L’inflazione rimane al centro delle analisi e valutazioni economiche.

Mentre gli analisti focalizzavano la loro attenzione sul Forum della BCE tenutosi di Sintra,  dove per tre giorni, governatori di banche centrali, accademici, investitori, giornalisti hanno discusso l’attuale andamento congiunturale e le prospettive a lungo termine, una serie di dati sull’inflazione e sui PMI Flash di giugno hanno evidenziato un ulteriore passo in avanti sul raffreddamento dell’inflazione.

Christine Lagarde nei suoi interventi ha sottolineato che l’eurozona ha superato la prima fase del processo inflazionistico ed ora si trova ad affrontare la seconda fase. Dopo la spinta determinata dallo shock dell’offerta, si teme che le pressioni tendano a spostarsi verso le dinamiche salariali.

Negli ultimi mesi abbiamo osservato, su scala globale, un disallineamento tra l’andamento del comparto manifatturiero rispetto a quello dei servizi. Mentre  la domanda e gli ordinativi industriali hanno subito un rallentamento, il mondo dei servizi, in particolare quello legato alla ricreattività, è stato governato da una domanda in espansione producendo tensioni sui prezzi anche dal punto di vista salariali.

I recenti dati Flash rilevati a fine giugno hanno evidenziato la possibilità che anche per quest’ultimo comparto si stia raggiungendo il picco della crescita. Da qui l’importanza che assume il consuntivo dei sondaggi per il mese di giugno. Ci si aspetta una conferma della lettura preliminare consolidando l’ipotesi che anche nei servizi si sia raggiunto il picco dell’espansione.

Mentre registriamo un deterioramento della domanda in generale, non rileviamo ancora nessun segnale significativo sulla diminuzione delle statistiche occupazionali. Le banche centrali hanno voluto tenere i mercati a freno, minacciando altri aumenti dei tassi qualora le dinamiche economiche lasciassero presuppore il pericolo che la loro lotta all’inflazione non avesse la possibilità di riportare i valori verso i target attesi.

Di conseguenza il mercato, che con una certa esuberanza continua a sfidare i moniti dei banchieri, continuerà controllare tutti i dati in grado di tradurre i moniti in azioni concrete: l’occupazione e le dinamiche salariali sono ora al centro della loro attenzione.  Venerdì il dato sull’occupazione USA per il mese di giugno costituirà in tal senso un momento di verifica, utile per interpretare quanto gli ammonimenti possano generare sulla riunione di luglio della Fed, BCE ed altre banche centrali l’ulteriore incremento di 25 bp sui tassi.

Il consensus stima una crescita dei nuovi occupati per il settore non agricolo pari a 225K contro il precedente dato di maggio a 339K. Maggio aveva sorpreso in positivo. La media delle richieste del sussidio di disoccupazione a 4 settimane sta aumentando. Il valore raggiunto sta oltrepassando i picchi degli ultimi 18 mesi (255K). Ciò potrebbe costituire un primo segnale di raffreddamento della domanda per nuovi occupati ed un presumibile raffreddamento delle pressioni sul costo del lavoro. Di conseguenza, dati migliorativi in tal senso tengono aperta l’opzione per un ulteriore rialzo dei tassi secondo lo schema che abbiamo presentato nei DOT PLOT indicati nella diretta streaming, INSIDE CENTRAL BANK, che abbiamo tenuto dopo la conferenza stampa della FED e BCE.

I dati Flash PMI di giugno hanno comunque evidenziato il progressivo raffreddamento delle pressioni inflazionistiche nelle quattro maggiori economie del mondo sviluppato (“G4”). Purtroppo tale tendenza si sta consolidando a detrimento della crescita, anche a causa di un ritmo più blando dell’espansione dell’attività commerciale in tutto il G4. In particolare, accanto a un diffuso malessere manifatturiero, l’attività del settore dei servizi del G4 è aumentata al ritmo più debole da febbraio, con l’ Eurozona che ha visto guidare il rallentamento della crescita. Sarà quindi utile analizzare se questa tendenza si rispecchi nei paesi emergenti e nella più ampia economia globale. La pubblicazione dell’esito di questi sondaggi, di cui pubblicheremo un’analisi, si concentrerà nelle giornate del 5 e del 6 luglio.

 PMI-GLOBAL-SELLING-PRICE

S&P GLOBAL PMI SELLING PRICE

WB MARKET MOVER MONITOR

FOREX   Nel corso delle ultime due settimane l’euro ha subito un parziale raffreddamento della propria forza sul dollaro ma anche nei confronti della sterlina, dello zloty, del Hong Kong dollar, del won coreano e del peso messicano .

L’eur usd è scambiato all’interno di un range delimitato nella parte inferiore da un supporto tecnico a 1.0830 ed in quella superiore da quota 1,0950. Il braccio di forza tra rialzisti e ribassisti tende a far confluire su questi livelli rispettivamente la presenza di ordini di acquisto e di vendita. Si tratta di un micro equilibrio temporaneo, da leggere in attesa che l’evoluzione di cui sopra offra una chiave di lettura sull’effettiva reattività della FED in merito alla linea di policy.

Alcuni fattori di natura quantitativa risultano più sbilanciati verso un apprezzamento del dollaro, tuttavia sono due i passaggi a cui si guarda per confermare tale ipotesi: breakout di 1.0830 e di 1.07/1.0690.

WB ANALYTICS: EUR USD CYCLE

WB ANALYTICS: EUR USD CYCLE

TASSI   Nonostante i ripetuti ammonimenti delle banche centrali, le curve dei rendimenti, USA ed Eurozona, rimangono inclinate in negativo. I mercati continuano ad aspettarsi un sostanziale declino prospettico dell’inflazione, probabilmente accompagnato da un rallentamento economico a cui declinare una tendenziale riduzione dei tassi.

In Italia lo spread si è ulteriormente ristretto nella direzione da noi indicata sempre nelle ultime due edizioni di INSIDE CENTRAL BANK: il differenziale tenderà ad avvicinare area 150 bp e non escludiamo in un orizzonte più ampio un ritorno a 110 bp.   

COMMODITY   In linea con il nostro ultimo report,  WB COMMODITY PERSPECTIVES, gli scambi sulle commodity industriali rimangono dominati da una tendenza riflessiva. Al LME  abbiamo avuto modo di appurare la debolezza dell’Alluminio, del Rame, dell’Acciao. Lo Steel Scrap al Platts market  sta cedendo i minimi di maggio per puntare a quelli fissati lo scorso novembre.

LME ALUMINIUM

WB ANALYTICS: LME ALUMINIUM

Ciò detto manca ancora il segnale di breakout dei prezzi del petrolio. Sul Brent persiste la presenza di acquisti (forzati) in area 71/72 usd/bar. D’altro canto anche le vendite sembrano oggetto di mani forti.  Lo stallo prelude ancora ad uno sviluppo favorevole ad un’altra gamba di ribasso dei prezzi.

