FX RISKOO OUTLOOK

SETTIMANA NUM 11.23 – 14 mar 23

Il default di Silicon Valley bank decretato nel fine settimana ha causato un rimescolamento delle carte nei mercati. L’evento inatteso consentirà alle banche centrali di togliere dal tavolo i futuri aumenti dei tassi d’interesse in nome dell’emergenza che si è venuta a creare.

Stiamo osservando la formazione di un potenziale segnale… per continuare a leggere chiedi di scaricare il report

 

La quinta settimana di questo 2023 il nostro market mover monitor prevede una striscia significativa di  in grado di imprimere volatilità ai mercati.

Al centro dell’attenzione avremo la ripresa degli incontri delle banche centrali: Fed, Bce e Boe in primo piano, a seguire la Banca centrale ceca.

Sugli incontri della Fed e della BCE le aspettative in merito alle loro decisioni sui tassi appaiono scontate: la Fed dovrebbe alzare di 25 bp, la Bce di 50 bp. Anche la Boe è attesa con un rialzo di 50 bp.   

Ciò che non è assolutamente scontato è quanto diranno i rispettivi governatori in conferenza stampa.

Il mercato si attende chiarimenti sulle prospettive delle loro azioni future. I commenti post-riunione del presidente della Fed, Jerome Powell, saranno centrati sul percorso della Fed nel 2023.  Allo stesso modo anche le indicazioni che emergeranno dalla conferenza stampa di Christine Lagarde avranno un impatto significativo sui mercati.

Le speranze di una Fed più accomodante in risposta all’allentamento delle pressioni inflazionistiche e la debolezza dei dati sulla crescita a partire dalla rilevazione dei sondaggi PMI stanno alimentando l’attesa per un atteggiamento meno aggressivo in futuro. I mercati stanno scontando la possibilità di tagli dei tassi alla fine del 2023, ma finora la Fed ha chiaramente cercato di respingere queste ipotesi.

Diverse sono le attese sul percorso futuro della Bce: il Consiglio appare diviso tra quanti invocano una linea ancora rigida rispetto agli inviti a considerare i rischi derivanti da un atteggiamento eccessivamente rigorista. Anche qui abbiamo raccolto nelle precedenti settimane commenti da parte di alcuni consiglieri che prevedono dopo questa chiamata al rialzo di 50 bp una pausa, altri, in particolare i consiglieri del nord Europa, che invocano almeno un altro rialzo di 50 bp.

Sul possibile diverso atteggiamento dei due board si gioca il differenziale prospettico sui tassi a partire dal 2 anni per finire sul tratto lungo della curva.

E’ possibile che Christine Lagarde preferisca rinviare alla riunione di marzo la formulazione sul futuro percorso operativo, avocando l’aggiornamento alle previsioni che verranno elaborate in quel Consiglio. Sarà l’Outlook completo delle informazioni relative alla serie di dati che matureranno nel primo trimestre 2023 a fissare le basi su cui  la Bce potrà ragionare per prendere nuove decisioni sui tassi. Di conseguenza, i mercati saranno tentati di fare più affidamento sulla loro anticipazione di come si evolveranno le previsioni dello staff della BCE in quella riunione, piuttosto che sulla guidance del Presidente.

Nel nostro market mover monitor pensiamo che nelle sue previsioni la Banca centrale possa riconoscere il livello significativamente più basso raggiunto dai prezzi dell’energia e di buona parte delle materie prime. Il rialzo dell’euro ha mitigato il maggior onere per le importazioni dovuto al cambio eur usd. Di conseguenza lo staff economico dovrebbe rivedere al ribasso le proiezioni sull’inflazione. Nel contempo la lettura del GDP, benché sia stata rivista al rialzo dal FMI, continua a rimanere cauta. Non escludiamo quindi che il Board possa alleggerire le pressioni sulla rigidità della linea di policy monetaria.

L’eur usd ha accompagnato l’attesa per questi primi consigli delle banche centrali premiando una sovra esposizione della rigidità della BCE. Se il mercato è stato troppo accondiscendente verso la linea hawkish  lo vedremo dalle reazioni del cambio giovedì. Per l’appuntamento della conferenza stampa abbiamo messo fuoco l’area 1,0770/60 eur usd. Un eventuale breakout di tale livello contribuirebbe ad archiviare per il momento ila fase di recupero dell’euro, aprendo un range di consolidamento nella fascia 1,08/1,0550.

MARKET MOVER MONITOR WEEK 4/23

L’ultima settimana del mese è riservata alla lettura preliminare dell’andamento del GDP USA relativo al IV trimestre. L’attesa del mercato è posizionata su una crescita del 2,6%, l’algoritmo della Fed proietta invece l’andamento, sulla base dei dati disponibili al 20 gennaio, ad un incremento del 3,5%. Il deflattore scende dal 4,4 al 3,3% (QoQ).

MARKET MOVER MONITOR WEEK 4/23

WB ECONOMICS: USA GDP NOW IVQ 22 FED ATLANTA

Martedì 24, in Eurozona avremo alcuni dati flash PMI per il mese di gennaio sul comparto manifatturiero e servizi. L’attesa si posiziona su un parziale recupero del sentiment.  In Germania il Pmi, nonostante il recupero rimane ampiamente sotto quota 50;  soltanto il dato aggregato sui servizi riesce in Eurozona a posizionarsi frazionalmente sopra quota 50. La conferma di questa lettura mitigherebbe i timori recessivi di cui si parla di diverse settimane anche nei nostri market mover monitor.

Nel pomeriggio di martedì avremo invece la pubblicazione dei dati PMI statunitensi. Qui l’attesa non evidenzia particolari recuperi di sentiment, fissando le stime a quota 46,2 per il manifatturiero e quota 45 per i servizi.

MARKET MOVER MONITOR WEEK 4/23

WB ECONOMICS: GLOBAL PMI [FONTE S&P GLOBAL]

Seguiremo con attenzione i dati PMI e giovedì l’indice IFO (Germania), per comprendere il sentiment delle imprese alla riapertura delle attività agli inizi dell’anno. Dicembre ha evidenziato  un calo della domanda di materie prime, materiali, merci ed altri componenti necessari per il comparto produttivo piuttosto che  quello dei  servizi, riflettendo il crescente rischio di stagnazione.

