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LA POLITICA MACROECONOMICA IN UN’ECONOMIA IRREGOLARE

Federal Reserve Jackson Hole Symposium: LA POLITICA MACROECONOMICA IN UN’ECONOMIA IRREGOLARE

Giovedì sera (7 pm CT/8 pm ET) inizia il simposio di Jackson Hole il cui tema conduttore si svolge sugli effetti delle politiche di stimolo monetario verso l’economia reale. Il riferimento  alla politica macroeconomica in un’economia irregolare appare eloquente circa le distorsioni prodotte dal QE sugli equilibri finanziari ed economici. I papers che si susseguiranno toccheranno ogni aspetto delle politiche non convenzionali e confronteranno le conseguenze della loro applicazione.

LA POLITICA MACROECONOMICA IN UN'ECONOMIA IRREGOLARE
I BILANCI DELLE PRINCIPALI BANCHE CENTRALI

 

LA POLITICA MACROECONOMICA IN UN'ECONOMIA IRREGOLARE
I BILANCI DELLE PRINCIPALI BANCHE CENTRALI VERSO GDP

Saranno proprio le distorsioni ad animare la discussione e le riflessioni dei banchieri centrali. Sarà l’occasione per fare il punto dello stato dell’arte a cui i mercati guardano per capire come le politiche monetarie risponderanno in futuro allo squilibrio che tali misure hanno, nel bene e nel male, prodotto sulla politica macroeconomica  e sui mercati?

Gli occhi saranno quindi puntati verso Jerome Powell che prenderà la parola venerdì all’incontro online con i banchieri centrali dal quale, pero’, la maggior parte degli analisti si attende cautela e toni poco hawkish tra le incertezze legate alla terza ondata di contagi e una ripresa ancora “stop and go”. Dalle minute del Fomc di luglio, diffuse la scorsa settimana, il consenso tra gli analisti per l’avvio del tapering si è spostato in avanti, scavalcando il board di settembre. Il consensus degli analisti concentra ora le probabilità che la banca centrale Usa annunci l’inizio del ritiro degli stimoli monetari in modo progressivo tra settembre e novembre, ipotizzando che il Board della Fed avvierà una riduzione progressiva degli acquisti di asset per un valore prossimo ai 15 miliardi di dollari.

Nessuno scommette su annunci immediati.  Ciò che si cercherà di interpretare dai singoli interventi, ma soprattutto dalle parole di Powell, riguarda i segnali che confermano la direzione che da mesi la Fed sta intraprendendo. Gli investitori raccoglieranno le informazioni necessarie per continuare a scontare quanto sopra tracciato. La maggior parte dei funzionari della Fed il mese scorso ha ritenuto che sarebbe stato opportuno che le riduzioni iniziassero già quest’anno.

BANCHE CENTRALI ASIA – Rimanendo a parlare di banche centrali, quella cinese ha aumentato le iniezioni di fondi a breve termine nel sistema finanziario, nel tentativo di placare le preoccupazioni del mercato su una stretta della liquidità. I tassi monetari interbancari sono diminuiti dopo aver toccato i massimi da diversi mesi all’inizio di questa settimana, a causa dei crescenti timori degli investitori per l’accelerazione dell’offerta di titoli di stato locali e per la maggiore domanda di contanti a fine mese.

In Giappone, intanto, Toyoaki Nakamura, membro del consiglio di BoJ, avvertiva stamani dei rischi per le prospettive della politica macroeconomica derivante dalla recente recrudescenza delle infezioni, pur segnalando la speranza che i consumi riprenderanno una volta che le famiglie si sentiranno sicure e ricominceranno a spendere. Secondo  Nakamura, la terza economia mondiale ripartira’ man mano che l’impatto della pandemia si attenua – con una robusta domanda globale e una ripresa delle spese in conto capitale a spingere la crescita – ma l’outlook resta altamente incerto e con rischi di ribasso a causa dell’imprevedibile evoluzione del virus.

