Con la scorsa ottava si è chiusa la prima sequenza di incontri di consigli delle più significative banche centrali: FED, BoE e BCE.
Al segnale restrittivo confermato dalle prime due si è aggiunto anche quello della BCE. Christine Lagarde ha gestito la conferenza stampa, seguita al Consiglio, in modo piuttosto ambiguo rispetto ai contenuti dello statement rilasciato alla conclusione del Baord. I mercati, lunghi sul dollaro, hanno in parte operato uno short squeeze sull’euro spingendo il cambio oltre quota 1,14.
Questa settimana avremo la lettura aggiornata dei dati sull’inflazione USA per il mese di gennaio. L’attesa riporta un consensus pari al 7,3% in rialzo rispetto al precedente mese fissato al 7%. La conferma rianimerà ulteriormente l’aspettativa sul rialzo dei tassi a marzo da parte della FED.
Anche in Germania avremo il rilascio dei dati sull’inflazione: l’attesa stima un ribasso del tasso tendenziale annuo dal 5,3% al 4,9%.
BCE – In un svolta che apre la porta ad un rialzo dei tassi già quest’anno, la presidente Bce ha preso atto senza mezzi termini, per la prima volta, che i rischi di inflazione nel blocco puntano verso l’alto. La lettura di gennaio ha consegnato un +5,1% annuo. Lagarde ha aggiunto che Francoforte non si affretterà ad applicare una stretta, ma non ha escluso esplicitamente che tale evenienza possa concretizzarsi già nel 2022.
In un’intervista ieri alla tv olandese, Klaas Knot – membro del board noto per le sue posizioni decisamente hawkish – ha previsto un rialzo nel quarto trimestre dell’anno, aggiungendo che il programma di acquisti dovrebbe essere invece concluso il prima possibile. Attualmente la Bce ha in programma di portare il piano di acquisti a 40 miliardi mensili nel secondo trimestre e a 30 nel terzo per poi proseguire con 20 miliardi mensili. Il mercato seguirà con attenzione il meeting di marzo quando, oltre al possibile ricalibramento, arriveranno anche le nuove stime macro per l’anno in corso.
Alcuni analisti pensano che il possibile prevalere dei falchi in seno al consiglio potrebbe portare ad accelerare troppo l’inasprimento monetario, in una scelta politica, tesa anche a placare l’opinione pubblica preoccupata dall’aumento dei prezzi, che avrebbe con sé un alto rischio d’errore.
I mercati, già non allineati con l’attuale guidance ultra-dovish Bce, hanno rafforzato intanto le attese di un irrigidimento, passando a prezzare un primo ritocco verso l’alto di 10 punti base già a giugno, per un totale di 50 punti entro dicembre che porterebbe allo 0% il tasso sui depositi. Il presidente Christine Lagarde riprenderà la parola questo pomeriggio, in un’audizione alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo.
FED – Anche sul fronte Fed si fanno sempre più intense le prospettive di stretta, soprattutto dopo i numeri decisamente sopra il consensus giunti la scorsa settimana sull’occupazione Usa, nonostante il dilagare di Omicron. Il mercato sconta un ciclo di cinque incrementi per quest’anno, il più rapido dal 2005-2006, che potrebbe aprirsi a marzo con un +25 pb anche se alcuni analisti non escludono un +50.
Come scritto saranno cruciali in questo senso le statistiche sull’inflazione in calendario giovedì, che dovrebbero evidenziare, secondo le previsioni, un indice annuo ancora in salita al 7,3%.
Le principali banche centrali mondiali stanno per intraprendere “il più grande quantitative tightening della storia”: saranno 2.200 i miliardi di dollari di stimolo che verranno ritirati dai mercati nei prossimi 12 mesi.
L’euro dollaro sarà quindi oggetto di una certa volatilità. Le parole del Presidente della BCE hanno confuso l’opinione dei mercati sulle possibili mosse che il Board potrebbe deliberare nel futuro prossimo. Alcuni operatori si aspettano sino a due rialzi dei tassi da parte della Banca centrale europea nel corso dell’anno.
