le attese sono al ribasso.

L’eur usd sta muovendo nella direzione da noi stimata lo scorso mese alla vigilia dell’ultimo meeting della BCE. In questi giorni non escludiamo una reazione che dal minimo di 1,0835 possa tentare di riavvicinare area 1,0950/75 prima di subire nuove vendite contro dollaro.

JACKSON HOLE: gli Stati Uniti stanno meglio

I dati degli Stati Uniti (USA) pubblicati in questi giorni sono stati molto più incoraggianti. Le vendite al dettaglio sono aumentate inaspettatamente dello 0,7% a giugno, mentre la produzione industriale è aumentata dell’1% a luglio. Anche le notizie dal settore dell’edilizia abitativa sono state ottimistiche, dato che Housing Started è balzato del 3,9% mentre i permessi di costruzione sono aumentati dello 0,1% a luglio. Infine, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono state pari a 239.000 nella settimana terminata l’11 agosto, meglio delle 240.000 previste.

MARKET MOVER FX: INFLAZIONE USA

DOLLAR DOMINANCE: i BRICS terranno il loro 15° vertice dei capi di stato e di governo a Johannesburg, in Sudafrica, dal 22 al 24 agosto.

Oltre allo sviluppo delle relazioni economiche e delle infrastrutture commerciali, una delle questioni più urgenti all’ordine del giorno del vertice è l’espansione dei BRICS, con diverse nazioni dell’Asia, dell’Africa e dell’Europa che si contendono l’adesione al blocco.

40 paesi hanno mostrato interesse ad aderire al blocco formalmente o informalmente. Questi includono Algeria, Bielorussia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Indonesia, Argentina, Etiopia ed Egitto.

Un altro punto all’ordine del giorno del blocco che ha guadagnato terreno e attirato i titoli dei media è la spinta dei BRICS a condurre più scambi transfrontalieri in valute locali per ridurre la dipendenza del gruppo dal dollaro USA.

Diversi rapporti su una nuova valuta dei BRICS sono emersi anche nei mesi precedenti il ​​vertice, con alcuni esperti economici che hanno affermato che il blocco economico potrebbe, in futuro, spingere per la de-dollarizzazione, riducendo il dominio del dollaro USA nel commercio e nella finanza globali.

Tuttavia, secondo un rapporto di Bloomberg, l’ambasciatore sudafricano nel blocco, Anil Sooklal, ha affermato che non ci sono piani per discutere la sostituzione del dollaro USA.

Il ruolo internazionale del dollaro statunitense rimane centrale al sistema dei pagamenti internazionali ed alle riserve valutarie della banche centrali. Tuttavia si teme che i Paesi appartenenti all’area dei Brics vogliano progettare l’istituzione di una nuova moneta di scambio alternativa al dollaro. Di conseguenza si suppone che il suo ruolo  possa essere messo in discussione.

Le ragioni subordinate a questo scenario derivano in primo luogo all’orientamento geopolitico che trae origine  dal ruolo crescente della Cina nell’economia mondiale, dalla necessità/desiderio della Russia di avere un canale finanziario alternativo al dollaro ed in grado di by passare le sanzioni imposte (es. esclusione dal circuito SWIFT).

I dati forniti dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, offrono una visione aggiornata del ruolo del dollaro in termini di volumi negoziati e peso ponderato delle riserve valutarie.

DOLLAR DOMINANCE: GLOBAL TURNOVER

DOLLAR DOMINANCE GLOBAL TURNOVER

WB ANALYTICS: DOLLAR DOMINANCE [FONTE BIS]

Dalla lettura del grafico risulta evidente il dominio del dollaro su tutte le transazioni economiche e finanziarie su scala globale. Il suo peso specifico è largamente superiore in termini di multipli sia al volume del commercio globale che al Prodotto Interno Lordo mondiale.

I principali mercati a termine specializzati nella negoziazione di commodity trattano le negoziazioni in dollari; del resto le quotazioni di riferimento di tutte le principali commodity sono denominate in divisa americana.

Come scritto le sanzioni applicate dagli Stati Uniti alla Russia, ma anche ad altri paesi che contravvengono all’ordine mondiale, vedi Iran, tendono ad escludere le rispettive economie dai circuiti finanziari mondiali.

In risposta all’invasione dell’Ucraina, l’Amministrazione USA ha congelato 300 miliardi di dollari Usa di proprietà della Banca centrale russa  ed escluso la stessa  dal sistema dei pagamenti internazionali  SWIFT .