BRENT OIL

WB ANALYTICS: BRENT OIL

Il Natural Gas europeo (TTF) dovrebbe aver completato la fase di riequilibrio dei prezzi dopo l’ampia discesa che, da 350 eur mwh, l’aveva riportato sulla soglia dei 20 euro mwh. Per il nostro modello l’attuale movimento rientra in un contesto reattivo propedeutico allo sviluppo di una nuova gamba ribassista in direzione degli obbiettivi dichiarati sempre nel nostro WB COMMODITY PERSPECTIVES .

Il contesto di rischio continuerà a sostenere le prospettive economiche per il 2023. L’economia globale vacilla sull’orlo della recessione. Nonostante ciò le banche centrali stanno ancora cercando di rallentare la domanda per raggiungere un migliore allineamento con l’offerta aumentando i tassi di interesse. Il rallentamento della crescita appare più concreto in Europa e Nord America, mentre l’Asia Pacifico e altri mercati emergenti potrebbero mantenersi in una linea di galleggiamento.

Sta prendendo forma il riequilibrio mondiale con un importante impatto sulla geografia degli scambi globali.

Partendo da queste riflessioni, che costituiscono il punto di partenza del nostro OUTLOOK 20/23, NOTHING STAYS THE SAME, abbiamo elaborato le prospettive per l’andamento delle quotazioni del mercato delle commodity. Il report di gennaio mette in evidenza il raggiungimento, anticipato, del nostro obbiettivo sul future del Natural Gas europeo, il Dutch TTF, a 55 eur mwh. Da qui ci attendiamo una reazione verso l’area che delimita l’attuale fase regressiva dei valori. Riteniamo che, come indicato negli analytics, dopo il rimbalzo il mercato possa testare nuovi obbiettivi riflessivi.

Anche la nostra view sui tassi tenderà a confermare lo scenario di rallentamento…

Per accedere al report completo è sufficiente compilare il form.

 

I

C’è un impegno al quale nessuno tende ad abdicare: l’accrescimento progressivo e costante delle nostre imprese, siano esse personali che imprenditoriali.

L’impegno che dedichiamo al raggiungimento dei risultati attesi è sempre massimo. Non c’è obbiettivo grande o piccolo che sia che non chieda un’azione di sacrificio e meriti riconoscimento. Cimento massimo a cui sottoponiamo i congegni del nostro sapere e della nostra visione nell’intraprendere con passione.

Per primi chiediamo a noi stessi di rispettare con coerenza il funzionamento profuso ai congegni emotivi, meccanici o semplicemente organici al raggiungimento dello scopo.

Lo chiediamo anche a quanti collaborano a questo sforzo. Lo chiediamo a tutti gli stakeholder. Lo chiediamo a quanti interagiscono direttamente e non al grande sforzo dell’intraprendere. Lo facciamo perché ognuno sente responsabilmente di giocare un ruolo, chi capitano, chi gregario chi in attacco chi in difesa.
Chiediamo semplicemente regole chiare e coerenti, anche in tempi inediti. Senza regole che diffondono radiazioni coerenti, esenti da contraddizioni, ci sentiamo disarmati della logica del nostro pensiero.

Nella nostra contemporaneità, capita spesso di non trovare un rapporto lineare tra fatti, notizie e ragionamento deduttivo. Il pensiero diventa laterale, proposizione delle intuizioni sintetiche imposte da una verità acritica. Trovare un equilibrio tra logica e contraddizione è impresa ardua, esattamente come quella per cui lavoriamo tutti i giorni, qui in WB Advisors,  perseguendo un pensiero indipendente.

E’ l’unico modo che conosciamo per mettere insieme fatti, notizie e numeri, molti numeri. E’ la via che abbiamo seguito per dare forma al 2023, così come lo vediamo.

Con gli stessi strumenti siamo riusciti a dare una corretta prospettiva a molti elementi che hanno determinato gli equilibri economici dello scorso anno. Abbiamo indicato la tendenza positiva del dollaro, la debolezza strutturale dell’euro, l’evoluzione del ciclo delle commodity senza alimentare panico persistente. Semplicemente abbiamo collocato gli eventi nella dimensione del rischio e delle opportunità. E’ così che pensiamo di navigare anche nell’incertezza che preannuncia il 2023.

Ce la faremo Buon Anno.

Wlademir Biasia

PER RICEVERE L’OUTLOOK 2023

I mercati si allineeranno, a partire da questa settimana, alle riunioni di politica monetaria di dicembre che Fed e Bce terranno a metà mese.

I verbali della riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) di novembre hanno rafforzato le aspettative secondo cui la banca centrale statunitense potrebbe rallentare il ritmo degli aumenti dei tassi nelle prossime riunioni.  Permangono sullo sfondo le incertezze sulle prospettive a breve termine dell’economia statunitense esposta ad una congiuntura in netto rallentamento.

Le discussioni sull’apogeo terminale dei tassi Usa continuano tuttavia a governare il dibattito tra i vari membri dei consigli direttivi, compreso quello della Riserva Federale. Pertanto saranno ancora una volta i dati economici ed in particolare quelli sull’inflazione, a dettare la cadenza dello scenario restrittivo.

Come si evince dagli ultimi dati PMI flash di novembre, l’indebolimento della domanda ha portato all’attenuazione dei vincoli di offerta e al raffreddamento delle pressioni sui prezzi. L’inflazione dei costi di acquisto tra i produttori di beni è diminuita al ritmo più elevato negli Stati Uniti rispetto ad altre economie sviluppate come il Regno Unito, la zona euro e il Giappone. Questo mentre gli Stati Uniti hanno registrato la contrazione più rapida della produzione rispetto alle regioni sopra menzionate. Il timore è che i banchieri centrali, compresa la Fed, possano risultare eccessivamente severi in una fase in cui le prospettive di rallentamento risultano mese dopo mese sempre più concrete.

Martedì l’Ufficio Federale di Statistica tedesco, Statistisches Bundesamt, pubblicherà il dato sull’inflazione preliminare per il mese di novembre. L’attesa stima una frenata della crescita a -0.2% su base mensile, 10,3% su base annuale. Il dato offrirà l’opportunità per approfondire il dibattito sul tema in Europa, a conferma di un board BCE particolarmente diviso.  Dai membri della Banca centrale sono giunti recentemente messaggi contrastanti, che hanno contribuito ad innervosire gli investitori.  La colomba Philip Lane e il falco Isabel Schnabel, esponenti di spicco in seno al Consiglio direttivo, hanno espresso pareri divergenti sull’opportunità che la banca centrale riduca gli aumenti dei tassi d’interesse e su come valutare l’inflazione. Se per Lane il surriscaldamento record dei prezzi inizierà a scemare l’anno prossimo e gli argomenti per un altra stretta da 75 pb “non esistono più”, Schnabel ha respinto apertamente l’idea di un ammorbidimento sottolineando che più a lungo si lascia correre l’inflazione, maggiore è il rischio che si radichi. I due si sono trovati in disaccordo anche sulle prospettive dei salari. Secondo il capo-economista dovrebbero essere “monitorati attentamente” per individuare eventuali segnali di accelerazione eccessiva, mentre la consigliera tedesca ha invitato a prevenire una spirale prima ancora che si verifichi, osservando che i salari stessi stanno già aumentando.

