L’inflazione rimane al centro delle analisi e valutazioni economiche.
Mentre gli analisti focalizzavano la loro attenzione sul Forum della BCE tenutosi di Sintra, dove per tre giorni, governatori di banche centrali, accademici, investitori, giornalisti hanno discusso l’attuale andamento congiunturale e le prospettive a lungo termine, una serie di dati sull’inflazione e sui PMI Flash di giugno hanno evidenziato un ulteriore passo in avanti sul raffreddamento dell’inflazione.
Christine Lagarde nei suoi interventi ha sottolineato che l’eurozona ha superato la prima fase del processo inflazionistico ed ora si trova ad affrontare la seconda fase. Dopo la spinta determinata dallo shock dell’offerta, si teme che le pressioni tendano a spostarsi verso le dinamiche salariali.
Negli ultimi mesi abbiamo osservato, su scala globale, un disallineamento tra l’andamento del comparto manifatturiero rispetto a quello dei servizi. Mentre la domanda e gli ordinativi industriali hanno subito un rallentamento, il mondo dei servizi, in particolare quello legato alla ricreattività, è stato governato da una domanda in espansione producendo tensioni sui prezzi anche dal punto di vista salariali.
I recenti dati Flash rilevati a fine giugno hanno evidenziato la possibilità che anche per quest’ultimo comparto si stia raggiungendo il picco della crescita. Da qui l’importanza che assume il consuntivo dei sondaggi per il mese di giugno. Ci si aspetta una conferma della lettura preliminare consolidando l’ipotesi che anche nei servizi si sia raggiunto il picco dell’espansione.
Mentre registriamo un deterioramento della domanda in generale, non rileviamo ancora nessun segnale significativo sulla diminuzione delle statistiche occupazionali. Le banche centrali hanno voluto tenere i mercati a freno, minacciando altri aumenti dei tassi qualora le dinamiche economiche lasciassero presuppore il pericolo che la loro lotta all’inflazione non avesse la possibilità di riportare i valori verso i target attesi.
Di conseguenza il mercato, che con una certa esuberanza continua a sfidare i moniti dei banchieri, continuerà controllare tutti i dati in grado di tradurre i moniti in azioni concrete: l’occupazione e le dinamiche salariali sono ora al centro della loro attenzione. Venerdì il dato sull’occupazione USA per il mese di giugno costituirà in tal senso un momento di verifica, utile per interpretare quanto gli ammonimenti possano generare sulla riunione di luglio della Fed, BCE ed altre banche centrali l’ulteriore incremento di 25 bp sui tassi.
Il consensus stima una crescita dei nuovi occupati per il settore non agricolo pari a 225K contro il precedente dato di maggio a 339K. Maggio aveva sorpreso in positivo. La media delle richieste del sussidio di disoccupazione a 4 settimane sta aumentando. Il valore raggiunto sta oltrepassando i picchi degli ultimi 18 mesi (255K). Ciò potrebbe costituire un primo segnale di raffreddamento della domanda per nuovi occupati ed un presumibile raffreddamento delle pressioni sul costo del lavoro. Di conseguenza, dati migliorativi in tal senso tengono aperta l’opzione per un ulteriore rialzo dei tassi secondo lo schema che abbiamo presentato nei DOT PLOT indicati nella diretta streaming, INSIDE CENTRAL BANK, che abbiamo tenuto dopo la conferenza stampa della FED e BCE.
I dati Flash PMI di giugno hanno comunque evidenziato il progressivo raffreddamento delle pressioni inflazionistiche nelle quattro maggiori economie del mondo sviluppato (“G4”). Purtroppo tale tendenza si sta consolidando a detrimento della crescita, anche a causa di un ritmo più blando dell’espansione dell’attività commerciale in tutto il G4. In particolare, accanto a un diffuso malessere manifatturiero, l’attività del settore dei servizi del G4 è aumentata al ritmo più debole da febbraio, con l’ Eurozona che ha visto guidare il rallentamento della crescita. Sarà quindi utile analizzare se questa tendenza si rispecchi nei paesi emergenti e nella più ampia economia globale. La pubblicazione dell’esito di questi sondaggi, di cui pubblicheremo un’analisi, si concentrerà nelle giornate del 5 e del 6 luglio.
FOREX Nel corso delle ultime due settimane l’euro ha subito un parziale raffreddamento della propria forza sul dollaro ma anche nei confronti della sterlina, dello zloty, del Hong Kong dollar, del won coreano e del peso messicano .
L’eur usd è scambiato all’interno di un range delimitato nella parte inferiore da un supporto tecnico a 1.0830 ed in quella superiore da quota 1,0950. Il braccio di forza tra rialzisti e ribassisti tende a far confluire su questi livelli rispettivamente la presenza di ordini di acquisto e di vendita. Si tratta di un micro equilibrio temporaneo, da leggere in attesa che l’evoluzione di cui sopra offra una chiave di lettura sull’effettiva reattività della FED in merito alla linea di policy.
Alcuni fattori di natura quantitativa risultano più sbilanciati verso un apprezzamento del dollaro, tuttavia sono due i passaggi a cui si guarda per confermare tale ipotesi: breakout di 1.0830 e di 1.07/1.0690.
TASSI Nonostante i ripetuti ammonimenti delle banche centrali, le curve dei rendimenti, USA ed Eurozona, rimangono inclinate in negativo. I mercati continuano ad aspettarsi un sostanziale declino prospettico dell’inflazione, probabilmente accompagnato da un rallentamento economico a cui declinare una tendenziale riduzione dei tassi.
In Italia lo spread si è ulteriormente ristretto nella direzione da noi indicata sempre nelle ultime due edizioni di INSIDE CENTRAL BANK: il differenziale tenderà ad avvicinare area 150 bp e non escludiamo in un orizzonte più ampio un ritorno a 110 bp.
COMMODITY In linea con il nostro ultimo report, WB COMMODITY PERSPECTIVES, gli scambi sulle commodity industriali rimangono dominati da una tendenza riflessiva. Al LME abbiamo avuto modo di appurare la debolezza dell’Alluminio, del Rame, dell’Acciao. Lo Steel Scrap al Platts market sta cedendo i minimi di maggio per puntare a quelli fissati lo scorso novembre.
Ciò detto manca ancora il segnale di breakout dei prezzi del petrolio. Sul Brent persiste la presenza di acquisti (forzati) in area 71/72 usd/bar. D’altro canto anche le vendite sembrano oggetto di mani forti. Lo stallo prelude ancora ad uno sviluppo favorevole ad un’altra gamba di ribasso dei prezzi.
Il Natural Gas europeo (TTF) dovrebbe aver completato la fase di riequilibrio dei prezzi dopo l’ampia discesa che, da 350 eur mwh, l’aveva riportato sulla soglia dei 20 euro mwh. Per il nostro modello l’attuale movimento rientra in un contesto reattivo propedeutico allo sviluppo di una nuova gamba ribassista in direzione degli obbiettivi dichiarati sempre nel nostro WB COMMODITY PERSPECTIVES .