A conferma abbiamo rilevato sui mercati a termine specializzati nella quotazione di commodity un ulteriore generale ridimensionamento dei prezzi proprio a dicembre a completamento di una profonda correzione dei valori avviata alla fine della scorsa primavera. 

MARKET MOVER MONITOR WEEK 4/23

WB ECONOMICS: COMMODITY PERSPECTIVES PERFORMANCE REVIEW

A Gennaio alcuni metalli di base , rame, acciaio alluminio e minerale di ferro hanno tuttavia avviato una reazione in scia alle attese per un ritorno alla normalità in Cina. Come noto, il Governo cinese ha ritirato le misure restrittive anti Covid, animando in tal modo l’azione speculativa sul ritorno della domanda generata dalle riaperture delle aziende. Nel nostro ultimo Outlook WB COMMODITY PERSPECTIVES, il movimento si inserisce in un’azione di riequilibrio del mercato.

La correzione dei prezzi delle commodity indicate contrasta tuttavia con il robusto ribasso dei noli marittimi. Gli indici sui noli marittimi al Baltic Exchange sono scesi mediamente del 50% da inizio anno evidenziando un significativo ribasso delle quotazioni dovuto ad un calo della domanda. Le attuali quotazioni coincidono con i valori rilevati nel primo semestre del 2020, periodo in cui la domanda subì lo shock pandemico.

BALTIC DRY INDEX

WB ANALYTICS: NOLI MARITTIMI BALTIC DRY INDEX

MARKET MOVER MONITOR

Il nostro interesse per i dati che misurano il sentiment sulle aspettative economiche è motivato dalla medesima attenzione che le banche centrali ripongono su tali indicatori per decidere la loro linea di policy monetaria. All’ordine del giorno dei prossimi imminenti consigli della Fed e della Bce ci sono le ipotesi sui rialzi dei tassi. Nelle ultime settimane gli investitori hanno maturato la tesi secondo cui le due banche centrali siano ormai prossime a dichiarare la conclusione della loro linea restrittiva. Prima di farlo la Fed potrebbe mettere sul tavolo altri due rialzi tra febbraio e marzo di 25 bp; la Bce un rialzo di 50 bp a febbraio.

Nelle ultime settimane i mercati hanno accompagnato l’attesa con acquisti sull’euro contro il dollaro. Il rialzo dell’euro è stato declinato da un ridimensionamento del differenziale di rendimento sul tratto a 10 anni. Lo spread è sceso da 180 bp a 135. In sostanza il maggior ribasso dei rendimenti sull’US Treasury hanno in qualche modo scontato un maggior rischio recessione negli Stati Uniti rispetto all’Europa, mentre sul tratto breve della curva il differenziale ha conservato uno spread di 200 bp.

Il cambio ha ritracciato una parte del ribasso subito lo scorso anno, riportando le quotazioni in area 1,08. Nell’apertura odierna abbiamo visto testare uno spike a quota 1,0930 in Asia.

In precedenza avevamo indicato in area 1,08 il punto di spartiacque tra una tendenza orientata ad un recupero più costruttivo dell’euro, rispetto ad un riequilibrio nel rapporto di cambio  in cui il rapporto eur usd evidenziasse quotazioni meno penalizzante per l’euro rispetto ai minimi di novembre, ma pur sempre al di sotto degli standard maturati nei precedenti cicli di mercato. A tutt’oggi l’eur usd quota mediamente in prossimità dei minimi che negli ultimi dieci anni hanno caratterizzato il comportamento dell’euro sul dollaro.

MARKET MOVER MONITOR WEEK 4/23

WB ANALYTICS: EUR USD CYCLE 01.01.1999 BASE LINE

Nei nostri live streaming che proponiamo con AITI, l’Associazione Italiana dei Tesorieri d’impresa,  abbiamo esposto il tema in diverse occasioni a margine delle conferenze stampa rilasciate dalle banche centrali. Riteniamo che la verifica dell’area indicata rappresenti un momento piuttosto significativo sotto il profilo tecnico.

Nelle prossime ore, in preparazione ai prossimi due meeting di inizio febbraio di Fed e Bce, seguiremo l’attuale movimento per comprendere se la presenza di questa area di resistenza possa raffreddare, come ci sembra, la spinta dell’euro. Ritorni immediati sotto area 1,0870 tenderanno a premiare parziali prese di profitto sull’euro spingendo i valori in direzione di 1,0770/1,0725 eur usd.

Il consolidamento del range preparerà il terreno per l’esito delle deliberazioni delle due banche centrali predisponendo la base tecnica su cui proiettare i futuri movimenti del cambio.

 

 

 

 

FOREZ ALERT EUR JPY

Al termine del suo board, la banca centrale del Giappone ha lasciato i tassi invariati, come previsto, ma ha sorpreso i mercati annunciando un’inattesa modifica della sua politica di controllo sui rendimenti obbligazionari che consentirà un maggiore aumento di quelli a lungo termine, con l’obiettivo di alleviare alcuni dei costi del suo prolungato stimolo monetario.
Le azioni nipponiche sono crollate, mentre lo yen e i tassi dei bond hanno subito un’impennata in seguito alla decisione, che ha colto in contropiede gli investitori che si aspettavano che l’istituto non avrebbe apportato cambiamenti fino a quando il governatore Haruhiko Kuroda non avrà terminato il suo incarico ad aprile.
La banca centrale, tuttavia, ha mantenuto invariato l’obiettivo di rendimento e dichiarato che aumenterà drasticamente gli acquisti di obbligazioni, segno che la mossa odierna è una messa a punto dell’attuale politica monetaria ultra-accomodante piuttosto che un ritiro dello stimolo.
Circa la metà degli analisti interpellati nell’ultimo sondaggio Reuters scommette che BoJ avvierà tra marzo e ottobre dell’anno prossimo un progressivo cambiamento della sua politica.

