L’ORO DEL RENO
Quale futuro attende l’Unione Europea dopo il complicato risultato elettorale in Germania? Un dato appare certo: lo spirito luterano dei tedeschi riverbererà l’austera virtù nell’Unione.
Richard Wagner sosteneva: “Il popolo è l’insieme di tutti coloro che provano una necessità comune. Dove non esiste necessità non esiste vero bisogno. Dove non esiste vero bisogno pullulano tutti i vizi, tutti i delitti contro la natura, ossia il bisogno immaginario. Ora, la soddisfazione di tale fittizio bisogno è il “lusso”. Il lusso non può mai essere soddisfatto perché, essendo qualcosa di falso, non esiste per esso un contrario vero e reale in grado di soddisfarlo e assorbirlo. Esso consuma, tortura, prostra la vita di milioni di poveri, costringe un intero mondo nelle ferree catene del dispotismo, senza riuscire a spezzare le catene d’oro del tiranno”. Wagner semantizza fortemente alcuni elementi già presenti nelle fonti di partenza e ne inserisce di nuovi; la visione di una natura incontaminata, per quanto fugace, è fortemente caratterizzata a livello musicale ma anche lessicale per cui, non appena il nibelungo Alberich rinuncia all’amore per sottrarre l’Oro del Reno alle ondine, si percepisce che qualcosa è cambiato, nulla è più come prima: l’atto di violenza egoistica ha messo in moto l’inarrestabile corruzione della storia.
Nel L’Oro del Reno traspare l’animo luterano di Wagner così come nel voto tedesco traspare lo spirito di un suffragio che reclama la centralità della Germania rispetto ad un clima di sospetti reciproci e quindi di insicurezza che favorisce l’affermarsi dell’assolutismo ed il ripercuotersi di fratture nell’Europa intera.
L’esordio/vittoria di AFD al Bundestag matura con la conquista di 94 seggi a detrimento dei 65 seggi persi dalla CSU (Angela Merkel) e dei 40 persi dalla SPD. La compagine governativa switcha i suoi 105 seggi a tutto vantaggio di Alternativa per la Germania ed i conservatori liberali di FDP.
Due anime conservatrici, la prima all’opposizione, la seconda candidata alla formazione del governo. Evocare il nazismo significa perdere di vista il trend sociale. Significa non leggere correttamente la reazione della borghesia e della classe media alla politica europeista dei governi precedenti.
Dopo la correzione del voto francese, il trend populista, secondo il principio wagneriano de il popolo è l’insieme di tutti coloro che provano una necessità comune, riprende quota: da Brexit a Trump, l’incognita Catalana, ora la Germania. Macron appare già in difficoltà; i voti dei grandi elettori al senato hanno limitato la sua maggioranza.
Di conseguenza la domanda che il mercato si pone sempre più con circospezione riguarda l’Italia e non perché chi scrive vede le cose da una prospettiva domestica, quanto piuttosto perché il nostro è, come non abbiamo mai smesso di scrivere, il punto critico dell’Unione. E questo non solo per ragioni di vulnerabilità, quanto invece per i vizi e le virtù intrinseche.
Il nuovo corso della politica tedesca si riverbererà inevitabilmente sui paesi mediterranei. Già oggi, lunedì, il mercato si è preoccupato di coprirsi acquistando Bund ed attività made in Germany. Nel dubbio sono ritornate le vendite sull’euro.
Cosa significhi è presto per dirlo, tuttavia si respira un’aria diversa, certamente più attenta. Il lato più conservatore della società tedesca ha chiesto apertamente alla politica di salvaguardare i propri interessi sociali, risparmi, moneta, in altre parole tutto il welfare. Marcare le differenze tra il cuore dell’Europa, la Germania, e la periferia. E’ una vecchia storia mai risolta.
Per quanto interessa il nostro Paese, dovremo ritornare a guardare più da vicino lo spread sul decennale, verificare che le reazioni del mercato non riportino il differenziale oltre la soglia 175. Il Qe non è terminato, tuttavia sappiamo che nei piani della BCE la sua conclusione è ormai definita, salvo cambiamenti di scenario da qui alla fine dell’anno. Mario Draghi, dato per molti cronisti con le valige in mano, in realtà secondo il mandato conferitogli, governerà la BCE sino alla fine del 2019.
La Bundesbank se possibile eserciterà ancor più pressioni sull’azione di politica monetaria della Banca Centrale. Tuttavia se il 10 anni tedesco, benchmark per tutte le emissioni governative europee, dovesse scendere sotto 0,30 dovremmo considerare l’evento come un preludio a ripercussioni più problematiche nell’area.
