Il TARGET RATE PROBABILITY per i FED FUNDS segnala un allentamento delle pressioni rialziste nel meeting del 16 marzo. Non è in discussione il rialzo bensì la sua ampiezza. Il Fed Watch tool riporta il 63% delle probabilità a favore di un rialzo di 25-50 bp, mentre abbassa le stesse al 32,7% una chiamata al rialzo tra 50 e 75 bp.
Il mercato ritorna quindi a ponderare un percorso più ponderato ma pur sempre orientato alla linea restrittiva. L’ultimo Fomc ha infatti ribadito la volontà di ridurre gli stimoli monetari ed avviare il Quantitative Tightening, ovvero l’inasprimento quantitativo per ridurre la quantità di liquidità presente nel mercato.
Alla luce delle elevate pressioni inflazionistiche e del forte mercato del lavoro, i membri del Fomc hanno continuato a ritenere che gli acquisti netti di attività dovrebbero concludersi presto ” .
“La maggior parte dei consiglieri ha preferito continuare a ridurre gli acquisti netti di attività secondo il programma annunciato a dicembre, portandoli a termine all’inizio di marzo “.
“I partecipanti hanno osservato che le recenti letture dell’inflazione hanno continuato a superare in modo significativo l’obiettivo di lungo periodo del Consiglio e che l’inflazione elevata persisteva più a lungo di quanto avessero previsto, riflettendo gli squilibri dell’offerta e della domanda legati alla pandemia e alla riapertura dell’economia”.
“Alcuni partecipanti hanno commentato che l’inflazione elevata si è estesa oltre i settori più direttamente interessati da tali fattori , sostenuta in parte dalla forte domanda dei consumatori”.
Abbiamo visto il dollaro ritornare a rafforzarsi su tali basi, pur mantenendo il rapporto eur usd al di sopra della soglia 1,1325.
Le minute della Fed hanno messo tuttavia a dura prova la tenuta dei mercati azionari. Abbiamo visto dopo un’ostentata reazione il ritorno delle vendite al Nyse.
L’indice principale, lo Standard & Poor 500, sta ritornando infatti a collaudare la linea di breakout del ciclo rialzista avviato alla fine dell’inverno 2020. In realtà il Russell 2000, l’indice che riporta l’andamento delle capitalizzazioni minori, è già entrato in una fase recessiva.
Il dilemma che dovrà affrontare Jerome Powell non ha soluzioni semplici. Se vuole raffreddare seriamente l’inflazione dovrà comprimere la domanda attraverso una linea monetaria piuttosto severa. Tuttavia come sappiamo la Fed ha un doppio mandato: controllo dei prezzi e dell’occupazione. Per contenere l’inflazione le banche centrali hanno sempre agito sulla leva dei tassi per raffreddare l’esuberanza dei mercati. Tuttavia una recessione indotta, impatterebbe negativamente sull’assorbimento della disoccupazione creata dalla pandemia.
L’elevato livello raggiunto dal Consumer Price Index e dall’Inflation rate, 7,5%, sta facendo crollare i consensi ed il gradimento verso il presidente Biden. Un motivo in più per controllarne le dinamiche.
I mercati sfidano Jerome Powell mettendolo alla prova dei fatti. Sono piuttosto restii a ritirare le loro posizioni dall’azionario. Il braccio di ferro potrebbe spingere la Fed ad essere più impulsiva. Anche ieri alcune tra le principali banche sono ritornate a considerare la necessita che il Fomc operi sino a sette rialzi dei tassi nel corso di quest’anno.
I nostri algoritmi stimano una perdita di valore a breve del mercato azionario globale di almeno il 10%, nel medio termine il 20% a partire dalle attuali valutazioni.
Alla conclusione di ogni ragionamento dobbiamo considerare che se la Fed non interviene rischia di compromettere anche la tenuta del dollaro.
E’ esattamente dal gennaio dello scorso anno, quando scambiava a 1,23 contro euro, che proiettiamo il dollaro al rialzo! Per il 2021 avevamo stimato due grandi aree di target: l’intermedia a tra 1,17/1,16, la più significativa tra 1,13/1,12. Anche per l’anno in corso abbiamo fissato nel nostro FX Outlook RISKOO 20/22 un percorso rialzista con obbiettivi importanti, tuttavia siamo pronti a metterlo in discussione se la Fed non interviene con decisione. Come abbiamo scritto nella Lettera Mensile di AITI, l’Associazione Italiana dei Tesorieri d’Impresa, riteniamo quota 1,15 un importante spartiacque di scenario per il rapporto euro dollaro.
Ci aspettiamo quindi una Fed più risoluta di quanto oggi il mercato non sconti effettivamente.
Lo riteniamo importante per il semplice fatto che la sfida che la Fed deve affrontare ha un obbiettivo ancora più significativo: raffreddare i prezzi delle commodity.
Questo obbiettivo è più importante della tenuta dei mercati. In ballo ci sono la sostenibilità dei modelli di business delle aziende, il ritorno ad una rete delle forniture più equilibrata, un ridimensionamento dei prezzi dell’energia. Probabilmente tutto ciò vale il sacrifico dei mercati azionari. Del resto gli stakeholder hanno avuto molto dalle banche centrali negli ultimi 18 mesi. E’ giunta l’ora di fare i conti con la realtà.