Per continuare a leggere gli effetti sul cambio eur jpy …

BCE – Ieri in un consiglio direttivo piuttosto complesso il Board ha deliberato l’atteso aumento imponendo altre strette di 50 bp (pensiamo due) da richiamare agli inizi del prossimo anno. Per contro sui mercati valutari è sensibilmente aumentata la volatilità  in conferenza stampa quando il presidente Lagarde ha presentato le decisioni con un messaggio eccezionalmente aggressivo. La notizia che uno dei più grandi blocchi economici del mondo avrebbe dovuto affrontare tassi significativamente più alti per più tempo ha colpito le prospettive di crescita globale e ha sollevato il dollaro. I corsi eur usd dopo un rialzo flash a 1,0735 è ridisceso sino a toccare in serata quota 1,0590. Quando i mercati azionari europei e globali hanno iniziato a ponderare gli effetti di questo orientamento da falco, l’euro ha subito forti vendite sul dollaro.

Nel commento che abbiamo rilasciato nello streaming post conferenza stampa, INSIDE CENTRAL BANK, abbiamo segnalato che nonostante la linea monetaria della BCE tracciasse un percorso più aggressivo, l’euro sarebbe scivolato verso la parte inferiore dell’attuale range di oscillazione , area 1,05, prima di stabilire un’effettiva rotta di marcia. In attesa di questa verifica i mercati navigheranno a vista.

A conclusione delle riunioni che si sono tenute questa settimana, Fed, BoE e BCE, il mood indicato dai rispettivi board tende a rafforzare la volontà di contrastare l’inflazione via recessione.

La linea di policy tenderà a reprimere la domanda sino a far rallentare la crescita al punto da raffreddare la pressione sui prezzi. I mercati soffriranno subendo un ridimensionamento dei multipli. Pensiamo quindi che il dollaro positivamente correlato alle flessioni sull’azionario possa trarre un po di vantaggio.

Anche l’oro, dopo aver tentato di recuperare sino a quota 1830 usd/oz, sta subendo vendite da realizzo. E’ presto per stabilire se i corsi ritorneranno a navigare all’interno di una tendenza riflessiva, tuttavia l’eventuale discesa sotto 1700 usd potrebbe aprire la strada per un nuovo declino dei corsi. Il dollaro ha una correlazione negativa sull’oro, per cui un suo declino favorirebbe la divisa americana.

In attesa che i segnali maturino le eventuali conferme i mercati navigheranno a vista collaudando i livelli tecnici alla ricerca della via da percorrere nei prossimi mesi.

Questa settimana tre delle cinque maggiori banche centrali terranno la loro riunione di politica monetaria sui tassi d’interesse. Nell’ordine Federal Reserve, Bank of Japan e Bank of England decideranno la nuova manovra dopo il dato di inflazione superiore alle attese della scorsa settimana. Accanto alle big 3 si riuniranno la BC della Svizzera,  Brasile, Hong Kong SAR, Filippine, Indonesia e Taiwan. Il calendario macro economico della settimana  si concluderà con la pubblicazione dei PMI flash per Stati Uniti, Eurozona, Giappone, Regno Unito e Australia da cui avremo nuove indicazione chiave sull’andamento dell’economica alla fine del terzo trimestre.

Giovedì mattina faremo il punto, in diretta streaming con il nostro INSIDE CENTRAL BANK in collaborazione con AITI, l’Associazione dei Tesorieri d’Impresa Italiana ( link per la registrazione), sugli effetti delle decisioni che la Federal Reserve comunicherà mercoledì sera alle 20.00 (CEST) a conclusione del Fomc.

TASSI D’INTERESSE

Negli USA la riunione del FOMC terrà l’attenzione focalizzata sul tenore della decisione sui tassi,  in quanto il calo dei prezzi dell’energia non è riuscito a compensare l’aumento inflativo dei prezzi in altre classi di costo. L’inflazione è rimasta all’8,3% superiore al previsto benché in riduzione rispetto al precedente 8,5% ed al picco di giugno al 9,1%. Si prevede che la posizione aggressiva della Fed continui con i mercati che prezzano un terzo aumento consecutivo di 75 punti base (82% delle probabilità), sul tavolo vi sono attese contenute per un aumento di 100 punti. Nell’insieme i tassi d’interesse dovrebbero raggiungere il 4,25% entro la fine dell’anno.

In precedenza la BCE aveva aumentato di 75 bp i tassi dopo la rilevazione del tasso più elevata nell’attuale ciclo inflativo.

L’incontro della Banca d’Inghilterra sarà dominato dalle valutazioni sull’impatto del prezzo del gas naturale nelle proiezioni di inflazione della BoE. Detto questo, è improbabile che il limite influisca sulla decisione politica immediata della banca, per la quale i mercati prevedono un aumento di 50 punti base. Contrariamente agli Stati Uniti, i dati sull’inflazione nel Regno Unito sono stati inferiori alle attese a causa del calo dei costi del carburante, determinando il primo calo dell’IPC su base annua da quasi un anno. Tuttavia, l’inflazione nel Regno Unito rimane vicina ai massimi degli ultimi 40 anni, con l’aumento dei costi alimentari che creano particolare preoccupazione. Di seguito abbiamo riportato lo stato dell’inflazione sulle principali aree economiche.

G7 INFLATION RATE

La BoJ manterrà tassi di interesse ultra bassi, nonostante l’inflazione sia salita al di sopra del tasso target del 2% (2,6% ad agosto) e lo yen si sia svalutato ai minimi degli ultimi 20 anni. Il cambio usd jpy ha superato la soglia di 140 e, secondo le nostre stime, punta a verificare area 149/150 usd jpy. La scorsa settimana la BoJ ha chiesto quotazioni alle banche sollevando il timore che presto possa intervenire per frenare la caduta della divisa.

