La FED, nella sua prima riunione del 2021, ha deciso che continuerà con la politica accomodante.
Nella conferenza stampa di ieri, Jerome Powell ha voluto in qualche modo rassicurare i mercati sostenendo che la Fed continuerà a dare corso alla linea di policy accomodante, ma allo stesso tempo tra le righe ha voluto lanciare un pre segnale sulla futura evoluzione della stance del Board.
La Federal Reserve ha lasciato la politica monetaria invariata con l’intervallo dei tassi praticati sui Fed funds che rimane allo 0-0,25%. La Fed ha anche ribadito che il programma di allentamento quantitativo continuerà, il quale prevede 120 miliardi di acquisti mensili di asset, divisi tra 80 miliardi per i Treasury e 40 miliardi di dollari per MBS, “fino a quando non saranno stati compiuti ulteriori progressi sostanziali verso gli obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi attesi dal comitato”.
Il resto della dichiarazione è poco cambiata rispetto a quella rilasciata a dicembre anche se il Governatore riconosce che “il ritmo della ripresa dell’attività economica e dell’occupazione si è moderato negli ultimi mesi, con debolezza concentrata nei settori più colpiti dalla pandemia” . Powell ha avvertito che la crisi sanitaria “continua a pesare” su attività, occupazione e inflazione, mentre pone “rischi considerevoli per le prospettive economiche”. Nella conferenza stampa Powell ha nuovamente affermato che l’economia è molto lontana dall’essere guarita, suggerendo implicitamente che ritirare lo stimolo troppo presto supera i rischi di ritirarlo in seguito. La linea di policy in termini di guidance prevede di mantenere i tassi invariati sino al 2023. Al momento soltanto 5 dei 17 membri del FOMC esprimono aspettative di aumento prima del 2024. Infine Jerome Powell ha voluto sottolineare che darà molti avvertimenti prima di attuare qualsiasi cambiamento e che potrebbe passare “un po ‘di tempo” prima che tale progresso venga compiuto”.
Al momento le iniezioni di liquidità coprono il 4,5% del GDP e continuano a rappresentare uno stimolo importante, ma anche una leva che crea forti tensioni inflative sui prezzi dei beni reali. Come abbiamo scritto nel WB Perspectives pubblicato lunedì, ciò porta alla formazione di bolle pericolose che alla lunga rischiano di portare fuori controllo le leve che determinano i rischi di azzardo morale. E’ compito della Fed gestire gli eccessi e sgonfiarli opportunamente. Qualora la volatilità ne perdesse il controllo si avrebbero ripercussioni sui mercati al punto da cancellare gli effetti positivi del sostegno fin qui prodotto dal QE.
La Fed è consapevole degli eventuali rischi che ciò potrebbe innescare, come scritto a cominciare dalla volatilità di mercato, la quale assumerebbe rilievi significativi portando riflessi dirompenti sul costo e sulla disponibilità del credito interno, con implicazioni per tutte le classi di attività, compresi i mercati emergenti. Districarsi dal QE senza alcune ripercussioni negative sarà quasi impossibile, soprattutto in un ambiente in cui sono in arrivo maggiori emissioni di debito pubblico. Come abbiamo accennato nel report di lunedì pensiamo che il tapering, quando arriverà, sarà graduale ed è probabile che comporti inizialmente una fase evolutiva degli acquisti – con tagli graduali verso l’estremità lunga della curva e lontano dall’estremità corta. Il breve termine è comunque bloccato dalla forward guidance della Fed secondo cui un rialzo dei tassi appare improbabile prima del 2024.
Su queste basi rientra la nostra valutazione sull’andamento del dollaro, per altro esplicitata negli attuali termini già nel nostro FX Outlook per il 2021. Nel rapporto affermavamo una View inizialmente in contrasto con il consensus di mercato (atteso da molti analisti a 1,30). Sostenevamo l’attesa di una partenza d’anno in cui il dollaro prima di manifestare ulteriore debolezza avrebbe avviato un collaudo del proprio status tecnico aprendo una fase di recupero verso area 1,20-1,1950 nel rapporto con l’euro. In effetti dopo il test di 1,2355, livello che coincide con la parte alta del canale che abbiamo delineato già nella primavera dello scorso anno (vedi grafico) ed un grado di apprezzamento del cambio che manifestava eccessi di breve, le negoziazioni hanno avviato una progressiva fase di correzione dei valori sino a testare in queste ore la linea di sostegno in transito a 1,2050.
Ci attendiamo oggi una reazione ma per il momento manteniamo ancora una view correttiva sempre orientata a verificare i livelli segnalati. Qualora i prezzi perdessero il sostegno tecnico della soglia (1,2050 eur usd) gli algoritmi alimenterebbero ulteriori segnali di vendita di eur usd spingendo i valori indicativamente nel range 1,2075-1,19 con aperti ulteriori rischi di coda orientati a verificare area 1,17, dove il mercato incontrerà il punto di verifica finale che delimita l’attuale ciclo tendenziale avviato ad aprile maggio dello scorso anno.
CRISI POLITICA ITALIA – La scorsa settimana commentando l’apertura della crisi politica in Italia avevamo allertato sui rischi di un rialzo controllato del 10 anni verso area 0,90/1,10%. Nei fatti il rialzo si è fermato a 0,75% dopo di che i rendimenti hanno ripreso a scendere nella giornata di ieri ritornando quasi al punto di partenza. In questa occasione i mercati non hanno manifestato gli stessi timori a cui normalmente assegnano alle crisi di governo made in Italy. La ragione più diretta e semplice risiede nella presenza della BCE e dei suoi acquisti di BTP. Vedremo la prossima settimana nel consueto bollettino riservato agli acquisti del Pepp la dimensione operativa prodotta dalla Banca Centrale in questa occasione.
A ciò si aggiunga che un ritorno di avversione al rischio sull’equity, di cui abbiamo ventilato lunedì’ un potenziale segnale correttivo in WB Perspectives suggerendo di prendere beneficio sui risky asset, che nel frattempo ha colpito i mercati, sta spingendo gli investitori ad allocare in strumenti di parcheggio tra cui i bond. Il BTP rimane uno dei pochi strumenti IG con rendimenti positivi.
Pensiamo che nel caso in cui i valori cedano sotto area 0,55% (10 Y Yield) il trend ritorni nuovamente a favore del BTP. Sarà quindi interessante osservare in questa fase come i mercati peseranno le istanze politiche sulle dinamiche dei prezzi.
Ci sembra che ormai le reazioni che abbiamo rilevato nelle precedenti crisi siano un riverbero del passato in quanto le vere leve politiche si siano definitivamente spostate a Francoforte-Bruxelles.