PUZZLE WORLD: il mondo è un puzzle, la Federal Reserve il Designer
Il mondo è un enorme puzzle. Incastrando un pezzo nell’altro le cose prendono forma e svelano la realtà ai nostri occhi. Tutto diventa un gioco al punto che è possibile perfino comprarsi una scatola di raffinatissimi disegni e fotografie sapientemente ritagliate, per perdersi tra le meravigliose opere d’arte e le nature morte posizionando ogni pezzo al suo posto; basta incastrali perfettamente e creare il proprio puzzle preferito ed il gioco è fatto! E’ esattamente quello che facciamo tutti i giorni, mettiamo assieme pezzi di informazione e creiamo lo scenario. Ci sono quelli che confezionano i pezzi, conoscendo lo scenario, e quelli che invece vanno in edicola e gli acquistano, pezzo per pezzo, fino a creare lo scenario. Insomma c’è chi progetta e vende i pezzi, c’è chi li compra e ricompone le figure. Chissà quale pezzo ci venderà la Federal Reserve la prossima settimana! E la Bce, la BoJ? Quale scenario hanno disegnato per noi?
In giro ci sono molti giocatori che si sono stancati di mettere assieme i pezzi, non credono più nella capacità di questi designer di riuscire a mettere assieme uno scenario sostenibile. La fotografia che sta emergendo sembra, pezzo dopo pezzo, sempre meno attraente. Immagini distorte, valore gonfiati, partite di giro al punto che i più raffinati hanno deciso di smettere di giocare. Altri stanno uscendo, altri ancora ci stanno pensando, magari semplicemente osservando per capire. Lo Standard & Poor come anticipato la scorsa settimana ha aperto una finestra correttiva, qualcuno è uscito, ha semplicemente liquidato le posizioni. I prezzi si sono fermati a quota 2125, ovvero sul primo livello di sostegno tecnico significativo. Lo swing è stato deciso al punto da allertare molti investitori tattici. Quelli che adottano strategie di più ampio respiro osservano. Passo dopo passo il mercato si sta organizzando per quando la Federal Reserve, la prossima settimana, rilascerà il prossimo pezzo di informazione sullo scenario. Non escludo che si possa testare anche l’area 2100 prima dell’evento, difficilmente si correggerà oltre. Il mercato sconta una probabilità prossima all’85% che la Riserva Federale possa aumentare i tassi. Il secondo dopo quello operato a dicembre. Non molto per stabilire una tendenza.
Quindi ancora una volta avrà peso lo statement che rilascerà la presidente Janet Yellen, dando così forma e colore ad un nuovo pezzo da aggiungere allo scenario. In realtà segnali di tensione sono presenti un po’ ovunque: sul mercato dei cambi il rapporto usd jpy fatica ad allontanarsi da quota 100. Il livello rappresenta una linea che va oltre all’impatto emotivo dei numeri tondi! La violazione dell’area rappresenta un segnale di avversione al rischio molto importante. Le materie prime stanno perdendo momentum nuovamente dopo la pausa primaverile. Il petrolio, al netto del noise costruito su improbabili accordi, sta nuovamente scivolando verso area 37/35 usd bar. Il rame, nonostante alcuni dati sulla produttività in Cina più lenenti, continua a perdere valore. In merito allo yen pensiamo che la BoJ farà il possibile per evitare cadute sotto il livello psicologico; per garantirsi un risultato concreto dovrà riportare i valori oltre quota 107/8 usd jpy.
Per le commodity pensiamo invece che l’ipervenduto nuovamente generato in diversi strumenti, possa produrre una reazione con l’eccezione del petrolio. La loro debolezza, tuttavia, crea apprensione ma non infiamma nervosismi. L’oro indicato da molti come via di fuga verso la qualità, continua a perdere momentum: riteniamo che i prezzi collauderanno ancora la tenuta di area 1300/1290 usd/oz prima di definire un nuovo movimento direzionale.
Sono tutti segnali che non offrono in ogni caso supporto al mercato azionario. Malgrado ciò, secondo le nostre stime, il punto di maggior tensione meccanica in grado di innervosire gli investitori ed alzare i livelli di volatilità coincide con cadute in area 2050 dello Standard & Poor 500. Il mercato azionario italiano ed in buona parte quello europeo, come purtroppo accade da un anno a questa parte stanno mettendo in evidenza una versione più complessa del quadro tecnico. Nel nostro scenario non escludiamo il rischio di rivedere un ritorno delle contrattazioni verso i minimi dell’anno. Il rialzo dei rendimenti sulla parte lunga della curva, benché lontano dai livelli che determinerebbero un reversal ciclico, potrebbe innervosire gli investitori assuefatti al lungo gioco del QE.