La Russia ha risposto  alle sanzioni accettando di regolare i pagamenti delle forniture di energia e materie prime in yuan, rupie o in oro in alternativa al dollaro.

Il presupposto unito alla tesi secondo la quale non essere allineati all’orientamento politico degli Stati Uniti si rischia di essere sottoposti a sanzioni finanziarie oltre che economiche sta spingendo molti paesi (BRICS – SCO) a prendere in considerazione concreta l’ipotesi di negoziare beni e commodity in divise diverse da quella americana.

La New Development Bank (NDB) del blocco vuole de-dollarizzare la finanza e offrire un’alternativa alle tanto criticate istituzioni di Breton Woods.

Le reazioni del mercato

Al momento non rileviamo movimenti che preludono o scontano l’imminenza di una crisi della divisa americana. Fatta eccezione per un movimento correttivo del rublo dopo il crollo di questa estate, che ha causato un intervento d’urgenza della Banca centrale russa per sostenere la propria moneta con un rialzo di 350 bp dei tassi, il dollaro sembra impostato positivamente contro gran parte delle divise.

L’euro sta perdendo terreno sul dollaro confermando le indicazioni che abbiamo fornito a luglio in attesa delle riunioni delle banche centrali Fed e BCE.

Il breakout di 1.0890/70 aprirebbe la strada per un ulteriore gamba riflessiva in direzione dei minimi di giungo. Il movimento trascinerebbe con se la sterlina favorendo un breakout di area 0.8525/8500.  L’impostazione positiva delle divise anglosassoni dovrebbe estendersi anche all’aud dopo la recente debolezza accusata in seguito alla decisione della Banca centrale australiana di non alzare i tassi. Il nostro modello segnala la possibile formazione di un picco in area 1.6850/1.70 contro euro. L’eur nzd dovrebbe contenere la fase di debolezza, dovuta sempre alla delusione degli operatori per il mancato rialzo dei tassi atteso nell’ultima riunione, sotto quota 1,85 contro euro aprendo una fase di correzione verso 1.81 a breve.

La divisa cinese dovrebbe contenere la sua debolezza agli attuali livelli favorendo un recupero sul dollaro, ma soprattutto nei confronti dell’euro. Ci aspettiamo un ritorno dei corsi in area 7.85/7.8250 eur cny.

 Banche centrali e tassi d’interesse

Quest’anno ricorre la dal 24 al 26 agosto la 46esima edizione del Symposium di Jackson Hole organizzato dalla Federal Reserve di Kansas City.
Il tema dell’evento “Cambiamenti strutturali nell’economia globale” non mancherà di porre interrogativi sulla futura linea di policy della FED.

Al simposio, i funzionari della Fed tengono tavole rotonde con responsabili politici, accademici ed economisti incentrati su questioni attuali e prospettive politiche a lungo termine.

Sebbene sia estremamente improbabile che il presidente della Fed, Jerome Powell, offra dettagli su eventuali decisioni di politica monetaria a breve termine,  cercheremo di capire se l’aumento dei tassi della Fed di luglio sia stato l’ultimo del ciclo attuale come pensiamo e quando la banca centrale degli Stati Uniti potrebbe potenzialmente invertire la rotta avviando un rimodulazione al ribasso dei tassi d’interesse. 

A settembre non ci aspettiamo ulteriori mosse da parte della Fed e della BCE.

 

Il calendario economico della settimana ruota principalmente attorno ai dati sull’inflazione di luglio: Germania, Cina, Italia e Stati Uniti e Francia (tra le principali aree),  pubblicano il dato relativo allo scorso mese.

Il quadro complessivo mette in evidenza la fase del tutto deflattiva cinese in contrapposizione a quella occidentale.  Il dato riflette la deludente crescita dell’area della Cina continentale messa in evidenza anche dalla performance negativa della bilancia commerciale. In Cina diminuiscono sia l’import che l’export.

Negli Stati Uniti sono attesi dati che in qualche modo segnalano un rallentamento del raffreddamento dell’inflazione anche se nell’ultimo anno sono stati fatti significativi progressi dal pico poco inferiore al 10%  sino all’attuale 3%. La Fed punta a riportare il dato tendenziale al 2%.

Dal quadro emerge nelle aspettative un ulteriore passo di ridimensionamento dell’inflazione in Italia, compresa la componente core.

In Germania invece non sono attesi significativi scostamenti rispetto al mese precedente, nonostante il progressivo indebolimento della crescita.