La Bce ha sorpreso i mercati con aumenti dei tassi più consistenti del previsto a luglio e a settembre e da allora ha dichiarato di non voler fornire indicazioni sulle mosse future, ma di essere “dipendente dai dati”.  Mentre si attende stamani di ascoltare Christine Lagarde al Parlamento europeo in vista del meeting del 15 dicembre, gli occhi vanno già a mercoledì, quando arriverà la prima lettura Eurostat sul Cpi di novembre, atteso anch’esso al pari di quello tedesco in rallentamento, al pari di quello tedesco, dal 10,6% di ottobre al 10,4% preliminare di novembre.

La pubblicazione dei dati dovrebbe, in generale, togliere le incertezze sulla traiettoria del rialzo dei tassi sia in casa Fed che Bce.

Le statistiche, stando alle attese, dovrebbero mostrare che le pressioni sui prezzi rimangono ancora elevate nonostante l’atteso allentamento. In Europa il livello quota  oltre cinque volte il target del 2% cui l’istituto centrale punta, stante anche un indice core che dovrebbe mantenersi molto elevato 6.3%.
Per la Fed il mercato sconta al momento una probabilità prossima al 72% di un rialzo pari a 50 bp, mentre per la BCE  le ipotesi propendono per un rialzo dei tassi di 50 o 75 pb per il meeting di dicembre, con una lieve orientamento per la seconda ipotesi. Le statistiche saranno cruciali nello spostare l’asticella da una parte o dall’altra.

Altri dati che potrebbero muovere il mercato, arriveranno, venerdì dagli Usa, con le statistiche mensili sugli occupati non agricoli, particolarmente monitorate in chiave Fed. Gli analisti si aspettano che l’economia statunitense abbia creato 200.000 nuovi posti di lavoro a novembre – in quello che sarebbe il minimo dal dicembre 2020 – dopo che già in ottobre l’occupazione aveva dato segni di allentamento. Tuttavia, aggiungono, cinque degli ultimi sei rapporti mensili sui payroll hanno superato le stime di consenso e un altro numero elevato potrebbe rimescolare le carte riguardo a un possibile pivot da parte della banca centrale.  Nelle sue ultime dichiarazioni Jerome Powell, che parlerà nuovamente in pubblico mercoledì, ha segnalato che l’istituto potrebbe passare ad aumenti più contenuti ma ha anche detto che alla fine i tassi potrebbero dover salire oltre il 4,6% – livello che i banchieri ritenevano necessario a settembre – entro il prossimo anno.

Il verbale della riunione del 2 novembre, pubblicato la scorsa settimana, ha mostrato che la “maggioranza sostanziale” dei policymaker ritiene che “probabilmente presto sarà appropriato” rallentare il ritmo dell’inasprimento, anche se permane una “significativa incertezza sul livello finale” che i tassi dovranno raggiungere.

Venti di Recessione negli USA?

I dati PMI ed altri dati economici statunitensi stanno alimentando un ampio dibattito sull’ipotesi di un’imminente recessione. Mentre i sondaggi indicano un crescente rischio di recessione negli Stati Uniti nel quarto trimestre, il nowcast della Fed di Atlanta mette in evidenza una crescita annualizzata del PIL di oltre il 4%. Dal punto di vista del sondaggio, le aziende segnalano che la domanda sta diminuendo a causa della politica più restrittiva della Fed, che la pressione sulle catene di approvvigionamento sta allentando (con tempi di consegna ora in miglioramento). Ciò ha chiare implicazioni affinché l’inflazione continui a moderarsi, potenzialmente anche in modo rilevante, nei prossimi mesi. Sarà quindi interessante vedere su quali metriche la Fed sceglierà di concentrarsi.

 

FED E BCE: VERSO L'ULTIMO ATTO 2022

S&P GLOBAL: PMI COMPOSITE VERSUS GDP USA

WB MARKET MOVER MONITOR

ENERGY Una prima risposta empirica alle probabilità che si vada incontro ad una fase recessiva  giunge dall’andamento dei prezzi delle commodity. Le quotazioni del petrolio Brent aprono la settimana con un netto breakout dei precedenti minimi fissati in area 83 usd/bar, il movimento conferma le ipotesi formulate nel nostro ultimo report WB COMMODITY PERSPECTIVES. A breve ci aspettiamo un’accelerazione verso area 75 usd con un cap a 86 usd. Il movimento dovrebbe contribuire ad allentare le tensioni restrittive sul fronte monetario, almeno negli Usa, mentre potrebbe animare il dibattito interno all’Opec+ sulle quote di produzione giornaliera.

I prezzi del gas rimangono invece sopra le aree di attenzione segnalando la permanenza di un quadro ancora in tensione. Sia le quotazioni del Natural Gas europeo,  Dutch TTF, che quello Usa quotato al Nymex, evidenziano valori scambiati sopra livelli tecnici importanti: 100 eur mwh per il TTF, 5 usd per il NG. Ragioni meteorologiche stanno trattenendo i valori sempre all’interno di range  che non ci consentono di allentare l’attenzione.

METALS I metalli escono da un ulteriore settimana negativa. Il Rame dopo il breve rally correttivo sta ritornando a subire l’offerta. Ci aspettiamo nelle prossime sessioni un test di area 7850 usd/t al LME con possibile breakout che proietterebbe nell’immediato i valori verso area 7550/50.

FX L’eur usd apre la settimana ancora su posizioni reattive. Il mercato guarda al meeting delle banche centrali scontando un’azione più aggressiva da parte della BCE. I valori tecnici su cui concentrare l’attenzione fissano il supporto più significativo di breve a 1.0280 mentre il punto di resistenza, oltre il precedente picco a 1.1485, transiterà in questi giorni a quota 1.0550 eur usd.

Il dollaro ritraccia anche nei confronti dello yen e dello yuan. Nel rapporto usd jpy ci aspettiamo una prosecuzione della correzione verso 130 usd jpy, nei confronti del cny la nostra attesa stima un ritorno ai recenti minimi in area 7 usd cny.

WB MARKET RISKOO ENTERPRISE RISK MANAGEMENT

 

Dopo la BCE  sarà la FED ad aumentare i tassi questa settimana. La Riserva Federale è determinata a raffreddare l’inflazione. Il mercato, come noto, sconta, un altro aumento di 75 punti base, consapevole che il loro percorso  della politica monetaria in futuro apparirà meno certo. In quanto tale, la conferenza stampa della Fed sarà seguita con attenzione per catturare i segnali sull’eventuale entità dei futuri rialzi dei tassi.

Le indicazioni che giungono dalla lettura dei sondaggi PMI ad ottobre appaiono orientate verso un prossimo raffreddamento della crescita, evidenziando una potenziale contrazione del ciclo economico.

Anche i dati sull’occupazione di ottobre costituiranno un’informazione importante. Potrebbero offrire indicazioni sul livello di preoccupazione delle imprese e con esse aprire nuove riflessioni sul tenore che la FED dovrà tenere in merito alla propria linea di policy monetaria in futuro,  poiché il mercato del lavoro statunitense sembra destinato a indebolirsi a fronte di una domanda più debole, come segnalato appunto dagli ultimi dati PMI.

