TASSI FED: il rapporto sull’occupazione di agosto per gli Stati Uniti, pubblicato venerdì,  segnala un consolidamento dell’occupazione, evidenziando pressioni salariali in allentamento. Il tasso di disoccupazione sale oltre le attese indicando l’avvio del rallentamento cercato dalla Fed. A guidare questo evento potrebbe essere stato l’aumento del tasso di partecipazione al lavoro spinte dall’esaurimento dei sussidi. In sintesi l’esito del  rapporto porta ulteriori elementi a favore di una sospensione quasi definitiva dei rialzi dei tassi da parte della Riserva federale.  Con l’inflazione destinata a rallentare ulteriormente, la Fed sicuramente non alzerà i tassi di interesse a settembre ed è improbabile che non lo faccia nemmeno a novembre. I futures sui tassi  confermano l’ipotesi, scontando il 94% di probabilità che gli stessi rimangano invariati nella riunione del 19-20 settembre.

Con la Fed meno restrittiva dovremo verificare l’atteggiamento della Bce. Ci sono pressioni da parte di alcuni membri del Board perché si sospendano i rialzi anche in Eurozona. In effetti i dati economici raccolti durante l’estate lascherebbero presupporre che nel Consiglio del 14 settembre non venga presa alcuna decisione restrittiva. Ma noi non siamo nel Board per cui l’ipotesi, benché ci sembri più che ragionevole, necessita dell’opportuna verifica ufficiale.

La Banca Centrale Europea sta comunque riconoscendo che la crescita sarà molto più debole rispetto alle previsioni ufficiali. Dobbiamo capire se il rallentamento della crescita a cui si sta unendo anche il comparto dei servizi, avrà impatti positivi, come pensiamo, sull’inflazione core scesa al 5%.

Tassi BCE Mario Centeno (consiglio direttivo): rischiamo di fare troppo

L’avvertimento sul rischio che la Bce alzi i tassi troppo e per un periodo troppo lungo per contrastare l’inflazione sino a turbare la crescita del Pil, è stato lanciato sempre oggi dal  governatore della Banca del Portogallo ed esponente del Consiglio direttivo della BceMario Centeno.

Secondo le Sue dichiarazioni il tasso di inflazione dell’area euro sta scendendo a un ritmo più veloce rispetto a quello che aveva caratterizzato la sua crescita.

Patto di Stabilità in Eurozona

In parallelo al confronto sulla linea di policy delle banche centrali, i governi dell’Eurozona affrontano il tema del ritorno ai criteri di Maastricht per il debito e il deficit di bilancio, sospesi durante la pandemia. Sebbene ciò possa essere positivo per i mercati dei titoli di Stato dell’Eurozona, il suo impatto sull’euro (più restrizione fiscale, politica monetaria meno restrittiva) sarebbe negativo.

Nonostante le fredde attese sui tassi Fed, il dollaro si è rafforzato sull’euro.

L’EUR USD, come da noi atteso, ha assunto una postura più fragile nonostante l’impostazione speculativa dei mercati sia ancora lunga sull’EUR/USD. Questo potrebbe imporre la necessità di dover tagliare le posizioni qualora i significativi livelli di supporto in transito a 1,0770 dovessero essere violati. Tuttavia ci sembra poco probabile che l’evento di breakout possa prodursi prima della riunione BCE. Le attese per un terminale rialzo di 25 bp ancora presenti nell’opinione degli operatori dovrebbe essere sufficiente per contenere la debolezza dell’euro. Pertanto non escludiamo reazioni minimali  verso 1,09 prima di verificare effettivamente la tenuta del livello indicato.

Nel calendario macro della settimana spiccano le riunioni di BOC, e RBA, dati PIL e PMI dei servizi 

In una settimana a basso regime di pubblicazioni significative, le riunioni delle banche centrali in Canada ed Australia rappresentano i momenti più significativi insieme agli aggiornamenti sul commercio e sull’inflazione della Cina continentale. I segnali di discontinuità sulla ripresa hanno prodotto il sospetto che l’economia cinese possano riportare l’area in deflazione.

Accanto a questi dati il calendario propone l’aggiornamento mensile all’andamento dei PMI compositi su scala globale. avremo quindi un aggiornamento sul quadro degli sviluppi sulle tendenze della crescita, dell’occupazione e dell’inflazione.

Infine in prospettiva del meeting della BCE della prossima settimana saranno monitorati con attenzione  anche i dati relativi al PIL del secondo trimestre di zona euro, a seguire  Australia, Giappone e Corea del Sud.

Le attese sui tassi per BOC e RBA

BOC Le aspettative di un aumento dei tassi da parte della Banca del Canada sono rientrate a seguito dell’inatteso calo del PIL nel secondo trimestre. Il consenso era che la BOC alzasse i tassi dopo l’aumento dei dati sull’inflazione canadese di luglio, ma il PIL è sceso dello 0,2% annualizzato nei tre mesi fino a giugno rispetto alla stima della banca centrale dell’1,5%.

RBA La crescita australiana è stata sostenuta nel secondo trimestre, secondo le indicazioni del PMI, anche se gli ultimi dati flash di agosto suggeriscono un rallentamento nel terzo trimestre, il che ha alimentato la speculazione secondo cui la Reserve Bank of Australia probabilmente manterrà i tassi invariati.

TASSI FED: L'OCCUPAZIONE USA RAFFREDDA ULTERIORI ATTESE DI RIALZO

WB ANALYTICS RISK MANAGEMENT: EUR USD

Fed Jackson Hole:

Sebbene l’inflazione sia scesa dal suo picco per la banca centrale americana c’è ancora del lavoro da fare  ha detto Powell alla conferenza annuale della Fed a Jackson Hole, nel Wyoming.

“Siamo pronti ad aumentare ulteriormente i tassi, se opportuno, e intendiamo mantenere la politica monetaria a un livello restrittivo finché non saremo sicuri che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo”.

Powell dopo aver riconosciuto che sono stati fatti progressi notevoli nel far scendere l’inflazione ha avvertito che il processo “ha ancora molta strada da fare”.

“Il 2% è e rimarrà il nostro obiettivo di inflazione”, ha affermato.

L’agenda economica continua a determinare il comportamento delle banche centrali

Ulteriori segnali sulle possibili mosse della banca centrale arriveranno questa settimana dalla lettura dei dati macro in calendario. Oltre alla seconda lettura del Pil USA relativo al secondo trimestre, in agenda mercoledì, tra giovedì e venerdì sono attesi l’indice Pce ‘core’ di luglio, monitorato con particolare attenzione dalla Fed tra gli indicatori sull’inflazione, e i dati sul mercato del lavoro, con payroll non agricoli e tasso di disoccupazione di agosto in pubblicazione venerdì 1 settembre.

Sempre a Jackson Hole la presidente Christine Lagarde ha avvertito dei rischi per l’inflazione dai profondi cambiamenti in cui opera l’economia globale e, intervistata su Bloomberg TV, ha detto che verrà guardata con attenzione l’evoluzione dei salari, dato che il settore in cui i prezzi stanno salendo di più è quello dei servizi, ad alta intensità di lavoro.

Anche per la Presidente della BCE sarà l’andamento dei dati economici a guidare le prossime mosse del Consiglio direttivo.

C’è quindi grande attesa questa settimana per le stime preliminari sull’inflazione di agosto, dopo i recenti Pmi deludenti che hanno alimentato le preoccupazioni sulla crescita. Il dato tedesco e quello a livello di zona euro, in agenda rispettivamente mercoledì e giovedì, dovrebbero segnalare un ulteriore raffreddamento della dinamica dei prezzi.

