Il mondo economico si divide tra tre fuochi di pressione: da un lato la guerra e le ripercussioni indotte dagli effetti delle sanzioni; l’inflazione a cui si contrappongono le azioni delle banche centrali ed infine le restrizioni sanitarie in Cina che rimettono in discussione le catene di fornitura.
Sono tre fronti a cui dobbiamo rispondere con attenzione in quanto stanno erodendo il quoziente di fiducia che le aziende avevano accumulato con la ripresa post-Covid.
Nell’ultima settimana abbiamo assistito ad una serie di interventi restrittivi delle banche centrali a partire dal rialzo dei tassi di 50 bp della Federal Reserve. Inizialmente il mercato ha reagito positivamente dopo la decisione del FOMC, sia per aver evitato di subire un aumento di 75 punti base (bps), sia per la rassicurazione del presidente della Fed Jerome Powell di non prendere in considerazione aumenti di 75 punti base nelle prossime riunioni. Detto questo, la Fed resta impegnata a frenare l’inflazione e gli ultimi dati PMI hanno suggerito che le pressioni sui prezzi nel settore privato statunitense si sono ulteriormente intensificate ad aprile. Pertanto, i rilasci di CPI e PPI di questa settimana, relativi al mese di aprile, saranno messi a fuoco dagli operatori.
I dati sull’inflazione saranno quindi al centro dell’attenzione a partire da quelli riportati dagli Stati Uniti e dalla Cina. Avremo inoltre diversi interventi da parte di esponenti della Fed che non mancheranno di rilasciare commenti in materia.
In ogni caso la reazione positiva del mercato azionario americano si è spenta velocemente. Gli effetti della guerra e delle relative sanzioni, come abbiamo scritto, pesano sul clima di fiducia delle imprese. Le quotazioni delle principali commodity industriali, i metalli, hanno perso momentum. In particolare l’Alluminio è sceso pesantemente nelle ultime settimane, anche il rame ha violato significativi livelli tecnici. Altri metalli minori, quotati sui mercati a termine a Shanghai e Guangzhou in Cina sono scesi la scorsa settimana. Sul comparto delle commodity aggiorniamo in settimana l’Outlook per verificare quanto gli effetti congiunti della guerra e delle restrizioni sanitarie in Cina stiano modificando i loro trend sottostante.
Tra tutti gli elementi osservati l’unico segmento che non risente dei timori di un rallentamento della crescita è quello energetico. Il Brent oil continua a quotare sopra la linea dei 100 usd/bar, mentre il future sul Natural gas, Dutch TTF, consolida valori tra 95 e105 eur/mwh.
Il surplus della Bilancia Commerciale cinese è ampiamente sceso dai picchi dello scorso mese di marzo. Son crollate le importazioni da un anno a questa parte ma anche le esportazioni hanno subito per il sesto mese consecutivo una significativa riduzione. L’export cinese è passato dal picco di 340,40 miliardi di usd di dicembre ai 273,62 miliardi di aprile. Anche le importazioni hanno subito una significativa decelerazione: da 253,05 a 273,62 miliardi di usd.
La crescita delle esportazioni è stata una componente importante a sostegno della rapida espansione economica della Cina. Negli ultimi anni macchine e mezzi di trasporto hanno rappresentato quasi la metà delle esportazioni totali, in particolare macchine, apparecchi ed elettrodomestici elettrici (14%), apparecchi e apparecchiature per telecomunicazioni e registrazione e riproduzione del suono (12%), macchine per ufficio e macchine automatiche macchine per l’elaborazione dati (8%) e macchinari e attrezzature industriali generali e parti di macchine (5%). Altre importanti categorie di esportazione sono state: manufatti vari (23%), manufatti classificati principalmente per materiale (16%) come filati tessili, tessuti, articoli confezionati (5%), manufatti in metallo (4%) e ferro e acciaio (2%); prodotti chimici e prodotti correlati (6%); e cibo e animali vivi (3%). L’UE e gli Stati Uniti erano le principali destinazioni delle spedizioni cinesi, rappresentando oltre il 15%, seguite da Hong Kong, Giappone, Corea del Sud, Vietnam, Germania, India e Paesi Bassi (3%).
L’export dell’Italia verso la Cina è diminuito a 2,32 bil usd a marzo dal picco di 4,53 bil usd a febbraio 2022.
La principale fonte di importazioni cinesi è stata l’UE (13%), di cui Germania (5%) e Francia (2%), seguite da Corea del Sud, Taiwan, Giappone (8% ciascuna), Stati Uniti e Australia (6% ciascuna ), Brasile (4%), Malesia, Vietnam, Russia e Arabia Saudita (3% ciascuna) e Thailandia, Singapore e Indonesia (2% ciascuna).