Rimanendo in Asia, a Singapore l’inflazione dovrebbe superare la media tendenziale tra il 5 e il 6%, con i dati del mese scorso che indicano un incremento al 7%. Ciò aumenta la probabilità di un inasprimento della politica monetaria nella riunione di politica monetaria del mese prossimo. La Bank Indonesia dopo aver aumentato i tassi di 25 bp lo scorso mese a sorpresa,  dovrebbe effettuare un secondo intervento consecutivo nel tentativo di tenere sotto controllo l’inflazione. La sua controparte sud-orientale – le Filippine – vedrà probabilmente un aumento di 50 punti base, con il Bangko Sentral Pilipinas (BSP) destinato a mantenere il suo atteggiamento restrittivo.

La Suisse National Bank dovrebbe confermare l’atteso rialzo dei tassi, portando quelli ufficiali da -0,25 a 0,50%.  La mossa declinata dalla Banca si inserisce in un contesto in cui il franco svizzero quota praticamente ai massimi contro l’euro 0,9660, se si esclude la temporanea svalutazione della divisa europea a gennaio 2015 a 0,87 eur chf.

Il Banco Central do Brazil dovrebbe tenere i tassi fermi al 13,75%. I corsi del  real quotano all’interno di una tendenza positiva che dai massimi di euro, segnati nel marzo dello scorso anno poco sotto quota 7, quotano ora 5,25. Il nostro Forecast Model quota un target a breve a 4,85 eur brl.

WORLD RATES

SONO LE BANCHE CENTRALI A DOMINARE LA SCENA

WB ECONOMICS: WORLD CENTRAL BANK INTEREST RATES

I PMI flash aggiornano le attese sull’andamento dell’economia alla fine del IIIQ

Oltre al focus sui tassi e le azioni monetarie delle banche centrali, la settimana sarà caratterizzata dalla lettura flash dei dati PMI preliminari per il mese di settembre.  Dalle precedenti rilevazioni abbiamo avuto segnali che convergono in direzione di un declino della performance economica generale, con crescenti preoccupazioni per una fase di recessione incombente. I flash PMI non solo forniranno aggiornamenti su domanda, condizioni di offerta e crescita, ma forniranno anche un aggiornamento sul fronte dell’inflazione.  Nei mesi precedenti abbiamo visto gli indicatori sui prezzi input delle imprese in riduzione su tutta la linea, da un lato a causa dell’allentamento dei ritardi nell’offerta, dall’altro dal raffreddamento della domanda. Sebbene rimangano elevati rispetto agli standard storici abbiamo rilevato per gran parte delle commodity industriali un netto calo delle quotazioni a partire dalla scorsa primavera. A partire dal mese di aprile i metalli hanno aperto una fase di declino piuttosto robusta, ritracciando, come avevamo anticipato all’epoca,  gran parte del rialzo messo a segno nell’ultimo anno.  Anche i prezzi del petrolio sono scesi in linea con le nostre attese. Il Brent continua a puntare quota 80 usd/bar.

Tra le grandi preoccupazioni dell’estate hanno tenuto banco le quotazioni vertiginose del Natural Gas europeo. Abbiamo seguito l’ampia volatilità dei prezzi cercando di mapparne l’andamento.

Pensiamo che l’impennata delle quotazioni del Dutch TTF sia ora governata da una pressione riflessiva. Il 30 agosto, quando il future quotava 320-340 eur mwh,  avevamo scritto che tale livello costituisse un cap per il rialzo e che da quel valore potessimo attendere una reazione negativa verso 200/180 euro.  Lo scorso venerdì abbiamo rivisto tale prezzo! Vogliamo verificare ora il passo successivo. Qualora gli scambi dovessero consolidare la violazione di quest’ultima soglia potremmo guardare con maggior fiducia alle ipotesi formulate sempre alla fine di agosto, in un audace post, in cui non escludevamo un riassorbimento totale del rialzo maturato tra 100 e 340 euro.

Gli utili aziendali sono sotto pressione a causa del rallentamento economico e dell’inflazione sostenuta

Con i dati PMI flash della prossima settimana per le principali economie sviluppate avremo un focus sui segnali macroeconomici delle indagini in termini di PIL, produzione, occupazione e inflazione. Dalle analisi relative ai dati che emergono dai  sondaggi è possibile estrarre una valutazione sugli utili delle imprese. Catturando i cambiamenti nelle metriche aziendali come vendite, domanda, potere di determinazione dei prezzi, margini e produttività, i sondaggi PMI possono fornire segnali molto tempestivi sulle tendenze sottostanti ai profitti, come illustra il grafico seguente per gli Stati Uniti.

UTILI IMPRESE

Con il Consiglio di settembre di politica monetaria della BCE si apre la stagione autunnale che ci porterà alla conclusione di questo difficile quanto complesso 2022. L’economia europea ha performato positivamente fino all’apertura della crisi energetica culminata con l’invasione dell’Ucraina e lo slow down dei rapporti Ue Russia USA. La crescita del PIL del 3,9% anno su anno (a/a) o dello 0,6% trimestre su trimestre nel II°Q del 2022 deriva dalla spinta inerziale della ripresa post Covid. Ora, come abbiamo evidenziato con i rapporti PMI che si sono succeduti mese per mese da maggio in avanti, il comparto manifatturiero dell’eurozona è sceso progressivamente a 49,6. Il PMI composito globale della Germania ad agosto è stato rivisto al ribasso a 46,9 (rilevazioni inferiori a 50 segnalano l’attesa per una fase di grande rallentamento dell’economia).

Il rallentamento della crescita economica nell’UE è stato esacerbato dall’elevata inflazione, che ha raggiunto il 9,7% a/a ad agosto. Ciò ha messo sul tavolo un enorme aumento del tasso di interesse di 75 pb. In conferenza stampa il Governatore non ha avuto esitazioni nell’ammettere che, a differenza di quanto sostenuto lo scorso anno sino a questa primavera, l’inflazione rischia di essere più persistente del previsto. La BCE ammette di aver sbagliato a fornire le indicazioni ai mercati quando sosteneva il tenore transitorio della crescita dei prezzi. 