Al summit dei Brics sono state definite le procedure ed il percorso di espansione del club

Sempre la scorsa settimana si è tenuto il summit dei Brics. Alcuni giornali sostenevano che i partners avrebbero annunciato l’avvio di un percorso con un ordine istituzionale per l’introduzione di una moneta alternativa al dollaro per regolare gli scambi commerciali all’interno del Gruppo. In realtà gli speech si sono concentrati sull’allargamento del Gruppo ad un numero più consistente di pesi aderenti. I leader del blocco BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, hanno concordato meccanismi per prendere in considerazione l’adesione al club di nuovi membri a partire dalla richiesta di adesione da parte dell’Arabia Saudita. Tuttavia non sono mancate divisioni su quanto veloce debba essere programmato il processo di espansione.

De-dollarizzazione e oro nell’agenda dei Brics

Il presidente russo, Vladimir Putin, in un intervento in video conferenza, ha voluto riaffermare che “il processo con l’obiettivo irreversibile della de-dollarizzazione dei nostri legami economici sta guadagnando slancio” senza indicare ciò nonostante alcun lavoro programmatico. Che il processo raggiunga i propri obiettivi o meno è importante osservare che sia la Federazione Russa che la Repubblica Popolare Cinese hanno accumulato grandi quantità di oro, in gran parte per diversificare le loro riserve valutarie nelle banche centrali, che altrimenti sarebbero state allocate in dollari o euro. Per molti anni nei mercati aurei era noto che i maggiori acquirenti di oro fisico fossero guidati dalle banche centrali di Cina e Russia.  Quel che non risultava altrettanto chiaro era quanto profonda fosse la loro strategia al di là del creare semplicemente fiducia nelle loro valute in mezzo alle crescenti sanzioni economiche ed ai bellicosi proclami di guerra commerciale che venivano da Washington. Cina e Russia, insieme probabilmente ai loro principali paesi partner commerciali nei BRICS, nonché ai paesi eurasiatici aderenti all’Organizzazione  Cooperazione Shanghai (SCO), stanno progettando la creazione di un modello monetario alternativo alla centralità del dollaro. Al momento, oltre ai membri fondatori Cina e Russia, i membri dello SCO includono Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e, più recentemente, India e Pakistan. L’Organizzazione riunisce 3 miliardi di persone, all’incirca il 42% dell’intera popolazione mondiale, riuniti in una cooperazione economica e politica, oltre il 25% del Pil mondiale. Nella strategia di rafforzamento della struttura fiduciaria della propria moneta, la la Federazione russa sta lavorando per istituire una borsa per le contrattazioni sull’oro alternativa al LBMA, London Bullion Market Association. Il processo, ancorché in itinere, per essere credibile dovrà raccogliere la fiducia dei mercati.

Sul grande capitolo della de-dollarizzazione ed eleggibilità di una moneta alternativa rimangono aperte molte incognite. Abbiamo dedicato alcuni studi in materia (sintesi). Non vi sono ancora prove concrete che il ruolo della divisa americana sia sulla via del declino strutturale, benché negli ultimi vent’anni la sua ponderazione nelle riserve valutarie detenute dalle banche centrali sia diminuita. Indubbiamente le sfide, derivanti sia dall’economia che dalla geopolitica, hanno un ruolo di prim’ordine anche per gli Stati Uniti.  Nella storia economica contemporanea vi è il precedente della sterlina che perse il suo ruolo centrale a ridosso della prima Guerra Mondiale,  con la crisi del Gold Standard, a tutto vantaggio della crescente forza economica e politica degli Stati Uniti e del dollaro.

Nemmeno l’euro è riuscito a competere pienamente con il dollaro nonostante il ruolo di un’economia avanzata di elevato standing.

La Fed non affronta il tema ma rafforza il dollaro

Il governatore Jay Powell non ha mai replicato ai vari speech riferibili al contenimento della ruolo del dollaro. Tuttavia abbiamo l’impressione che la Fed a Jackson Hole, attraverso il mantenimento di una linea di policy piuttosto aggressiva, voglia perseguire l’obbiettivo non dichiarato di sostenere il valore della propria moneta in contrapposizione alle monete appartenenti all’area dei Brics.

Il dollaro si è apprezzato strutturalmente nei confronti dello yuan renminbi, della rupia indiana, recentemente è ritornato a rafforzarsi sul rublo, conserva ancora parte del recente apprezzamento accumulato nei confronti del real brasiliano, come pure nel rapporto con il rand sudafricano. Ciò che risulta più significativo riguarda la debolezza recente del cny, ritornato a 7,25/30 contro dollaro, ovvero sul lato superiore della banda di oscillazione stimata dal nostro modello e che dal 2014 guida i cicli rialzo-ribasso del dollaro cny [vedi grafico].

L'ORIENTAMENTO DELLA FED DOPO JACKSON HOLE ED IL SUMMIT BRICS

WB ANALYTICS: USD CNY CYCLE

LA BCE STA CONSIDERANDO IL RALLENTAMENTO DELL’ECONOMIA IN EUROZONA?

Dopo l’ultimo rialzo dei tassi operato dalla BCE sono aumentate le attese per l’apertura di una fase di attesa da parte del Consiglio. Il robusto rallentamento della crescita in Eurozona, ma soprattutto in Germania, lascerebbe supporre che la Banca possa astenersi dall’effettuare ulteriori chiamate al rialzo dei tassi. Ad agosto l’inflazione è ulteriormente scesa, anche se il focus del Consiglio si è spostato sull’aumento del costo dei salari nel comparto dei servizi, la tendenza appare governata da forze regressive. In effetti nei dati di agosto abbiamo osservato un crollo degli indici di fiducia anche del comparto services, spingendo il PMI Composite (manifattura + servizi) in un’area di contrazione preoccupante.

Il mercato ha spinto passo dopo passo l’eur usd verso livelli prossimi ai minimi dell’anno. In realtà le attuali quotazioni scambiano sulla linea di proiezione dei minimi fissati tra marzo, 1,0514, e fine maggio 1,0633 eur usd. Lo scenario che avevamo indicato per l’estate sulla base dell’analisi elaborate nell’INSIDE CENTRAL BANK , a margine dell’ultimo consiglio di Fed e BCE, sta confermando le nostre attese: il cambio eur usd è sceso effettivamente sotto 1,09 confermando l’apprezzamento per niente scontato del dollaro.

L'ORIENTAMENTO DELLA FED DOPO JACKSON HOLE ED IL SUMMIT BRICS

WB ANALYTICS RISK MANAGEMENT: EUR USD MOMENTUM CYCLE

Nel nostro Outlook di settembre abbiamo messo in evidenza ancora una volta la valenza ciclica degli effetti prodotti lo scorso anno dal consolidamento degli scambi sotto area 1,12/1,10 eur usd. Lo scorso anno ciò aveva proiettato i valori verso livelli che non si vedevano da almeno vent’anni all’indomani dell’introduzione dell’euro, area 0,95; ora il range delimita i recuperi dell’euro mantenendo gli scambi su aree di equilibrio ben diverse da quelle rilevate tra il 2005 ed il 2015.

Qualora nei prossimi mesi dovessimo osservare una linea di policy monetaria più aggressiva da parte delle Fed rispetto a quella congiunturalmente sostenibile per la BCE, potremmo leggervi un pezzo di risposta funzionale degli Stati Uniti a quanti vedono l’imminente declino del ruolo economico ma soprattutto finanziario della loro moneta.

L'ORIENTAMENTO DELLA FED DOPO JACKSON HOLE ED IL SUMMIT BRICS

WB ANALYTICS RISK MANAGEMENT: EUR USD LONG TERM CYCLE

 

Abbiamo realizzato il rapporto sul mercato valutario per il IIIQ presentando la nostra view di scenario, una visione del quadro macro economico letto attraverso i sondaggi PMI con l’andamento della domanda, gli ordinativi attesi, la dinamica dei prezzi e la marginalità delle aziende. Infine nell’ultima sezione del report riportiamo le schede analitiche per le principali divise.