Anche la Banca centrale d’Inghilterra è altrettanto pronta ad  agire per domare le elevate, seppur in attenuazione, pressioni sui prezzi a livello nazionale. Nonostante le persistenti incertezze sul fronte politico, per cui la stabilità nei prossimi mesi deve ancora essere garantita anche dopo l’avvicendamento del Primo Ministro, la BoE sembra destinata ad aumentare ulteriormente i tassi in un contesto recessivo. Il mercato sconta un’attesa di 75 bp.  La sterlina ne ha preso atto e riassorbito la debolezza accusata negli ultimi due mesi. 

In un contesto di crescenti segnali di recessione è possibile pensare che i dati raccolti recentemente possano comunque dissipare, al momento, i timori di una profonda recessione. 

Una delle caratteristiche della pandemia è stata un sostanziale accumulo di ordini arretrati presso le aziende, dove la carenza di materie prime e i ritardi nelle spedizioni hanno impedito alle aziende di soddisfare la domanda dei clienti. Il settore automobilistico è forse l’esempio più documentato di tale incapacità di soddisfare la domanda, a causa della mancanza di semiconduttori. Questi arretrati sono stati una fonte gradita di crescita continua nel 2022, facilitata dal miglioramento delle linee di approvvigionamento.

Tuttavia, i dati flash PMI di ottobre rivelano che questi arretrati sono diminuiti negli ultimi mesi. Il tasso di declino ha infatti accelerato notevolmente all’inizio del quarto trimestre fino al livello più ripido da un decennio (se si esclude lo shock pandemico precoce). Il problema è che c’è una carenza di nuovi ordini effettuati dai clienti per sostituire gli arretrati. Le aziende sono quindi sempre più preoccupate di avere in questa circostanza una capacità in eccesso.

Rimane chiaro fin d’ora che sarà l’energia a determinare il quadro effettivo su cui si muoveranno le dinamiche macro nel prossimo futuro. In Europa i prezzi dopo una discesa robusta maturata nel mese di ottobre, stanno ora rimbalzando. Il future sul Natural Gas dopo aver verificato il nostro target nel range 100/90 euro mwh, hanno aperto una reazione che, secondo le nostre stime, dovrebbe delimitare il rimbalzo tra 135/150 euro per regredire successivamente verso i recenti minimi. Come abbiamo ribadito durante il nostro web streaming INSIDE CENTRAL BANK, ci aspettiamo in futuro un ulteriore ridimensionamento dei valori. Preoccupano maggiormente le dinamiche sull’offerta in termini di sostituzione del fornitore russo. Molti meccanismi non sono ancora chiari. E crediamo che sia questo aspetto a costituire il punto di maggior criticità sull’andamento della crescita il prossimo anno.

 

L’azione speculativa fa parte del DNA dei mercati. Fa leva su condizioni di eccesso tra un fattore di rischio specifico ed un risultato atteso.

Come noto, i fattori di rischio specifico provengono principalmente dai mercati dell’energia: gas, petrolio.

ENERGY TREND

Il primo, in particolare quello europeo, trattato nella piattaforma THE ICE, si riferisce all’andamento del Dutch TTF, il secondo è trattato in diversi mercati specializzati assumendo come benchmark principale due prodotti: il Brent Oil ed il WTI (West Texas Intermediate).

Il rialzo dei prezzi dell’energia in Europa in particolare, costituisce la causa ultima (in ordine di fattori e tempo) che sta alimentando le spinte inflative.

Il loro rialzo prende corpo con la ripresa delle attività dopo la conclusione della prima fase dei blocchi sanitari Covid, alla fine della primavera del 2020.

In quella fase tutte le commodity sono trascinate al rialzo sulla base di aspettative che vedevano in combinato la ripresa della domanda con i le note difficoltà presenti nelle catene di fornitura globale. Quindi forte domanda ed offerta in ricostruzione hanno animato la prima grande speculazione dei mercati.  La presenza di abbondante liquidità garantita dalle banche centrali ha fornito la benzina per accendere il fuoco speculativo causando il rialzo dell’inflazione nei mercati finanziari prima e reali dopo con un effetto diretto di trasmissione dei prezzi.

LA POLITICA MONETARIA DELLE BANCHE

Le banche centrali per un lungo periodo di tempo hanno sostenuto la tesi che i fattori che avevano scatenato l’inflazione fossero di natura transitoria. Per cui la loro azione di contrasto si è materializzata in ritardo, soltanto quando le condizioni di eccesso concretizzavano i rischi inizialmente disattesi.

La Federal Reserve ha avviato il primo rialzo dei tassi a marzo di quest’anno annunciando il Tapering per il mese di maggio. La BCE invece ha avviato il suo primo rialzo dei tassi a luglio.

La linea di policy monetaria assunta dalle banche centrali, in particolare dalla Fed, ha contribuito a far raffreddare i prezzi delle commodity industriali (metalli) ed agricole.

Al LME le quotazioni del rame dopo i picchi fissati attorno quota 10.750 usd sono scesi sino a 7.000 usd. Ampiezze altrettanto significative si sono viste anche sull’acciaio e sull’alluminio.

Quanto abbiamo assistito al LME o al COMEX non si è visto sul mercato dell’energia, benché ancor prima della guerra in Ucraina avevamo assistito ad altrettanti picchi su natural gas e crude oil.

La loro persistenza a confermare nuove spinte rialziste, ha ridotto notevolmente gli effetti di contrasto promossi dalle banche centrali.

Negli  Stati Uniti, la Fed ed il Dipartimento del Tesoro, stanno operando per raffreddare le quotazioni del greggio. In Europa non vediamo alcuna strategia per contrastare la grande speculazione sul prezzo del gas.

PETROLIO: BRENT OIL

Dalla scorsa primavera sosteniamo che i prezzi del Brent future siano destinati, ovviamente con tutto il comparto petrolifero, a subire una correzione significativa. Dopo il picco tra 125/130 usd/bar abbiamo tracciato uno scenario correttivo orientato a verificare 80 usd/bar (Market Mover Monitor 25 apr 2022).

Il mercato dopo aver costruito un minimo a 91.50 ha aperto una reazione per  verificare la tenuta di 102.50 dove riteniamo transiti il livello che delimita il percorso che dovrebbe portare i valori verso il target 80 usd/bar. Pertanto restiamo fiduciosi sulla prosecuzione della correzione che sta dominando nel breve le contrattazioni. E’ chiaro che anche su questo strumento si stanno confrontando i rapporti di forza tra USa e grandi paesi users verso produttori come Arabia Saudita, Russia ed altri membri dell’Opec+.

 

LA GRANDE SPECULAZIONE

WB ANALYTICS: BRENT OIL TREND

NATURAL GAS: DUTCH TTF

Le quotazioni del Natural Gas europeo e nello specifico il future sul Dutch TTF, eletto come strumento benchmark per la definizione dei prezzi sul mercato consumer europeo,  beneficiano di condizioni di eccesso, prodotte dalla crisi geopolitica UE-Russia, che determinando un rischio specifico alimentano il risultato atteso: la grande speculazione. Essa si scatena in Europa per effetto del differenziale tra i costi energetici tra Ue ed Usa, dove il rapporto è esponenziale 300 contro 24 usd/mwh.

