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PAURA VIRALE

CORONA VIRUS

PAURA VIRALE

Nella mia esperienza professionale ho visto parecchie situazioni in cui un evento non atteso ha scatenato arcane paure, alimentando  scenari tremendi.  A memoria, la Sars ha evocato sceneggiature altrettanto incredibili. Alla fine il mondo ha girato pagina salvo accorgersi che i mercati, una volta metabolizzato l’evento sono saliti.

La prima pandemia dell’era del Green New World pare suggerire le stesse ansie.

Ciò che più condiziona l’atteggiamento degli investitori è il rapporto tra evento ed asse temporale del ciclo. Se l’episodio si manifesta in una fase espansiva del ciclo, i suoi effetti vengono riassorbiti in tempi ragionevoli. Se al contrario si manifesta in una fase di tipping point nel punto di ebollizione di un ciclo, i connettori mettono in movimento un potere di contesto che rischia di provocare un effetto pandemia anche sui mercati.

Certamente oggi non ci troviamo nelle fasi costruttive di un ciclo espansivo. Più verosimilmente  siamo, nella migliore delle ipotesi in un contesto maturo del ciclo. Perciò ogni notizia negativa rischia di produrre effetti sgradevoli.

La scorsa settimana abbiamo declinato l’evento virale in un contesto in cui ogni storia può offrire l’alibi per prendere beneficio. Stiamo parlando ovviamente del mercato azionario, il più colpito dall’attuale diffusione dei timori derivanti dalla sindrome cinese.

Non più tardi dello scorso mese ho scritto, nell’Outlook 2020, che lo Standard & Poor 500 era diretto a verificare il target (intermedio) che avevamo stimato in area 3330/40. Al meeting di Borsa Italiana, il TOL EXPO di ottobre, avevo preannunciato la medesima aspettativa dichiarando che alla verifica si sarebbero verificate significative prese di beneficio.

Il picco di valore registrato dall’indice del NYSE è stato fissato lo scorso 22 gennaio a 3337,77. Da quel momento si sono aperte  le prese di beneficio. Le notizie sulla diffusione del corona virus risalgono a fine dicembre e vengono ufficialmente segnalate nella seconda metà di gennaio. La scorsa settimana abbiamo formulato l’ipotesi che i ribassi del mercato possano raggiungere a breve area 3100. E’ su quell’ordine di valore che si apriranno le reali verifiche sulla tenuta del ciclo rialzista del mercato azionario.

In sovrapposizione alle vendite dell’azionario abbiamo già assistito agli acquisti nell’obbligazionario governativo. I rendimenti sul tratto lungo della curva, come atteso, sono collassati, scendendo in direzioni delle aree che riqualificano la ripresa di un trend riflessivo robusto. I target rimangono quelli già evidenziati nello scenario delineato per il 2020.

Le banche centrali, al momento silenti, non tarderanno a manifestarsi sulle scene mediatiche. Del resto, in tempi non sospetti avevano già rivelato la loro predisposizione a sostenere i mercati con azioni stimolative. Insomma, benché la psicosi virale possa alimentare l’immaginazione, al momento non sono ancora presenti segnali che possano turbare oltre il dovuto. Chi ha venduto seguendo il consiglio di prendere beneficio in area 3330 ha fatto bene. Chi non l’ha fatto, deve considerare che l’area più critica quota a 3100 di Standard & Poor. Tutti gli altri mercati si sintonizzeranno sulle medesime frequenze attendendo lo stress test generale pilotato dal mercato azionario USA.

Per l’Europa si profila l’ennesima perdita di momentum con il test dei massimi testati in più di un’occasione negli ultimi cinque anni. Il FTSE Mib perde ancora una volta l’opportunità per violare l’area 24200 ed abbattere un muro che si contrappone al recupero dell’indice dal 2009.

Mentre i rendimenti hanno riattivato il loro ciclo riflessivo, il mercato Forex si è concentrato sulle monete rifugio: yen e franco svizzero. L’euro ha reagito penalizzando il dollaro marginalmente. Non rileviamo segnali che siano in grado di invertire la rotta tracciata.

Il punto di attenzione su cui mettere a fuoco un eventuale segnale di allerta scende da 1,1250 a 1,1160 eur usd, mentre 1,1110 può rappresentare già un primo ostacolo in grado di contrapporre resistenza ad ulteriori apprezzamenti dell’euro. Nel frattempo l’eur jpy consolida l’area già indicata la scorsa settimana senza palesare particolari segni di ripresa. Nei confronti del dollaro gli acquisti di yen hanno spinto al ribasso il cambio in direzione di area 108 dove transita il punto sotto il quale sono presenti numerosi ordini di vendita di dollari.

L’oro ha messo a profitto l’avversione al rischio, accelerando oltre i precedenti massimi e confermando la strada che punta sempre in direzione del target 1650 usd/oz. E’ possibile che il test possa provocare anche in questo caso prese di beneficio a vantaggio delle ricoperture sull’azionario. Manca poco più del 3% per raggiungere l’area, la stessa distanza che separa l’S&P 500 da quota 3100.

Qualora, per pura coincidenza, dovessimo assistere ad un rebound su quei valori, beh potremmo credere di aver trovato il giusto vaccino al corona virus!

 

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