Attendiamo la FED ma la scena rimane aperta sull’ultima riunione della BCE la cui partitura più che raccontare la decisione sui tassi, continua a tenere alto l’effetto sul TPI il nuovo scudo anti spread.
La FED alzerà nuovamente i tassi mercoledì, dopo la due giorni del Fomc. L’attesa rimane focalizzata su un rialzo di 75 basis point, 80% di probabilità contro il 20% per un rialzo superiore, 1%.
Mentre scorre il count down si profilano i segnali di un rallentamento della crescita su scala globale a partire dall’Eurozona, che non risparmia comunque nemmeno gli States.
Gli indicatori di sentiment segnalano nella rilevazione PMI Flash di luglio il passaggio dell’indice Composite sotto quota 50 per le due aree economiche. In Europa a trascinare al ribasso l’indice composto, 49,4, è il comparto manifatturiero 46,1; in America il Composite, 47,5 è zavorrato dal Business Services 47, rilevato ai minimi degli ultimi 26 mesi.
EZ PMI COMPOSITE
In Eurozona il comparto manifatturiero risulta più colpito dalla diminuzione degli ordinativi e dalle pressioni inflative generate dai prezzi dell’energia in un contesto in cui anche i servizi cominciano a segnare il passo.
US PMI COMPOSITE
Le aziende hanno indicato tra le cause della perdita di momentum gli effetti della politica monetaria restrittiva e le condizioni inflative sull’offerta finale. Sul fronte dei costi di input invece rilevano un ulteriore allentamento delle pressioni. In generale i nuovi ordini non soddisfano le attese ne sul fronte del mercato interno quanto quello export.
Le rilevazioni Flash che anticipano il dato effettivo di luglio tendono a proiettare n’ombra sulla crescita nel terzo e quarto trimestre.
Del resto sono diverse settimane che registriamo una progressiva flessione delle quotazioni delle commodity industriali, a cui vanno ad aggiungersi i costi sui noli marittimi, in linea con i segnali tendenziali lanciati a marzo aprile nel nostro Blog a partire dai metalli ferrosi e non.
Il rame dopo una lunga fase di distribuzione intercorsa durante il periodo che va tra gli inizi dell’anno ed il mese di aprile, dove sono stati fissati due picchi allineati a quota 10750 (LME), ha invertito tendenza sino a crollare verticalmente in direzione del nostro target 7500 prima e 7000 usd/t ora.
Mentre il rame rappresentando una sorta di benchmark per i metalli, in particolare quelli non ferrosi, si muove con una volatilità più controllata, altri metalli hanno replicato con maggior enfasi alle pulsioni del ciclo economico. Il loro declino anticipa di fatto una contrazione del clima economico.
FED E BCE
Come abbiamo commentato in INSIDE CENTRAL BANK, la diretta streaming condotta da Wlademir Biasia per analizzare le decisioni della BCE la scorsa settimana, le banche centrali stanno cercando di contrastare l’inflazione raffreddando la domanda attraverso l’inasprimento della politica monetaria. Pertanto l’inversione della tendenza da rialzista a ribassista delle materie prime rientra tra i loro obbiettivi e per farlo, secondo la nostra view, hanno messo nel conto il rischio di contrarre il ciclo economico.
COMMODITY
Il ribasso sta colpendo anche gli agricoli, le soft commodity ed ora potrebbe estendersi anche al comparto dell’energia. Su questo fronte da tempo abbiamo messo in evidenza il ritorno delle quotazioni del Brent verso 100 usd/bar segnalando l’importanza tecnica del breakout di tale livello per trasmettere un più ampio e significativo segnale riflessivo in grado di spingere le quotazioni verso area 80 usd senza escludere uno showdown in direzione dei 60 usd/bar.
Su questo tema si apre la riflessione sul Natural Gas importato dalla Russia il cui benchmark, Dutch TTF future, ha per il momento delimitato il rialzo fissando un picco in area 175/185 eur mwh e che potrebbe perdere momentum prossimamente a determinate condizioni la cui sintesi potrebbe concretizzarsi a seguito di un eventuale ritorno dei prezzi sotto quota 135 euro.
FOREX MARKET
L’ampiezza del rialzo dei tassi deciso dalla BCE di 50 basis point, applicato oltre le attese iniziali di 25 punti, potrebbe essere messo in relazione al rialzo di 75 punti (qualora rispettato) della FED questa settimana e mantenere di conseguenza attiva la reazione dell’euro verso area 1,0450 eur usd. In attesa della decisione della Riserva Federale, focalizzeremo l’attenzione nel range 1,0120 – 1,0270. Ci aspettiamo tuttora un break up del livello superiore ed una progressione verso ‘obbiettivo indicato.
Si tratta di un riequilibrio delle contrattazioni che rimane inserito ancora in un contesto dove il ciclo riflessivo dell’euro nei confronti del dollaro appare ancora attivo.
La verifica di questo passaggio avrà impatti sulle strategie di Risk Management. Stiamo analizzando lo scenario che ci porterà agli inizi dell’autunno, quando apriremo, con le aziende che seguiamo con il nostro servizio di advisory, le riflessione sulle strategie di valutazione dei cambi di budget e di listino, import ed export, nonchè i conseguenti piani di controllo del rischio.