EURO: UN’EUROPA DIFFICILE, FELICITA’ A MOMENTI E FUTURO INCERTO
Il rapporto euro dollaro ha fluttuato nel corso degli ultimi 18 mesi tra 1.16 ed 1.06. Nel frattempo le due aree economiche hanno avviato linee di politica monetaria progressivamente opposte. Gli Usa crescono più dell’UEM: cosa accadrà quindi al cambio? L’euro rimarrà ancora inserito all’interno di questa banda di oscillazione? Quali le prospettive per chi esporta il Made in Italy?
Il populismo fu in origine un movimento sviluppatosi in Russia tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, esprimeva nel linguaggio politico un miglioramento delle condizioni di vita delle classi contadine e dei servi della gleba, attraverso la realizzazione di un socialismo basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale. Un Partito del Popolo venne fondato nel 1891 anche negli Stati Uniti da gruppi di operai e agricoltori che si battevano per la libera coniazione dell’argento, la nazionalizzazione dei mezzi di comunicazione, la limitazione nell’emissione di azioni, l’introduzione di tasse di successione adeguate e l’elezione di presidente, vicepresidente e senatori con un voto popolare diretto; sciolto dopo le elezioni presidenziali del 1908. Juan Domingo Perón con l’aiuto di Evita ne presentò una variante, il justicialismo, come terza via fra capitalismo e socialismo. Il movimento precursore di questa idea di democrazia può essere indicato e riconosciuto nel bonapartismo e nella rivoluzione francese, specialmente nelle fazioni che si rifacevano alle idee politiche del filosofo Jean-Jacques Rousseau, come i giacobini.
In tempi recenti si accumuna al populismo un’accezione negativa del linguaggio politico, talvolta dimenticando che nell’era della globalizzazione contemporanea e della società aperta, la distorsione delle diseguaglianze sociali, in quanto cifra del presente, anima movimenti di pensiero che invocano nuove risposte alla domanda di sicurezza, lavoro e benessere.
Il futuro incerto toglie la visibilità di cui ogni soggetto œconomicus ha bisogno per poter operare con fiducia. Riconoscere anche in una dialettica politica che l’’Europa esprime condizioni di momentum difficoltose, può costituire un primo passo per riprendere al populismo l’iniziativa di governo.
L’euro, moneta concepita in provetta, nel suo percorso ha sofferto ciclicamente del malessere diffuso nella scala sociale. Del resto pur rispettando i paradigmi di una società aperta, lo squilibrio generato dalla pseudo “autarchia” tedesca rispetto al “relativismo” mediterraneo, ha assunto in tempi recenti proporzioni significative sia nella prospettiva dei flussi finanziari, visibile in Target 2, che in quella economica dove il gap di competitività continua a sottrarre potenziale alla crescita nelle aree periferiche.
Il clima che si respira, banche, debito, deficit, bassa crescita, alimenta ciò che nelle élite si qualifica in modo sprezzante populismo.
La Banca Centrale ha fatto molto per evitare una deriva peggiore, lo spread è stato a lungo compresso ai minimi termini, come pure i tassi, nonostante ciò il credito si è reso disponibile ed abbondante soltanto per i soggetti economici quantitativamente meritevoli. In tempi di iperliquidità sono state molte le aziende che hanno sofferto le secche monetarie retrocedendo nell’accezione del rating a livelli sempre meno meritevoli.
Su queste premesse l’euro ha iniziato un percorso riflessivo strutturale a partire dal 2014. Da area 1,40 abbiamo avviato la copertura di una visione negativa che nella nostra ricerca tenderà a riportare in un futuro prossimo le quotazioni verso il loro minimo storico. I target che abbiamo pubblicato negli Outlook della lontana primavera del 2014, sono stati verificati in successione (1.20, 1.12, 1.05) confermando l’appropriatezza delle nostre stime. Sempre negli studi del 2014 determinavamo il completamento del ciclo riflessivo fissando appunto un potenziale obbiettivo prossimo ai minimi già segnati nel 2001 tra 0.85/0.80.
Dopo l’annuncio formale del QE da parte della BCE, il movimento del rapporto di cambio tra euro e dollaro ha avviato un percorso laterale all’interno di un ampio range compreso tra 1.17 ed 1.06. Nel nostro scenario abbiamo classificato questa lunga fase, in un intervallo di consolidamento del ciclo riflessivo. Questo range, propiziato dalle linee di policy delle banche centrali Fed e Bce, è stato il frutto di un tacito accordo utile alla prima per consentire al proprio sistema produttivo di assorbire l’apprezzamento del dollaro, alla seconda per mitigare in termini mediatici la precarietà delle distonie che si sono accumulate nel tempo ed evitare di accumunare un’eventuale eccessiva debolezza dell’euro in sovrapposizione al referendum Brexit, al tema della migrazione ed alle polemiche sempre più visibili tra i paesi partner.
Ma nulla è stabile nei mercati. Dopo le elezioni Presidenziali americane ed il referendum in Italia, le due banche centrali ritorneranno a prendere decisioni significative in merito alle loro linee di policy monetaria. Per la Fed si attende il secondo aumento dei tassi, dopo quello dello scorso mese di dicembre; la Bce dovrà comunicare ai mercati le decisioni che intenderà assumere in vista della scadenza del programma di stimoli monetari a marzo del 2017. Benchè le loro azioni non siano del tutto scontate, appare chiaro il diverso percorso che impegna la prima verso una fase di tapering, la seconda verso ancora una rimodulazione del QE. Ciò dovrebbe premiare ancora il dollaro e spingere progressivamente il cambio verso la parte bassa del range. Noi attendiamo in futuro una violazione di area 1,07/1.06 ed un ulteriore declino dell’euro verso la parità. Qualora l’orientamento monetario dei due regulators dovrebbe confermare l’asimmetria di cui sopra, il tasso di cambio potrebbe accusare un ulteriore coda riflessiva completando il ciclo regressivo che avevamo stimato nel 2014con un target intermedio il prossimo anno a quota 0,95 eur usd.
Nonminaccia qualora vi fosse un grave incidente sul comparto banche o semplicemente su un nuovo sensibile rialzo dello spread nelle aree periferiche (Italia).
Guardando al panorama del Made in Italy, l’export rimostante questa cifra possa sembrare disarmonica rispetto alla liturgia mediatica sulla solidità dell’euro, è bene non dimenticare che una parte del mercato prezza sempre la probabilità che la moneta possa incontrare nel suo corso futuro un qualche evento di grave rottura. Gli stessi squilibri citati in merito al funzionamento dell’Eurosystem Target 2, costituisce di per se una seria ane e si riconferma ancora una volta il vero driver in grado di sostenere la crescita grazie ad un euro che si sta progressivamente svalutando e continuerà a farlo nei prossimi mesi, quantomeno sino ai livelli che abbiamo stimato. Questo è il nostro pensiero.
WB_PERSPECTIVES OTTOBRE 2016.1.1
Salva
Salva