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BULL TRAP PER IL BRENT?

BULL TRAP PER IL BRENT? La giornata di ieri si è contraddistinta per una serie di eventi il cui denominatore comune si concentrava sul filo rosso che unisce inflazione e prezzi delle commodity, in particolare quelle del petrolio e del gas.

Ieri la stessa Lagarde ha continuato a minimizzare i timori relativi all’inflazione affermando che la reazione all’aumento temporaneo dei prezzi non deve essere esagerata. Da Lagarde e dall’esponente del board Panetta è giunto poi un monito a non attuare troppo presto una politica monetaria restrittiva. Diversa l’aria che si respira oltreoceano dove i mercati si aspettano già a novembre un annuncio sul ‘tapering’. Nell’audizione di ieri al Senato Powell ha detto che l’economia Usa è ancora lontana dal raggiungere la piena occupazione, una componente chiave dei requisiti della banca centrale per aumentare i tassi di interesse, ma che “abbiamo quasi raggiunto i requisiti per il tapering”.

Oggi prende il via il simposio della Banca centrale europea sul futuro della politica monetaria oltre la pandemia, con gli interventi della presidente Lagarde, del governatore Fed Powell e di quelli della Banca d’Inghilterra e della Banca del Giappone (ore 17,45). Tra gli altri esponenti del board di Francoforte anche il capo economista Lane e il vice presidente de Guindos.

Inevitabile riportare al centro del dibattito i problemi ancora aperti sulle filiere produttive, le catene di fornitura ed i prezzi delle commodity.

Il confronto geopolitico sull’allocazione delle risorse e delle catene produttive porterà con buona probabilità ad una riconfigurazione della globalizzazione così come oggi è organizzata.

Nel frattempo riamane aperto il tema contingente dei prezzi delle materie prime e della loro disponibilità.

Ieri le quotazioni del Brent erano salite ben oltre il nostro livello di alert fissato nell’Outlook di settembre a 76 usd/bar. I prezzi hanno segnato un picco a 80,67 usd subendo forti pressioni in vendita. Osservando le aperture odierne potremmo affermare che si stia configurando un segnale di esaustione delle pressioni rialziste, almeno nel breve termine.

Per avere una prima conferma di questa posizione dovremmo attendere un ritracciamento del recente rialzo con vendite in grado di riportare già entro la settimana i valori al di sotto di 76 usd, ovvero al disotto del nostro livello di warning lanciato lunedì.

Nel frattempo in questi giorni, nonostante la pressione dei prezzi del petrolio, i valori dei metalli industriali hanno continuato a confermare lo scenario che abbiamo delineato nel nostro WB COMMODITY PERSPECTIVES. Il rame apre questa mattina al LME infatti ancora in flessione confermando l’outlook indicato.

Nel frattempo Il Cdm atteso per oggi dovrebbe dare il via libera alla nota di aggiornamento al Def. Secondo quanto riferito ieri a Reuters da due fonti governative, il governo stima una crescita del Pil al 6% e un deficit/Pil al 9,5% da confrontare con l’obiettivo di crescita di aprile rispettivamente a +4,5% e 11,8% per il deficit/Pil. Numeri in linea con quanto anticipato da Reuters a inizio mese. Il deficit inferiore alle attese porterà il rapporto debito/Pil al di sotto del precedente obiettivo di 159,8% ma ancora oltre il livello del 2020 di 155,6%. Destinata invece a slittare ancora, dopo le elezioni di ottobre, la delega fiscale. Gli incrementi sulle bollette di luce e gas nel prossimo trimestre saranno rispettivamente del 29,8% e del 14,4%, mitigati dopo il recente intervento del governo, secondo quanto reso noto da Arera.

Riteniamo che un eventuale raffreddamento dei prezzi del PUN (Prezzo Unico Nazionale energia elettrica) trattati dal GME (Gestore Mercati Energetici) possa concretizzarsi soltanto nel caso in cui i prezzi del petrolio e del gas invertano tendenza. Secondo le nostre analisi tale evento coincide con un breakout dei valori del Brent di area 66/65 usd/bar.

