Economia cinese: l’11 febbraio è iniziato il nuovo anno, l’anno del drago.
Nei segni dello zodiaco cinese il drago rappresenta un elemento dotato di poteri magici. Saggio e potente allo stesso tempo simboleggia coraggio e forza, ambizione e successo.
Sarà anche per queste ragioni che nella cultura cinese si ritiene che nascere sotto il segno del drago costituisce un elemento di prestigio e fattore di buon auspicio. In numerose dinastie cinesi il drago simboleggiava il potere celeste.
In occidente il drago è una figura mitologica simbolo dei mostri primordiali che escono dal mare e provocano caos e morte. San Giorgio lo combatte per la supremazia del bene sul male.
In questo 2024 la metafora del drago mette in diretta contrapposizione non solo le credenze culturali tra questi due mondi, ma continua ad alimentare un confronto politico diretto verso l’economia cinese rispetto a quella di Stati Uniti ed Europa. Come sappiamo l’obbiettivo dei governi occidentali è quello di contenere la forza del drago e cercare di conservare il primato economico, attraverso la leva politica per controllare l’instabile equilibrio del mondo. Si tratta di una lotta in cui ogni mossa nella scacchiera persegue l’intento di contenere e, se possibile, dominare l’avversario. Allo scopo sono schierati vari attori: i pedoni, i pezzi leggeri l’alfiere ed il cavallo, i pezzi pesanti la torre e la regina, tutti a protezione del re e proiettati a mettere in scacco l’avversario.
I primi a muoversi sul campo sono i pedoni, Hamas, Houti, eserciti minori; i pezzi leggeri e pesanti muovono invece in una strategia di confronto, ridisegnando le linee tattiche delle catene di fornitura, le vie e le rotte commerciali, le reti finanziarie.
Su questa revisione delle direttrici di sistema si stanno riconfigurando i rapporti di potenza e di partenariato. Molte delle dinamiche che analizziamo non possono essere svincolate da questi legami. Tassi d’interesse, tassi di cambio, commodity; quindi economia, politica e dominio, fanno parte di un equilibrio che contrappone la visione occidentale rispetto a quella orientale.
Ogni cifra, ogni mossa muovono verso la direzione pianificata nel disegno strategico.
Nell’area occidentale i tassi d’interesse sono gestiti attraverso le dinamiche inflative nella logica di sostegno al dollaro; l’andamento dei prezzi dei futures sulle commodity muovono sulla logica dei primi, nel tentativo di creare le condizioni per supportare le decisioni di policy monetaria. Nella sfera orientale tutto muove perseguendo l’obbiettivo finale di ridurre il peso del dollaro nelle scambi economici e finanziari.
L’antagonismo tra le due aree è stato innescato da tempo e, benché sia ora entrato nella fase dello scontro diretto, non prevede ancora un suo epilogo.
Nel corso del 2023 la quota di allocazione del dollaro nell’ambito delle riserve valutarie detenute dalle banche centrali è rimasta sostanzialmente stabile. E’ diminuita nella rilevazione del Q3 quella in renminbi, ovvero nella moneta che nei progetti dei vari club BRICS, SCO, dovrebbe affiancare il dollaro.
Che cosa rappresenta il dollaro negli scambi globali?
Nonostante un ridimensionamento temporaneo del RMB, il peso specifico del dollaro nelle transazioni globali evidenziano una serie di segnali che indicano un rischio crescente per la divisa americana. L’anno scorso, i pagamenti globali effettuati utilizzando il RMB sono quasi raddoppiati, anche se da una base limitata all’1,91% all’inizio del 2023, al 4,61% nel novembre 2023. I dati SWIFT potrebbero sottostimare il reale utilizzo internazionale del RMB, in quanto potrebbero non riflettere l’effettivo impiego negli scambi commerciali e nei pagamenti transfrontalieri bilaterali agevolati dagli accordi di swap valutario tra le banche centrali. D’altro canto, circa l’80% dell’utilizzo del RMB al di fuori della Cina avviene a Hong Kong; senza Hong Kong, la circolazione internazionale del RMB rimane piuttosto limitata. Ancora più importante per la Cina, circa la metà delle sue transazioni commerciali e di investimento transfrontaliere bilaterali sono ora regolate in RMB, riducendo la sua vulnerabilità alle sanzioni finanziarie statunitensi.
Parte di questo cambiamento è in risposta alle sanzioni del G7 imposte in seguito all’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia all’inizio del 2022. Tali misure hanno rianimato le preoccupazioni nelle capitali globali sui rischi di un’eccessiva dipendenza dalle infrastrutture finanziarie occidentali (rete SWIFT) e dal dollaro statunitense e hanno generato una domanda urgente di sistemi e strumenti alternativi a quelli controllati dagli Stati Uniti.
