PMII dati rilasciati ieri da Markit sul livello degli indici PMI Manufacturing relativi al mese di febbraio, hanno messo in evidenza una crescita della produzione manifatturiera globale in accelerazione. L’indicatore ha fatto segnare uno dei tassi di espansione più rapidi mai registrati negli ultimi dieci anni. Il miglioramento si è verificato nonostante la carenza di input quasi record collegata a un secondo mese consecutivo di esportazioni in forte calo della Cina continentale. Il deterioramento delle esportazioni dalla Cina è stato in parte dovuto a problemi di logistica, di natura temporanea, quindi risolvibili a breve.
Rispetto al quadro complessivo la Cina perde per il secondo mese consecutivo momentum. La rilevazione appare coerente con lo slittamento temporale delle altre aree dall’uscita della fase dei blocchi sanitari rispetto all’economia cinese che ha beneficiato per prima da tale condizione. Dovremmo capire con l’analisi dei prossimi dati se il rallentamento cinese sia strutturale ad un riequilibrio delle forze inerenti alla ripresa o semplicemente sia il frutto di un rallentamento della logistica lungo le linee della supply chain come sopra scritto.
Qualora si trattasse del primo caso dovremmo attenderci uno shift di curva analogo per le altre aree oggi in forte espansione. Tra le principali economie mondiali, l’espansione più forte è stata registrata in India, seguita dalla Germania. Insieme ai robusti guadagni in Italia e nei Paesi Bassi, la forte espansione della Germania ha contribuito a spingere la crescita della zona euro al tasso più rapido da ottobre.
Ciononostante, gli Stati Uniti hanno nuovamente sovraperformato l’intera zona euro a febbraio, nonostante la crescita abbia rallentato leggermente rispetto al picco degli ultimi sei anni registrato a gennaio. Per onore di cronaca, mentre il dato rilasciato ieri evidenziava un consolidamento, l’analogo indice ISM, pubblicato dall’Institute for Supply Management, raggiungeva il suo picco a quota 60 dove sono allineati praticamente tuitti i massimi fissati dal 1990.
La crescente espansione dell’India ha nel frattempo contribuito a sostenere la crescita della produzione in Asia, esclusi Cina ed in tono minore Giappone, a uno dei tassi più alti registrati negli ultimi dieci anni, determinando la seconda espansione più rapida dall’aprile 2011.
USD – L’apertura della settimana ha visto ancora una volta come protagonista assoluto il recupero del dollaro. I prezzi sono scesi sotto la nostra prima area di osservazione, 1,2060
eur usd e si apprestano a verificare il minimo fissato agli inizi di febbraio a 1,1960, confermando i passaggi stimati dagli algoritmi proprietari. In altri termini, diversamente dal consensus che proiettavano l’euro su valori ben più alti, il nostro modello di valutazione continua a prezzare una maggior crescita negli Stati Uniti rispetto all’UEM. Ciò non significa che avremo d’ora in avanti un percorso unidirezionale a favore della divisa americana, semplicemente rappresenta l’espressione di una fase articolata alla fine della quale il mercato andrà a verificare il rapporto di forza effettivo tra euro e dollaro. Pensiamo che tale verifica coincida con il test dei minimi di ottobre.
Nel frattempo torneremo a registrare qualche reazione all’interno di un quadro che rimarrà di natura riflessiva per il cambio eur usd.
COMMODITY – I futures sul Brent scendono dell’1,26% a 62,89 dollari al barile, i futures Nymex dell’1,12% a 59,96 dollari. I mercati delle materie prime potrebbero subire iniziali prese di beneficio dopo il rally che ha dominato il loro percorso da 11 mesi a questa parte. Ci aspettiamo flessioni generalizzate su tutti i comparti industriali a partire dai metalli (inviateci una richiesta per approfondimenti)
TREASURIES – Dopo il rally che ha portato i rendimenti a toccare il nostro target fissato nell’Outlook 20/21 a 1,50% il mercato è tornato a ricoprire le posizioni short sul Treasury 10Y contribuendo ad aprire una correzione dei rendimenti. La banca Centrale Australiana ha ribadito con interventi concreti di voler controllare la parte lunga della curva dei rendimenti. Si presume che lo stesso atteggiamento potrà essere seguito dalle altre banche centrali, Fed compresa. A partire dalla prossima settimana avremo i meeting di marzo di BCE, BoJ ed a seguire la FED.
BTP – Confronto per l’apertura sono 100 punti base tondi per lo spread Btp/Bund sul tratto decennale e 0,66% per il tasso del benchmark aprile 2031. La performance del secondario italiano è stata ieri particolarmente brillante soprattutto in termini assoluti: se confrontato con la chiusura di venerdì, il rendimento del decennale è rientrato di circa 11 tick, la flessione più marcata da giugno a questa parte. Ci aspettiamo che la reazione continui ancora.