Mentre gli stoccaggi procedono secondo gli obbiettivi programmati in termini quantitativi, l’effetto elastico, generato dal gioco di un’offerta ad intermittenza,  ha creato un swing rialzista sui prezzi oltre ogni logica industriale.

C’è stato un momento in cui ci eravamo illusi della possibilità che tale logica potesse avere ragione sulla bolla speculativa, ma abbiamo dovuto ricrederci quando da 90/80 eur mwh toccati agli inizi di giugno il mercato ha spinto i valori oltre la nostra soglia di allerta 95 & 105 eur mwh. Nel WB MARKET MOVER WEEK ci siamo  spinti a fissare un target di breve a 320 euro. Il mercato l’ha bruciato dopo pochi giorni!

Ci sembra che tra 320/335 si possa formare un cap nel breve ed aprire una reazione al ribasso, mentre siamo giunti alla fine della pausa produttiva di agosto.

Tuttavia per raffreddare la grande speculazione dobbiamo confidare in quello che ci sembra essere nel breve l’unica via d’uscita: l’azione diplomatica. Le alternative al gas russo non sembrano praticabili se non oltre il 2023.

LA GRANDE SPECULAZIONE

WB ANALYTICS: NATURAL GAS DUTCH TTF

FX ENTERPRISE RISK MANAGEMENT

Il rialzo tassi della BCE si avvicina se ne discuterà al Forum di Sintra.

Siamo nell’ultima settimana del II° Q di questo 2022 anno di guerra.

Mentre la BCE si prepara per il rialzo tassi, il barometro della congiuntura economica sta virando velocemente verso una contrazione della crescita dovuta che parte dalla riduzione degli ordinativi su scala globale. Lo ha messo in evidenza l’ultimo rapporto PMI Flash sulle principali aree economiche. I nuovi ordinativi scendono per il secondo mese consecutivo in Europa e per il primo negli Stati Uniti. Questa settimana avremo un quadro più completo dei PMI con la diffusione dei sondaggi in Cina e per quanto ci riguarda in Italia.

Il dato cinese è atteso in quanto dovrebbe offrire un quadro congiunturale con la riapertura delle attività dopo le chiusure Omicron. In Italia invece dovremo verificare se la spinta dello scorso anno abbia lasciato il posto ad un’azione inerziale che in qualche modo precede un rallentamento della crescita.

Questi dati risultano coerenti con l’accelerazione al ribasso di molte commodity, così come avevamo anticipato alla fine dell’inverno. Tra tutti le pressioni al ribasso spiccano alcuni elementi di assoluto rilievo: il rame ed ora anche il petrolio. Abbiamo visto inoltre significative vendite su commodity agricole: grano, mais e soia a cui si aggiunge il cotone.

Da un certo punto di vista ciò restituisce policy power alla banche centrali. Benché abbiano sempre rigettato l’addebito sulla volontà di generare una recessione indotta, via monetaria, non c’è dubbio che le recenti azioni di policy hanno raffreddato il sentiment, soprattutto l’attività speculativa sui prezzi.

Nelle diverse indicazioni offerte dallo spaccato dei sondaggi PMI emerge in modo più netto un iniziale segnale di minori pressioni sui prezzi input. Ci vorrà del tempo prima che tali segnali di diffondano sull’intera catena del valore, tuttavia questo è un inizio. Potete approfondire il tema sui nostri rapporti WB COMMODITY PERSPECTIVES, dove abbiamo evidenziato per  i metalli industriali e per molte altre commodity, tra cui l’andamento dei noli marittimi, l’Outlook atteso.

Quindi i dati preliminari del PMI di giugno hanno mostrato che gli ordini di fabbrica sono diminuiti per la prima volta in due anni negli Stati Uniti, con rinnovati cali osservati anche nel Regno Unito e in Giappone. La zona euro – la più vicina alla guerra in Ucraina – ha visto gli ordini diminuire per il secondo mese consecutivo. Il quadro del deterioramento della domanda manifatturiera, insieme a una tendenza al peggioramento della crescita dei servizi, come scritto sta producendo un’immediata ricalibrazione dei prezzi di mercato.  Dovremo analizzare se questo processo avrà ripercussioni sulle decisioni delle banche centrali e nel percorso tracciato per i tassi di interesse negli Stati Uniti e in Europa.

Un ulteriore elemento per il quadro di riferimento su tale fronte giungerà con la pubblicazione dei dati sull’IPC per l’Eurozona e l’Indonesia, con l’inflazione che dovrebbe rimanere ancora sui livelli raggiunti, si spera a questo punto che la pressione possa evolvere verso una spinta inerziale.  Anche i dati sulla disoccupazione dell’Eurozona saranno oggetto di valutazione finora rilevata in costante diminuzione.

Oltre al quadro macro economico europeo avremo la possibilità di aggiornare i dati sulla congiuntura in Russia. Dalla sua invasione dell’Ucraina e dalle conseguenti severe sanzioni, le condizioni economiche sono, secondo i media,  peggiorate drasticamente. Gli ultimi dati sul PIL russo, sulla disoccupazione e sulle vendite al dettaglio descriveranno in dettaglio l’andamento effettivo dell’economia sottostante aggiornato al mese di maggio.

Per gli Usa avremo l’ultima lettura aggiornata del PIL relativo del primo trimestre.  Le due precedenti rilevazioni hanno messo in evidenza una contrazione annualizzata dell’1,4% nel primo trimestre. Le stime attuali di consensus suggeriscono un rimbalzo allo 0,8% di crescita nel secondo trimestre che eviterebbe una caduta in recessione. Il modello GDPNOW della Federal Reserve segnala invece, sulla base dei dati disponibili, una crescita pari a 0 nello stesso periodo. I recenti dati PMI segnalano inoltre che una flessione più concreta possa verificarsi nel terzo trimestre.

Il calendario economico riporterà inoltre una serie di dati che completeranno il quadro per valutare la congiuntura nel Regno Unito con maggiori dettagli e granularità nelle tendenze sugli iniziali impatti che si sono formati  nel primo trimestre dell’anno dopo l’avvio della guerra.

Infine analizzeremo i dati sulla produzione industriale di Brasile, Giappone e Corea del Sud per valutare l’impatto dei vincoli dell’offerta globale e delle pressioni sui prezzi alla luce degli effetti sul segmento delle commodity.

BCE RIALZO TASSI: FORUM DI SINTRA

Il Forum della BCE sull’attività bancaria centrale è un evento annuale organizzato dalla Banca centrale europea e si tiene a Sintra, in Portogallo.

Riunisce governatori delle banche centrali, accademici, rappresentanti dei mercati finanziari, giornalisti e altri per scambiare opinioni su questioni politiche attuali e discutere l’argomento chiave del Forum da una prospettiva a più lungo termine.

L’aumento dell’inflazione, in particolare a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, della carenza di approvvigionamento legata alla pandemia e del rilascio di una domanda repressa, ha creato un ambiente difficile e incerto per le banche centrali di tutto il mondo. E l’invasione russa dell’Ucraina ha complicato ulteriormente le prospettive economiche, in particolare per l’Europa.