Martedì in Germania il Leibniz Centre for European Economic Research riporterà le rilevazioni del sondaggio ZEW per il mese di maggio, l’indice sulle rilevazioni economiche prospettiche per l’economia tedesca. Il dato è atteso in contrazione per il secondo mese consecutivo, mentre per quanto riguarda le condizioni contingenti l’indice risulta in contrazione dallo scorso mese di ottobre.
In questo clima ci aspettiamo che la domanda rischi ulteriori rallentamenti.
Il Global PMI relativo sia al comparto manifatturiero che a quello dei servizi evidenzia in prospettiva un’erosione della domanda al punto da pregiudicare la tenuta della crescita globale nel corso del secondo semestre.
Alla base di un sentiment sempre meno positivo vi sono diversi fattori: la crisi dell’offerta (restrizioni Cina) che continua quindi a fungere da importante sostegno ai prezzi, in particolare dei beni; le sanzioni russe che continuano a fungere da supporto ai prezzi globali dell’energia.
Tuttavia, mentre l’aumento della domanda di beni ha contribuito a far aumentare i prezzi all’inizio della pandemia, questa spinta ora sta svanendo. A livello globale, secondo le rilevazioni Markit, i nuovi ordini di manufatti sono leggermente aumentati ad aprile, rappresentando comunque un quadro della domanda strutturalmente più debole. Anche escludendo la Cina, la crescita della domanda su questa misura si è notevolmente indebolita negli ultimi mesi. Pertanto, mentre il lato dell’offerta sta ancora spingendo i prezzi al rialzo, la domanda è diminuita in misura insolita in questo contesto di offerta, suggerendo che i prezzi delle merci potrebbero essere inclini a indebolirsi nei prossimi mesi.
Quanto osserviamo nelle nostre analisi sulla tendenza di diverse commodity confermerebbe tale scenario. In ogni caso, per avere un ridimensionamento più significativo dei prezzi, dobbiamo necessariamente catturare segnali di inversione di tendenza su petrolio e gas, a cascata quindi sull’energia elettrica.
In settimana osserveremo quindi sia l’andamento del future sul Gas, Dutch TTF, sia su quelli del Brent. Per il primo rimane importante il breakout di almeno area 96 eur/mwh, per il secondo quota 100 usd/bar.
FX Nel nostro streaming INSIDE CENTRAL BANK abbiamo fatto il punto sulle decisioni Fed sostenendo l’ipotesi che da area 1,05 l’eur usd potesse aprire una fase reattiva in direzione di quota 1,0850 in preparazione del meeting della BCE di giungo. Le condizioni di ipercomprato di dollari giustificano, sul piano tecnico, tale attesa. Tuttavia dovremo bilanciare tali condizioni con il rinnovato ritorno (semmai l’avesse abbandonato) di un clima di avversione al rischio dei mercati azionari.
Per tale ragione sarà importante monitorare il range 1,05-1,0650 per cogliere eventuali segnali di riequilibrio del rapporto domanda/offerta e tenuta sostanziale del trend positivo della divisa americana che rimarrebbe orientato a quanto avevamo delineato in un quadro più strategico per il rapporto di cambio euro dollaro sempre durante lo streaming.
Il dollaro conferma la sua forza nei confronti del cny. Il rapporto usd cny, dopo una lunga fase di accumulazione, ha rotto gli indugi ed ha avviato una violenta fase di apprezzamento da 6,35 all’attuale 6,70/75. Ci aspettiamo una breve fase di consolidamento, ma siamo orientati a considerare un ulteriore apprezzamento del dollaro.
Di conseguenza non escludiamo di dover rivedere a breve la nostra view sul rapporto eur cny. La recente costruzione di una base tecnica tra 6,95 e 7,05 potrebbe fare da leva una copertura di posizioni corte di euro tuttora presenti sul rapporto di cambio.
COMMODITY L’evento tecnico che stiamo monitorando con maggior interesse si concentra sui prezzi del Gas Naturale europeo. Il TTF continua ad oscillare con un effetto elastico tra 105 e 95 euro (con brevi sconfinamenti sulle code). Come da tempo scriviamo la violazione di 95 euro aprirebbe una fronte correttivo importante trascinando con se anche i prezzi del PUN, Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica. In questo caso il punto di breakout coincide con l’area 197 eur mwh. Su questo segmento gioca in termini critici la discussione politica ed economica dell’allargamento delle sanzioni alla Russia su gas e petrolio.
EQUITY Gli indici azionari hanno aperto la settimana in ribasso sulle piazze asiatiche con riflessi negativi anche su quelle europee. Il nostro scenario di base rimane orientato al ribasso nel breve, con ulteriori ritracciamenti verso i minimi di marzo. Giocherà un ruolo importante lil collaudo di area 3900 per lo Standard & Poor 500. Se la domanda non sarà in grado di contenere su tale area le vendite attuali i mercati corrono il rischio di approfondire ulteriormente nel breve medio periodo.