C’è un rischio che nei mercati si produca un effetto domino scatenato dalle vendite che stanno colpendo il comparto della tecnologia?
Le implicazioni relative riportano l’attenzione sul tema della percezione del rischio da parte degli investitori e per riflesso le reazioni ed i comportamenti che in una simile condizione può scatenare nel mercato.
L’indice Nasdaq 100 è stato colpito anche ieri da vendite consistenti -3%, il Russell 2000 dove sono quotate le mid cap ha perso il 2,88%, infine l’indice principale dove sono quotate gran parte delle aziende con business globalizzato (oltre il 65%) è sceso del 1,48%.
Sono ampiezze che per Wall Street pesano molto. Le vendite sono la risposta che si scontra con l’atteggiamento della FED. Nonostante J Powell abbia confermato una linea da colomba, garantendo la continuità del QE a pieno regime, gli investitori hanno ritenuto insufficiente la risposta ai timori inflativi che stanno prendendo giorno dopo giorno consistenza nel mercato.
Nelle ultime due pubblicazioni di WB PERSPECTIVES abbiamo messo l’accento su questi rischi. L’inflazione, come sa chi ci segue, secondo quanto scritto nell’Outlook 20/21 rappresentava il rischio più significativo per l’anno in corso. Questo rischio si è tradotto in sostanza nel momento in cui gli investitori hanno spinto i rendimenti del Treasury a 10 anni sino a 1,50/60%. Il rialzo ha sublimato un grido di allarme.
TOUT SE TIEN
si scopre così che nei mercati non esistono mondi separati, tutto si tiene e si collega in un meccanismo di interazioni che muove in coordinazione le varie classi di strumenti: commodity, equity, tassi, bond e cambi.
Il ribasso dell’equity è scatenato dal rialzo dei rendimenti che a sua volta è stato messo in corsa dal rialzo delle commodity. I cambi sono la conseguenza di come i flussi interagiscono negli ingranaggi che mettono in relazione ogni segmento assumendo la funzione di riequilibrio.
Di conseguenza, noi che dobbiamo prendere decisioni sul mercato dei cambi e gestire i rischi dobbiamo analizzare e studiare a 360° questo mondo senza confini.
LE INTERAZIONE NEL MERCATO ED EFFETTO DOMINO
La genesi del rialzo del dollaro prende forma tra la fine dello scorso anno e gli inizi di gennaio. Ma i prodromi del movimento inizia a fissare le condizioni tecniche utili già nello scorso autunno dopo il primo picco dell’euro. Alla fine dell’estate i rendimenti sul tratto lungo della curva europea (Germania) ed americana ritornano, dopo un periodo di convergenza, ritornano a divergere allargando nuovamente il loro differenziale. Nella sostanza da 110 punti base il mercato inizia a riaprire la forbice riportando nuovamente lo spread verso 180 punti base. All’epoca abbiamo sostenuto con forza l’idea che ciò che i media specializzati e la maggior parte delle banche stimavamo, ovvero una prosecuzione del rialzo dell’eur usd sino a 1,30, fosse fuori scala. Oggi le quotazioni stanno consolidando valori sotto 1,20. I nostri algoritmi hanno coniugato il rialzo dello spread con la formazione di due segnali di excces return dell’euro che a gennaio hanno fissato il picco del ciclo rialzista dell’euro.
La tesi che già nei primi giorni di gennaio avevamo sviluppato partendo dalle negoziazioni sul Dollar Index anticipava ciò che oggi i mercati stanno verificando: area 92,50 Dollar Index.
MERCATI EFFETO DIMINO E BANCHE CENTRALI
Le banche centrali per non creare effettivi distorsivi hanno assecondato le aspettative del mercato confermando si colombe anche nelle ultime riunioni di politica monetaria di marzo. Ciò nonostante gli investitori hanno ritenuto di riattivare le vendite sui titoli tecnologici. In WB PERSPECTIVES messo a fuoco i livelli di allerta su tutti i principali indici azionari definendo i trigger al cui breakout aumentano considerevolmente i rischi di un allineamento del mercato a ciò che sta accadendo sulla tecnologia e che ancor prima era stato anticipato dal mercato azionario cinese e per riflesso dai Bric.
Tale scenario chiamerebbe avocherebbe un ritorno più forte di un segnale di avversione al rischio con un effetto domino ed una conseguente rotazione dei flussi verso le monete di parcheggio se non proprio di rifugio.
Su queste basi dovremo seguire il Dollar Index e verificare se i prezzi avranno la forza di oltrepassare la barriera 92,50/93 e stabilire in via definitiva il rialzo del dollaro a danno dell’euro.