L’Inflazione a luglio

DATA AREA FX INFLAZIONE PAESE ATTESA GIU
08/08/2023 08:00   EUR IPC in Germania (Annuale) (Lug) 6,20% 6,20%
08:00   EUR IPC in Germania (Mensile) (Lug) 0,30% 0,30%
08:00   EUR IAPC tedesco (Annuale) (Lug) 6,50% 6,50%
08:00   EUR IAPC tedesco (Mensile) (Lug) 0,50% 0,50%
09/08/2023 03:30   CNY IPC (Mensile) (Lug) 0,00% -0,20%
03:30   CNY IPC (Annuale) (Lug) -0,50% 0,00%
03:30   CNY IPP (Annuale) (Lug) -4,00% -5,40%
10/08/2023 08:00   NOK IPC (Annuale) (Lug) 5,90% 6,40%
08:00   NOK IPC (Mensile) (Lug) 0,80% 0,60%
10:00   EUR IPC italiano (Annuale) (Lug) 6,00% 6,40%
10:00   EUR IPC italiano (Mensile) (Lug) 0,10% 0,00%
10:00   EUR IPC italiano esclusi tabacchi (Annuale) (Lug) 6,00%
10:00   EUR IAPC italiano (Mensile) (Lug) -1,50% 0,10%
10:00   EUR IAPC italiano (Annuale) (Lug) 6,40% 6,70%
12:00   EUR IPC portoghese (Mensile) (Lug) -0,40% -0,40%
12:00   EUR IPC portoghese (Annuale) (Lug) 3,10% 3,10%
14:30   USD Indice principali prezzi al consumo (Mensile) (Lug) 0,20% 0,20%
14:30   USD Indice dei principali prezzi al consumo (Lug) 308,33 308,31
14:30   USD IPC (Mensile) (Lug) 0,20% 0,20%
14:30   USD IPC (Annuale) (Lug) 3,30% 3,00%
11/08/2023 08:45   EUR IPC francese (Mensile) (Lug) 0,00% 0,20%
08:45   EUR IPC francese (Annuale) 4,30% 4,50%
08:45   EUR IAPC francese (Mensile) (Lug) 0,00% 0,20%
08:45   EUR IAPC francese (Annuale) (Lug) 5,30% 5,00%
09:00   EUR IPP in Spagna (Annuale) (Lug) 2,30% 1,90%
09:00   EUR IPC della Spagna (Mensile) (Lug) 0,10% 0,60%
09:00   EUR IAPC spagnolo (Annuale) (Lug) 2,10% 1,60%
09:00   EUR IAPC spagnolo (Mensile) (Lug) -0,10% 0,60%
INFLAZIONE LUGLIO UEM USA

WB ECONOMICS: ATTESAINFLAZIONE LUGLIO UEM & USA

La Produzione Industriale in Germania rallenta ancora

La Produzione Industriale è diminuita dell’1,5% su base mensile nel giugno 2023, peggio del consenso del mercato (attesa- 0,5%) e dopo un calo dello 0,1% rivisto al ribasso a maggio. Si tratta della terza contrazione nell’ultimo semestre. Pesa la minore produzione nell’industria automobilistica (-3,5%) e nelle costruzioni (-2,8%). Al contrario, l’industria farmaceutica è aumentata del 7,9%, rimbalzando bruscamente dal crollo del 13,3% di maggio. Complessivamente la produzione di beni strumentali è diminuita del 3,9%, mentre quella dei beni di consumo e dei beni intermedi è aumentata rispettivamente dell’1,8% e dello 0,4%. Al di fuori del settore industriale, la produzione di energia è aumentata dello 0,6%. Escludendo l’energia e le costruzioni, la produzione industriale è diminuita dell’1,3%.
Su base annua la produzione industriale si è contratta dell’1,7%, dopo essere stata piatta nel mese precedente.

Scenario di atterraggio morbido negli Stati Uniti

Il dato sull’inflazione statunitense rappresenta per i mercati, qualora fosse confermato, la probabilità che l’economia possa evitare brusche frenate, configurando atterraggio morbido, nella convinzione che la Fed possa domare l’inflazione evitando contemporaneamente la recessione.

Il GDPNOW, calcolato dalla Fed di Saint Louis sulla base di una serie di dati economici rilevati in tempo reale (1 agosto), proietta la crescita del III Q al 3,9%. Considerando che la finestra del trimestre è ancora aperta, dobbiamo ritenere che l’errore di previsione possa essere ancora sostanziale, tuttavia il modello tende a stimare la proiezione del dato con un sufficiente grado di apprezzabilità.