In ogni caso si allarga il differenziale con i rendimenti USA per l’analoga scadenza. Ciò confermerà quanto abbiamo scritto nelle ultime settimane in merito al ritorno d’interesse per il dollaro. I prezzi già oggi sono scesi sotto la soglia 1,1840 dove abbiamo fissato il trigger per ulteriori vendite di euro in direzione dell’area 1,16/1,15 raggiungibile nelle prossime settimane.
La debolezza dell’euro e più in generale l’esito del voto tedesco potrebbero fornire l’alibi per la correzione già ventilata degli indici azionari. Ancora una volta diamo rilievo alla forza di attrazione dell’area 2430 di S&P 500 nella prospettiva di ottobre, mese in cui la Fed ha dichiarato di voler avviare la riduzione del bilancio e la BCE dovrebbe comunicare le intenzioni sul programma QE.
Il prosciugamento, per il momento figurativo, della liquidità da parte della Federal Reserve metterà alla prova gli investitori americani, togliendo loro la certezza di un ambiente privo di tensioni reattive.
In Europa verificheremo a tutto campo le reazioni dei mercati che in modo forse un po’ troppo prono all’eco di alcuni asset manager ha visto in maniera eccessivamente ottimista le virtù del vecchio continente. L’indice Eurostoxx 50 nelle ultime settimane ha allineato i suoi massimi sotto l’area 3535/45 perdendo parzialmente momentum. In settimana vedremo almeno dal punto di vista tattico quale sarà l’effettiva reazione al voto tedesco: sotto 3525 sono presenti i primi stop loss order.
Il Ftse Mib ha capitalizzato invece un allungo che con molta probabilità sarà oggetto di ritracciamento nelle prossime ore, tuttavia il punto più significativo sotto cui sono presenti stop loss order si colloca a nostro avviso in area 22000.
Spicca in questa fase, come abbiamo scritto nei commenti giornalieri ai Market Mover, la forza del petrolio. Il Brent ha raggiunto come atteso i massimi dell’anno assorbendo completamente le perdite subite nella parte centrale del secondo trimestre. Trovano conferma quindi le stime fatte alla fine dello scorso anno per obbiettivi in area 65 usd/bar. L’equity relativa al mercato dell’Energy non ha risposto al rialzo della commodity con altrettanta enfasi. Ciò nonostante siamo confidenti su un recupero pur ritardato ma paritetico alla stessa.
Nell’Outlook mensile di ottobre svilupperemo il tema in modo più approfondito aggiornando le nostre stime di medio termine. Nell’ambito delle commodity abbiamo assistito ad una discesa dei corsi dell’oro in direzione dell’area 1290 usd/oz. Su tale livello avevamo fissato una verifica per comprendere se il ribasso potesse rappresentare un’occasione di acquisto. L’iniziale reazione di venerdì, confermata nelle seduta di lunedì, non ci consente di sciogliere i dubbi. Preferiamo verificare il comportamento del mercato al test di 1310/15 usd/oz prima di pronunciarci favorevoli per un acquisto.
Sul mercato delle commodity spiccano inoltre le vendite di rame. Quanti ci seguono sanno che nel nostro modello il rame rappresenta la Commodity su cui fare valutazioni inerenti al ciclo economico. In questo caso il ribasso del metallo appare più legato a vendite di natura speculativa proveniente dalla Cina che non da un’offerta basata su attese di rallentamento del ciclo. Abbiamo già scritto in merito alla prassi operativa consolidata da parte di molte aziende di collateralizzare il credito con garanzie in rame. La bolla di cui si parla sempre più frequentemente potrebbe riverberarsi sui corsi del rame. L’imminente apertura del Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese potrebbe far scattare vendite anticipate sia sul mercato azionario che per l’appunto sul rame. Nel nostro Outlook mensile abbiamo già dato indicazione di prendere beneficio su Cina nell’attesa di una correzione in grado di riequilibrare gli eccessi che dominano l’azionario cinese.
Ottobre si preannuncia intenso su tutti i fronti dalla geopolitica alla dimensione europea in attesa del referendum catalano, alle lunghe trattative per la formazione del governo tedesco, agli annunci di politica monetaria delle banche centrali e per finire dalle elezioni anticipate in Giappone. Restate sintonizzati, il denaro non dorme mai.
Richiedi l’ultimo report di WB>Perspectives
[contact-form-7 id=”2031″ title=”Leggi WB>PERSPECTIVES® 2017″]