L’inflazione in Europa è sostenuta per il 90% dal rialzo dei prezzi dell’energia. Su questo fronte poco può fare la politica monetaria se non cercare a raffreddare i consumi e la domanda in generale. Come? esacerbando le condizioni finanziarie: alzare i tassi. Ma la domanda di energia a livello industriale è relativamente insensibile al prezzo, per cui una sua variazione non comporta una grossa variazione nella quantità richiesta, salvo considerare l’insostenibilità dei rincari in condizioni eccezionali come l’attuale. Non considerarne i rischi significa mettere in discussione la tenuta dei mercati di produzione e di consumo. Lo stanno ammettendo più voci autorevoli ed interessate al problema.

Questa settimana avremo la pubblicazione, tra tutti, di due dati macro importanti: l’inflazione USA (martedì) e l’inflazione UEM venerdì. Le attese quotano una riduzione ad agosto per l’IPC degli USA di 0,1% (m/m) dal 8,5 al 8,1% (a/a). In Eurozona invece si attende un incremento mensile da da 0,1 (luglio) a 0,5% con la rilevazione tendenziale annua che dovrebbe stabilizzarsi a 9,1%.

Negli Stati Uniti per raffreddare l’inflazione, l’Amministrazione Usa si sta spendendo in tutti i modi per far scendere le quotazioni del petrolio. I future sono effettivamente scesi nell’ultimo mese poco meno del 9%. In Eurozona i prezzi del gas limano il loro valore nell’ultimo mese ma rimangono paurosamente elevati. Da inizio anno le quotazioni del WTI risultano ancora positive rispetto alla chiusura di dicembre nell’ordine di 14,45%, quelle del natural gas europeo sfiorano il 200%.  Ma come sappiamo la differenza sostanziale, calcolata su un orizzonte di valorizzazioni più ampio (tre anni), ci mette al muro con un incremento del 50% dei prezzi del petrolio e del 1350%! quelli del gas.

Ogni ragionamento si ferma su questi numeri freddi. Shock economico.

Subito dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione avremo l’istituto tedesco  Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung (ZEW)  che riporterà l’andamento dell’indice ZEW sulle condizioni economiche attese in Germania, rilevate nell’ambito di un sondaggio condotto presso circa 350 investitori istituzionali e analisti tedeschi. L’anatomia del grafico riporta i valori di agosto a -55, l’attesa per settembre è -60. Gli istogrammi chiari, in negativo, rilevano un clima di sfiducia. L’indice ha sempre anticipato gli eventi economici: febbraio 2008 la recessione causata dai Subprime, nel gennaio 2019 la recessione culminata con la crisi Covid.

WB ANALYTICS: GERMANY ZEW ECONOMIC SENTIMENT –  Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung

L’attesa del mercato in merito al rallentamento dell’inflazione negli USA è avvalorata anche dalla proiezione dei prezzi di input industriali riportato nel grafico sottostante, Global PMI PRICES INDEX. L’indice calcolato su scala globale nell’ambito di sondaggi effettuati su un ampio panel di imprese manifatturiere e servizi, riflette con buona probabilità la riduzioni delle quotazioni di molte commodity industriali nei mercati a termine, a cui più recentemente si sono aggiunti i ribassi sul greggio. Al rialzo dell’indice fa eco l’inasprimento delle line di policy monetarie (istogrammi grigi). Le due curve a loro volta influenzano il comportamento dell’indice relativo al Global PMI OUTPUT, ovvero l’indicatore di sentiment delle imprese sulle prospettive dell’output passato quest’estate in are di contrazione.

A conferma di un rallentamento globale vi sono le tariffe dei container che transitano sulle rotte oceaniche dall’Asia all’Europa: i valori sono già diminuiti drasticamente quest’anno e sono diminuite in modo particolarmente netto dall’inizio di agosto.

Il tasso spot Freightos Baltic Daily dalla Cina al Nord Europa, visualizzato nel grafico, è sceso del 24% dal 3 luglio, da $ 10.397,55 per unità equivalente di quaranta piedi a $ 7.869,10. Il tasso spot di Drewry da Shanghai a Rotterdam, Paesi Bassi, visualizzato in verde, è sceso del 18% nello stesso periodo, da $ 9.280 per FEU a $ 7.583.

PMI GLOBAL INDEX

Freightos Baltic Container Index (FBX)

Quei recenti tagli alle tariffe dei container oceanici sono arrivati ​​dopo che il mercato si era già indebolito per mesi; le tariffe dei container sul commercio Asia-Europa hanno raggiunto il picco lo scorso ottobre. L’improvviso e violento abbassamento delle tariffe spot potrebbe indicare che la spesa incrementale delle merci è si sta riducendo Europa e che i vettori marittimi stanno iniziando a ottimizzare l’utilizzo delle risorse piuttosto che l’EBIT per spedizione.

I dati sulle prenotazioni di container oceanici a monte di FreightWaves Container Atlas rivelano che anche le esportazioni europee sono destinate a rallentare notevolmente. Le prenotazioni di container oceanici in partenza da Rotterdam verso tutti i porti globali hanno subito pressioni al ribasso da luglio.

WB MARKET MOVER MONITOR

FOREX EUR USD Con l’annuncio della BCE l’euro ha temporaneamente modificato il proprio assetto aprendo una reazione alla fase di debolezza che lo porterà nelle prossime ore a collaudare area 1,0160 contro dollaro. Il break up aprirebbe un’azione di copertura delle posizioni short speculative tuttora presenti nel mercato. Si tratta di capire se tale eventuale reazione possa scontare la ricerca di soluzioni nel contesto  energetico  piuttosto che in ambito monetario. Nella prossima riunione della Fed ci si aspetta infatti che il Board possa aumentare anch’esso di 75 base i Federal Funds neutralizzando in tal modo il differenziale aperto  con la decisione BCE.

COMMODITY ENERGIA Gli osservati speciali Natural Gas europeo e Brent Oil aprono la settimana conservando il segnale riflessivo di breve in linea con la nostra view. Sulle quotazioni del Dutch TTF Natural gas ci aspettiamo un collaudo dell’area 190/180 eur mwh per verificare l’effettiva possibilità che i valori possano scendere oltre e neutralizzare quindi almeno il rialzo di luglio ed agosto come audacemente segnalato nel post del 2 settembre. Per il Brent ci aspettiamo in settimana scambi in consolidamento nell’attuale area tra 93 ed 87 usd/bar. Il breakout della soglia 87 consentirà alle quotazioni di raggiungere il nostro target ad 80 usd.

