JACKSON HOLE 2017: che cosa diranno i banchieri?
Jenet Yellen ospita a Jackson Hole il Symposium dei banchieri centrali di tutto il mondo per parlare di politica monetaria. L’attesa per ogni parola, ogni virgola è tale che i mercati hanno smesso di pulsare già da qualche giorno nell’attesa di studiare ed analizzare ogni minimo passaggio dei discorsi che in particolare il Governatore della Fed e della BCE terranno.
In gioco ci sono il futuro della tendenza del rapporto di cambio più trattato nel mondo sia dal punto di vista finanziario che commerciale. Ma il vero nocciolo della questione è il nuovo capitolo della Guerra Valutaria che si sta giocando tra le aree economiche più influenti. Gli strumenti utilizzati non sono bombe intelligenti, minacce nucleari, no, sono armi di manipolazione economica.
Servono per stimolare in modo più o meno convenzionale la crescita economica ed il mondo è in guerra, o meglio in competizione, per tenere sopra la linea di galleggiamento il PIL di ogni singolo competitor. Le monete fungono allo scopo attraverso il rapporto di competitività che riescono a determinare sulla base delle loro tendenze. Un tempo si chiamavano svalutazioni competitive.
Gli Usa ritengono di essere danneggiati da un rapporto di cambio sfavorevole. L’Europa (UEM) ha bisogno di un cambio debole per non mettere a nudo gli squilibri che si sono formati nell’Eurozona. I primi avvertono i pericoli di un rallentamento della crescita e quindi cercano di far leva sul cambio per compensare i minori possibili consumi interni con l’export. I secondi crescono prevalentemente solo grazie all’export. In particolare, laddove nelle aree in cui i consumi faticano a crescere a causa di una deriva deflattiva dei salari e quindi della capacità di spesa, l’export costituisce la via di fuga per promuovere la crescita. Inoltre la ricerca di un target ottimale d’inflazione non consente alle monete di rivalutare il loro potere di acquisto. Questo vincolo risulta più significativo per le divise diverse dal dollaro in quanto quest’ultimo gode dello status di moneta di quotazione per le commodity.
L’Eurozona dopo due crisi violente, 2008 e 2011/2, sta costruendo a fatica un percorso di espansione del proprio prodotto interno lordo. Ha bisogno di animarlo con un rialzo dell’inflazione, anche perchè questa abbatte il costo reale del debito quando il suo servizio esprime tassi reali negativi (tasso nominale depurato per l’inflazione).
Il QE è stato ed è ancora lo strumento a cui hanno fatto ricorso in questi anni le banche centrali per stimolare crescita e inflazione. Oltre 9.000 miliardi di dollari equivalenti sono stati prodotti ed erogati a turnazione su scala globale dalle stesse. Da mesi si parla di un ritorno alla normalizzazione, ma quando si giunge al dunque, aumentano le tensioni. Il punto è che il QE è diventato un oppiaceo per i mercati. Il loro andamento è dipendente dalla profusione di questi oppioidi a tal punto che gli specifici recettori, che si trovano principalmente nel sistema nervoso centrale e periferico dei mercati, si legano in maniera molto marcata alla loro condizione di equilibrio. L’interruzione dell’emissione di questa iperliquidità determina la sindrome di astinenza. Crisi.
Più guardiamo con grande concentrazione i movimenti dei cambi e dei rendimenti obbligazionari, per comprendere le loro tendenze e gli effetti conseguenti sui mercati in generale e, sull’economia reale, più ci si chiede se mai riusciranno, le banche centrali, a normalizzare le loro politiche. Questo è il vero messaggio che ci si attende da Jackson Hole e questo è quello che le i banchieri non sanno o non vogliono comunicare.
L’eur usd si presenta al Symposium di Jackson Hole quotando all’interno di un ristretto range compreso tra 1.1870 ed 1.1650. Violazioni della parte alta della gamma aprirebbero la strada per un ulteriore lag rialzista dell’euro verso 1.2150/1.22, mentre breakout nella parte inferiore darebbero vita ad una correzione sino al 7 settembre quando si riunirà nuovamente il Direttivo della BCE. In quell’occasione il Board dovrà esprimersi sul futuro, elaborando sulla base dei dati aggiornati l’Outlook macro economico. La correzione può spingere al momento verso 1.15/1.1450 non oltre. Per ritornare sotto tale soglia gli operatori vorranno capire quale sia la visione della BCE in merito all’andamento dell’inflazione. Tuttavia già oggi vi sono indizi sulla volontà di allontanare il tapering il più possibile. Analizzando l’andamento del 10 anni Germania si può osservare infatti una caduta dei rendimenti poco sopra l’area tecnica 0.35%. I rendimenti in discesa sottendono principalmente a due condizioni: bassa inflazione, crescita debole, oppure shock sui mercati azionari.
La violazione di 0,30 potrebbe anticipare per queste ragioni il trigger correttivo sull’eur usd. Infatti regressione dei rendimenti sotto tale soglia implicherebbero un ‘ulteriore caduta dei rendimenti e con buona probabilità un riassorbimento dei rialzi performati dopo le elezioni francesi. Le condizioni di eur usd presentano eccessi di comprato statistico. Tali eccessi producono in condizioni normali quantomeno un’azione riflessiva di bilanciamento. Il Dollar Index dopo settimane di debolezza sta cercando di consolidare una base per avviare una reazione: il recupero tuttavia rimane vincolato al breakup di area 94/95. Affinchè questi fattori possano ridimensionare le attuali quotazioni dell’eur usd, Mario Draghi deve usare la massima accortezza sulle parole che pronuncerà per evitare di ottenere le stesse eccessive reazioni non gradite, raccolte dopo l’intervento di Sintra. Sono le minute rilasciate dalla BCE dopo l’ultimo consiglio che lo notificano.
Comunque sia è verosimile che rimarremo delusi dagli esiti del Symposium di Jackson Hole. Continuerà ancora il gioco del Labyrinto Magico, dove ogni giocatore cerca di raggiungere e collezionare per primo 5 simboli superando gli invisibili ostacoli del labirinto. Vince il mago che per primo raccoglie 5 simboli magici.