Il Forum di Sintra discuterà sulle  implicazioni di tutto ciò per l’economia dell’area dell’euro nel contesto globale, comprese le tendenze che sembrano essere state rafforzate dalla pandemia, e come potrebbero influenzare la politica monetaria in futuro.

BCE RIALZO TASSI: IL FORUM DI SINTRA NEL QUADRO MACRO

ANDAMENTO DOMANDA GLOBALE VERSO POLITICHE MONETARIE BANCHE CENTRLI

In particolare, sul tema dell’inflazione nell’area dell’euro e delle sue cause, si parlerà del ruolo delle reti di produzione internazionali e dei fattori chiave nell’andamento dei prezzi dell’energia, compresi gli sviluppi geopolitici e l’evoluzione delle strutture dell’offerta. Per quanto riguarda la definizione della politica monetaria, ci scambieremo opinioni sull’impatto delle aspettative di inflazione e dei boom immobiliari. Il  programma prevede inoltre di ritornare a discutere sul ruolo delle valute digitali emesse dalle banche centrali nell’attuale contesto globale e le caratteristiche delle un potenziale euro digitale.

Non mancherà a nostro avviso qualche riferimento al nuovo scudo, allo studio della BCE,  per evitare la frammentazione dell’Eurozona e completare l’opera del whatever it takes di Mario Draghi. Si prevede che lo scudo opererà in base al principio dei saldi invariati all’interno dei precedenti programmi di QE. La BCE vuole evitare di ricorrere ad un nuovo programma di acquisti in quanto rischierebbe di esacerbare le tensioni inflattive. Al lato pratico si venderanno titoli dei Paesi core per acquistare quelli dei periferici in difficoltà: Bund contro BTP. In altri termini il Bund fungerà da collateral al BTP, ovvero la mutualizzazione virtuale del debito europeo.

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Inflazione e tassi d’interesse: le banche centrali si trovano di fronte ad una scelta dilemmatica:

  • causare una recessione per ridurre l’inflazione nel breve termine,
    oppure
  • progettare un rallentamento sostanziale per mitigare l’inflazione, ma al riparo da una recessione, accettando un’inflazione più elevata per gli anni a venire.

METTIAMO A FUOCO L’INFLAZIONE

L’inflazione complessiva dell’Eurozona è dell’8,1% su base annua, con il core rate al 3,8%. Rispetto agli Stati Uniti, dove il tasso nominale è pressoché equivalente, 8,3% Y, il core rate  è pari al 5,9% Y. Ne deduciamo che l’inflazione europea è molto più non core che core.

Mentre negli States la crescita dei prezzi è stata accompagnata da una crescita dei salari, in Europa la crescita dei prezzi è stata causata quasi esclusivamente dal rialzo delle materie prime.

Le cause dipendono principalmente dagli squilibri che si sono creati nelle catene di fornitura globale e dalla geopolitica. La forte domanda proveniente dall’estero ha contribuito ad innescare acquisti dapprima per ripristinare le scorte dopo la pandemia, poi per coprire i rischi legati proprio ai problemi delle forniture. La guerra in Ucraina ha esacerbato ulteriormente una dinamica già attiva, declinando sul costo dell’energia e di altre forniture industriali ed agricole un ulteriore spinta ai prezzi.

Per ottenere una previsione di inflazione più bassa risulta necessario affrontare con determinazione le dinamiche che hanno prodotto tale risultato, poiché i prezzi delle materie prime sono molto importanti per le prospettive di inflazione dell’area dell’euro.

Tra le macro componenti delle commodity possiamo individuare tre gruppi di beni su cui concentrare l’attenzione per comprendere se le prospettive per un raffreddamento dei prezzi siano plausibili.

ENERGIA

Tra le componenti energetiche spiccano alcuni fattori sostanziali: il gas, l’energia elettrica, il petrolio.

Gli stoccaggi e gli approvvigionamenti di gas dell’Unione risultano fortemente vincolati alle forniture provenienti dalla Russia. Il benchmark che traccia l’andamento dei prezzi è il future sul Natural Gas TTF ,

Title Transfer Facility, rappresenta il mercato all’ingrosso del gas naturale tra i più grandi e liquidi dell’Europa continentale; con sede nei Paesi Bassi, il TTF rappresenta il principale riferimento sui prezzi del gas per l’Europa e l’Italia.

Attraverso questa piattaforma avviene la compravendita del gas tra i più grandi operatori e trader di settore.

Le quotazioni risultavano in tensione già prima della crisi ucraina. Avevamo già subito un vertiginoso aumento dei prezzi a partire dagli inizi del 2021.

L’apprezzamento delle quotazioni rispetto alle medie del periodo 2015-2020 alla chiusura odierna è pari al 700%.  Le attuali quotazioni scontano nell’ultimo anno tale rialzo motivo per cui un eventuale regressione dei prezzi trasmetterebbe un forte ristoro alle dinamiche inflattive. La media dei prezzi dell’ultimo anno sta consolidando 100 eur mwh.  Nel nostro modello di valutazione il segnale propedeutico all’avvio di un’inversione di tendenza coincide con la violazione al ribasso di quota 80 euro. Ad oggi, nonostante l’interruzione, ancorché parziale, delle forniture non esclude la possibilità che l’evento possa maturare. Tuttavia ai fini di tale percorso sarà fondamentale che i valori non ritornino a scambiare oltre la soglia 125/130 eur mwh.

La discesa dei prezzi del gas sotto 80 eur mwh contribuirebbe a raffreddare notevolmente i prezzi dell’energia elettrica in virtù di uno stretto rapporto di correlazione trai le due commodity. In termini di quotazione il punto spartiacque tra rialzo e ribasso del PUN (Prezzo Unico Nazionale energia elettrica) transita a quota  200/190 eur mwh.

TASSI D'INTERESSE ED INFLAZIONE: IL DILEMMA DI QUESTA ESTATE

WB ANALYTICS: TTF NATURAL GAS CYCLE LT

Sul petrolio abbiamo segnalato da tempo la tesi secondo cui pensiamo che i valori siano inseriti in un contesto le cui dinamiche dovrebbero tradursi in un ridimensionamento dei valori. Il Brent dopo aver fissato il recente picco a 125 usd/bar sta scendendo. Per i nostri algoritmi il punto spartiacque tra crescita e decrescita della tendenza dominante transita a quota 100 usd. Ci aspettiamo nelle prossime settimane un collaudo di tale area. Non escludiamo, in assenza di eventi straordinari attualmente non prevedibili, che i prezzi del Brent possano riequilibrare scendendo verso quota 80 usd/bar.

