TOXIC POLITICs
Toxic Politics: Ritorna la politica ad irrompere sulla scena. Si teme che l’impeachment possa nuocere ai mercati che scontano le promesse elettorali di The Donald Trump.
Alla tavola rotonda che l’IT Forum con la conduzione di C Kaufmann ha organizzato per fare il consueto punto sui mercati, si è inevitabilmente parlato molto di politica. Non tanto delle scelte e delle possibili opzioni, quanto dei riflessi che l’elevato grado di tossicità dello scontro politico sta determinando gli andamenti dei mercati. Del resto l’ombra lunga ed onnipresente delle banche centrali ha messo i fondamentali in secondo piano, rispetto all’alterazione prodotta dalle loro azioni in merito al fair value. Di conseguenza i toni aspri del confronto politico assumo ruoli che surrogano le normali valutazioni che ispirano la price discovery. Si passa così dai timori per gli esiti della campagna francese, alle elezioni anticipate in Gran Bretagna, alle tensioni tra Trump ed il congresso e via scrivendo.
L’ipercomprato che avevamo fatto notare la scorsa settimana accompagnato da livelli estremamente bassi ed inusuali della volatilità, ha creato reazioni non tanto per effetto di valutazioni spesso elevate, quanto per i timori che l’impeachment del Presidente possa influire negativamente sui corsi. La questione non si risolverà a breve, per cui i mercati saranno ancora sollecitati dalle news che potranno imprimere nuove tensioni sulla scena.
In parallelo, Mario Draghi dichiara che l’Unione sta consolidando i segnali di uscita dalla lunga crisi, lasciando intendere di essere pronto ad aprire le porte al tapering in Eurozona, vanificando le affermazioni rilasciate nell’ultima, recente, conferenza stampa rilasciata a margine del meeting BCE di maggio. Qualora dovessimo ragionevolmente attenderci sorprese in negativo, queste dovrebbero giungere dagli USA ed ora non dall’Europa.
I mercati azionari americani esibiscono più velocità nell’andamento dei loro principali indici: lo Standard & Poor 500 ancora prossimo ai massimi capitalizzati dopo l’elezione di D. Trump, la tecnologia in eccesso di comprato ed infine le medie capitalizzazioni sostanzialmente piatte da fine novembre ad oggi.
L’indice Russell 2000 con la perdita di momentum avviata agli inizi di dicembre, ha determinato in area 1330 un primo livello di allerta sull’eventuale tenuta del trend espansivo. L’S&P 500 sta manifestando alcune difficoltà a superare area 2400 anche se, al momento, quota 2350/25 continua a difendere la tenuta degli equilibri espansivi. L’impostazione di molti indicatori quantitativi lascia pensare che la correzione innescata con le vendite fulminee della scorsa settimana, abbia aperto una fase di consolidamento. Il segnale propedeutico ad una correzione più ampia risulterebbe sollecitato da una regressione dei prezzi oltre la soglia 2350/25 di S&P 500. L’eventuale correzione ci fornirà le condizioni qualitative e quantitative per comprendere la natura del movimento dominante e le possibili implicazioni di medio lungo termine. Nel frattempo bisognerà tener conto che la struttura del ciclo primario quota oggi un livello di sostegno che transita in prossimità di area 2180.
Prendere beneficio in questa fase quindi può rappresentare una scelta opportunistica, utile per consolidare i profitti ed attendere gli sviluppi. Le medesime valutazioni possono essere estese al Nasdaq Composite conseguentemente al comparto tecnologico. L’indice ha contenuto la debolezza sopra 5990 pur lasciando intravvedere Il rischio di un’estensione delle vendite che tende a riportare i valori verso area 5800 dove transita il primo significativo livello di test della struttura rialzista che ha dominato il mercato.
In Europa la correzione è apparsa in forma più violenta, ancorché delimitata sopra i primissimi livelli di allerta. Nelle nostre valutazioni l’indice Eurostoxx 50 è atteso scivolare nel range 3500/3430 per verificare per la prima volta dal rally di dicembre la tenuta del sostegno che governa il ciclo espansivo. Il Dax , sinora il maggior beneficiario del ciclo avviato nel 2009, dovrebbe perdere forza relativa rispetto ad altri valori regionali. Ci attendiamo una progressiva perdita di momentum verso area 12400/200, considerando che i primi significativi livelli su cui allertare una condizione più pregiudizievole per la tenuta del ciclo espansivo , vanno posizionati a nostro avviso in area 11900. Il FTSE Mib tenderà in parallelo a ritracciare parzialmente il rialzo recente, testando area 20550/30; al momento eventuali estensioni sono attese in direzione di 19900.
Sulla base del quadro si delinea quindi una fase di consolidamento per le prossime settimane. Qualora i livelli di contenimento fossero rispettati, come pensiamo, potremmo cogliere la correzione come opportunità di acquisto.
Le materie prime, CRB Index, dovrebbero, come conseguenza di quanto sopra scritto, anticipare la conclusione della fase di debolezza e riguadagnare a livello di indice quota 184 per consolidare oltre 185,50. La sequenza riporterebbe l’indice in territorio più costruttivo riproponendo un clima meno critico per la crescita del comparto. In attesa che si manifesti l’atteso set-up, i recenti minimi tenderanno a filtrare eventuali nuovi segnali regressivi.
Il rame non riuscirà nell’immediato a collegarsi alla reazione delle commodity. Come scritto nell’outlook mensile permangono i rischi per una micro discesa verso l’area 5370-5300. La tenuta favorirà la ricopertura delle posizione corte recentemente aperte e la ripresa dei corsi.
Il Brent ha recentemente violato al rialzo 53,50 fissando una prima azione di recupero che dovrebbe spingere i corsi verso l’area di riabilitazione del trend rialzista. Per sciogliere i dubbi attendiamo chiusure oltre 53,50 ed accelerazioni successive oltre 55,20/55,50 dove transita la proiezione dei massimi decrescenti avviati a dicembre. I dati sull’offerta di oil, rimangono ancora elevati, soprattutto quelli afferenti lo stoccaggio dei siti americani. La riunione Opec, in calendario giovedì 25, a cui parteciperà membri del cartello e non, risulta significativa. La tenuta di 51,30 appare fondamentale come pure in ultima istanza area 49 usd/bar.
Oro e dollaro giocano una loro partita. Il primo sfrutta la debolezza del secondo per avvicinare area 1300 usd/oz dove in tutti i recenti attacchi è stato venduto. Il secondo appare indebolito dalle tensioni politiche americane. La violazione di 1,10 ha prodotto molte ricoperture sull’euro spingendo gli scambi in area di ipercomprato da cui ci attendiamo una correzione. I valori in cui scambia nel momento in cui scriviamo, 1,1250, risultano delimitati dalla proiezione dei minimi segnati durante i primi dieci mesi del 2016. A novembre abbiamo registrato la reazione violenta seguita all’elezione di D. Trump, con la formazione dei minimi di inizio anno. Dal punto di vista figurativo è importante che il cambio non vada oltre la soglia, 1,1260 eur usd, che ha determinato l’avvio dell’ultima caduta dell’euro. Diversamente, pur in un contesto di ipercomprato dovremmo fare i conti con il test dell’area primaria 1,14/1,15 eur usd. La prima trigger line su cui pensiamo che le vendite di euro possano ritornare a rafforzarsi transita a quota 1,1150/40 la successiva a 1,10. Violazioni chiamerebbero ancora in causa area 1,05 eur usd, ma per questo, Trump e Fed dovranno dimostrarsi meno incerte sul da farsi.
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