GIUGNO 2023
Nelle riunioni delle banche centrali di giugno, Fed e Bce hanno ricalibrato le aspettative rispetto all’ipotesi di un taglio dei tassi, parte Fed, nella prima già in autunno. Ha sorpreso infatti, l’indicazione fornita dalla matrice Dot Plot, dove ogni membro del Federal Open Market Committee (FOMC) esprime le proprie stime sul posizionamento futuro dei Fed Funds rate, su due potenziali nuovi rialzi dei tassi d’interesse per l’anno in corso.

I dots non sono scolpiti nella pietra, rappresentano le attuali proiezioni fatte sulla base di dati congiunturali del momento.
Possono quindi subire variazioni nel tempo per cui vanno sempre ponderati sulla base dell’evoluzione del quadro economico. Tuttavia influenzano l’opinione degli investitori anche se non rappresentano un paradigma infallibile.

Anche la Bce non ha fatto mancare le sue convinzioni.
Il bias rimane restrittivo nonostante la discesa in campo recessivo dell’economia dell’Eurozona nonché della Germania.

E’ possibile che la comunicazione delle banche centrali rimanga articolata su schemi di rigidità monetaria, nel timore che i mercati possano ritenere la perdita di momentum della crescita economica come atto preliminare ad un allentamento delle linee di policy. Esse temono, secondo questa tesi, che i mercati azionari possano creare bolle alimentando indirettamente l’inflazione. Pertanto preferiscono tenere a freno l’esuberanza dei mercati, correndo il rischio di commettere passi falsi in termini di policy. Errori, questo si, che comprometterebbero la tenuta del ciclo economico. Cosa che peraltro sta già avvenendo.

per continuare a leggere…

WBFLASH

PODCAST

I dati PMI Manufacturing e Services che abbiamo analizzato su scala globale dopo la loro pubblicazione che riportava i dati aggiornati al mese di maggio, evidenziano un nuovo rallentamento della crescita. In Eurozona abbiamo visto peggiorare tutte e due le famiglie di dati, mentre negli Stati Uniti abbiamo rilevato soltanto un miglioramento parziale della performance economica a maggio rispetto ad aprile.  Rimane impressionante la perdita di fiducia delle imprese tedesche. La Germania soffre più di altre aree le difficoltà sommate tra la minore sicurezza in campo energetico associata alla transizione ecologica.

Nel nostro report aggiornato WB COMMODITY PERSPECTIVES mettiamo in evidenza le diverse storie macro economiche che stanno caratterizzando l’andamento di ogni singola macro regione.

Come sempre al centro di ogni riflessioni vi è l’evoluzione della crescita negli Usa rispetto all’Eurozona e rispetto alla Cina Continentale.

Il PMI composito negli Usa relativo al mese di maggio è stato rivisto al ribasso a seguito di una minore espansione delle attività nel settore dei servizi. L’analogo indice dei servizi ISM pubblicato nel Report On Business dell’Institute for Supply Management, ha evidenziato a malapena una crescita a seguito del rallentamento dei nuovi ordini e la discesa dell’occupazione al di sotto del livello critico di 50.  Dal punto di vista dei prezzi, il sondaggio ISM ha indicato una flessione dell’indice al minimo di tre anni.  Anche gli ordinativi industriali di aprile hanno registrato valori inferiori alle attese. Il tenore dei dati ha interrotto il rialzo del prezzo del petrolio, riacceso dopo le dichiarazioni del Ministro del petrolio arabo su un ulteriore taglio della produzione giornaliera a partire dal mese di luglio.

Ciò dovrebbe supportare l’idea che la Fed possa permettersi di mettere in pausa il suo ciclo di inasprimento come da attese, nella riunione del Fomc nel prossimo meeting del 13/14 giugno.

La curva future dei Fed Funds non sconta più chiamate al rialzo da parte dei consiglieri della Fed.

Rimangono invece sempre di tono restrittivo le dichiarazioni rilasciate dal Presidente della BCE e dal Governatore della Bundesbank. Tuttavia la divergenza d’opinione tra le due banche centrali non ha sostenuto l’euro. Il rapporto di cambio , come da nostre attese già formulate nelle precedenti settimane, ha continuato a scendere violando definitivamente al ribasso area 1.0730 eur usd ed apprestandosi a testare nuovamente quota 1.0625.

E’ altamente probabile che il cambio tenderà a posizionarsi in attesa dell’esito dei due meeting della prossima settimana, Fed e BCE, nel range 1.0630/1.730.

Nel frattempo cogliamo con soddisfazione il segnale di raffreddamento dell’inflazione evidenziato per l’Eurozona a maggio.

I sondaggi PMI continuano a segnalare ulteriori ribassi degli Input costs e dei Prices charged su scala globale. L’indice calcolato riporta i propri valori ai tempi della pandemia assorbendo gran parte della percezione accumulata sulla pressione dei prezzi scoppiata successivamente. Contribuiscono a comporre tale risultato il ribasso dei prezzi di molte commodity industriali ed agricole a cui dobbiamo aggiungere l’assorbimento quasi totale del rialzo dei prezzi del gas ed in parte del petrolio. Su questo elemento ha giocato ancora una volta il rapporto di forza che l’Opec+ sta esercitando nei confronti del mercato. Il rischio di un breakout di area 70 usd/bar (Brent), più volte da noi segnalato come livello critico ai fini della formazione dei prezzi, ha spinto l’Arabia ad incrementare i tagli della produzione per sostenere i prezzi in un contesto in cui la domanda tende a flettere sostenendo l’azione speculativa al ribasso dei money managers.

 

Il mercato quindi, dopo la conclusione del tema sul debt ceiling americano, ritorna a focalizzare l’attenzione sulle prospettive economiche e la continua debolezza del settore di produzione dei beni, che a sua volta ha portato a un calo dell’inflazione dei relativi prezzi. Oltre all’area G7, diverse regioni asiatiche  hanno visto prevalere la debolezza a seguito di una domanda debole. La PBoC ha chiesto alle banche di sostenere il tenore della crescita applicando una riduzione dei tassi nella concessione di credito. Il clima generale delle esportazioni nella Cina continentale rimane influenzato negativamente da una flessione sempre più marcata dei flussi commerciali globali.

Tuttavia il comparto dei servizi continua a sostenere la crescita globale. Anche nel mese di maggio si è registrata una divergenza settoriale ancora maggiore in termini di nuovi afflussi di ordini, dove il divario tra servizi e manifatturiero è cresciuto al massimo dal 2009. Mentre la crescita della domanda di servizi ha raggiunto il livello più ripido da luglio 2021, i nuovi ordini nel settore manifatturiero sono diminuiti per l’undicesimo consecutivo mese.

WB MARKET MOVER MONITOR

 

FOREX MARKET

In questo scenario ci avviciniamo al nuovo appuntamento con i meeting delle banche centrali. Martedì la Reserve Bank of Australia ha alzato nuovamente i tassi di 25 bp portandoli al 4,10%. L’eur aud, già inserito in contesto di riflessivo ha accelerato al ribasso favorito dagli acquisti di dollari australiani. Ci aspettiamo a breve un test dell’area 1.5850 eur aud con una propensione di medio termine sempre orientata all’apprezzamento della divisa australiana.