MARKET MOVER

DEBITO USA – I Repubblicani al Senato hanno bloccato per il secondo giorno di fila il tentativo dei Democratici di evitare un potenziale default in un momento delicato per l’economia Usa, mentre incombe lo spettro di uno ‘shutdown’. Ieri, a dare la misura di quanto potrebbe accadere, la segretaria Usa al Tesoro Yellen ha detto che un default sarebbe disastroso.

CINA, BOND EVERGRANDE E CARBONE – Il colosso dell’immobiliare cinese dovrebbe pagare oggi interessi per 47,5 milioni di dollari su un bond in divisa Usa in scadenza a 2024, dopo non aver rimborsato le cedole di un’altra obbligazione in dollari la scorsa settimana. Evergrande inoltre intende vendere una quota da 9,99 miliardi di yuan in Shengjing Bank a una società statale di asset management. Intanto in Cina l’agenzia per la pianificazione energetica ha cercato di rassicurare abitanti e aziende nelle aree più colpite dalle carenze di carbone che tiene la situazione sotto controllo. L’agenzia ha chiesto ai governi locali di monitorarne attentamente l’utilizzo e le scorte. La situazione ha colpito la produzione e provocato restrizioni sull’elettricità, con riverberi sulle prospettive dell’economia.

POLITICA GIAPPONE – Gli esponenti del partito di governo in Giappone hanno cominciato le votazioni per un nuovo leader che quasi sicuramente diventerà il prossimo premier.

PREZZI GERMANIA – In agosto i prezzi import tedeschi hanno registrato un incremento di 1,4% su mese, contro un’attesa per +1,2%, e di 16,5% su anno, oltre il consensus per +16,1%.

 DATI MACROECONOMICI

    ITALIA     Istat, prezzi alla produzione dell’industria e delle costruzioni agosto (10,00).

    ZONA EURO Economic sentiment settembre (11,00) – attesa 116,9.

GRAN BRETAGNA  Bank of England, crediti al consumo agosto (10,30) – attesa 0,3 miliardi.

PORTOGALLO     Fiducia imprese settembre (10,30). Fiducia consumatori settembre (10,30).  Tasso disoccupazione agosto (12,00).

SPAGNA  Stima prezzi al consumo settembre (9,00) – attesa dato nazionale 0,4% m/m; 3,5% a/a; dato armonizzato 0,9% m/m; 3,7% a/a.

USA  Indice vendite immobiliari in corso agosto (16,00) – attesa 1,4% m/m.  Scorte settimanali prodotti petroliferi Eia (16,30).

MARKET MOVER

FOREX – Indice sul dollaro non lontano dai massimi di 11 mesi in scia al rialzo dei tassi Usa e traendo beneficio dal nervosismo degli investitori per l’imminente ‘tapering’ Fed mentre crescono i dubbi sull’economia globale. Attorno alle 7,40 il cross euro/dollaro <EUR=> vale 1,1687 (in rialzo di 0,04%); il cambio euro/yen <EURJPY=>  130,24 (in calo di 0,01%) mentre il dollaro <JPY=> scambia a 111,44 su yen (in calo di 0,05%).  Ci aspettiamo oggi una breve reazione dell’euro ma il transito dei valori dell’eur usd in area 1,1675 espone la divisa europea a nuove pressioni.

GREGGIO – Prezzi in calo per il secondo giorno di fila su nuovi dubbi per la domanda. Sempre alle 7,40, il futures sul Brent <LCOc1> viaggia in calo di 1 dollaro e 42 cent a 77,67 dollari il barile e quello sul Nymex <CLc1> di 1 dollaro e 32 cent a 73,97 dollari.

EQUITY –  Ieri abbiamo assistito al sell_off  generalizzato sui mercati azionari secondo le attese anticipate nel nostro MARKET MOVER WEEK (pargrafo EQUITY). Riteniamo che il test delle aree indicate possa aprire significative riflessioni sui rischi che la correzione in atto possa ulteriormente approfondire. Calcolando i rischi sottostanti non escludiamo che possano maturare le condizioni per un movimento riflessivo che potrebbe spinge i valori a ritracciare almeno il 10/15%  dai valori attuali.

TREASURIES – Il benchmark decennale <US10YT=RR> sui mercati asiatici rende 1,529%, in ribasso di 0,007 rispetto alla chiusura a 1,536%.