WILLKOMMEN GERMANIA
Le elezioni in Germania concludono la lunga stagione elettorale. I mercati potrebbero aprire nuovi capitoli operativi iniziando dall’Italia
Si conclude con le elezioni in Germania la lunga stagione elettorale iniziata alla fine dello scorso 2016 con le presidenziali americane . Tra tutti gli eventi quest’ultimo appare il più scontato, per cui poco attraente dal punto di vista mediatico. In realtà la conferma di Angela Merkel consente alla Germania di ritornare ad occuparsi di Europa fornendo ai mercati di nuovi temi operativi. Il quadro geopolitico e la governance europea saranno al centro dell’agenda su cui il Cancelliere formerà il nuovo governo.
L’Unione Europea supera in tal modo i profondi dissensi presenti nell’opinione pubblica verso la moneta e le politiche economiche che hanno determinato i profondi squilibri presenti ovunque.
Tocca alla Germania, vero leader dell’Unione, a decidere se, quando e come, affrontare il problema. Noi pensiamo che nella prossima legislatura sarà inevitabile farlo se non altro perché i rapporti di debito continuano ad aumentare nelle aree periferiche, diminuire in quelle core. L’Italia, come sappiamo, al netto del dato sulla crescita rappresenta il paziente sempre in prognosi riservata. Quest’estate lo stock di debito ha raggiunto la soglia dei 2300 miliardi di euro. Siamo oltre il 130%.
Per il teorema del Too big to fail, soltanto un ottimista di professione può pensare che la situazione sia sostenibile in eterno. Ma è proprio in quanto l’Italia sia ritenuta troppo grande perché possa -fallire- che il tema degli squilibri deve essere affrontato. Il tempo stringe, Mario Draghi lascerà salvo reincarichi la guida della BCE nel 2019. Il QE è destinato a concludersi, i tassi prima o poi riprenderanno a salire.
C’è quindi un tempo gravitazionale che ci sta portando ad un appuntamento con la storia.
Il rialzo dell’euro non deve trarci in inganno. Metà delle componenti che caratterizzano la struttura della moneta sono robuste e mal rappresentate, l’altra metà sono precarie e sotto stimate.
La spinta dei corsi di questa estate si è spenta, almeno per il momento, proprio in coincidenza con il grido di dolore (1,20 eur usd) che virtualmente la BCE ha lanciato alla prima conferenza stampa dopo la pausa estiva. Probabilmente i prezzi si ridimensioneranno a breve, tuttavia troppo poco per sanare la questione. Del resto anche il regime di debolezza del cambio ha creato distorsioni tali, da richiamare l’attenzione dell’Amministrazione Trump sulle distonie presenti nella moneta unica in virtù del surplus commerciale tedesco.
Noi pensiamo che il braccio di forza tra Europa ed Usa spingerà il cambio, entro breve, ad una verifica dell’area 1,15/1,14, passando attraverso una serie di barriere tecniche ognuna delle quali costituirà una sfida: 1,1830, 1,1740, 1,1660. La violazione della soglia 1,1870/30 innescherà il processo descritto.
In serata la Fed, riunita nel FOMC per decidere se rivedere il posizionamento dei tassi, comunicherà l’esito del meeting. Nessuno nel mercato sconta una benché minima ipotesi di rialzo. Rimane aperta la strada sulla riduzione del bilancio di cui la presidente Yellen potrebbe ancora una volta esporre condizioni e metodi in conferenza stampa.
Quindi dagli Usa avremo un supporto solo marginale allo scenario sopra indicato. Anzi se la Fed passerà parola rilanciando ogni decisioni nei prossimi meeting, la correzione di cui sopra perderebbe consistenza in pochi attimi. In attesa della conferenza stampa valgono le bande delimitate tra 1.1970 1.2045 eur usd.
Mentre la Fed è impegnata a dare corso ad un programma di lavoro da tempo calibrato su un regime di normalizzazione sempre molto accomodante, in Europa si continua a lavorare su più fronti: monetario (BCE), priorità legislative (Commissione Europea), politico (Francia e Germania).
Quello politico è momentaneamente sospeso causa elezioni tedesche. Ma appare ancora una volta delinearsi il rapporto di forza della Germania e della Francia nel declinare tempi e metodi su cui riaccelerare il processo di unificazione. Inoltre se si guardano ai fatti gli esempi negoziali sul peso politico dell’Italia verso i due “leaders” lasciano solo uno spazio marginale alle illusioni. Il caso Fincantieri e tutti gli altri dossier che l’hanno preceduto sembrano eloquenti.
Le riforme che l’UE si appresta a mettere in campo sono estremamente significative: bilancio comune, costituzione di un fondo monetario europeo, completamento della riforma sull’Unione Bancaria. Sono tutte iniziative che hanno un grande impatto sui singoli stati. L’Italia, per le ragioni di cui sopra, si trova in una condizione di debolezza per negoziare regole in qualche modo ad essa favorevoli. Inoltre l’accelerazione del processo si sovrappone al voto amministrativo per la Sicilia ed a quello politico del 2018. Il primo si propone come una proxy per il secondo. Non è da escludere il rischio che l’esito possa definire uno scenario caotico privo di maggioranze parlamentari, salvo grandi e difficili coalizioni.
In questo scenario l’Italia è vulnerabile su più fronti a partire da quello finanziario. Da novembre a marzo 2018 saranno rinnovati 141,71 miliardi di titoli di stato in un clima che potrebbe risultare difficile e critico. Come in un film western ogni passaggio può favorire imboscate.
Lo spread sui rendimenti del 10 anni Germania Italia da tempo ha smesso di scendere sotto i 150 punti base. Nel nostro Outlook mensile abbiamo fissato in area 160 il trigger eventuale per una temporanea e benevola discesa verso 130, ma ci siamo anche preoccupati di fissare tra 175/180 il punto di warning oltre il quale attivare ogni possibile precauzione.
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