SISTEMA SWIFT – L’annuncio congiunto di Usa, UK ed Ue di estromettere una serie di banche russe dal sistema SWIFT prelude per il momento solo in via parziale all’utilizzo del deterrente finanziario: Gazprom bank non rientra nel pacchetto delle banche sanzionate, per cui la principale fonte di reddito della Russia dall’export energetico rimane ancora pienamente operativa. La misura colpisce invece la Banca centrale russa.
LE RISERVE VALUTARIE RUSSE
E’ impensabile che il Cremlino non si sia preparato a questa evenienza. Le riserve valutarie accumulate dalla Banca centrale ammontano circa 630 miliardi di dollari in valuta estera e oro. Alla fine del 2021 la Russia deteneva la quinta più grande riserva mondiale di valuta estera e oro. Il valore delle riserve valutarie russe è cresciuto di circa il 6 % l’anno scorso e circa il 21 % delle riserve russe era costituito da oro (attualmente valutato a 133 miliardi di dollari). Stimiamo che durante le prime settimane del 2022 le riserve siano aumentate ulteriormente. Il 14 gennaio si attestavano a 638,2 miliardi di dollari.
I paesi con riserve auree e Forex più grandi della Russia alla fine dello scorso anno erano Cina ($ 3.427 trilioni), Giappone ($ 1.406 trilioni), Svizzera ($ 1.083 trilioni a fine novembre) e India ($ 633 miliardi). Le banche centrali che puntano a un tasso di cambio specifico spesso mantengono grandi riserve di valuta. Nel caso della Russia il rublo è lasciato fluttuare liberamente. La Banca centrale opera per conto del ministero delle finanze con uno specifico mandato vincolato a regolare il bilancio governativo sulla base del differimento del prezzo del petrolio e probabilmente gas dal livello obbiettivo. Per natura e composizione, il valore in dollari delle riserve valutarie russe è influenzato dalle oscillazioni del prezzo dell’oro e dalle variazioni dei tassi di cambio delle altre principali valute rispetto al dollaro, principale moneta di regolamento delle esportazioni russe.
LE SANZIONI RUSSIA SWIFT
Nel fine settimane il G7 ha deciso quindi le seguenti misure economiche restrittive:
- forzare l’espulsione della RUSSIA dal sistema SWIFT: questo comporta la loro disconnesse dal sistema finanziario internazionale, compromettendo la capacità di operare su scala globale.
- Imporre misure restrittive che impediscano la Banca centrale russa di utilizzare le proprie riserve valutarie.
- Agire contro entità che facilitano la guerra in Ucraina adottando misure per limitare l’acquisizione della cittadinanza attraverso i cosiddetti passaporti d’oro, che consentono ai russi facoltosi legati al governo russo di diventare cittadini di altri paesi.
- Promuovere una task force transatlantica che garantisca l’effettiva attuazione delle sanzioni finanziarie identificando e congelando i beni delle persone e delle società sanzionate con sedi nei paesi sanzionanti.
- Rafforzamento o coordinamento contro la disinformazione e altre forme di guerra ibrida.
Ci aspettiamo una reazione negativa del rublo. Già la scorsa settimana il cambio contro dollaro ed euro ha subito una volatilità negativa molto ampia. Dopo aver fissato un picco a 90 contro dollaro è ridisceso venerdì sera a quota 82,65. Contro euro ha fissato un minimo a 100,88 per chiudere venerdì sera a 93.
L’opzione SWIFT, se ulteriormente rafforzata rischia, rischia di deprezzare il rublo su ampiezze inedite. Nel caso in cui le sanzioni dovessero persistere nel tempo stimiamo un rialzo dell’ usd rub sino a quota 90, senza escludere in caso di forti ripercussioni nel sistema bancario russo, spinte a ridosso di area 100/103 usd rub. Il rapporto eur rub potrebbe nel frattempo salire in direzione di 105 (livello intermedio) 120 in un orizzonte più ampio.
INTERSCAMBIO ITALIA RUSSIA
L’area che risulta più esposta alle ripercussioni delle sanzioni è l’Europa: Germania ed Italia in particolare. L’interscambio del nostro Paese come noto è fortemente caratterizzato dalle importazioni di gas, che rappresenta oltre il 43% degli acquisti (Algeria 23% per cento, Norvegia 11%, Qatar 10%). La vulnerabilità è data anche dal transito delle forniture russe attraverso pipeline che passano per l’Ucraina.
Per quanto riguarda l’export domestico, il mercato russo russo rappresenta il quattordicesimo mercato di sbocco del Made in Italy. Lo scorso anno le esportazioni verso la Russia hanno superato 8 miliardi di euro. La tendenza era stimata, prima della guerra, in crescita con un incremento a 9,1 miliardi nel 2024. L’Italia copre il 4,4% delle importazioni della Russia, davanti a Francia 3,4% e Spagna 1,3%; la Germania copre il 10,2% (dati Sace).