WB MARKET MOVER MONITOR WEEK
FOREX MARKET
In virtù di questa nuova impostazione dovremo capire come i nuovi equilibri impatteranno sul cambio. Questa settimana ci focalizzeremo quindi sulla verifica iniziale di area 1,1390 ed eventualmente 1,1340 eur usd per un test sulla tendenza dominante. L’esito del collaudo della fascia indicata ci consentirà di fare il tagliando sul trend dopo il cambiamento di prospettiva emerso dopo la conferenza stampa di Christine Lagarde. Ritorni delle quotazioni sotto 1,1340 eur usd dovrebbero riportare nuovamente denaro sul dollaro. Diversamente la tenuta di 1,1390/80 dovrà essere letta come possibile segnale di variazione del trend che dallo scorso gennaio del 2021 abbiamo letto in termini riflessivi.
La scorsa settimana la Bank of England ha chiamato per la seconda volta da dicembre il rialzo dei tassi di riferimento, portandoli allo 0,5%. Era dal 2004 che la BoE non alzava i tassi d’interesse. Stiamo monitorando l’area ,85/,84 per catturare eventuali segnali di inversione del trend dominante che secondo il nostro modello continua a rimanere a favore del pound.
EQUITY MARKET
Nei prossimi giorni avremo altre importanti verifiche: innanzitutto vogliamo capire se i mercati azionari tenderanno a premere ulteriormente il piede sui realizzi. Da inizio anno prevale un segno di avversione al rischio. Gli indici azionari sono scesi in direzione dei livelli indicati nel nostro Outlook 20/22. Le fasce di prezzo segnalate, 4400/300 S&P 500, 4050 per Eurosotoxx 50, costituiscono un importante barriera da cui abbiamo già visto una reazione ma non ancora sufficiente da allontanare il timore che il ritorno su tali livelli possa produrre un pesante breakout ed imporre l’esecuzione di stop loss in grado di produrre ulteriori vendite.
I segnali di rallentamento della crescita che si sono innestati recentemente, uniti a politiche monetarie restrittive propendono per un breakout. Temiamo che lo Standard & Poor 500 possa cercare nuovi equilibri tra domanda ed offerta in area 3800/3600 con un target intermedio a 4000. La violazione di quota 4300/250 conferma lo scenario atteso. Ciò significa che l’Eurostoxx 50 collauderà nelle prossime ore la fascia 4080/50. La violazione del livello aprirà una finestra di riequilibrio verso 3900 e successivamente 3700/650.
L’avversione al rischio tenderà a stemperare in parte il timore che le banche centrali possano agire in modo aggressivo sul piano monetario. Tuttavia, sullo sfondo, permarrà comunque l’attesa per i rialzi dei tassi annunciati.
COMMODITY MARKET
Lo scenario descritto nel MARKET MOVER MONITOR WEEK, riporta l’attenzione su altri interrogativi aperti le cui risposte sono fortemente attese dalle aziende manifatturiere: l’andamento dei prezzi delle materie prime e dell’energia.
Partiamo dal gas naturale importato dalla Russia. Come noto i prezzi sono oggetto di forti speculazioni sui rischi che le tensioni diplomatiche tra Nato-Usa e Russia possano scivolare sul piano militare. Noi, al momento, non riteniamo tale opzione plausibile. Lo affermiamo in forza del fatto che il mercato, nonostante il racconto mediatico sempre fermo sull’ipotesi di un’invasione imminente dell’Ucraina da parte dei Russi, abbia accompagnato tale narrazione quotando prezzi nella fascia bassa del modello di prezzi che rileviamo dallo scorso autunno. Se i traders temessero l’ipotesi di un’invasione, quoterebbero il future sul Dutch TTF a ridosso di quota 100/105 eur/mwh. Invece i valori continuano a sostare sopra quota 75 euro. Come scriviamo nei nostri report dedicati al tema, quota 75 rappresenta lo spartiacque tra la tendenza rialzista dei prezzi e l’avvio invece, in caso di breakout, di una correzione ampia e definitiva delle quotazioni verso area 25 eur/mwh (fine estate).
Sul fronte dei metalli rileviamo una parziale debolezza del rame. Gli scambi al LME continuano a fissare prezzi sotto area 10000 usd/ton. Ci aspettiamo un breakout di 9600 usd ed un ritorno dei valori verso la mediana inferiore in transito a 9300. Questa perdita di momentum risulterebbe, per i nostri algoritmi, propedeutica all’avvio di un movimento riflessivo più ampio come riportiamo nel report di aggiornamento che pubblichiamo in settimana.