UN MONDO IN CAMPAGNA ELETTORALE: MERCATI & CATASTROFI
In un modo che vive una campagna elettorale (US Presidential 2016, Referendum Costituzionale Italia, Presidenziali Austria) in pianta stabile, non c’è da illudersi che le notizie siano sempre allineate in modo lineare alle circostanze che governano mercati e società. Tutto è bianco o nero, non esistono colori intermedi. Se si vota in un modo sarà la catastrofe, diversamente l’eden delle meraviglie. La minaccia delle catastrofi è così abusata che a breve si trasformerà in arma retriva, con il rischio di ritorcersi contro a chi la impugna. Così è il mondo. Così vanno i mercati. L’azionario americano è sui massimi di sempre ma non convince, l’Europa è in piena difficoltà, l’Italia a valori di saldo ma nessuno compra, come si conviene quando si fanno le code per gli acquisti in super sconto per un paio di jeans griffati. Gli investitori sembrano raggelati dalla paura. Si consultano i prezzi, si studiano i mercati, si fanno ipotesi ma pochi prendono l’iniziativa. Eppure taluni squilibri appaiono evidenti. Malgrado ciò qualcosa si sta muovendo e merita la nostra attenzione.
Le materie prime, petrolio innanzitutto, stanno accumulando forza. Le quotazioni del Light Crude, mentre sullo sfondo si dubita degli accordi, sulla domanda o sull’offerta, hanno nuovamente testato i massimi dell’anno fissati a 52 usd/bar. Il rialzo del petrolio ha la possibilità di rimettere in movimento, modificandoli, gli equilibri sui mercati. Noi pensiamo che presto o tardi oltrepasserà la soglia dei 52 usd e tenderà ad apprezzarsi verso area 65 con potenziali picchi a quota 80 usd/bar nel medio periodo.
L’azione darebbe impulso alla crescita dei prezzi, produzione e consumo, ravvivando le attese inflattive. Il mercato dei bond, estremamente sensibile ad ogni impulso, sta dimostrando di prendere in seria considerazione tale ipotesi. Benché la crescita non sia esuberante negli States, il 10 anni U.S. sta superando area 1,75 per puntare verso 2%. Il movimento è in atto da almeno tre settimane ed ha causato effetti correttivi sui Global Bond. L’incremento dei rendimenti costringerà la Fed a prendere più sul serio le riflessioni sull’opportunità di aumentare i tassi a dicembre. Ciò sta già riattivando il rialzo, mai sopito, del dollaro. Il Dollar index ha superato area 96, posizionando il movimento direzionale verso area 100 dove rimangono per il momento fissati i picchi degli ultimi diciotto mesi. L’euro tenderà quindi ad indebolirsi in direzione dei minimi distribuiti nell’ampio range che ha governato il rapporto da quando è partito ufficialmente il QE della BCE. Area 1,10 cercherà di opporre un’iniziale resistenza alla flessione del cambio, ma il profilo tecnico appare orientato a sospingere le contrattazioni verso area 1,07.
Altre monete tenderanno a rafforzarsi sull’euro: in virtù del rialzo del petrolio, le currency commodity based hanno già avviato movimenti sostenuti dalla domanda a partire dalla corona norvegese, per proseguire con il rublo, il real, non ultimo il peso messicano impegnato in un’azione di reversal degna di attenzione. In questo quadro emerge tuttavia l’anomalia di un dollaro forte concomitante con un rafforzamento del greggio. Statisticamente le due funzioni non tendono ad avere un rapporto di simultaneità, anzi spesso operano in un regime di correlazione negativa. Questo rende l’evoluzione in corso più complessa da gestire per i mercati azionari, intimoriti da prospettive di bassa crescita, utili ancora in contrazione e, per quanto riguarda i valori di quello americano, in una situazione di overvalued. L’area 2100 dello Standard & Poor 500 costituisce un punto tecnico significativo per quanti, in attesa delle elezioni, stanno monitorando eventuali segnali di allerta su cui attivare le protezioni di portafoglio.
In Europa tra referendum e situazione del comparto bancario, per nulla risolto, la questione rimane a nostro avviso ancora critica e foriera di ulteriore negatività. Per gran parte dei titoli, i minimi di settembre costituiscono livelli che il mercato tornerà presto a collaudare per verificarne la solidità che a noi appare precaria. Quindi qualsiasi sia il consensus politico di quanti voteranno, quello sui mercati appare già tracciato. A breve consigliamo ancora di privilegiare il cash magari in dollari, seguire il petrolio e l’energia, le monete legate alle commodity nell’attesa che i mercati azionari ritornino ad offrire migliori opportunità di prezzo.