La Fed, come abbiamo indicato nel nostro ultimo INSIDE CENTRAL BANK, tenderà ad aggiornare la propria linea di policy monetaria sulla base dei dati elaborati anche dal modello di cui sopra. Tra questi l’occupazione rimane al centro dell’attenzione. Il dato pubblicato lo scorso venerdì per il mese di luglio ha evidenziato una performance leggermente al di sotto delle attese. Ciò ha portato volatilità nel cambio contro dollaro in virtù di una minore ponderazione del mercato del lavoro sul relativo costo e di conseguenza sulle aspettative per quanto deciderà il Fomc di settembre in merito ai tassi.

Su questo tema l’inflazione luglio come pure quella di agosto avranno una ponderazione maggiore.

Dopo la razione negativa del dollaro lo scorso venerdì, ci aspettiamo un nuovo collaudo dell’area 1.0950/1.09 contro euro. Restiamo ancora fermi sulle stime a breve termine prodotte nell’ultimo INSIDE CENTRAL BANK, riportate nel Market Mover Monitor Week della scorsa settimana.

INFLAZIONE luglio

 

I primi riflessi post decisioni Fed e BCE tendono a mettere in evidenza una potenziale traiettoria divergente tra gli USA e l’UEM.

La striscia di dati negativi prodotti in Eurozona negli ultimi mesi, PMI regressivi, indice Ifo debole, calo della domanda di nuovi prestiti bancari, standard di concessione dei prestiti più severi hanno lasciato il segno anche nelle decisioni della BCE. Tuttavia nel Consiglio di luglio, il Board non poteva venir meno all’impegno assunto a giugno sull’aumento dei tassi,  ma a nostro avviso, nell’inconfessabile sfera personale  più di qualcuno avrebbe votato contro ad un ulteriore incremento! E’ possibile che nell’intimo immaginario avesse fatto capolino la figura di Trichet, passato alla storia per la decisione di alzare i tassi alla vigilia della crisi del 2008, quando il 3 luglio Jean-Claude Trichet, allora presidente della Banca centrale europea, aumentò i tassi d’interesse al 4,25 per cento, il massimo da sei anni. Il rialzo fu motivato con l’aumento dell’inflazione, che nell’Eurozona aveva raggiunto il 4 per cento trainata soprattutto dall’energia.  L’analogia dei tempi è straordinaria!

Il rischio che la BCE sia troppo compiacente sull’impatto economico delle sue stesse misure politiche è molto elevato.

In ogni caso nel comunicato rilasciato alla conclusione del meeting, il Board dichiara che le prossime scelte seguiranno un approccio guidato dai dati nel determinare – livello e durata adeguati della restrizione –.

In altri termini l’attuale congiuntura potrebbe suggerire in futuro di limitare ulteriori inasprimenti della politica monetaria.

DECISIONI FED BCE Mentre Christine lagarde esponeva in conferenza stampa le decisioni deliberate (commentate nello streaming INSIDE CENTRAL BANK), il Conference Board pubblicava il dato preliminare sull’andamento del GDP relativo al IIQ negli Statti Uniti. Il dato è risultato superiore alle attese: 2,4 contro 1,7%. Jerome Powell nella conferenza stampa di mercoledì sera aveva dichiarato di mantenere una linea, pur sempre nel confronto con i dati, ancora di segno ristrettivo senza escludere a priori ulteriori rialzi.

Nella sintesi dei due consigli l’eur usd è sceso sino a collaudare il range che avevamo fissato lo scorso lunedì come ipotesi di verifica sulla ripresa del dollaro: 1,10 – 1,0890 con il contestuale contenimento delle reazioni positive sull’euro sotto quota 1,1150.

Quali saranno i dati che potranno influenzare le prossime mosse delle banche centrali dopo le decisioni FED e BCE?

PMI manifatturiero e dei servizi a livello mondiale per luglio

Dopo la pubblicazione dei dati PMI flash, questa settimana verranno aggiornati i dati PMI manifatturiero, dei servizi e compositi a livello globale. Avremo quindi una fotografia completa delle condizioni economiche in tutto il mondo e in tutti i settori.

Nella geografia del G4 i PMI hanno evidenziato un serio raffreddamento della crescita nelle economie avanzate all’inizio del terzo trimestre. Sul fronte dei prezzi abbiamo notato ancora una volta, tra le attese che le aziende hanno indicato nei sondaggi,  ulteriori pressioni al ribasso degli input price.

All’apertura dei mercati di questa settimana la Cina ha riportato il dato PMi su manifattura e servizi: le rilevazioni confermano il consolidamento di una performance sotto tono con il Manufacturing PMI a quota 49, ovvero in area di contrazione.