Il ruolo del dollaro verso l’economia cinese
I paesi a rischio sanzioni, come Cina e Russia, sono i maggiori contributori individuali alla dedollarizzazione, ma non sono i soli. Il commercio tra Russia e Cina rappresenta solo il 27% dell’aumento degli accordi commerciali in RMB. Il restante 70% è probabilmente costituito da scambi denominati in RMB provenienti principalmente dall’Asia ed in generale dai paesi aderenti allo SCO come pure da paesi come Argentina, Brasile e paesi del Golfo. Senza l’imminente minaccia delle sanzioni statunitensi su Pechino, la ridenominazione delle transazioni commerciali in RMB risulta con buona probabilità essere motivata dai costi e dalla disponibilità dei prestiti.
È importante comprendere il ruolo fondamentale svolto dalla Supply Chain Finance nel facilitare il commercio globale. I pagamenti non vengono effettuati istantaneamente; il divario temporale che intercorre tra il momento in cui le aziende ricevono i pagamenti per le merci che spediscono e quello in cui devono pagare i fornitori per quelle stesse merci necessità di essere finanziato. Le imprese spesso si rivolgono alle banche per il loro fabbisogno, cercando di ridurre al minimo i costi di finanziamento, prestando molta attenzione al costo relativo del capitale e alla liquidità in dollari disponibile. Gli aumenti dei tassi da parte della Federal Reserve americana (Fed), che per coincidenza hanno iniziato ad avere pieno effetto nei mesi successivi all’invasione russa dell’Ucraina, hanno fatto sì che i prestiti in dollari diventassero più onerosi e più scarsi, incoraggiando soprattutto le aziende delle aree emergenti a cercare alternative al dollaro, vale a dire RMB.
Per la prima volta in quasi 20 anni è sostanzialmente più economico stipulare prestiti a breve termine in RMB piuttosto che in dollari. I costi di indebitamento a breve termine in RMB è di circa due punti percentuali inferiore rispetto all’indebitamento in dollari. Ciò sta spingendo le imprese ad indebitarsi in RMB per il finanziamento commerciale al fine di trarre vantaggio dai guadagni di efficienza.
Il 2024 sarà l’anno del drago?
ECONOMIA CINESE La conclusione del Capodanno cinese riporterà l’attenzione dei mercato verso i dati economici per comprendere se la crescita sarà in grado di reggere l’obbiettivo del 5%. I sondaggi sul manifatturiero di gennaio hanno fissato l’indice PMI a 49,2, leggermente al di sotto delle aspettative. Il settore manifatturiero cinese rimane sotto pressione a causa della debole ripresa interna e della scarsa domanda esterna. Il PMI manifatturiero è rimasto sotto quota 50, ovvero in area di stagnazione economica, per nove degli ultimi dieci mesi.
Nell’ultima parte dello scorso anno abbiamo assistito all’attuazione di numerose politiche di sostegno all’economia. Benché frammentarie nel loro coordinamento, l’iniziativa del governo ha messo a fuoco anche il mercato immobiliare. La Banca popolare cinese (PBOC) si è astenuta dal tagliare i tassi a gennaio, ma ha annunciato un taglio di 50 punti base del coefficiente di riserva obbligatoria (RRR) con effetto dal 5 febbraio ed ha immesso liquidità per 1 trilione di RMB. La PBOC ha inoltre ampliato l’accesso ai prestiti commerciali per i promotori immobiliari consentendo che i prestiti bancari concessi contro le proprietà commerciali dei promotori vengano utilizzati per rimborsare altri prestiti e obbligazioni fino alla fine dell’anno. Ha inoltre tagliato i tassi di rifinanziamento e di risconto per i prestiti rurali e i micro prestiti di 0,25 punti base, all’1,75%.
FX: eur usd verso cny
Il rapporto di cambio usd cny rimane a nostro avviso cruciale nella formazione degli equilibri all’interno del Forex market. Tendenzialmente gli scambi seguono un andamento ciclico all’interno di una fascia di oscillazione dinamica definita negli estremi da un floor a 6,60 ed un cap a 7,40 usd cny. Nei prossimi mesi ci aspettiamo che gli attuali valori, 7,1960 tenderanno a scendere lentamente verso una zona di equilibrio poco sotto quota 7 a 6,90. Questo implica un apprezzamento del cny nell’ordine del 4,25%. Nel nostro FX OUTLOOK 2024 abbiamo stimato un percorso riflessivo dell’euro. In questi giorni stiamo osservando il comportamento della domanda e dell’offerta a ridosso dell’area 7,70 eur cny. Il punto costituisce per il nostro modello di FX Risk Management un passaggio significativo par la conferma dell’atteso movimento ribassista in direzione del target intermedio a 7,50 eur cny.
Nel 2024 l’euro sconta, secondo le stime del nostro modello Advance Cycle© una tendenza orientata alla debolezza verso il dollaro e come indicato contro lo yuan renminbi.
Martedì 20 febbraio Wlademir Biasia terrà uno speech alla Facoltà BANCA E FINANZA in occasione dei 25 anni di euro: analisi retrospettiva del mercato dei cambi. Nell’incontro che si terrà al Campus Universitario del Dipartimento di Scienze economiche e statistiche, Wlademir Biasia oltre a tracciare la storia dell’euro sin dalle sue origini, analizzerà lo scenario che in questa fase storica governa la moneta unica in un momento di transizione geopolitica estremamente critico.