 

Ferragosto, cieli limpidi, qualche temporanea burrasca, ma il cielo sopra i nostri occhi appare limpido. Diverso è il meteo mercato dove grandi cumulonembi, causati da un ampio fronte di instabilità dell’aria, veicolano l’enorme energia termica in direzione di potenziali scariche elettriche che partono dalla geosfera politica per contagiare economia e mercati.

I dati PMI che riportiamo segnalano da parte delle aziende un declino dell’attività manifatturiera e dei servizi. La pressione sui prezzi input industriali perde momentum in un contesto dove anche gli ordinativi segnano il passo.

I mercati finanziari tendono a far leva su tali indicazioni nella speranza concreta che le banche centrali possano allentare la loro azione restrittiva sui tassi. Non escludiamo che tale azzardo possa rivelare sorprese non gradevoli.  Sullo sfondo gravano le crisi di relazione tra occidente ed oriente.  La frattura sta trasformando il tracciato di un solco in una faglia profonda. La storia ripete se stessa quando a determinare tali scismi sono le divergenze sull’energia ed a seguire sulle catene di fornitura sottostanti alle materie prime.

Come accaduto in passato su altri temi, i mercati tendono a sottostimare gli impatti della contrapposizione che allinea su due fronti opposti l’occidente manifatturiero e mercato di consumo verso l’oriente, mercato di estrazione e produzione di commodity.

Per l’Europa, baricentro delle tensioni geopolitiche, le contese producono una fuga dei prezzi dell’energia insostenibili per la struttura economica. Il costo per l’Europa, priva di materie prime e di energia, si riverbera sul piano economico ma anche sociale.

L’Europa senza gas e quindi energia fornite dalla Russia non ha grandi alternative nel breve medio periodo. Il mercato consapevole di questa immensa criticità sconta speculativamente prezzi sopra ogni limite.

Su queste basi l’euro sconta una debolezza strutturale. L’architettura del Pil europeo si basa su una forte piattaforma manifatturiera e logistica alla cui base vi sono grande disponibilità di energia economica e mercati globali aperti.

In pochi mesi si sono dissolte queste certezze. L’UE scopre a proprie spese che l’energia ha un prezzo anche politico che i mercati scontano osservando le chiusure ad ogni ipotesi negoziale delle frontiere.

Partendo da queste basi, la definizione dei cambi obbiettivo di budget e di listino per il 2023 dovrà tenere conto della bivalenza  che il trend dominante assumerà in funzione degli sviluppi geopolitici.

Gli scenari da esplorare su questo fronte sono almeno tre… PER CONTINUARE A LEGGERE

La scorsa settimana abbiamo riportato le stime aggiornate del FMI sulla crescita globale evidenziando il rallentamento atteso per le economie avanzate nel 2023.

L’Eurozona rallenterà la crescita quest’anno ed il prossimo, ma sarà la Germania a subire il maggior rallentamento da qui al 2023. Nonostante la debolezza dell’euro il surplus della  bilancia commerciale tedesca dopo vent’anni di crescita evidenzia un ritorno verso una potenziale condizione deficitaria. Una delle cause significative va ricercata nell’aumento del costo dell’energia.

Purtroppo lo scontro-confronto verso la Russia sta esacerbando i costi per l’importazione del gas e di conseguenza i costi dell’energia. La scorsa settimana avevamo voluto forzare la mano in n atto di fiducia sostenendo il rialzo del contratto future sul Natural Gas, Dutch TTF, potesse rintracciare il rialzo qualora le quotazioni fossero ritornate sotto area 145/135 eur mwh. Purtroppo la correzione susseguente al rialzo a 175/185 euro si è fermato attorno a quota 150 in attesa della riapertura di Nord Stream 1. La nostra fiducia si è infranta a seguito del successivo rialzo oltre 185 euro ed alla decisione di tagliare i consumi del 15% su basi volontarie.

La decisione della Commissione Europea ha messo a nudo la dipendenza dell’Unione verso le forniture russe. Il rialzo prolungato dei prezzi del gas mette fuori mercato molte produzioni.

I recenti sondaggi PMI Flash di luglio confermano una traiettoria della crescita e degli ordinativi all’industri manifatturiera in Eurozona piuttosto deludenti.

In una fase in cui i ritardi prodotti in passato nelle catene di fornitura si avviano verso la normalizzazione, gli input prices stanno rallentando, si registra una contrazione degli ordinativi, più evidente proprio tra le aziende europee, come evidenziato nel post di lunedì .

I COSTI DEL GAS STANNO PORTANDO L'EUROPA VERSO LA RECESSIONE

PMI MANUFACTURING ORDER – INPUT COST

Le pressioni sui prezzi industriali si allentano

I dati flash PMI di luglio hanno portato notizie deludenti sulle traiettorie di crescita economica la scorsa settimana. Anche i dati del Chicago PMI Indicator hanno rilevato un rallentamento oltre le attese.  I sondaggi hanno segnalato un aumento dei rischi di recessione negli Stati Uniti e in Europa, poiché la produzione nelle quattro maggiori economie sviluppate “G4” è diminuita per la prima volta dopo il blocco della pandemia all’inizio del 2020. Tuttavia, i sondaggi hanno portato notizie migliori sull’inflazione. Inoltre riportano  un a migliore performance dei tempi di consegna da parte dei fornitori.  Il tempo impiegato per le consegne alle fabbriche ha evidenziato mediamente la più bassa incidenza di ritardi nel mondo sviluppato da novembre 2020. Sebbene questa riduzione della pressione sulla catena di approvvigionamento derivi purtroppo principalmente da un calo della domanda  da parte delle aziende conseguente alla preoccupazione  per gli elevati livelli di inventario. Di converso gli intervistati riportano un allentamento delle pressioni sui prezzi. Con il calo della domanda e il miglioramento dell’offerta, il potere di determinazione dei prezzi si sta spostando dal venditore all’acquirente. Di conseguenza, i prezzi degli input industriali sono aumentati in tutto il G4 a luglio al tasso più lento degli ultimi 15 mesi.

