MARKET MOVER MONITOR -3-
La terza settimana di questo 2022 ci porta direttamente nel vivo dei temi su cui gli investitori si stanno focalizzando per dare un’impronta a questa prima parte dell’anno.
La Cina ha pubblicato il dato sul GDP relativo al IV trimestre 21, oltre alle vendite al dettaglio. I dati sono stati riportati assieme ai dettagli sull’andamento della produzione industriale per il mese di dicembre. Il sondaggio PMI ha fornito uno scenario migliore rispetto al mese precedente nonostante le pressioni esercitate dai controlli derivanti dalla pandemia. Tuttavia il GDP risulta in rallentamento rispetto al trimestre precedente 4% contro il 4,9%.
Nel nostro market mover monitor di martedì riportiamo i dati della la Germania. Il Leibniz Center for European Economic Research di Mannheim aggiornerà l’indice Zew relativo al sentiment economico per il mese di gennaio atteso in miglioramento. Avremo quindi una fotografia della percezione reale degli investitori tedeschi sulle prospettive economiche nel pieno della crisi energetica prodotta dal forte rincaro dei prezzi dell’energia, in particolare quelli del gas europeo.
Sempre martedì la Bank of Japan si riunisce per fare il punto sul quadro monetario. Non sono attese decisioni operative sui tassi, tuttavia siamo desiderosi di verificare la risposta del Board alle pressioni inflazionistiche, che in Giappone si presentano su valori inferiori rispetto ad altre regioni. Come avrete letto nel nostro Outlook 2022 non ci aspettiamo per l’anno in corso prese di posizione significative da parte della Boj. Queste semmai sono attese alla fine della rotazione di tutte le principali banche centrali.
In settimana oltre al Boj si riuniranno le banche centrali di Malesia, Norvegia (giovedì). Mentre non sono attese mosse da parte della Negara Bank, la Norges Bank potrebbe ritornare sul tema dell’aumento dei tassi indicando altre mosse in futuro, dopo i due rialzi di 25 bp operati a settembre e dicembre.
I dati Pmi finora riportati sul comparto manifatturiero globale, rilevano nei sondaggi degli operatori una leggera riduzione dei tempi di consegna per il secondo mese consecutivo suggerendo che, sebbene le catene di approvvigionamento rimangano sotto pressione, il peggio potrebbe essere alle spalle. Questa attenuazione della crisi dell’offerta è sottolineata dalle indagini PMI in merito ad un’ulteriore riduzione del numero delle aziende che dichiarano di essere state messe in difficoltà dalle forniture di semiconduttori, facendo presupporre che il fenomeno abbia superato a dicembre il bottom della contrazione dell’offerta. Purtroppo sempre dall’analisi del Global PMI, elaborato da Markit, emerge un segnale di rallentamento della domanda globale dopo il picco registrato a giugno. Potremmo al momento ritenere fisiologica la perdita di momentum facendola rientrare in un potenziale riequilibrio degli ordinativi dopo la crisi del 2020.
I prossimi sondaggi saranno utili per confermare o meno la tesi. Nel frattempo venerdì avremo i dati aggiornati sul sentiment dei consumatori in Eurozona ed in Inghilterra.
FOREX
I Market Mover Monitor della settimana riportano l’attenzione sui mercati Forex. Si ritorna a considerare le recenti dichiarazioni rilasciati dagli esponenti del Board della Federal Reserve, dopo una pausa che ha prodotto una breve reazione dell’euro sul dollaro. Il test dell’area 1,1470/90 è servito per segnare i punti che definiscono l’attuale tendenza della divisa americana. Attendiamo di verificare un eventuale ritorno degli scambi sotto quota 1,1380 eur usd per marcare nuovamente il range che avevamo definito ancora lo scorso novembre 1,1350 – 1,1250, in attesa dei prossimi due incontri delle rispettive banche centrali: il 26 gennaio la Fed, il 3 febbraio la BCE.
Questa settimana metteremo a fuoco anche l’andamento della corona norvegese in vista del meeting di Norges Bank il prossimo giovedì. Il cambio potrebbe ritornare a violare al ribasso il temporaneo supporto che tratteneva gli scambi all’interno della reazione avviata dall’auro per riequilibrare le vendite che avevano lo scorso mese di ottobre spinto il cambio a testare il ns. target 2021 a quota 9,70 eur nok, determinando un forte ipervenduto di euro. La ripresa del downtrend ci dovrebbe condurre verso l’obbiettivo di prezzo stimato nel nostro Outlook 2022.
Anche il peso messicano sta ritornando a violare i supporti, mentre stiamo ancora osservando lo yuan renminbi per verificare se vi siano ancora elementi tecnici per mantenere in vita la correzione dell’euro dopo i minimi di dicembre. Ci aspettiamo un eventuale picco in area 7,40/45 eur cny, mini obbiettivo che rientra comunque all’interno del nostro Outlook 2022 sempre orientato al ribasso dopo le verifiche di quello indicato a 7,20 per il 2021.
COMMODITY
Sul mercato delle materie prime sono molti i temi aperti. Fra tutti riteniamo che quello più caldo sia quello energetico a partire dall’andamento del Gas Naturale Europeo. I futures sul Dutch TTF stanno seguendo l’andamento atteso come previsto lo scorso mese di dicembre quando avevamo stimato un picco di ciclo a 180 eur/mwh ed un successivo reversal dei prezzi. I minimi della scorsa settimana hanno prodotto un contenuto rimbalzo delle quotazioni togliendo momentum agli scambi e lasciando aperta l’opzione riflessiva su cui ci siamo concentrati dopo il picco di Natale. Il petrolio invece ritorna a rivedere i massimi di ottobre. Il Brent scambia nuovamente sui massimi a 86 usd/bar. La divergenza tra l’obiettivo annunciato dall’OPEC Plus, che rappresenta quasi la metà della produzione mondiale di petrolio, e la produzione effettiva sembra aumentare il gap negativo. L’Agenzia internazionale dell’energia ha fissato a 650.000 barili al giorno per novembre il deficit dei 19 paesi OPEC Plus. Le stime degli analisti di settore prevedono un divario prossimo ad un milione di barili al giorno questo mese, ovvero l’1% delle forniture mondiali, con potenziali estensioni nel corso dell’anno.
Tuttavia prima di allinearci alle attese generali, secondo cui i prezzi sono destinati a superare i 100 usd al barile, ci riserviamo di analizzare ulteriormente il test di questi massimi raggiunti in condizioni di ipercomprato. In ogni caso pensiamo che per raffreddare le attuali tensioni, gli scambi debbano scendere sotto quota 80 usd/bar. Sotto tale limite di prezzo sono presenti potenziali ordini di vendita di operatori speculativi ed hedge fund specializzati sul comparto energy. Attendiamo di sciogliere le nostre riserve sul petrolio ed il gas in quanto dal loro andamento dipendono gli andamenti delle materie prime industriali, tra tutte i metalli.