THE DOLLAR TRUMP
Il Presidente Trump ha promesso agli americani in campagna elettorale di migliorare le condizioni della middle class con il programma American First. Cosa significa per il commercio internazionale? Quali impatti avrà sul dollaro? Siamo alla vigilia di una nuova guerra valutaria?
American First ha rimesso in discussione la sostenibilità del rialzo del dollaro. Trump sta alle imprese come Obama stava alle banche. Il primo necessita di un dollaro debole, il secondo forte. Ma il rapporto di cambio si compone di due termini che nel caso dell’eur usd corrisponde all’Unione Monetaria Europea. I problemi e gli squilibri nell’Eurozona sono noti, come del resto è nota la disgregazione in atto attorno al suo perimetro.
Difficile quindi comprendere attorno a quali convinzioni il mercato si aggregherà. La risalita del cambio in area 1,0750 porta di fatto le contrattazione ad una verifica tecnica assai importante. La violazione aprirebbe una finestra di ricoperture assai significativa in grado di spingere i prezzi verso 1.10/11 dove transita al momento la linea di confine del ciclo rialzista del dollaro.
Ritorni di valori sotto 1.0550 e 1.04 riattivano di fatto il bear trend dell’euro, confermando gli obbiettivi che da mesi stimo sotto la parità. Mentre l’eur usd affronta la fase di verifica, la sterlina si apprezza sia sul dollaro che sull’euro. Il cable è in corsa per area 1,2750, l’eur gbp invece tenderà a riavvicinare quota .8350 in un primo tempo per proseguire verso 0.80.
Anche le corone scandinave si stanno rafforzando sull’euro offrendo ancora occasioni di acquisto. L’euro rimane dunque debole. Questo piace alle borse. La liquidità abbondante ed in uscita dal comparto obbligazionario si riversa sugli indici premiando come ho già scritto sia le aree emergenti che quelle ad economia avanzata. Lo Standard & Poor 500 pur in debito di una correzione ha consolidato i guadagni e si appresta a fissare nuovi record. E’ probabile che con la pubblicazione delle trimestrali si prenda una pausa dopo aver fissato un picco relativo tra 1300/1310. Su tale livello la volatilità potrebbe rianimarsi senza tuttavia mettere in discussione la tenuta del bull market dominante, potrebbe infatti creare nuove occasioni d’acquisto.
L’Italia nel frattempo tra scalate ostili o meno, aggregazioni e quant’altro ha ravvivato il suo interesse. L’attivismo è sorprendente. Sembra di assistere ad un risiko con i francesi, interessati a comprare i pezzi pregiati del nostro mercato. Le coincidenze tra più operazioni fanno pensare ad un disegno strategico. Domanda centra qualcosa la debolezza dell’euro e le innumerevoli prese di posizione sul suo futuro incerto?