Anche la Bank of Canada Bank aggiorna mercoledì’ la propria linea di policy. Il mercato non sconta particolari manovre. L’eur cad sta avvinando la soglia da noi attesa a 1,4280/60, dove pensiamo che si possa aprire una fase di consolidamento delimitata sulla parte alta del range da quota 1.45. L’azione di breve respiro dovrebbe riportare nuova domanda sul dollaro canadese spingendo i corsi a violare area 1.4250 per puntare verso 1.40 eur cad.

RATES

Il progressivo raffreddamento dell’inflazione sta contribuendo ad aumentare il flusso di domanda sui bond governativi su scadenze medio lunghe. Gli operatori guardano con attenzione area 2.25 per il 10 Y Bund e 4% per il 10 Y BTP dove è presente il trigger  sotto cui incrementare gli acquisti. Il 10 anni Treasury americano continua a consolidare il range sotto 3.85% per flettere nuovamente in direzione di area 3,45 e 3,30% a breve termine.

L’IRS a 2 anni continua a distribuire all’interno di una fascia di valori ristretta, propedeutica ad una verifica di quota 3,45 & 3,25%. Sotto tale range dovremmo assistere ad una ripresa dell’azione riflessiva che il nostro modello stima possa riportare i tassi verso 2.75% nei prossimi mesi.

 

 

FX RISK MANAGEMENT

FX ANALYTICS REPORT

SETTIMANA NUM 6.23 – 7 FEB 23

Con la prima riunione dell’anno le principali banche centrali, pur riconoscendo i significativi progressi ottenuti sul fronte dell’inflazione, hanno deciso di mantenere una postura restrittiva sui tassi. La Fed alzando di 25 bp, dichiara di voler effettuare almeno altri due rialzi, la Bce per non perdere contatto con la prima asserisce di aumentare di altri 50 bp nella riunione di marzo.  La BoE segue in un’area intermedia l’azione delle due grandi BC.

Il nostro TEAM FX Analytics si aspetta ora una rimodulazione dei rialzi dei tassi da parte della FED con uno spostamento al rialzo di 50 punti base dei Fed Funds nelle prossime riunione . Invece di fermarsi al 5,00% dopo un aumento di 25 pb il mese prossimo, ci aspettiamo che il Fomc spinga i tassi al 5,25%  nel mese di maggio.  So che i mercati hanno la memoria del pesce rosso e tutti avevano sempre ragione, ma 12 mesi fa quella visione sarebbe stata vista come fantascienza.

L’esito delle tre riunione riporta quindi  un nuovo equilibrio sui mercati: l’euro in forte recupero da dicembre, perde momentum e viola al ribasso l’importante sostegno tecnico a quota 1,08… PER CONTINUARE A LEGGERE CHIEDI DI SCARICARE IL REPORT

 

  • QUALI EQUILIBRI SARANNO RAGGIUNTI DAI TASSI D’INTERESSE ALLA FINE DEL LORO CICLO RIALZISTA?
  • USA: CRESCITA E SALARI NELLA POLITICA MONETARIA DELLA FED
  • L’EURO HA ESAURITO LA SPINTA AL RIALZO?
  • LE STIME DEL NOSTRO TEAM ANALYTICS SUL RIPOSIZIONAMENTO DEL DOLLARO
  • FX ANALYTICS: EURO VERSO EUROPE & EASTERN EUROPE CURRENCY – ASIA CURRENCY – LATAM CURRENCY

PER CONTINUARE A LEGGERE CHIEDI DI SCARICARE IL REPORT

Il Black Friday coincide con il giorno successivo al Ringraziamento,  fissato da  Abramo Lincoln nel 1863 il quarto giovedì di novembre. Il Black Friday di conseguenza  cade sempre il quarto venerdì di novembre.

Formalmente il “venerdì nero” non sarebbe una festività ufficiale ma, siccome le scuole, gli uffici pubblici e molte aziende sono chiuse durante il Thanksgiving, si allungano i giorni di vacanza facendo ponte con il weekend successivo. Generalmente nel giorno del Ringraziamento anche i negozi sono chiusi e, quando riaprono il giorno dopo, di solito lo fanno con grandi sconti e offerte. Poiché dicembre è alle porte, inoltre, il Black Friday segna di fatto l’inizio della stagione dello shopping natalizio.

Secondo le ricorrenze economiche il Black Friday segna negli auspici il giorno in cui le rilevazioni contabili grazie alla concentrazione massiccia degli acquisti passano dal segno rosso a quello nero. Semplicemente i bilanci ritornano in utile. Un altro motivo, decisamente laico, per celebrare le aspettative di bilancio.

Per pura coincidenza di calendario, questa settimana avremo la pubblicazione dei dati PMI flash di novembre per le principali economie sviluppate. I sondaggi rilevati da S&P Global riporteranno le aspettative di crescita proprio per gli Stati Uniti ed a seguire per Eurozona, Regno Unito, Giappone e Australia. Avremo quindi un aggiornamento sulle condizioni economiche per il penultimo mese dell’anno. I precedenti dati di ottobre hanno delineato un ulteriore rallentamento dell’economia globale paventando in misura crescente i rischi di recessione in un quadro macro economico sempre dominato da elevati standard inflativi. Di conseguenza le rilevazioni di novembre saranno analizzate per verificare da un lato quanto reale siano le aspettative recessive e quanto il rapporto tra crescita ed inflazione possa determinare le implicazioni di politica monetaria che attueranno le banche centrali a dicembre.

Sul quadro complessivo emerge una maggior tenuta dell’area americana e giapponese, mentre in Eurozona e nel Regno Unito i segnali sembrano meno confortanti.

BLACK FRIDAY WEEK

GLOBAL PMI FLASH NOVEMBER SURVEY

Tra mercati e banche centrali risulta sempre più marcato il confronto tra l’esuberanza dei primi e l’azione di contrasto delle seconde. Ogni qualvolta le banche centrali tendono ad allentare la comunicazione sul tenore della politica monetaria i mercati tendono a reagire con acquisti sull’azionario in sfida all’azione monetaria. Questa reazione risulta particolarmente marcata negli Stati Uniti. I prezzi delle azioni sono saliti in precedenza a seguito di letture dell’IPC di ottobre inferiori alle attese negli Stati Uniti, mentre gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio, più forti del previsto, hanno riportato gli investitori nuovamente in tensione.

Alla radice di questo fenomeno c’era stata l’incertezza che avvolgeva il percorso della Federal Reserve statunitense dopo che vari membri della Fed avevano segnalato la loro apertura a un aumento dei tassi più lento nelle prossime riunioni. Secondo le dichiarazioni rilasciate nell’ultima conferenza stampa di Jerome Powell, a margine del Fomc di inizio novembre, il ritmo al quale i tassi di interesse saranno eventualmente  aumentati sarà principalmente guidato dai dati. Pertanto, in questo contesto, non solo i verbali della Fed di novembre saranno analizzati questa settimana, ma i dati, tra cui i dati flash del PMI statunitense di novembre, saranno attentamente monitorati per indizi sull’inflazione, l’occupazione e le tendenze della produzione. Qualsiasi indicazione di un allentamento delle pressioni inflazionistiche e, purtroppo, di un rallentamento delle condizioni economiche o del mercato del lavoro può essere interpretato come segnale di un aumento dei tassi più lento. Ciò potrebbe fornire supporto ai Risky Asset.

Anche in Europa sono attesi i dati flash PMI per il mese di novembre. Nell’area gravano in modo più concreto i rischi su un’imminente fase recessiva. Secondo i  sondaggi operati da S&P Global, la fiducia delle imprese è scesa fissando un nuovo minimo ad ottobre. A partire da mercoledì il calendario economico riporterà per la Germania i dati PMI, giovedì le aspettative delle imprese IFO,  la fiducia dei consumatori dell’Eurozona ed infine le rilevazioni sul PIL tedesco del 3° trimestre. 