MACRO – Poche le indicazioni che giungeranno oggi sul fronte macro, con l’eccezione dell’indice Ifo sul sentiment tedesco di agosto  che riporta un dato inferiore alle attese ed in flessione rispetto al mese precedente in contrasto con la lettura del dato rilasciato in settimana sul Pil tedesco in crescita, spinto dai consumi privati e spesa pubblica, è stata un po’ sopra le attese nel secondo trimestre, a 1,6% congiunturale nel dato destagionalizzato.

IFO GERMANIA

AREA

ECONOMICS

EFFETTIVO

ATTESA

PRECEDENTE

GERMANIA

Aspettative di business tedesco (Ago)

97,5

100,0

101,0

GERMANIA

Valutazione dell’attuale situazione tedesca (Ago)

101,4

100,8

100,4

GERMANIA

Indice IFO sulla fiducia delle aziende in Germania (Ago)

99,4

100,4

100,7

La perdita di slancio ritarderà il ritorno dell’economia ai livelli pre-crisi

Ci sono diverse possibili spiegazioni per l’attuale perdita di slancio dell’economia. Basti pensare alle alluvioni, ai timori per la variante Delta, all’incertezza politica e politica o agli attriti di filiera. Tuttavia, la spiegazione più semplice è data dalla possibilità che in primavera l’ottimismo è andato oltre le righe e che una sorta di realismo è tornato. L’aumento degli indicatori del sentiment registrato fino a giugno non è stato interamente accompagnato da dati solidi. Il settore manifatturiero, in particolare, ha sofferto dei continui attriti della catena di approvvigionamento e non è cresciuto affatto durante il secondo trimestre. Di conseguenza, un livellamento degli indicatori anticipatori, ancora a livelli relativamente elevati, non è ancora motivo di eccessiva preoccupazione. Tuttavia, un livellamento dei tassi di crescita del PIL nella seconda metà di quest’anno implicherebbe che l’economia tedesca non tornerà ai livelli pre-crisi quest’anno, ma solo all’inizio del 2022.

Diversa è l’opinione del vice presidente della BCE,  Luis De Guindos, secondo cui gli indicatori macroeconomici relativi al terzo trimestre dell’anno sono, per l’Eurozona, positivi. Il numero due della Bce ha aggiunto che, nell’arco dei prossimi giorni, la Banca centrale potrebbe decidere di rivedere al rialzo le stime sulla crescita del prodotto interno lordo dell’area euro. “Tra qualche giorno, la Bce diffonderà di nuovo le sue previsioni economiche – ha detto De Guindos,  parlando nel corso di un evento finanziario in Spagna – Ogni volta che le abbiamo aggiornate lo abbiamo fatto al rialzo, cosa che potrebbe verificarsi di nuovo”.

MARKET MOVER
I mercati dal canto loro si sono posizionati in modo distonico: da un lato hanno impostato strategie lunghe sul dollaro e sui Treasury ad elevata duration, dall’altro hanno continuato a mantenere
nei portafogli posizioni rialziste sull’equity in uno schema di tenuta in vista del simposio.

Il Dollar Index ha fissato la sorsa settimana un massimo a 93,73 mentre il 10 anni US Treusury yield è reduce da un minimo fissato a 1,1270.

L’eur usd dopo essere scivolato a 1,1675 ha recuperato marginalmente sulla scia di un rimbalzo che al momento incontra un cap in area 1,1775/1,1810. Come avevamo già commentato a Ferragosto, la nostra view rimane sempre orientata per un ulteriore apprezzamento del dollaro nel medio termine.

Qualora Jerome Powell dovesse alimentare ulteriormente le attese per l’avvio di un’azione di riduzione degli stimoli entro la fine dell’anno, i mercati dovrebbero confermare quanto abbiamo anticipato nei post precedenti. Le commodity dovrebbero subire una nuova flessione, dopo la correzione maturata tra maggio e giugno. Il rame nelle ultime sessioni è ritornato dopo aver testato i minimi dell’anno a quota 9000 usd/ton è sceso la scorsa settimana in area 8775. L’attuale rimbalzo non compromette la tendenza indicata nell’Outlook pubblicato a giungo e confermato la scorsa settimana.

Continua invece a preoccupare il rialzo dei noli marittimi  a causa del ritorno a misure di lockdown nell’area asiatica. Il rialzo delle quotazioni conferma quindi le nostre stime aggiornate ad inizio agosto.