FED – La riduzione dell’acquisto di titoli inizierà probabilmente a novembre, ha detto ieri la Federal Reserve al termine del suo meeting, segnalando che i rialzi dei tassi di interesse potrebbero seguire più rapidamente del previsto. Il presidente Jerome Powell ha legato in qualche modo l’avvio del ‘tapering’ dopo il meeting del 2-3 novembre alla crescita dell’occupazione a settembre – il dato sui payroll non agricoli è atteso a inizio ottobre – che dovrebbe essere “ragionevolmente forte”. Dal comunicato di politica monetaria e dalle proiezioni economiche della Fed emerge che nove esponenti su 18 sono pronti ad alzare i tassi il prossimo anno in risposta a un’inflazione che la banca centrale ora vede al 4,2% quest’anno, oltre il doppio rispetto al suo obiettivo del 2%.
9 su 18 membri della Fed si aspettano tassi più alti di almeno un punto percentuale nel 2023 rispetto allo 0,5% atteso a giugno.
La la Fed ha deciso inoltre di raddoppiare, da 80 a 160 miliardi di dollari, l’importo che è possibile parcheggiare presso la banca centrale per le controparti accettate mentre il totale della liquidità parcheggiata presso la banca centrale ha raggiunto il nuovo massimo a quasi 1.300 miliardi di dollari.
ALTRE BANCHE CENTRALI – Si conclude oggi la riunione della Bank of England: con le aspettative di inflazione che mostrano un balzo record a settembre, alcuni analisti vedono la possibilità di un messaggio ‘hawkish’. I mercati finanziari si aspettano che la BoE inizi ad alzare i tassi di interesse all’inizio dell’anno prossimo, forse già a febbraio, anche se la maggior parte degli economisti colloca una mossa in questo senso verso la fine del 2022.
Norges Bank oggi dovrebbe mettere fine all’era dei tassi zero diventando la prima banca centrale in ambito G10 ad alzare i tassi di interesse. Secondo la maggiore parte degli economisti sentiti per un sondaggio Reuters, l’istituto norvegese dovrebbe operare un altro rialzo nel quarto trimestre e ulteriori tre nel 2022.
Sul fronte Bce, in mattinata verranno diffusi i risultati della nuova operazione del Tltro III. Attesi in giornata gli interventi dei consiglieri Frank Elderson e Edouard Fernandez-Bollo; ieri il membro del board Madis Muller ha espresso dubbi sul fatto che un aumento degli acquisti App sia “il modo migliore” per continuare a far funzionare i mercati senza problemi.
CALENDARIO MACRO ECONOMICO
- PMI ZONA EURO – I riflettori saranno sui numeri di settembre. A livello di blocco, il consensus Reuters è per un lieve calo nel settore servizi e una flessione più marcata dell’attività manifatturiera.
- DATI USA – Oltre ai Pmi, in arrivo da oltreoceano i numeri settimanali sulle nuove richieste di disoccupazione, viste in calo a 320.000.
USD La reazione alle parole di J Powell è stata molto distaccata da parte dei mercati. Gli investitori in un atteggiamento estremamente autoreferenziale non hanno palesato alcuna preoccupazione alle minacce restrittive paventate dalla Fed. Ieri sono saliti sia l’equity che le commodity. Si noti che la Fed ieri ha aumentato il cap sui depositi che vengono “parcheggiati” presso la banca centrale. Tale misura a giugno contribuì a spingere il dollaro al rialzo contro tutte le monete.
Probabilmente dovremmo attendere per chiudere la riflessione sulle reazioni effettive dei mercati ad un quadro che evidenzia una progressiva conversione delle banche centrali verso politiche meno accomodanti. L’eur usd ha avvicinato l’area che avevamo fissato come punto di riferimento per le decisioni della Fed 1,1675 reagendo al momento sempre all’interno della fascia di contrattazioni che conferma l’outlook che abbiamo elaborato nel nostro osservatorio mensile WB FX RISKOO.
Nonostante il rafforzamento marginale del dollaro abbiamo notato un apprezzamento ulteriore delle monete scandinave, anche queste in linea con il nostro outlook.
EQUITY I mercati azionari invece hanno chiuso brillantemente la seduta di ieri, subendo soltanto parziale vendite all’annuncio di J Powell.
GREGGIO – Prezzi in rialzo, con la domanda di carburanti in aumento e le scorte di greggio in calo mentre restano problemi nella produzione nel Golfo del Messico dopo due uragani. Sempre alle 7,50, il future sul Brent viaggia in rialzo di 27 cent a 76,46 dollari il barile e quello sul Nymex di 29 cent a 72,52 dollari. I prezzi sono ritornati sulla parte alta della fascia di attenzione che abbiamo segnalato nel nostro ultimo WB COMMODITY PERSPECTIVES. Il punto ha valenze tecniche significative. Un break up potrebbe attivare molti ordini condizionati impostati a protezione di posizioni short presenti sul mercato. In tal caso non è da escludere un ulteriore apprezzamento in direzione di 85 usd/bar per il Brent.
- COMMENTO ED INTERVISTA ALLE DICHIARAZIONI DELLA FED ALLE 10.30 SU FINANZA NOW IN LIVE STREAMING DI WLADEMIR BIASIA