QUALI PROVE TECNICHE DEVE AFFRONTARE ANCORA IL DOLLARO?
In questi giorni nel nostro report RISKOO MONITOR abbiamo mappato la struttura tecnica del dollaro mettendolo in relazioni al percorso degli eventi che hanno marcato le vicende politiche in Europa e l’andamento economico degli USA rispetto a quello dell’Eurozona.
Il momentum ha favorito l’euro messo comunque a dura prova dal Consiglio europeo e dal percorso di approvazione del Recovery Fund. Il mercato ha spinto il cambio ad affrontare almeno due significativi livelli tecnici che si contrapponevano al rialzo dell’euro. In primo luogo la violazione di area 1,10, da dove effettivamente sono scattate le prime ricoperture sull’euro, in secondo luogo il recente break up di 1,1365 eur usd.
Ora ci aspettiamo la verifica ed il test di un ulteriore importante passaggio che presto si proporrà in area 1,16, punto d’arrivo dell’attuale spinta positiva della divisa europea.
Da sempre pensiamo che per l’Eurozona non sia sostenibile un cambio troppo forte. La crescita in Eurozona, Germania ed Italia in particolare si basano su un’architettura aperta all’interscambio, dove l’esportazione rappresenta il più significativo driver per la sostenibilità della crescita. Questo è particolarmente avvertito in Italia. Nel nostro Paese i driver che alimentano la crescita del Pil rimangono l’export ed il turismo due gambe in questo momento penalizzate da vari fattori. I consumi rimarranno a nostro avviso latitanti in un ambiente che continua a presentare elementi di rigidità fiscale noti da tempo.
Abbiamo fatto le medesime considerazioni (congiuntura Covid a parte) quando l’eur usd nel 2017 inizi 2018 consolidò l’area 1,20/1,25. Anche all’epoca abbiamo sostenuto tali tesi con successo, in quanto da li a poco l’eur usd iniziò a perdere momentum a partire dal breakout di 1,2350, il resto è storia che abbiamo raccontato prevedendo il ritorno del cambio verso area 1,12 ed 1,06.
Il dollaro è debole per diverse ragioni, tutte collegate a nostro avviso al periodo elettorale che gli Stati Uniti stanno per affrontare e non ultimo per ragioni geo-politiche / geo-economiche.
Gli Usa sono coscienti del ruolo del commercio globale per l’Eurozona. Nel 2017 il rialzo dell’euro mise in difficoltà il comparto manifatturiero. L’Indice PMI iniziò il suo declino proprio alla fine di quell’anno in concomitanza con il rialzo dell’eur usd oltre 1,16.
Lasciare che il dollaro si deprezzi costituisce un’arma di pressione politica molto significativa alla luce dei rapporti di bilancia commerciale tra UEM ed USA, utile per far riflettere sull’opportunità che il cuore dell’Europa rimanga nell’orbita politica atlantica e non indocinese.
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