WB PERSPECTIVES LA FEBBRE DEL VACCINO
VAX
Nel 1850 fu la febbre dell’Oro a scatenare la corsa febbrile verso la ricerca del Sacro Graal. Oggi è la corsa al vaccino a scatenare la ricerca verso l’antidoto, IL VACCINO, in grado di estirpare la diffusione epidemiologica del Covid.
Molte sono le case farmaceutiche che battendo ogni traguardo temporale previsto dalla sperimentazione hanno annunciato di aver raggiunto la fase tre.
Lo sviluppo di un vaccino è un processo piuttosto lungo ed elaborato che parte dalla conoscenza del microrganismo responsabile della malattia che si intende prevenire e delle sue modalità di interazione con l’organismo umano. Inizialmente si effettuano studi sperimentali in vitro, in base ai quali è possibile stabilire quale sia la composizione qualitativa e quantitativa ideale di un vaccino (tipologia e quantità della componente attiva e di tutte le altre sostanze previste).
Una volta definito questo aspetto, il potenziale vaccino viene sottoposto alla sperimentazione pre-clinica che include studi in vitro e su modelli animali attraverso i quali si definiscono il meccanismo d’azione (cioè la capacità di indurre la risposta immunitaria), il profilo tossicologico e le prime evidenze di efficacia e sicurezza su un organismo vivente complesso. Questa fase permette di selezionare la formulazione che nei modelli sperimentali è risultata più promettente per essere avviata alla fase clinica preliminare sull’uomo. A questo punto, il vaccino entra nel percorso di sperimentazione clinica che può realizzarsi in quattro fasi: le prime tre precedono l’autorizzazione all’immissione in commercio e la quarta viene condotta quando il vaccino è già disponibile sul mercato.
Nel caso del Covid sono stati battuti tutti i tempi normalmente impiegati per giungere all’ultima fase. Oggi qualsiasi valutazione delle superfici mediatiche delega allo sviluppo del vaccino ogni via di soluzione alla crisi contingente. I mercati rappresentano un sotto insieme di queste valutazioni e come tali reagiscono con iperboli positive ad ogni annuncio senza entrare in modo specifico nel merito.
VACCINO VERSO MERCATI
Ciò che impressiona è la coincidenza che sempre più spesso lega l’annuncio del raggiungimento di un risultato positivo a condizioni spesso critiche del mercato.
La scorsa settimana l’annuncio di Pfizer ha contribuito ad arrestare sul nascere le vendite sui mercati azionari. Il seguente annuncio di Moderna ha evitato la successiva ricaduta degli indici americani, in particolare ha consentito allo Standard & Poor di non scendere oltre la soglia che nei nostri Market Mover quotidiani avevamo segnalato a 3200.
Quindi all’azione delle banche centrali si è aggiunta ora quella dei Ceo delle case farmaceutiche.
Si tratta di una pratica che per certi aspetti incoraggia l’attivismo dei tarders non professionali, mentre disturba non poco l’attività gestionale dei professionals. Riteniamo che sia infatti piuttosto condivisa l’opinione di quest’ultimi sulla dicotomia che si è consolidata tra valutazioni e prezzi scambiati. In molti casi siamo in presenza di valori affettivi. Laddove invece si valutano aziende non allineate alle linee d’investimento coerenti con il Green New Deal lo stato di disaffezione tende a sotto stimarne le potenzialità.
Per tali ragioni i portafogli gestiti in modo attivo risentono spesso di una conduzione sempre più spesso affetta da un eccesso di prudenza. Tale eccesso si rivela invece rassicurante, quando non premiante, nei momenti in cui il ritorno dell’avversione al rischio tende a polarizzare le vendite con ampiezze che misurano in termini di volatilità dei veri e propri vuoti d’aria.
La nuova euforia correlata ai vaccini allo studio, indispensabile per consentire al mondo di riattivare la mobilità sociale e quindi, in estrema sintesi, le rotte dei commerci, le produzioni delle filiere, il lavoro ed i consumi, dovrà comunque essere ponderata alla loro efficacia ed ai tempi di distribuzione. Nel frattempo gli stati sovrani dovranno continuare a sostenere l’attesa con aiuti finanziari/fiscali concreti. Ciò aumenterà ulteriormente lo stock del debito, mentre la perdita del Pil incrementerà i ratio relativi.
Le banche centrali stanno già discutendo su come farsi carico dell’extra debito in futuro. Il dibattito prima ancora di essere tecnico è politico. Soprattutto in Europa dove i rigoristi temono la deriva della monetizzazione del debito. Su queste sfide si fondano le speranze per uscire dalle sabbie mobili del Covid. Ogni errore di comunicazione può determinare sbandamenti non graditi, amplificati qualora siano stati preceduti da eccesso di euforia scatenata oggi dalla febbre del vaccino.
VACCINO VERSO STANDARD & POOR 500
In linea generale le attività Risk_On hanno stanno superando le difficoltà tecniche che si sono intervallate nelle ultime settimane.
L’indice che guida il percorso, l’S&P 500, sta dirigendo verso area 3800. Quota 3500 farà da base a questo movimento e determinerà il nuovo punto sotto cui mettere a fuoco eventuali segnali (remoti) di avversione al rischio.
Il 20/20 dovrebbe quindi terminare meglio di come ha iniziato. Le macerie invece che avrà prodotto saranno oggetto di esame con molta probabilità successivamente ad inizio 2021 quando la disponibilità del vaccino sarà più concreta di oggi ed ogni correzione di mercato avrà la possibilità di appellarsi alle attese di ripresa più solide.
Si dovranno mettere nel conto rotazioni di portafoglio mirate al recupero di tutti quegli attivi che invece hanno sofferto in questa fase e che ancor oggi quotano a prezzi da saldo. In genere rispondono a tutti i settori che contemplano attività legate alla mobilità.
Nel contempo le banche centrali dibatteranno sulle vie da percorrere per monetizzare il debito. Tra le soluzioni non potrà mancare l’X Factor, ovvero i rendimenti reali negativi. Quindi rialzo dell’inflazione oltre i rendimenti nominali dei bond governativi. Questi dovranno comunque rimanere al di sotto dei tassi di crescita del Pil reale. Si tratta di una formula che di suo apre conflittualità ideologiche di cui abbiamo dato cenno sopra.