L’euro debole sta comunque sostenendo la bilancia commerciale

La debolezza dell’euro sta comunque sostenendo l’EXPORT la cui domanda proviene soprattutto dagli Stati Uniti. E’ una buona notizia che conforta la Bilancia Commerciale i cui principali contributori sono Italia e Germania, i cui trend mensili si attestano rispettivamente a 53/55 mil di euro e 110/120 mil di euro.

La crisi energetica che si sta profilando in Europa tenderà ad indebolire l’euro, nonostante la performance più che positiva dell’export. Tuttavia la debolezza dell’euro non compensa l’incremento dei costi dei costi energetici. La BCE per raffreddare l’inflazione ha alzato i tassi dopo 11 anni in un momento in cui l’economia ha raggiunto il picco ciclico.

Lo stesso sta facendo la Federal Reserve. L’attuale livello dei Fed Funds quota 250 punti, i tassi in Eurozona 50 punti.

WB ADVISORS ESPORTAZIONI EUROZONA

WB ECONOMICS: EUROZONA ESPORTAZIONI

Tuttavia la performance dell’export non deve nascondere dissimulare l’elevato costo dell’energia che l’Europa sta affrontando.

LA SETTIMANA DOPO I RIALZI DI BCE E FED

La prima settimana di agosto riporta la pubblicazione dei dati PMI manifatturieri e dei servizi a livello mondiale.  La loro lettura fornirà una panoramica della crescita globale, dell’inflazione e delle tendenze del mercato del lavoro nelle economie chiave per il primo mese del terzo trimestre. I PMI di giugno e le loro letture flash di inizio luglio hanno accennato a un contesto economico in deterioramento, mostrando un calo dell’attività commerciale negli Stati Uniti e nell’Eurozona mentre la crisi del costo della vita con le politiche monetarie più restrittive che stanno colpendo la domanda.

Dopo l’aumento di 75 punti base della Fed, i mercati analizzeranno i dati sui salari non agricoli che aiuteranno per valutare il percorso futuro della Fed. Il mercato si aspetta un allentamento del ritmo di crescita del dato a 260.000 unità (in calo da 372.000 di giugno). Nel frattempo, il tasso di disoccupazione dovrebbe mantenersi stabile al 3,6%.

Venerdì 5 agosto oltre le statistiche sull’occupazione USA, verranno riportati i dati sulla produzione industriale per Germania, Francia e Italia nonché le vendite al dettaglio nell’Eurozona.

Il mercato sconta un potenziale rallentamento della crescita nelle tre aree a giugno. I PMI Flash relativi all’Eurozona segnalavano un ampio deterioramento della crescita a luglio. I dati sulle vendite al dettaglio relativi a luglio rappresenteranno un ulteriore elemento di valutazione del quadro con l’andamento della spesa per l’Eurozona nel suo complesso, nel caldo dell’inflazione in aumento e della crescente incertezza sui costi per l’energia.

WB MARKET MOVER MONITOR

FX – Dopo BCE e FED sarà la Banca d’Inghilterra ad aumentare i tassi spingendoli ai massimi dal 2008

La BoE si allinea alle altre banche centrali preoccupata anch’essa per il rapido aumento dell’inflazione al massimo degli ultimi quattro decenni: 9,4%. L’aumento, il più ampio dal 1995, spingerà il Board ad effettuare il sesto rialzo consecutivo aggiornando il tasso all’1,75%, il livello più alto dalla fine del 2008.

La curva future sconta potenziali rialzi di 25 bp tra settembre e febbraio del prossimo anno sino a portare i tassi di riferimento sino al 3,75%.

Tale proiezione rimane subordinata ad un temporaneo rallentamento della crescita in Inghilterra con un passaggio tecnico recessivo nel terzo trimestre. Il PIL dovrebbe contrarsi leggermente nel secondo e terzo trimestre del 2022 prima che la crescita marginale ritorni dalla fine del 2022 grazie al pacchetto di sostegno del governo alle famiglie.

La sterlina in attesa della conferenza stampa del governatore Andrew Bailey consoliderà il range ,8430 – ,8370 prima di sedere in direzione di area 0,83 per dirigere verso il nostro target di medio termine tra 0,82/,8150 eur gbp.

L’Eur usd continua a consolidare il range stimato in precedenza. Ci aspettiamo un allungo reattivo verso area 1,04-1,0450 nel brevissimo dove il mercato verificherà la tenuta del ciclo riflessivo dell’euro.

Governement Bond Yield 

I rendimenti governativi hanno violato al ribasso significativi livelli di sostegno in linea con le nostre attese. Il 10 anni US Treasury è sceso sotto quota 2,75% attivando un ulteriore gamba riflessiva in direzione di area 2,35 e successivamente 1,90%. Il 10 anni German Bund conferma di dirigere le quotazioni verso l’obbiettivo intermedio 0,50%, mentre il 10 anni BTP dopo aver abbandonato il sostegno a quota 3,20% dirige in direzione di un target intermedio a 2,60%.

I segnali rilevati sintetizzano le potenziali attese per un significativo rallentamento della crescita economica di cui sopra abbiamo tracciato i possibili segnali.

Commodity

Sono sempre i corsi delle commodity energetiche a focalizzare la nostra attenzione. Benché il rame sia rimbalzato la scorsa settimana (+6%), sono i valori del petrolio e del gas a tenere alta la tensione sul comparto.

Il Brent future ha reagito alle vendite precedenti recuperando quota 104. Ci aspettiamo un nuovo movimento riflessivo che sotto area 100/98 tenderà a spingere definitivamente i corsi in direzione del target 80 usd/bar. Il Natural Gas TTF invece continua ad essere negoziato sopra i livelli (150/140) la cui rottura  determinerebbero quantomeno una correzione apprezzabile. Rimane quindi alta la tensione in quanto i timori per nuove riduzioni di fornitura lasciano i valori vulnerabili a nuove spinte speculative.