Infine, in Asia, giovedì si riunirà la Bank of Korea per cui sono attesi ulteriori inasprimento dei tassi, +25 bp,  previsto per affrontare le pressioni inflazionistiche in corso. Anche Thailandia e Singapore pubblicano i dati sul PIL del terzo trimestre.

WB MARKET MOVER MONITOR

BCE E FED – Venerdì la presidente Christine Lagarde ha ribadito che Francoforte potrebbe dover limitare la crescita per contenere l’inflazione, e altri esponenti della banca centrale hanno segnalato un ritmo di rialzo dei tassi più lento e un avvio invece più rapido della riduzione del bilancio. Sempre la scorsa settimana le banche della zona euro hanno rimborsato in anticipo 296 miliardi di euro di fondi Tltro III della Bce, un ammontare decisamente inferiore alle attese. Gli analisti del resto avevano segnalato che anche in caso di un ammontare ben più alto l’impatto sul mercato sarebbe stato marginale, data l’ampiezza – poco al di sotto dei 4.700 miliardi la scorsa settimana – del cuscinetto di liquidità.

Negli Stati Uniti la presidente di Fed Boston, Susan Collins, ha detto che la banca centrale deve effettuare altri rialzi dei tassi di interesse, spiegando che un aumento da 75 punti base è ancora “sul tavolo”; per il presidente di Fed St Louis, James Bullard, il target della Fed deve salire al 5-5,25% rispetto all’attuale livello appena sotto il 4% per essere “sufficientemente restrittivo” per combattere l’inflazione.

FOREX L’eur usd dopo la reazione verso area 1,0450 sta rientrando al centro di un range che governa gli scambi dalla fine di settembre e che quota attorno alla parità il proprio baricentro.  Ci aspettiamo quindi una fase di consolidamento che dovrebbe accompagnarci sino alla fine dell’anno.

BLACK FRIDAY WEEK

WB ANALYTICS: EUR USD SHORT TREND

I mercati stanno monitorando quanto l’apertura di dialogo tra USA, Nato e Russia possa trovare una base concreta per aprire un tavolo negoziale sul fronte geopolitico, utile per tracciare una linea su cui l’Europa possa trarre un beneficio in termini di esposizione economica al conflitto in corso. Chiaramente sull’Unione pesano le difficoltà relative alle forniture energetiche, soprattutto gravano tuttora gli effetti delle quotazioni del benchmark sui prezzi del gas e di conseguenza dell’energia elettrica che fa riferimento al future sul Dutch TTF. Le quotazioni, dopo il ritracciamento verticale del rialzo maturato la scorsa estate sino a fissare il picco a 350 eur mwh, stanno collaudando l’area 100/125. In più occasioni abbiamo scritto dell’importanza tecnica di questa soglia ai fini della formazione di un nuovo segnale riflessivo dei prezzi. La violazione aprirebbe un nuovo range di riferimento attivando un significativo segnale correttivo dei prezzi in grado di riportare i valori su livelli meno penalizzanti (70/50 eur mwh) per l’economia europea.

BLACK FRIDAY WEEK

WB ANALYTICS: TTF GAS CYCLE TREND

Nel quadro geo economico europeo, l’Italia mette in evidenza segnali di resilienza.

Con l’aumento dei rischi di recessione globale, le tensioni sui tassi in Eurozona rimangono elevate dopo i recentissimi commenti della BCE, sempre intenzionata a reprimere l’inflazione con gli aumenti dei tassi già annunciati a settembre. Ciò nonostante la parte lunga della curva inizia ad appiattirsi confermando da un lato le attese recessive, dall’altro la tenuta dei rendimenti soprattutto nell’ambito degli emittenti periferici.

In settimana avremo la lettura aggiornata dei dati PMI per le principali aree economiche mondiali. Questa mattina l’esito dei sondaggi in Eurozona ha evidenziato la tenuta del manifatturiero italiano, con un ulteriore declino per Germania e Spagna completato dalla flessione della Francia. Sempre in settimana avremo la lettura dell’andamento della produzione industriale in Germania, Francia e Spagna.

C’è da dire che il bicchiere rimane purtroppo mezzo vuoto in quanto tutte le letture evidenziano indici con valutazioni inferiori a quota 50, ovvero fluttuanti in un’area che già ora preannuncia recessione.

Tra tutti i dati PMI emerge la tenuta del manifatturiero con un recupero dei servizi nel mese di settembre per l’area statunitense. L’indice sui servizi evidenzia un corposo rimbalzo da quota 45 in direzione di area 50.  Le valutazioni  dei managers americani portano con se un dato tutto sommato positivo: l’ulteriore riduzione dei costi industriali. Condizione meno evidente in Europa a causa dei nostri problemi sui costi dell’approvvigionamento energetico.

Le quotazioni del benchmark sul Natural Gas europeo, il Dutch TTF, rimangono elevate nonostante il recente declino che, dai picchi di area 340 eur mwh, sta spingendo i valori sotto quota 170 euro ancorché Nord Stream 1 e 2 siano in avaria a seguito del recente sabotaggio.

Sui prezzi del gas naturale rimane attiva la nostra view segnalata il 2 settembre. Le valutazioni presentate in quei difficili momenti, ovvero in presenza dei picchi a 340 euro, in cui fissavano un rientro dei valori in prima battuta verso 200/180 e, successivamente, il ritracciamento completo verso quota 100 euro rimangono tuttora confermate.

Nelle prossime settimane con l’avanzare dell’autunno e la stagione invernale saranno le condizioni meteo a dettare il passo sull’andamento dei prezzi. Temperature inferiori alla norma potrebbero compromettere i precari-ssimi equilibri tra domanda ed offerta. Gli stoccaggi potrebbero non risultare sufficienti qualora dovessimo affrontare un’inverno più rigido della media degli ultimi 10 anni.

Ritornando alla settimana macro economica, i mercati monitoreranno da vicino i potenziali interventi della Banca d’Inghilterra tra la volatilità dei mercati dei Gilt e dei cambi, nonché gli sviluppi politici del Regno Unito.

i mercati seguiranno con estrema attenzione il rapporto

La settimana si conclude con il rapporto sull’occupazione americana in calendario venerdì alle 14.30. Il dato più atteso converge sul numero di occupati escluso il settore agricolo. L’esito delle statistiche per il mese di settembre fornirà importanti indicazioni sulla posizione politica della Fed. Si prevede un rallentamento della crescita del personale non agricolo da un aumento di 315.000 ad agosto a 250.000 a settembre. Questa sarebbe la peggiore performance da dicembre 2020, anche se il ritmo in rallentamento dell’aumento di posti di lavoro riflette in parte una naturale moderazione nelle assunzioni in mezzo all’attuale rigidità del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione dovrebbe mantenersi al 3,7%. Si prevede che la crescita media dei costi orari si manterrà allo 0,3%. Qualsiasi andamento del mercato del lavoro più forte del previsto si aggiungerà naturalmente alla visione crescente di un inasprimento più aggressivo della Fed sui tassi Fed Funds con un allungamento temporale della fase rialzista come indicato nel diagramma Dot Plots del Fomc.

ITALIA: RESILIENTE NONOSTANTE IL QUADRO MACRO

WB ECONOMICS: FEDERAL RESERVE INTEREST RATES DOT PLOT

WB MARKET MOVER MONITOR

I mercati Forex si stanno avvicinando alla riunione del Consiglio di ottobre della BCE del 27 ottobre, dove il Board dovrebbe deliberare un ulteriore incremento dei tassi nell’ordine di 75 bp. Con il 15 dicembre la Banca Centrale completerà il suo ciclo di riunioni operative per l’anno in corso. Gli operatori scontano due manovre restrittive. Anche la Fed ha dichiarato di voler proseguire la sua azione, nonostante l’intensificarsi dei segnali recessivi e la recente riduzione del tasso d’inflazione che dal picco del 9,1% di giugno è passato all’8,3% a settembre.