TASSI D'INTERESSE ED INFLAZIONE: IL DILEMMA DI QUESTA ESTATE

WB ANALYTICS: BRENT OIL USD/BAR TREND

Dato il probabile percorso dei prezzi dell’energia una proiezione più mitigata per l’inflazione complessiva passa attraverso la conferma dei segnali indicati. Diversamente dovremmo ritenere più problematico il rientro dell’inflazione non core. Per quanto riguarda l’inflazione core, la BCE considera ancora un target di riferimento valori parzialmente superiore al 2%. Per spingere l’inflazione al ribasso oltre al contributo della componente energetica, la Bce ed in generale le banche centrali a partire dalla FED, dovranno operare scelte orientate al raffreddamento della domanda. Jerome Powell nella sua ultima conferenza stampa rilasciata a margine del FOMC, ha respinto l’insinuazione che la FED stia provocando deliberatamente una recessione per ottenere i risultati sul contenimento dell’inflazione.

Osservando tuttavia lo sviluppo del pil, mappato dal modello GDPNOW,  si evince una crescita zero nel secondo trimestre di quest’anno.

Le nostre attese sulla crescita tendono a mettere a fuoco una fase di rallentamento dell’economia. Lo vediamo attraverso la robusta perdita di momentum delle commodity industriali. Il rame sta scendendo al di sotto dei minimi fissati durante la fase di transizione del ciclo rialzista apr 2020- apr 2022.

Ci aspettiamo un robusto ritracciamento dei prezzi.  Probabilmente scenderemo sino ai livelli di picco del 2018.

Rame, alluminio, acciaio, stanno ritracciando il rialzo della fase 2020-2022. Indubbiamente concorre a tale movimento tutta una serie di problematiche. Ma gli users, i grandi player, segnalano un rallentamento degli ordinativi (vedi nostro report WB COMMODITY PERSPECTIVES), ed un rallentamento generale del comparto.

Questi segnali uniti ad un auspicabile ribasso del petrolio (almeno), oltre a favorire il raffreddamento dei prezzi, ci dicono che il rallentamento della crescita globale è in itinere.

TASSI D'INTERESSE ED INFLAZIONE E MATERIE PRIME

WB ANALYTICS: COPPER (COMEX) LONG TERME TREND

Indubbiamente le banche centrali stanno agendo in modo deciso per non perdere il controllo sull’inflazione, qualora ciò non fosse già avvenuto, attivando tute le leve di policy monetaria, tassi e circolazione monetaria. La Fed ha la possibilità di farlo con minori vincoli rispetto alla BCE. Quest’ultima deve agire contenendo gli effetti sugli spread sovrani per evitare nuovi rischi di frammentazione dell’Eurozona. Diversamente, il lavoro fatto dal whatever it takes in avanti si dissolverebbe.

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EQUITY MARKET

La crisi sanitaria scatenata dalla pandemia nel 2020 ha generato a cascata diversi effetti che hanno messo in discussione il paradigma della globalizzazione: interruzione e sconvolgimenti delle catene di fornitura, intervento monetario delle banche centrali, aumento dei prezzi delle materie prime, cambiamento delle abitudini di consumo del mass market ed infine per diverse ragioni la revisione degli equilibri geopolitici.

Abbiamo assistito alla rimodulazione della globalizzazione con una netta revisione degli equilibri di potenza politica.  Questo processo tuttora in itinere ha spinto le diverse aree economiche a polarizzare i loro interessi di appartenenza economici verso due grandi politi attrazioni: gli Usa e la Cina.

Le faglie tettoniche hanno subito una nuova marcatura della loro geografia aprendo situazioni di crisi che hanno esasperato ulteriormente gli squilibri di cui abbiamo dato evidenza.

I mercati, dopo aver reagito allo shock della pandemia con la forte ripresa innescata grazie all’abbondanza di liquidità messa a disposizione delle banche centrali, stanno ora ricalcolando gli impatti che la rimodulazione delle catene di fornitura, a cui la geopolitica sta sottoponendo le economie avanzate, hanno ed avranno sulla catena del valore, considerando che la transizione ecologica rimane nel breve e medio periodo un acceleratore di tali squilibri.

Per i mercati l’inflazione rappresenta  uno dei prodotti dello sconvolgimento di questo sistema dinamico caotico. Essa sta determinando un campo vettoriale sulla cui traiettoria si stanno indirizzando le linee di policy monetaria delle banche centrali, esattamente come abbiamo descritto nei nostri  rapporti con modalità non lineari. La Fed ha risposto con tempi e meccanica diverse, come pure la BCE e la Bank of Japan.

C’è il rischio che la guerra commerciale si trasformi in una nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina producendo ulteriore effetti stagflattivi ad ampio raggio. Il disaccoppiamento sino-americano implica la frammentazione dell’economia globale, la balcanizzazione delle catene di approvvigionamento e restrizioni più severe al commercio di tecnologia, dati e informazioni, elementi chiave dei futuri modelli commerciali.

Tuttavia leggiamo tra le pieghe della contrapposizione situazioni di ambigua interpretazione.

Analizzando i fattori che hanno contribuito a far accelerare l’inflazione emergono in prima linea le commodity e tra queste quelle energetiche. petrolio, gas ed energia elettrica. Questo fenomeno risulta ancor più evidente in Europa. La guerra tra Russia ed Ucraina ha esasperato inizialmente livelli di quotazione non sostenibili dal mondo produttivo.  I picchi del gas russo segnati a dicembre ed agli inizi di marzo sono  stati seguiti da significative correzioni.

Come abbiamo scritto questa settimana il mercato sta leggendo la fascia di prezzo tra 90e 105 eur mwh per il future sul Natural gas Dutch TTF, di fatto il benchmark a cui sono indicizzati i contratti di fornitura, come possibile range su cui calibrare la prossime mosse dei prezzi. La violazione di 90 eur mwh aprirebbe la strada per una correzione significativa dei prezzi. La stessa cosa dovrebbe accadere nel caso in cui il future sul Brent dovesse scendere sotto quota 100 usd/bar.

Il nuovo blocco sanitario imposto in Cina, in particolare nelle aree ad alta intensità manifatturiera e produttiva, a partire da l porto di Shanghai, sta congelando nuovamente tutte le attività di trading commerciale. Le materie prime hanno già subito un primo contraccolpo dal riflusso dei contagi. Lunedì 25 hanno subito un significativo sell_off, altri potrebbero allinearsi nel breve, confermando l’orientamento previsto nel nostro rapporto pubblicato la scorsa settimana, WB COMMODITY PERSPECTIVES. 

EQUITY MARKET: SECOND LOWER LAG

Questa situazione sta spingendo gli investitori a rivedere le loro posizioni di portafoglio.

Queste considerazioni continuano a mantenere aperte le condizioni di avversione al rischio di cui abbiamo scritto in molte occasioni nei mesi scorsi. Ci aspettiamo una SECOND LOWER LEG, una seconda gamba di ribasso nell’equity market.  Stimiamo per il mercato azionari USA ulteriori ribassi in grado di spingere lo Standard & Poor 500 verso area 3900 con il rischio di assistere ad ulteriori approfondimenti verso 3500 usd. Anche la tecnologia, bandiera della ripresa post pandemia, tendenzialmente affronterà una fase di riequilibrio. Le stime del nostro modello di valutazione calcola obbiettivi tendenziali verso area 11.000 senza escludere il rischio di un a perdita di momentum sino a quota 9000/8700. Gli indici minori ma fortemente sensibili alle dinamiche economiche americane, il Russell 2000 ed il Wilshire 5000 navigano nelle medesime acque.

