Gli impatti sulla salute e quelli sull’economia generati dalla pandemia hanno avuto effetti diversi tra paese e paese agli inizi della IV RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. Gli Stati Uniti, che hanno registrato uno dei peggiori risultati sul piano sanitario, ancorché non così negativi come in UK, hanno affrontato un livello inferiore dei blocchi sanitari ed ora stanno uscendo con forza dalla crisi – anzi, sono già vicini al superamento del livello pre-crisi del GDP, grazie all’ampio sostegno fiscale. Nel confronto, la maggior parte delle economie dell’UE ha subito un numero di vittime inferiore a quello degli Stati Uniti, ma ha registrato un significativo peggioramento del GDP. Molto probabilmente la performance economica inferiore va imputata in parte ai blocchi che sono stati imposti ad un livello più esteso. A ciò si aggiunga il sostegno fiscale di maggiore ampiezza negli Stati Uniti rispetto all’UE.
La Corea del Sud ha evidenziato risultati relativamente favorevoli sia in termini economici che in termini sanitari. Senza alcun blocco nazionale in atto, ma con altre misure come l’allontanamento sociale e l’uso di maschere insieme al regime di test e tracciamento imposto sin dalle prime ore l’economia coreana ha affrontato il lungo periodo della pandemia con esiti meno drammatici.
Il Regno Unito ha avuto uno dei peggiori risultati sul piano sanitario accompagnati inizialmente da una recessione estremamente aggressiva, nonostante siano state imposte severe misure di blocco con un certo ritardo.
La recessione globale è stata ampia e diffusa; in molte aree ha registrato una flessione doppia. Non si è rivelata uniforme in tutti i paesi. Probabilmente è già finita, almeno a livello globale fatte salve le aree in cui le varianti virali stanno ancora colpendo. Laddove è stato applicato un massiccio stimolo fiscale sotto forma di pagamenti diretti alle imprese e alle famiglie l’effetto recessivo è stato fortemente mitigato, evitando danni economici più drammatici. Altre lezioni sono difficili da trarre in questa fase.
YOU FINANCE IV RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Che cosa dobbiamo attenderci ora? All’inizio della recessione, i mercati finanziari ritenevano che l’effetto netto della crisi sarebbe stato deflazionistico o disinflazionistico. I mercati sono crollati esattamente come anticipato nel nostro report del 3 marzo dello scorso anno, sotto il peso della repressione sanitaria.
Molte delle forze globali che spingono al ribasso l’inflazione rimangono tuttavia in essere a partire dagli effetti prodotti dall’innovazione tecnologica. In futuro dovremo verificare se l’attuale congiunzione di impulsi positivi di sostegno alla ripresa derivanti dall’emissione di nuovo debito, dalla colossale stampa di moneta e dagli stimoli fiscali siano sostenibili. Nelle scorse settimane abbiamo avanzato l’ipotesi che le banche centrali possano a rotazione intervenire e ritirare in parte o del tutto tali misure. L’inversione della globalizzazione avviata prima della pandemia con il protezionismo commerciale, potrebbe imporre un controllo più attento alla stimolazione monetaria. Il ritorno congiunturale dell’inflazione unita alla crescita diffusa dovrebbe spingere le banche centrali verso tale direzione.
Cina, Canada ed altre aree hanno già avviato un percorso di para normalizzazione. I rendimenti dei titoli di Stato che all’inizio della recessione erano scesi scesi formando quello che abbiamo chiamato il Ground Zero, con le aspettative di crescita e inflazione hanno recuperato quel terreno perso o leggermente superato. Ma in un contesto storico più lungo rimangono estremamente bassi.
La domanda che ci poniamo alla fine di questa fase di swing economici e finanziari riguarda il futuro dell’economia e dei mercati.
Le borse azionarie continueranno a salire o si fermeranno? I rendimenti saranno destinati ad invertire il loro trend secolare al ribasso innescato nel 2000?
Per quanto riguarda le prime abbiamo tracciato un’idea di scenario che ci pare congrua con l’attuale fase. L’abbiamo indicata nel corso di un intervento in streaming a YOU FINANCE IV RIVOLUZIONE INDUSTRIALE.