L’euro dopo la discesa a 0,95 ha aperto una reazione che incontra in queste ore un primo ostacolo in area 0,9830 contro dollaro. Per invertire l’attuale tendenza riflessiva dell’euro sul dollaro ci sono più ostacoli da superare. Pensiamo che nelle prossime settimane il mercato proverà a mettere sotto pressione il dollaro, da un lato per riequilibrare il rapporto tra domanda ed offerta, dall’altro per verificare le sue potenzialità.

In ogni caso il quadro di riferimento rimane sempre centrato sul differenziale tassi tra Europa e Stati Uniti. Inoltre in una fase in cui si sta giocando sul piano geopolitico per affermare il primato di potenza pensiamo che sia nell’interesse dell’Amministrazione americana mantenere alto il tenore del dollaro che sempre più si pone come antagonista alla definizione di una linea di contrapposizione valutaria in via di definizione dai paesi SCO, Shanghai Cooperation Organization, a cui aderiscono oltre a Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan con l’appoggio di India ed ora Iran. Tra gli obbiettivi, il SCO conta di promuovere una divisa forte per denominare gli scambi di materie prime e commerciali in alternativa al dollaro.

 

Attendiamo la FED ma la scena rimane aperta sull’ultima riunione della BCE la cui partitura più che raccontare la decisione sui tassi, continua a tenere alto l’effetto sul TPI il nuovo scudo anti spread.

La FED alzerà nuovamente i tassi mercoledì, dopo la due giorni del Fomc. L’attesa rimane focalizzata su un rialzo di 75 basis point, 80% di probabilità contro il 20% per un rialzo superiore, 1%.

Mentre scorre il count down si profilano i segnali di un rallentamento della crescita su scala globale a partire dall’Eurozona, che non risparmia comunque nemmeno gli States.

Gli indicatori di sentiment segnalano nella rilevazione PMI Flash di luglio il passaggio dell’indice Composite sotto quota 50 per le due aree economiche. In Europa a trascinare al ribasso l’indice composto, 49,4, è il comparto manifatturiero 46,1; in America il Composite, 47,5 è zavorrato dal Business Services 47, rilevato ai minimi degli ultimi 26 mesi.

FED e BCE: ATTENDIAMO LA FED MA IL FOCUS RIMANE SULLA BCE

EZ PMI COMPOSITE

In Eurozona il comparto manifatturiero risulta più colpito dalla diminuzione degli ordinativi e dalle pressioni inflative generate dai prezzi dell’energia in un contesto in cui anche i servizi cominciano a segnare il passo.

FED e BCE: ATTENDIAMO LA FED MA IL FOCUS RIMANE SULLA BCE

PMI COMPOSITE EUROZONA

US PMI COMPOSITE

Le aziende hanno indicato tra le cause della perdita di momentum gli effetti della politica monetaria restrittiva e le condizioni inflative sull’offerta finale. Sul fronte dei costi di input invece rilevano un ulteriore allentamento delle pressioni. In generale i nuovi ordini non soddisfano le attese ne sul fronte del mercato interno quanto quello export.

Le rilevazioni Flash che anticipano il dato effettivo di luglio tendono a proiettare n’ombra sulla crescita nel terzo e quarto trimestre.

Del resto sono diverse settimane che registriamo una progressiva flessione delle quotazioni delle commodity industriali, a cui vanno ad aggiungersi i costi sui noli marittimi, in linea con i segnali tendenziali lanciati a marzo aprile nel nostro Blog a partire dai metalli ferrosi e non.

Il rame dopo una lunga fase di distribuzione intercorsa durante il periodo che va tra gli inizi dell’anno ed il mese di aprile, dove sono stati fissati due picchi allineati a quota 10750 (LME), ha invertito tendenza sino a crollare verticalmente in direzione del nostro target 7500 prima e 7000 usd/t ora.

Mentre il rame rappresentando una sorta di benchmark per i metalli, in particolare quelli non ferrosi, si muove con una volatilità più controllata, altri metalli hanno replicato con maggior enfasi alle pulsioni del ciclo economico. Il loro declino anticipa di fatto una contrazione del clima economico.

WB MARKET MOVER MONITORFED E BCE

Come abbiamo commentato in INSIDE CENTRAL BANK, la diretta streaming condotta da Wlademir Biasia per analizzare le decisioni della BCE la scorsa settimana, le banche centrali stanno cercando di contrastare l’inflazione raffreddando la domanda attraverso l’inasprimento della politica monetaria. Pertanto l’inversione della tendenza da rialzista a ribassista delle materie prime rientra tra i loro obbiettivi e per farlo, secondo la nostra view, hanno messo nel conto il rischio di contrarre il ciclo economico.

COMMODITY

Il ribasso sta colpendo anche gli agricoli, le soft commodity ed ora potrebbe estendersi anche al comparto dell’energia. Su questo fronte da tempo abbiamo messo in evidenza il ritorno delle quotazioni del Brent verso 100 usd/bar segnalando l’importanza tecnica del breakout di tale livello per trasmettere un più ampio e significativo segnale riflessivo in grado di spingere le quotazioni verso area 80 usd senza escludere uno showdown in direzione dei 60 usd/bar.

Su questo tema si apre la riflessione sul Natural Gas importato dalla Russia il cui benchmark, Dutch TTF future, ha per il momento delimitato il rialzo fissando un picco in area 175/185 eur mwh e che potrebbe perdere momentum prossimamente a determinate condizioni la cui sintesi potrebbe concretizzarsi  a seguito di un eventuale  ritorno dei prezzi sotto quota 135 euro.

FOREX MARKET

L’ampiezza del rialzo dei tassi deciso dalla BCE di 50 basis point, applicato oltre le attese iniziali di 25 punti, potrebbe essere messo in relazione al rialzo  di 75 punti (qualora rispettato) della FED questa settimana e mantenere di conseguenza attiva la reazione dell’euro verso area 1,0450 eur usd.  In attesa della decisione della Riserva Federale, focalizzeremo l’attenzione nel range 1,0120 – 1,0270. Ci aspettiamo tuttora un break up del livello superiore ed una progressione verso ‘obbiettivo indicato.

Si tratta di un riequilibrio delle contrattazioni che rimane inserito ancora in un contesto dove il ciclo riflessivo dell’euro nei confronti del dollaro appare ancora attivo.

La verifica di questo passaggio avrà impatti sulle strategie di Risk Management. Stiamo analizzando lo scenario che ci porterà agli inizi dell’autunno, quando apriremo, con le aziende che seguiamo con il nostro servizio di advisory, le riflessione sulle strategie di valutazione dei cambi di budget e di listino, import ed export, nonchè i conseguenti piani di controllo del rischio.

INFLAZIONE: abbiamo raggiunto il picco?

Nel mese di luglio le principali banche centrali chiameranno durante i loro meeting di politica monetaria robusti rialzi dei tassi ufficiali in risposta alle pressioni inflattive. La Fed confermerà un rialzo di 75 bp, 25 la BCE, la BoE dovrebbe alzare di 50 bp, la Banca centrale australiana lo ha appena fatto. La tendenza globale di un inasprimento aggressivo della politica monetaria vedrà inoltre la stretta della Banca centrale del Canada la quale prevede anch’essa un aumento di 75 punti base questa settimana, dopo due aumenti consecutivi di 50 punti base. Nell’insieme si supererà in termini statistici  il robusto aggiornamento di giugno.

