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BCE TASSI: LA CRESCITA ATTENDE I TAGLI

Il Consiglio direttivo BCE giovedì ha deciso di lasciare i tassi al 4,5%. Tra gli obbiettivi della politica monetaria della BCE rientra la volontà di ridurre la domanda e quindi la crescita. Del resto la stretta monetaria sta producendo i risultati attesi. Il PMI Services Flash dell’Eurozona a gennaio ha confermato il consolidamento dei valori sotto quota 50 fissando il dato con un ulteriore ribasso a 48,4. Peggio hanno fatto Germania, da 49,3 a 47,6, e Francia da 45,7 a 45. Il dato puntuale sull’Italia non è ancora disponibile, tuttavia dalla lettura del indice per l’Eurozona si desume che in termini relativi. l’Italia abbia performato in tono meno negativo.

BCE TASSI: LA CRESCITA ATTENDE LA RIDUZIONE DEI TASSI
WB ECONOMICS: EUROZONA: LA CRESCITA ATTENDE LA RIDUZIONE DEI TASSI – PMI FLASH SERVICES GENNAIO

Indubbiamente l’intera area vive una fase di profonda stagnazione, con spinte recessive in Germania e Francia che ora mette a dura prova anche il comparto dei servizi.

La componente manifatturiera ha registrato nel PMI Flash di gennaio un rimbalzo sopra le attese, rimanendo comunque in territorio negativo.

Sempre la scorsa settimana l’IFO INSTITUTE tedesco ha pubblicato i dati relativi al clima economico, alle attuali condizioni in Germania ed alle attese degli operatori economici. La regressione delle curve continua a rimanere proiettata al ribasso, confermando un quadro congiunturale negativo. Le imponenti proteste degli agricoltori rafforzano le preoccupazioni degli operatori.

BCE TASSI: LA CRESCITA ATTENDE LA RIDUZIONE DEI TASSI

Diversamente dall’Eurozona gli stati Uniti hanno visto un decisa reazione sopra 50 del PMI Flash di gennaio sia per il Manufacturing, passato da 47,9 a 50,3, che per il Services salito da 51,4 a 52,9.  A ciò dobbiamo aggiungere la crescita del IVQ al 3,3%. Il dato aggiorna l’andamento tendenziale annuo dal 2,9 a 3,1%.

Con questi  numeri martedì e mercoledì si terrà la prima riunione dell’anno del Federal Open Market Committee (FOMC). Non sono attese azioni da parte del Board. Le probabilità che la FED possa tagliare i tassi a marzo sono leggermente scese sotto il 50%, rimangono tuttavia elevate sulle scadenze successive. Sulla base della lettura dei dati relativi all’ultimo trimestre USA, gli investitori ritengono che i rischi per una recessione risultino mitigati. I mercati scontano uno scenario governato da un atterraggio morbido della crescita per il quale la FED avvierà una progressiva riduzione dei tassi.

Su queste basi rimane aperta la questione su quale banca centrale aprirà la fase di accomodamento monetario: FED o BCE? Secondo la prospettiva dei fondamentali dovremmo supporre che sia la BCE ad intervenire quanto prima sui tassi. L’inflazione continua a scendere sia in Europa che negli Stati Uniti. Tuttavia la tendenza in Eurozona appare fortemente influenzata anche dal raffreddamento dei consumi. Il dato puntuale dell’indice europeo armonizzato dei prezzi IPCA, ha registrato a dicembre una crescita dello 0,16%,  1,96% annualizzata per l’eurozona e dell’1,99% per l’Italia. La BCE ha sempre indicato un obbiettivo inflativo al 2%. Dovremmo quindi ritenere ormai raggiunto il livello target atteso dal Regulator.

Come abbiamo sostenuto dalla scorsa estate in INSIDE CENTRAL BANK, lo streaming che teniamo in collaborazione con AITI, l’Associazione Italiana dei tesorieri d’Impresa e ACMI, l’Associazione Credit Manager Italia, i rendimenti dei bond governativi ed i tassi IRS europei hanno avviato il ribasso previsto,  iniziando a scontare una potenziale manovra della BCE sui tassi. Nella presentazione dell’ultimo INSIDE CENTRAL BANK tenuto lo scorso giovedì, dopo la conferenza stampa della governatrice Christine Lagarde, abbiamo messo in evidenza l’ampiezza della prima gamba di ribasso dei tassi IRS a 2 Y da quando nella riunione di luglio avevamo indicato i target ribassisti. Il tasso dal 4% di luglio 2023 è sceso di 100 bp al nostro primo obbiettivo al 2,90%. Ci aspettiamo che il movimento continui ancora nei prossimi mesi.

Il differenziale con i tassi USA rimane sempre ampio. Ciò dovrebbe garantire alla remunerazione dei depositi in dollari un rapporto di maggior appetibilità rispetto a quelli in euro.

L’euro dopo il rally di fine anno, è tornato ad indebolirsi riportando i valori contro dollaro all’interno del range che governa gli scambi la cui mediana in formazione da inizio 2023 transita in area 1,08. Ci aspettiamo che il mercato tenderà ad approcciare il Fomc in calendario questa settimana in area 1,0750/30. Le indicazioni che Jerome Powell fornirà in conferenza stampa mercoledì sera forniranno la base per le mosse future del mercato. Ci aspettiamo da 1,0750 una reazione temporanea dei prezzi.

Come già scritto in altri post e delineato nel nostro FX OUTLOOK & ANALYTICS per il 2024, pensiamo che il collaudo dell’area 1,07 costituisca una prova significativa per lo sviluppo delle negoziazioni e della tendenza futura.

Oltre alla Fed, anche la Banca d’Inghilterra si riunirà questa settimana. Sebbene i primi dati PMI abbiano mostrato una sorprendente tenuta della crescita, il sondaggio ha evidenziato pressioni preoccupanti e persistenti sui prezzi, lasciando presupporre ad una riduzione dello spazio per qualsiasi allentamento della politica monetaria a breve termine in UK. Le indicazioni che la Bank of England  rilascerà saranno messe a fuoco per comprendere la view della Banca centrale.

Sempre giovedì 1° febbraio saranno pubblicati i dati dettagliati sull’indice PMI manifatturiero di tutto il mondo. Considerato che le economie emergenti si sono comportate relativamente meglio delle economie sviluppate alla fine del 2023, analizzeremo sulla base dei sondaggi se questa sovra performance si protrarrà anche nel 2024.

Il calendario economico concluderà la settimana con la pubblicazione delle statistiche sull’occupazione degli Stati Uniti per il mese di gennaio. Il consensus delle stime si aspetta un tasso di disoccupazione stabile al 3,7% e nuovi salariati Non Farm Payroll che scende da 216k di dicembre a 177 k a gennaio.

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