MARKET MOVER WEEK
Sono le tensioni geopolitiche ad animare il nostro Market Mover Week. La linea rossa ucraina, paradossale quanto basta ma reale nei fatti, scuote le redazioni dei media affannati a raccontare una vicenda che sostituisce la ormai declinante vicenda Omicron.
Seguiremo le notizie perché impattano direttamente sulle quotazioni del gas naturale importato dalla Russia e di conseguenza degli impatti violenti che ciò produce sulle aziende in termini di costi letteralmente fuori scala da sostenere. Siamo perplessi in quanto proprio nel momento in cui i prezzi stavano approcciando un segnale di possibile inversione del ciclo rialzista, denotando una minor preoccupazione dei mercati, i tono del confronto ritornano ad alzare la forza specifica del confronto muscolare tra le diplomazie.
Si ha la sensazione che l’inverosimile confronto voglia velare i veri temi che i mercati stanno affrontando: il tentato ritorno verso politiche monetarie restrittive.
MINUTE FED
Mercoledì saranno pubblicate le minute della Fed relative all’ultimo Consiglio di febbraio. L’inflazione continua a creare pressioni sulle opinione dei membri della Riserva Federale americana. Alcune banche di primario standing chiedono addirittura fino a sette rialzi dei tassi per l’anno in corso. Non si vedeva tale livello d’inflazione dagli anni ’80, dai tempi di Donald Reagan e Paul Volcker, governatore della Fed dal 1979 al 1987.
Con la lettura delle minute avremo ulteriori dettagli sulle riflessioni del Fomc di febbraio. Il mercato sconta con una probabilità del 93% che al meeting del 16 marzo la chiamata al rialzo dei tassi si posizionerà tra i 50 ed i 75 punti base.
COME REAGIRANNO I MERCATI FINANZIARI AL RIALZO DEI TASSI?
I mercati sinora hanno parzialmente sottovalutato l’orientamento della Fed. I mercati azionari sono si sono ripresi dai minimi dell’anno mantenendo comunque elevata la volatilità implicita. Per tale ragione riteniamo che l’avverbio di modo, parzialmente, sia transitorio. Ci aspettiamo un nuovo attacco dell’area 4300/200 dello standard & Poor 500, restando fedeli al nostro Outlook 20/22 circa l’espressione ribassista formulata per la prima parte dell’anno. Confermiamo altresì gli obbiettivi di movimento verso quota 3800/600.
La volatilità sta colpendo altri segmenti del mercato, non di meno quello dei cambi. Abbiamo visto movimenti irrazionali sul dollaro. Siamo sufficientemente accorti per non farci stupire da tali episodi. Nei mercati tutto è possibile, anche l’inverosimile.
TENSIONI GEOPOLITICHE SUL FUTURE DEL GAS NATURALE DUTCH TTF
Al momento il nostro scenario di base rimane ancorato su un numero significativamente più elevato di rialzi dei tassi da parte della Fed rispetto alla BCE. Ovviamente per la parte europea molto dipenderà dall’andamento dei prezzi del gas. La nostra view sul tema rimane ancora fedele allo scenario previsto a dicembre. Nella prima parte del mese avevamo fissato un picco ciclico dei prezzi del future sul Dutch Natural Gas TTF a 180 eur/mwh seguito da un successivo declino verso area 75/70 euro. Tale flessione rappresentava per il nostro modello un ribasso intermedio a cui far seguito una breve fase di consolidamento a cui far seguire il ritracciamento definitivo del precedente rialzo verso area 50 & 30 eur/mwh.
Oggi siamo esattamente sulla soglia del breakout propedeutico al ritracciamento finale, quello che tutti noi auspichiamo.
LE ATTESE DEL MERCATO VERSO LA BCE
Ebbene se il mercato confermerà nei prossimi giorni, nonostante la temuta invasione dell’Ucraina da parte russa, la violazione di 70 euro per il future Dutch TTF, potremmo concentrarci sul ribasso del gas e su un ammorbidimento dei toni all’interno della BCE.
Il mercato oltre a scontare un’azione molto repressiva della Fed, teme un altrettanta risposta aggressiva della BCE. I rialzi attesi dalle stesse banche che prevedono i sette per la FED, stimano almeno dai due ai tre incrementi della BCE a partire da marzo. Questo spiegherebbe la volatilità del cambio eur usd. La BCE non alza i tassi dalla presidenza di Jean-Claude Trichet (2008).