EQUITY MARKET: SECOND LOWER LEG

WB ANALYTICS: SATANDARD & POOR 500

In Europa ci aspettiamo che si replichino le analoghe condizioni con l’Eurostoxx 50 destinato a scendere oltre i minimi di marzo e fissare un nuovo minimo relativo a quota 2900, non nascondiamo condizioni più negative qualora lo scenario dovesse avvitarsi.

EQUITY MARKET: SECOND LOWER LEG

WB ANALYTICS: EUROSTOXX 50

Dell’ampiezza di questo ribasso ne abbiamo parlato anche lo scorso fine d’anno sostenendo con un ALERT RISK la tesi di uno squilibrio tra fondamentali e condizioni operative delle aziende rispetto alle valorizzazioni che all’epoca i mercati esprimevano.

L’inversione della curva dei tassi USA.

I rendimenti dei Treasury americani sono scesi al di sotto di quelli triennali. L’inclinazione della curva potrebbe rispondere alle attese di una fase di rallentamento significativo della crescita, confermando un ciclo di forte correzione dei mercati azionari. Ciò non esclude in futuro una  possibile revisione dell’attuale impostazione della politica monetaria della FED con un potenziale ritorno dei tagli dei tassi   tra metà 2024 e 2026.

EQUITY MARKET: SECOND LOWER LEG

WB ANALYTICS: US – UEM – UK YIELD CURVE

EQUITY MARKET: SECOND LOWER LEG

WB ANALYTICS: NASDAQ COMP

EQUITY MARKET: SECOND LOWER LEG

WB ANALYTICS: RUSSELL 2000

 

Il TARGET RATE PROBABILITY per i FED FUNDS segnala un allentamento delle pressioni rialziste nel meeting del 16 marzo. Non è in discussione il rialzo bensì la sua ampiezza. Il Fed Watch tool riporta il 63% delle probabilità a favore di un rialzo di 25-50 bp, mentre abbassa le stesse al 32,7%  una chiamata al rialzo tra 50 e 75 bp.

Il mercato ritorna quindi a ponderare un percorso più ponderato ma pur sempre orientato alla linea restrittiva. L’ultimo Fomc ha infatti ribadito la volontà di ridurre gli stimoli monetari ed avviare il  Quantitative Tightening,  ovvero l’inasprimento quantitativo per ridurre la quantità di liquidità presente nel mercato.

Alla luce delle elevate pressioni inflazionistiche e del forte mercato del lavoro, i membri del Fomc hanno continuato a ritenere che gli acquisti netti di attività dovrebbero concludersi presto ” .

“La maggior parte dei consiglieri ha preferito continuare a ridurre gli acquisti netti di attività secondo il programma annunciato a dicembre, portandoli a termine all’inizio di marzo “.

“I partecipanti hanno osservato che le recenti letture dell’inflazione hanno continuato a superare in modo significativo l’obiettivo di lungo periodo del Consiglio e che l’inflazione elevata persisteva più a lungo di quanto avessero previsto, riflettendo gli squilibri dell’offerta e della domanda legati alla pandemia e alla riapertura dell’economia”.

“Alcuni partecipanti hanno commentato che l’inflazione elevata si è estesa oltre i settori più direttamente interessati da tali fattori , sostenuta in parte dalla forte domanda dei consumatori”.

Abbiamo visto il dollaro ritornare a rafforzarsi su tali basi, pur mantenendo il rapporto eur usd al di sopra della soglia 1,1325.

Le minute della Fed hanno messo tuttavia a dura prova la tenuta dei mercati azionari. Abbiamo visto dopo un’ostentata reazione il ritorno delle vendite al Nyse.

L’indice principale, lo Standard & Poor 500, sta ritornando infatti a collaudare la linea di breakout del ciclo rialzista avviato alla fine dell’inverno 2020. In realtà il Russell 2000, l’indice che riporta l’andamento delle capitalizzazioni minori, è già entrato in una fase recessiva.

FED: LE REAZIONI DEI MERCATI

WB ANALYTICS: RUSSELL 200 VERSUS STANDARD & POOR 500

Il dilemma che dovrà affrontare Jerome Powell non ha soluzioni semplici. Se vuole raffreddare seriamente l’inflazione dovrà comprimere la domanda attraverso una linea monetaria piuttosto severa. Tuttavia come sappiamo la Fed ha un doppio mandato: controllo dei prezzi e dell’occupazione. Per contenere l’inflazione le banche centrali hanno sempre agito sulla leva dei tassi per raffreddare l’esuberanza dei mercati. Tuttavia una recessione indotta, impatterebbe negativamente sull’assorbimento della disoccupazione creata dalla pandemia.

L’elevato livello raggiunto dal Consumer Price Index e dall’Inflation rate, 7,5%, sta facendo crollare i consensi ed il gradimento verso il presidente Biden. Un motivo in più per controllarne le dinamiche.

I mercati sfidano Jerome Powell mettendolo alla prova dei fatti. Sono piuttosto restii a ritirare le loro posizioni dall’azionario. Il braccio di ferro potrebbe spingere la Fed ad essere più impulsiva. Anche ieri alcune tra le principali banche sono ritornate a considerare la necessita che il Fomc operi sino a sette rialzi dei tassi nel corso di quest’anno.

I nostri algoritmi stimano una perdita di valore a breve del mercato azionario globale di almeno il 10%, nel medio termine il 20% a partire dalle attuali valutazioni.

Alla conclusione di ogni ragionamento dobbiamo considerare che se la Fed  non interviene rischia di compromettere anche la tenuta del dollaro.

E’ esattamente dal gennaio dello scorso anno, quando scambiava a 1,23 contro euro, che proiettiamo il dollaro al rialzo! Per il 2021 avevamo stimato due grandi aree di target: l’intermedia a tra 1,17/1,16, la più significativa tra 1,13/1,12. Anche per l’anno in corso abbiamo fissato nel nostro FX Outlook RISKOO 20/22 un percorso rialzista con obbiettivi importanti, tuttavia siamo pronti a metterlo in discussione se la Fed non interviene con decisione. Come abbiamo scritto nella Lettera Mensile di AITI, l’Associazione Italiana dei Tesorieri d’Impresa, riteniamo quota 1,15 un importante spartiacque di scenario per il rapporto euro dollaro.

Ci aspettiamo quindi una Fed più risoluta di quanto oggi il mercato non sconti effettivamente.

Lo riteniamo importante per il semplice fatto che la sfida che la Fed  deve affrontare ha un obbiettivo ancora più significativo: raffreddare i prezzi delle commodity.

Questo obbiettivo è più importante della tenuta dei mercati. In ballo ci sono la sostenibilità dei modelli di business delle aziende, il ritorno ad una rete delle forniture più equilibrata, un ridimensionamento dei prezzi dell’energia. Probabilmente tutto ciò vale il sacrifico dei mercati azionari. Del resto gli stakeholder hanno avuto molto dalle banche centrali negli ultimi 18 mesi. E’ giunta l’ora di fare i conti con la realtà.

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