FEDERAL RESERVE ANNUNCIA L’ATTESO RIALZO DEI TASSI 0,25%
La Federal Reserve alzerà ancora i tassi nel 2018, sino a raggiungere il target del 3% nel 2019. L’eur usd reagisce collaudando nuovamente i limiti che definiscono la tendenza al ribasso.
Si concludono con il Fomc di ieri sera, in cui la Federal Reserve annuncia l’atteso rialzo dei tassi di 0,25%, i due Consigli Direttivi di BCE e FED più attesi per il primo semestre del 2017.
Le linee guida che emergono dai due meeting testimoniano e rafforzano orientamenti divergenti sui modelli di policy monetaria messi in campo dalle due banche centrali. La Fed conferma gli altri due aumenti per l’anno in corso, programmandone altri tre per il 2018, mentre la BCE sottolinea, al di là della riduzione degli acquisti previsti dal QE da 80 a 60 miliardi/mese, di voler mantenere il livello dei tassi accomodante oltre la conclusione naturale del programma di sostegno monetario (fine 2017) e per un prolungato periodo di tempo, lasciando presagire quindi per tutto il 2018 e oltre.
Ha in parte deluso l’esito del meeting della Fed in quanto alcuni analisti prevedevano almeno quattro chiamate al rialzo per quest’anno. Da qui il rialzo dell’ eur usd sino a toccare quota 1,0710. A conclusione della conferenza stampa di J Yellen, il cambio regrediva verso 1,0670. L’impennata successiva fino a 1,0746 eur usd è tutta imputabile all’esito delle elezioni in Olanda, dove il candidato euroscettico ha ricevuto un suffragio inferiore alla attese, 21 seggi contro i 25 previsti.
Il rialzo del cambio tuttavia non ha oltrepassato le barriere tecniche che avrebbero potuto imporre un iniziale cambiamento di tendenza alla struttura del rapporto. Tuttavia ha rallentato nuovamente il percorso verso i livelli che trattengono ancora gli scambi al di sopra delle soglie la cui violazione consentirebbe un più veloce declino verso gli obbiettivi che stimiamo da moltissimi mesi a questa parte.
I fondamentali su cui si confrontano le due aree non mutano sostanza rispetto al quadro che finora ha alimentato la tendenza sulle traiettorie di cambio. Gli USA pur non brillando per il tenore della crescita, rimangono inseriti in un contesto più solido rispetto all’incoerenza degli squilibri presenti in Europa.
Mentre i primi possono farsi male da soli, i secondi oltre a farsi del male, rischiano di subire tutti i malanni che possono giungere dai primi.
Presto il mercato ritornerà a mettere nelle quotazioni le elezioni francesi, ponderando la necessità da parte della BCE di dover considerare nelle sue decisioni anche la necessità di fare le veci alla debolezza politica dell’Unione. Il mercato sa che senza la politica ultra accomodante della Banca Centrale, le aree periferiche entrerebbero velocemente in un avvitamento della crisi. Il mercato apprende e calcola ogni giorno che investire in usd rende di più rispetto all’investimento in euro.
Nei prossimi giorni si ritornerà a collaudare quindi l’area 1,06; Il trigger che riattiverà il ribasso coincide con la violazione di 1,0670 eur usd. Il passaggio sotto tale soglia innescherà nuove vendite in grado di spingere i corsi sotto area 1,06 livello sopra il quale si sono chiuse le contrattazioni nelle ultime settimane. Pertanto si guarderà a questo livello per cogliere ulteriori spunti tecnici su cui ricostruire la struttura regressiva del cambio (chiusura settimanale inferiore a 1,06). Rimane, come scritto nel nostro Outlook mensile WB Perspectives©, l’area 1,05 quale livello principale di riattivazione dei ribassi. Tuttavia credo che a tele scopo sia di per se già sufficiente fissare una chiusura settimanale sotto 1,06 per ridare tono alle vendite. Contestualmente i livelli su cui abbiamo postato i controlli di rischio rimangono sempre posizionati sopra 1,0750 ed 1,0830 eur usd.