LE CONDIZIONI MACRO ECONOMICHE
A Gennaio l’indice MARKIT GLOBAL PMI ha registrato il calo delle aspettative più marcato negli ultimi 18 mesi. Il livello dell’indicatore Composite, manifatturiero + servizi, è sceso sulla soglia spartiacque 50, ovvero il livello che segna la linea di confine tra crescita e decrescita.
Il comparto più segnato dalla contrazione dei consensi è quello dei servizi (turismo e ricettività), seguono sul fronte produttivo le aziende produttrici di metalli, miniere e risorse di base. Dei 26 settori oggetto del sondaggio, 14 riportano un calo di crescita della produzione. Tuttavia le prospettive sugli ordinativi sembrano supportare ancora il comparto manifatturiero. Nel sondaggio Markit in cui sono mappate 30.000 aziende locate in 40 paesi, si confermano ancora le problematiche relative ai tempi di consegna, la disponibilità di merci ed la pressione dei prezzi. Tuttavia le prospettive sugli ordinativi rimangono positive.
Martedì in Germania il Centre for European Economic Research pubblicherà l’indice di sentiment ZEW. Il consensus stima la valutazione della situazione economica in Germania una crescita a 32 dalla precedente 29,9, mentre il sentiment sulle prospettive ritorna a migliorare.
Nelle stesse ore Eurostat riporterà il dato sulla crescita in Eurozona nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Il dato atteso stima un rallentamento dal 2,2% al 0,3% fissando le stime di crescita 2021 al 4,6%.
FX – I mercati aprono la settimana all’insegna della volatilità.
L’eur usd dopo il test di area 1,15 ha violentemente ripiegato dapprima verso area 1,1390 , in seguito in chiusura lo scorso venerdì a 1,1340, esattamente dove avevamo fissato i due livelli di attenzione nel Market Mover Monitor Week dello scorso lunedì.
Il test di 1,1340 produrrà una breve reazione: la violazione andrà seguita in quanto potrebbe riportare il dollaro nelle condizioni di forza relativa equivalenti alla situazione precedente al meeting della BCE.
IL rublo ritorna ad indebolirsi dopo la chiusura in ribasso segnata lo scorso venerdì. I riflessi della crisi diplomatica stanno impattando sulla divisa russa. L’eur rub potrebbe puntare nelle prossime ore a quota 87,75 dove si colloca il punto oltre il quale potremmo catturare un segnale di breakup correlato all’aumento della tensione sulla linea rossa.
COMMODITY – E’ ancora il gas, il future sul Natural Gas DUTCH TTF a concentrare la massima attenzione sulla scena delle materie prime. Questa mattina i prezzi hanno aperto in area 88 per poi ritracciare. Le prossime ore, soprattutto i prossimi giorni saranno cruciali per il futuro andamento della tendenza. Ribadiamo che soltanto un breakout confermato di 75 euro può determinare un’inversione del ciclo di tensione dei prezzi. Purtroppo dopo l’allentamento dell’impatto politico sulle quotazioni delle ultime due settimane, l’interferenza diplomatica ritorna a farsi sentire, magari per aumentare le pressioni in campo. Se il mercato avrà la forza di sottrarsi a tali interferenze, come nelle precedenti sessioni operative, possiamo pensare che l’atteso breakout sia possibile.
Diversamente dovremo temere ritorni di ampia volatilità verso area 95 eur/mwh. 95 rappresenta altresì il punto oltre il quale il mercato sconta un’escalation delle tensioni.
EQUITY MARKET – Venerdì lo Standard & Poor 500 ha chiuso con un forte segnale di vendita. Ci aspettiamo che i mercati azionari estendano in settimana tali segnali con un breakout generalizzato di tutti i minimi segnati dallo scorso mese di settembre. In altri termini dovrebbe proseguire il movimento riflessivo che abbiamo previsto nell’Outlook 20/22 pubblicato durante il 7 gennaio. Nel grafico riportiamo l’andamento del Dax i relativi target di prezzo stimati in questa profonda correzione. Gli indici europei si allineeranno al medesimo movimento. Non rileviamo al momento alcun mercato che presenti una valida alternativa in grado di attrarre flussi.
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WEEKLY CALENDAR MARKET MOVER