L’inflazione statunitense è aumentata più del previsto a marzo ed è probabile che si spinga verso il 4%. Sono molti i fattori che al momento sostengono un ulteriore rialzo dei prezzi: la vivacità della ripresa in rappporto alle difficoltà dell’offerta dovuti ai problemi di approvvigionamento. Se questo può rappresentare un fattore temporaneo, la permanenza di stimoli monetari contrasta nettamente con la necessità di mantenerli attivi come nel periodo in cui tutto era bloccato dalla pandemia. Gli attivi finanziari, la borsa in primo luogo, esprimono multipli che mediamente quotano 3 volte il GDP globale. Pertanto come avevamo già scritto ieri e nei giorni scorsi, la pressione sui prezzi costringerà la Fed a modificare la propria narrativa ponendo le basi per un rischio sempre più sbilanciato verso un rialzo dei tassi nel 2022.
L’euro dollaro ha reagito al dato, 2,6%, sopra le attese di 10 punti base, con un primo apprezzamento del dollaro arrestato sopra 1,1870. La mancata violazione di 1,1870 ha spinto le contrattazioni verso la parte alta del range segnalata ieri mattina prima del dato a 1,1965 eur usd.
Il mercato con questo rialzo ha raggiunto l’apice della reazione avviata dall’euro dopo il test di 1,17, come suggerito nel post del 6 aprile.
Il punto è piuttosto importante in quanto rappresenta il livello sotto il quale a marzo erano scattati molti ordini di vendita di posizioni commerciali lunghe di euro, con speculari coperture sul dollaro da parte di importatori. Nella mappatura settimanale del mercato Forex oltre alla tenuta di questo range, per la quale non escludiamo temporanei e brevissimi spike verso 1,20, si ritornerà a mettere nuovamente a fuoco 1,1870 dove si colloca secondo la nostra ricerca il punto di -scarico- dei recenti buy order sull’euro.
Ricordiamo inoltre che a settembre la BCE, proprio in quest’area, aveva sollevato più di una preoccupazione sull’apprezzamento dell’euro. Se ritornasse sopra 1,20 potrebbe ritornare sul tema. Oggi sono in programma alcuni interventi di esponenti del Board. Non ci aspettiamo ovviamente dichiarazioni di questo tenore, tuttavia l’intervento di Christine Lagarde si presta nei contenuti per ribadire la linea di policy accomodante della BCE.
INTERVENTI BCE – Di rilievo l’intervento odierno della presidente Christine Lagarde che interviene all’evento Reuters “Steering the Post-Pandemic Economy” nel pomeriggio, in mattinata il vice presidente de Guindos presenta il “Rapporto annuale Bce 2020” al Parlamento europeo, a seguire gli interventi del consigliere Fernandez-Bollo, di Panetta, sempre davanti al Parlamento europeo, e di Schnabel alle 19.
BANCA CENTRALE NUOVA ZELANDA – Al termine del meeting, l’istituto centrale neozelandese ha lasciato la propria politica monetaria invariata confermando lo stimolo accomodante per garantire il raggiungimento dei target su inflazione e occupazione. La Banca centrale ha lasciato il suo ‘official cash rate’ al minimo storico di 0,25% senza modificare né il suo programma Qe né quello ‘Funding for Lending’.
PRODUZIONE ZONA EURO – In calendario i dati Eurostat con la lettura di febbraio della produzione industriale. Dopo il deludente dato tedesco di qualche giorno fa, e la crescita sotto le attese di quella italiana ieri, il consensus per l’intera area converge su un calo dell’1,1% mensile (dal +0,8% del mese precedente) e dello 0,9% su anno (da confrontare con il +0,1% di gennaio).
MINISTRO FRANCO A CONFERENZA OCSE – In mattinata il ministro dell’Economia Franco partecipa alla conferenza stampa di presentazione “Going for Growth 2021: shaping a Vibrant Recovery” assieme al segretario generale dell’organizzazione Gurria.
NEXT GENERATION UE – La presidente della Commissione Ue von der Leyen e il Commissario per il bilancio Hahn presenteranno alla stampa la strategia di finanziamento del piano Next Generation. Ieri il commissario Gentiloni ha dichiarato che la Commissione ha in programma di alzare le stime di crescita della zona euro per il 2021 a maggio, dopo la pubblicazione delle nuove proiezioni economiche, avvicinandole a quelle del Fondo monetario internazionale.
ORDINATIVI GIAPPONE – Febbraio ha segnato l’inatteso calo degli ordinativi dei macchinari in Giappone. La flessione è stata dell’8,5% su mese, secondo mese di fila in calo, a fronte di attese per una crescita di 2,8%. Su anno il calo è stato del 7,1% contro attese per +2,3%.
FOREX – Dollaro, come sopra indicato tocca i minimi delle ultime tre settimane contro yen ed i minimi di quattro settimane contro euro dopo i dati sull’inflazione Usa che, nonostante il rialzo, non hanno destato eccessive preoccupazioni nel mercato per un possibile ‘tapering’ della Fed. Attorno alle 7,30, il cambio euro/dollaro vale 1,1962, in rialzo dello 0,12%, dopo aver chiuso a 1,1946. Dollaro/yen a 108,94, in calo di 0,1% dopo una chiusura a 109,05 e il cross euro/yen scambia piatto rispetto alla scorsa chiusura a 130,30.
GREGGIO – Prezzi in rialzo dopo il calo maggiore delle attese nelle scorte Usa e dopo che l’Opec ha alzato il proprio outlook sulla domanda di greggio. Attorno alle 7,30 i derivati sul Brent scambiano in rialzo di 44 cent a 64,11 dollari il barile, e quelli sul greggio Usa di 45 cent a 60,63 dollari.
TREASURIES – Governativi Usa piatti negli scambi asiatici. Il decennale di riferimento ha un tasso di 1,625%. Nel pomeriggio, a mercati chiusi, seguiremo l’intervento del numero uno della Fed Powell.
BTP E PRIMARIO ZONA EURO – Riferimenti per l’apertura odierna i 105 punti base per il premio di rendimento Italia-Germania e lo 0,76% per il tasso del decennale di riferimento aprile 2031. In mattinata la Germania offre in un’asta regolare 1,5 miliardi nel Bund con scadenza agosto 2048, cedola 1,25%. Ieri il governatore di Bankitalia Visco ha detto che in questo momento i governi possono beneficiare di tassi di interesse molto bassi nell’emissione di obbligazioni sovrane mentre aumentano la spesa per sostenere le economie colpite dal coronavirus.