 

FED – Com’era nelle attese, la banca centrale Usa ha alzato i tassi di interesse di 75 punti base per la seconda volta consecutiva. Ma per la prima volta da marzo, quando il ciclo si rialzi ha preso il via, il presidente Jerome Powell ha evitato di fornire numeri sulla portata del prossimo aumento, limitandosi a dire che potrebbe essere appropriato un incremento “insolitamente grande” al prossimo meeting ma che la decisione dipenderà dai dati. Powell ha lasciato gli analisti divisi sul significato di questa omissione: per alcuni è il segnale di un’imminente svolta in senso ‘dovish’, per altri esattamente l’opposto.

  • Il FOMC ha alzato i tassi di 75 punti base al 2,25-2,50%, come previsto, riportandoli alla neutralità per la prima volta dal 2019. L’unica modifica importante alla dichiarazione è stata la sua rivalutazione dell’economia; la Fed ora riconosce che “i recenti indicatori di spesa e produzione si sono attenuati”  
  • La dichiarazione non ha offerto sufficienti  indizi su come la Fed intenderà agire nella riunione di settembre, il presidente Powell ha comunque ammesso che la Fed verificherà se vi sono prove convincenti sulla discesa l’inflazione, di conseguenza il ritmo dei futuri rialzi dei tassi dipenderà dai dati in arrivo e dalle prospettive per l’economia. Ciò suggerisce essenzialmente che la Fed dipenderà dai dati e agirà riunione per riunione, piuttosto che ridimensionare la politica in anticipo.
  • Powell, tuttavia, ha affermato che un altro forte aumento dei tassi potrebbe essere appropriato alla prossima riunione e che il FOMC non ha ancora preso una decisione su quando rallentare i rialzi dei tassi. Inoltre ha dichiarato in conferenza stampa che il Consiglio rimane orientato a tenere una stance monetaria restrittiva compresa tra il 3,0 e il 3,5%.
  • Al presidente Powell è stato chiesto se l’economia statunitense fosse in recessione; Powell ha ribadito che è necessario creare un certo rallentamento nell’economia, per consentire di riequilibrare le condizioni dell’offerta; Powell ha anche affermato che il rallentamento nel secondo trimestre è stato notevole, ma l’economia era ancora sulla buona strada per crescere quest’anno e la domanda rimane forte.

FED GDPNOW REAL GDP ESTIMATED FOR 2022: IIQ

La FED di Atlanta elabora un modello dinamico sull’andamento del GDP calcolato sulla base di una serie di indicatori macro economici aggregando 13 indicatori sotto-componenti del GDP.

FED: RIALZO ATTESO 75 BP

WB ECONOMICS: FED Model GDP NOW

WB MARKET MOVER MONITOR

FOREX MARKET

L’eur usd dopo un minimo fissato durante la sessione del FOMC a 1,01 ha reagito ritornando a quotare sui livelli di inizio settimana, area 1,02. Si preannuncia un prolungamento di questa fase laterale nel brevissimo periodo. Ci aspettiamo che il mercato muoverà le proprie posizioni soppesando i dati macro economici relativi a inflazione e crescita per gli Stati Uniti, mentre per l’Eurozona valuterà le reazioni dei prezzi del gas ponderandole alle prospettive di crescita per comprendere gli impatti della crisi geo energetica sull’economia dell’area.

Pertanto ci aspettiamo una fase di congestione (breve termine) tra 1,0240 ed 1,0080. on abbiamo ancora archiviato la possibilità che l’euro possa tentare di costruire il recupero temporaneo verso 1,0420/50 contro dollaro, prima di declinare verso il nostro obbiettivo finale per il 2022 ampiamente sotto la parità. 

BOND MARKET

Nelle scorse settimane abbiamo scritto sulla flessione della parte lunga della curva dei rendimenti dei bond governativi europei ed americani. Il 10 anni Treasury sta avvicinando nuovamente la soglia 2,75%, livello sotto il quale i mercati tenderebbero a prezzare con maggior probabilità elementi che prefigurerebbero l’arrivo di una fase recessiva.

I rendimenti benchmark per l’Eurozona, il 10 anni Bund, stanno già scendendo dirigendo verso area 0,50%. Non escludiamo in caso di un contenimento della spinta inflativa derivante dai prezzi dell’energia un ritorno del 10 Y Bund all0 o%.

I rendimenti del BTP, oggetto di grande attenzione, stanno contenendo le tensioni derivanti dalla crisi di governo e dalle elezioni anticipate. La BCE sta evidentemente vigilando sul loro andamento.  E’ difficile a priori stabilire come funzionerà lo scudo messo in campo dalla Banca Centrale. Pensiamo che la corsa ad ostacoli preveda un passaggio importante a quota 3,20%. La violazione di questo livello aprirebbe la via per un significativo ridimensionamento dei rendimenti sul tratto 10 anni. Propedeutico a questa evoluzione positiva, risulterà il contenimento delle tensioni eventuali sotto area 3,60%.

COMMODITY

Mentre le quotazioni del Brent Oil stanno ridimensionando, avviando un consolidamento propedeutico al breakout di area 100 usd/bar, quelle del natural Gas europeo, future TTF, continuano a tenere alta la tensione in termini tendenziali. Ogni qualvolta, dallo scorso mese di gennaio,  il future ha configurato un potenziale segnale di ridimensionamento ci siamo scontrati con una profonda delusione. Pertanto ad oggi per poter catturare un inatteso segnale di ridimensionamento dovremmo (usiamo il condizionale) quantomeno avere un ritorno dei valori sotto area 140 eur/mwh. Questo passaggio rifletterebbe, quasi certamente, un accordo politico tra i belligeranti in causa (Nato, Ucraina, UE, Russia).

Pertanto, mentre ci aspettiamo un ribasso dei prezzi del petrolio verso area 80 usd/bar, non possiamo stimare alcunché nel caso del gas russo. Ciò significa che le attese su un ridimensionamento dell’inflazione appaiono più consistenti sul lato americano, meno convincenti in Eurozona. Questo processo risulta legato ad una concreta diversificazione delle forniture sino ad annullare la dipendenza da quelle russe, salvo trovare un accordo.