Nord America: rapporti sull’occupazione negli Stati Uniti e in Canada, ISM PMI

Venerdì il calendario riporterà gli aggiornamenti mensili sul mercato del lavoro dagli Stati Uniti. Le attese indicano un incremento dei salari non agricoli pari a circa 184.000 unità, un tasso di disoccupazione invariato al 3,6% e un’ulteriore crescita del costo dei salari di circa lo 0,3%. La conferma di questi dati contribuirà a sostenere l’aspettativa per una Fed hawkish.

Europa: riunione della BOE britannica, PIL dell’Eurozona

Questa settimana la Banca d’Inghilterra riunisce il Consiglio direttivo per decidere sui tassi.  Il Board dovrà valutare il rapporto tra il parziale raffreddamento dell’inflazione destinato comunque a scendere ulteriormente, come indicato dai dati ufficiali di giugno, contro un aumento sostenuto della crescita dei salari. Per la BOE si pone il dilemma se dover aumentare i tassi di 50 o 25 bp. Anche nel caso della Banca centrale inglese risulterà importante quanto dirà in conferenza stampa il governatore Andrew Bailey. Vogliamo capire se nei commenti ci saranno o meno indicazioni sul punto d’arrivo del terminal rate. Nel frattempo la sterlina, come già indicato nel nostro streaming della scorsa settimana, tenterà di violare area 0,8525 contro euro per aprire una nuova finestra positiva per il pound.

La pubblicazione del PIL della zona euro del secondo trimestre è risultata parzialmente al di sopra delle attese 0,3%, fissando la proiezione annuale allo 0,6%. In Italia la crescita per il IIQ è risultata invece al di sotto delle stime -0,3% raffreddando l’entusiasmo dei precedenti mesi. La proiezione annuale scende ora allo 0,6%. Le vendite al dettaglio in Germania sono calate oltre le stime nel mese di giugno -0,8% con un tendenziale al -1,6%.

Asia-Pacifico: RBA, PMI cinesi

In APAC, oltre al dato PMI cinese di cui sopra, il calendario  propone le riunioni delle banche centrali in Australia e Tailandia. È probabile che la riunione della RBA di venerdì esponga il dollaro australiano ad un supplemento di volatilità in quanto il mercato è diviso tra l’attesa di un nuovo incremento dei tassi ed un’inazione della Banca centrale. Considerati i recenti dati sull’inflazione, ci aspettiamo un potenziale incremento di 25 bp. L’eur aud continua a scambiare tra 1,66 ed 1,6250 alimentando un robusto aumento della volatilità.

DECISIONI FED BCE: PRIMI RIFLESSI richiedi la presentazione commentata in INSIDE CENTRAL BANK

AITI AB ADVISORS INSIDE CENTRAL BANK

BCE TASSI

L’aumento di 25 pb non è in discussione. I mercati scontano la decisione peraltro annunciata già nel precedente meeting di giugno.

Ciò che sembra più rilevante ai fini della linea di policy della Banca centrale riguarda il futuro. Come affronterà il Board l’attuale congiuntura? Come abbiamo visto lunedì i dati PMI evidenziano un problema sul lato della fiducia e della crescita del comparto manifatturiero. I segnali proiettano l’economia dell’Eurozona in uno stato di debolezza recessiva. Pertanto risulterà rilevante ciò che la Banca centrale europea indicherà per il futuro in conferenza stampa.

Un rinnovato impegno per futuri aumenti, come abbiamo visto nelle riunioni passate, sembra altamente improbabile.  Ci aspettiamo che il Governatore dichiari di vincolare le future mosse della Banca ad una maggiore dipendenza dai dati economici.

Qualora fosse confermata questa nostra ipotesi, potremmo avere da parte dei mercati una risposta orientata a scontare un atteggiamento più accomodante della BCE per il futuro. Questo cancellerebbe l’attesa peraltro scontata di un ulteriore aumento dei tassi nella riunione di settembre.

Di converso aumenterebbero le aspettative per l’avvio di un’azione di allentamento dei tassi. Al momento il mercato sconta già una per il 2024 tagli per 75 bp.

Nella diretta streaming, INSIDE CENTRAL BANK, organizzata con AITI, Associazione Italiana dei Tesorieri d’Impresa, giovedì (H. 16.00) dopo la conclusione della conferenza stampa di Christine Lagarde, prenderemo in esame questo scenario declinandolo sugli effetti che potrà produrre sull’euro e sulla curva dei tassi la decisione della BCE sui tassi.