Pensiamo che l’azione vada inserita in un contesto di adeguamento degli equilibri monetari ad uno scenario in cui la crescita dei prezzi è ben oltre le dimensioni nel rapporto di scala tra tassi ufficiali ed inflazione. Mentre i primi stanno uscendo da un ciclo deflattivo e quotano ancora a sconto sull’inflazione, quest’ultima ha raggiunto valori rapportabili alla scala degli anni ’80.

Le banche centrali sono consapevoli di questa situazione, ma probabilmente giocano sul rapporto che intercorre tra politica monetaria, inflazione e debito salvaguardando il principio nominalistico del debito a discapito del suo valore reale. La strategia potrebbe essere progettata su orizzonte temporali utili per ottenere questo risultato. Il percorso di conseguenza non sarà lineare, bensì articolato.

Il riequilibrio dei prezzi delle materie prime in atto rientra pertanto su questa linea strategica e rappresenta un’adeguamento dei valori da inserire temporaneamente nel percorso di valore.

Il ribasso delle commodity industriali a cui si sta unendo quello delle agricole e dell’energia sta spingendo il mercato ad interpretare l’attuale fase come un potenziale rallentamento dell’economia globale. Per tali ragioni è più che plausibile porsi la domanda di cui agli inizi del nostro post: inflazione siamo al picco?

L’andamento delle principali commodity confermerebbe tale ipotesi, con il distinguo sui prezzi dell’energia pagati in Europa per il gas.

Ribasso delle quotazioni delle materie prime e crescita sono quindi variabili correlate direttamente.

Questa settimana avremo il rilascio di una serie di dati sul PIL per Regno Unito, Cina e Singapore, che senza dubbio saranno al centro dell’attenzione. Allo stesso tempo, i dati sulla produzione industriale per Giappone, Eurozona, India, Cina e Regno Unito saranno esaminati per verificare l’ampiezza del rallentamento dei tassi di crescita. I dati sulle vendite al dettaglio e sul sentiment per gli Stati Uniti completerà il calendario macro economico per l’ottava che ci introduce alla prossima ottava quando ritorneranno a riunirsi i consigli della FED e della BCE per deliberare l’annunciato rialzo dei tassi.

I riflettori, tuttavia, sono probabilmente puntati sulla Cina, che ha visto persistere i blocchi nel secondo trimestre, per il quale vengono diffusi i dati sul PIL. Mentre l’ultimo PMI ha rivelato un ritorno alla crescita dopo alcuni recenti allentamenti delle restrizioni COVID-19, la crescita della domanda rimane debole nonostante la politica zero-COVID in corso. Le nostre previsioni attualmente vedono la Cina continentale contrarsi nel secondo trimestre a un tasso trimestrale annualizzato dello 0,17%, portando il tasso di crescita anno su anno allo 0,8%, il più debole dai blocchi pandemici del primo trimestre 2020.

Il Regno Unito pubblicherà le stime del PIL relative al secondo trimestre mercoledì, insieme ai dati sui servizi e sulla produzione industriale, che probabilmente confermeranno il rallentamento economico atteso. Sebbene i recenti dati PMI per il Regno Unito abbiano indicato una crescita dell’attività imprenditoriale, i sondaggi mostrano anche che la crisi del costo della vita ha colpito la crescita della domanda, aumentando il rischio di un’ulteriore contrazione economica del Regno Unito e recessione tecnica nel terzo trimestre.

Il calendario economico degli Stati Uniti prevede nella giornata di venerdì la pubblicazione dell’andamento delle vendite al dettaglio ed del sentiment dei consumatori. I dati sulle vendite al dettaglio saranno analizzati per valutare se l’aumento dei costi del carburante si sia aggiunto alle pressioni sui prezzi e abbia costretto i consumatori a ridurre la spesa, come evidenziato dai recenti sondaggi PMI sui servizi in forte rallentamento e prossimo a quota 50.

L’Eurozona, il Giappone e l’India riporteranno invece i dati sulla produzione. I primi due dovrebbero confermare nelle attese un nuovo calo rispetto alla  contrazione della produzione industriale rilevata negli ultimi mesi. Nel frattempo a differenza di altre aree il settore manifatturiero indiano continua a registrare ottime performance.

INFLAZIONE: abbiamo raggiunto il picco?

I recenti sondaggi PMI hanno messo in evidenza un rallentamento dei costi di input delle aziende al ritmo più significativo degli ultimi quattro mesi, segnalando un raffreddamento dell’inflazione dei prezzi al consumo globale. Mentre la crescita e dei costi di input ha avuto improvvise accelerazioni durante la pandemia, ora sembra incontrare un significativo rallentamento della dinamica. Ciò potrebbe costituire l’inizio di una fase di riequilibrio.

In primo luogo, il recente rallentamento della domanda è maggiore che in qualsiasi momento durante la pandemia a parte la fase in cui erano attivi  i blocchi iniziali  (primavera 2020). Ritorna utile osservare  che il rallentamento dei prezzi delle commodity non è causato dalle misure di contenimento della pandemia.

In secondo luogo, il recente allentamento delle pressioni sui prezzi è associato a una sostanziale moderazione dei ritardi nella catena di approvvigionamento.

In terzo luogo, il raffreddamento della domanda finale è accompagnato da un allontanamento dalla creazione di scorte, che ridurrà ulteriormente la pressione di richiamo della domanda sui prezzi degli input.

In quarto luogo, il recente rallentamento sta determinando un forte calo delle aspettative delle imprese sulle prospettive di crescita, che ora sono scese ai minimi da settembre 2020. È probabile che questo calo della fiducia allevi la pressione sulla domanda di lavoro e sui salari, in quanto oltre ad alimentare una crescita più debole della produzione nei prossimi mesi, contribuirà ulteriormente a ridurre le pressioni sulla domanda di commodity e quindi sui prezzi.

Come sopra evidenziato rimane fuori da queste valutazioni l’incognita che più impensierisce il mondo produttivo: le quotazioni e forniture di gas in Europa.

I prezzi del future benchmark Dutch TTF dopo un consolidamento sopra quota 80 a maggio hanno ripreso a salire violando i nostri trigger di allerta per puntare verso un nuovo (ci si augura) picco tra 185/175 eur mwh. Inutile scrivere che il futuro andamento delle quotazioni è nelle mani della diplomazia, ma volendo osservare una linea più fiduciosa e fuori dagli schemi, pensiamo che prevarrà la logica di mercato. Azzardiamo pertanto l’apertura ad una visione positiva che con il ritorno dei valori sotto 135 euro possa materializzare un nuovo importante ribasso delle quotazioni.  Se ciò incontrerà i nostri auspici non mancheremo di comunicarvi i segnali per tempo.

WB MARKET MOVER MONITORFOREX MARKET

Quanto sopra scritto ci porta a confermare le nostre linee guida sull’andamento del dollaro. Il Dollar Index ha raggiunto il nostro target intermedio a quota 107 (vedi report FX OUTLOOK RISKOO). Lo abbiamo scritto e sostenuto in tempi non sospetti quando la maggioranza degli analisti istituzionali stimavano un recupero significativo per l’euro e quindi un ritorno al ribasso del dollaro.

Il rapporto eur usd invece appare destinato a verificare l’altro target per noi rilevante stimato ancora nell’OUTLOOK 2022 a 0.98 eur usd EVERYTHING MUST CHANGE.

Il mercato sta avvicinando l’area in una condizione di eccesso per cui ci aspettiamo al test  dell’area 0.99/0.98 una reazione dell’euro.

Gli operatori hanno già scontato le due manovre sui tassi attese da  BCE (+0.25%) e FED (+0.75%), in occasione delle riunioni di politica monetaria in calendario il 21 ed il 27 luglio.

Per le valutazioni sugli altri cross chiedete il nostro report dedicato FX RISKOO.

INFLAZIONE: SIAMO AL PICCO?

WB ANALYTICS: DOLLAR INDEX TREND CYCLE

COMMODITY PERSPECTIVES

Come indicato nel nostro Outlook WB COMMODITY PERSPECTIVESla tendenza sul comparto rimane tuttora orientata al ribasso con il rame che verifica nelle quotazioni del LME area 7500 usd. le reazione susseguenti al test dell’obbiettivo atteso non modificheranno la tendenza riflessiva delle negoziazioni.

Il Brent ha collaudato area 100 usd/bar come anticipato nelle precedenti settimane, sta reagendo. Tuttavia restiamo dell’avviso che prossimamente avremo un breakout dell’area ed un declino delle quotazioni verso 80 usd/bar.

INFLAZIONE: SIAMO AL PICCO?

WB ANALYTICS: BRENT OIL TREND CYCLE

Il gas naturale Dutch TTF dopo aver violato i nostri due alert trigger a 96 euro e successivamente 130 a seguito della riduzione dell’offerta russa, ha annullato almeno momentaneamente ogni ipotesi ribassista nel breve. Tuttavia come scriviamo sopra non abbiamo declinato del tutto l’attesa per un ridimensionamento dei valori che in ogni caso matura soltanto con un ritorno sotto area 135 euro.

STOCK INDEX

In un quadro di restrizioni monetarie, rallentamento della domanda i mercati azionari in correlazione con quello delle materie prime tendono a consolidare l’attuale fase riflessiva di cui abbiamo anticipato le tendenze ancora alla fine dello scorso anno. Riteniamo che non sia esaurita tale fase e che l’avversione al rischio possa ancora produrre regressioni nell’ordine del 10/15% sugli attuali valori.

INFLAZIONE: SIAMO AL PICCO?

WB ANALYTICS: S&P 500 TREND CYCLE

BOND YIELD

E’ interessante osservare la dinamica dei rendimenti. Le curve confermano lo scenario sopra descritto tracciando un profilo riflessivo evidente anche nel tratto lungo delle duration. Il nostro modello stima una flessione dei rendimenti sul tratto a 10 anni verso 0.75% a breve termine e non esclude ulteriori ribassi a medio. Ciò significa che la nostra view sul 10 Y Treasury yield rimane orientata a verificare ribassi in direzione di 2,50/2.25% a breve, 2% in un orizzonte marginalmente più ampio. In tale contesto pensiamo che i rischi sulla frammentazione dell’eurozona possano progressivamente rientrare a beneficio del BTP.

INFLAZIONE: SIAMO AL PICCO?

WB ANALYTICS: BUND YIELD 10 Y TREND CYCLE

I tassi d’interesse saranno rivisti al rialzo a partire dal mese di luglio.

Ancora una volta la BCE decide di non voler sorprendere i mercati preparandoli ad un primo rialzo già ampiamente scontato. Ne seguiranno altri a partire da settembre  qualora l’inflazione continui a premere oltre le previsioni della stessa Banca centrale. Il mercato sconta una ricalibrazione della politica monetaria sino all’1,5% entro l’anno. Più probabilmente la BCE aumenterà di altri 25 bp a settembre  con l’obbiettivo di riportare i tassi fuori dal ground zero.   Dicembre potrebbero essere ulteriormente rivisti al rialzo di 25 bp, crescita economica permettendo.

Nel contempo il governatore Lagarde ammonisce i mercati sulle intenzioni della BCE di evitare frammentazioni all’interna dell’Eurozona. Rispolvera per l’occasione il Draghi moments, sostenendo che il Consiglio metterà a punto gli strumenti necessari per affrontare la situazione. 

Tuttavia potrebbe aprirsi un  rischio: se la Bce dice ai mercati di voler difendere gli spread, i mercati tenderanno a mettere alla prova tale affermazione.

Come da programma la BCe ha comunicato le sue previsioni per l’inflazione rivedendole al rialzo ed abbassando le stime sulla crescita  

Le proiezioni indicano che l’inflazione rimarrà oltre le stime precedentemente formulate ancora per qualche tempo.

Le nuove proiezioni  prevedono un’inflazione annua al 6,8% nel 2022, prima che scenda al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024, un valore superiore a quello delle proiezioni di marzo.

L’inflazione al netto di energia e cibo dovrebbe raggiungere una media del 3,3% nel 2022. 2,8% nel 2023 e 2,3% nel 2024, anche al di sopra delle proiezioni di marzo.

La BCE riduce le sue previsioni di crescita per il 2022 al 2,8% dal 3,7% e per il 2023 al 2,1% dal 2,8%. Per il 2024, è una revisione al rialzo al 2,1% dall’1,6%.

Ieri nel nostro streaming in diretta, INSIDE CENTRAL BANK, dedicato all’analisi delle decision i della BCE, Wlademir Biasia ha fatto una digressione sui fattori che hanno scatenato l’inflazione a partire dal l’andamento dei prezzi dell’energia. WB Advisors prevede un allentamento delle quotazioni del gas, dell’energia elettrica, mentre attende una correzione del petrolio sotto 115 usd/bar per fissare anche in questo caso  un segnale di allentamento delle pressioni. La moderazione dei costi energetici unita all’allentamento delle interruzioni dell’approvvigionamento legate alla pandemia e la normalizzazione della politica monetaria dovrebbero portare a un calo dell’inflazione a medio termine.

In merito alle catene di fornitura sono stati evidenziati l’esito dei sondaggi PMI dove da un mese a questa parte si evidenzia un’inversione di tendenza con una contrazione dei ritardi sulle forniture.

Mettendo a fuoco i dati PMI sul manifatturiero su scala Globale si ricava una conferma del rallentamento degli ordinativi e dell’output. Tale rallentamento appare più marcato in Giappone ed in Eurozona. La Cina che mette in evidenza da alcuni mesi dati recessivi, ha recentemente avviato un segnale di recupero.

FX RISK MANAGEMENT EUR USD L’euro secondo quanto avevamo indicato in più occasioni, compreso il post di inizio settimana, alle prime battute in conferenza stampa è andato a testare l’area prospiciente quota 1,08 contro dollaro per regredire successivamente sotto il nostro primo livello di sostegno tecnico 1,0645.

Nell’ultimo mese avevamo indicato nei nostri Outlook l’importanza di questo ritorno dei valori da 1,04 a 1,08 in chiave ciclica.  Secondo le nostre analisi, la violazione di 1,08 ha modificato l’equilibrio degli assetti nel mercato. Il fatto che in queste ore il mercato abbiamo voluto rimettere alla prova la tenuta del livello, ad aprile in versione floor, ora come cap, rafforza la nostra opinione.

La prossima settimana si riunirà il Fomc, il braccio di politica monetaria della FED, l’esito non dovrebbe riservare sorprese. Il mercato attende un ulteriore incremento dei tassi di 50 bp.

pensiamo che su queste basi il ciclo positivo per il dollaro possa ancora rimanere attivo.

Ovviamente analizzeremo le decisioni e le parole di Jerome Powell in conferenza stampa per declinarle nel nostro modello di ricerca. Tuttavia la tenuta di area 1,08 tenderà a quel punto a conferire ulteriori segnali di forza al dollaro. Gli obbiettivi di scenario per eur usd e tutti gli altri rapporti di cambio, i livelli operativi per l’attività di Risk management potete trovarli nel nostro FX OUTLOOK RISKOO.

CONSIGLIO BCE ATTESE PER L'ANNUNCIO SUI TASSI

WB ANALYTICS: EUR USD ST