TASSI FED: il rapporto sull’occupazione di agosto per gli Stati Uniti, pubblicato venerdì, segnala un consolidamento dell’occupazione, evidenziando pressioni salariali in allentamento. Il tasso di disoccupazione sale oltre le attese indicando l’avvio del rallentamento cercato dalla Fed. A guidare questo evento potrebbe essere stato l’aumento del tasso di partecipazione al lavoro spinte dall’esaurimento dei sussidi. In sintesi l’esito del rapporto porta ulteriori elementi a favore di una sospensione quasi definitiva dei rialzi dei tassi da parte della Riserva federale. Con l’inflazione destinata a rallentare ulteriormente, la Fed sicuramente non alzerà i tassi di interesse a settembre ed è improbabile che non lo faccia nemmeno a novembre. I futures sui tassi confermano l’ipotesi, scontando il 94% di probabilità che gli stessi rimangano invariati nella riunione del 19-20 settembre.
Con la Fed meno restrittiva dovremo verificare l’atteggiamento della Bce. Ci sono pressioni da parte di alcuni membri del Board perché si sospendano i rialzi anche in Eurozona. In effetti i dati economici raccolti durante l’estate lascherebbero presupporre che nel Consiglio del 14 settembre non venga presa alcuna decisione restrittiva. Ma noi non siamo nel Board per cui l’ipotesi, benché ci sembri più che ragionevole, necessita dell’opportuna verifica ufficiale.
La Banca Centrale Europea sta comunque riconoscendo che la crescita sarà molto più debole rispetto alle previsioni ufficiali. Dobbiamo capire se il rallentamento della crescita a cui si sta unendo anche il comparto dei servizi, avrà impatti positivi, come pensiamo, sull’inflazione core scesa al 5%.
Tassi BCE Mario Centeno (consiglio direttivo): rischiamo di fare troppo
L’avvertimento sul rischio che la Bce alzi i tassi troppo e per un periodo troppo lungo per contrastare l’inflazione sino a turbare la crescita del Pil, è stato lanciato sempre oggi dal governatore della Banca del Portogallo ed esponente del Consiglio direttivo della Bce, Mario Centeno.
Secondo le Sue dichiarazioni il tasso di inflazione dell’area euro sta scendendo a un ritmo più veloce rispetto a quello che aveva caratterizzato la sua crescita.
Patto di Stabilità in Eurozona
In parallelo al confronto sulla linea di policy delle banche centrali, i governi dell’Eurozona affrontano il tema del ritorno ai criteri di Maastricht per il debito e il deficit di bilancio, sospesi durante la pandemia. Sebbene ciò possa essere positivo per i mercati dei titoli di Stato dell’Eurozona, il suo impatto sull’euro (più restrizione fiscale, politica monetaria meno restrittiva) sarebbe negativo.
Nonostante le fredde attese sui tassi Fed, il dollaro si è rafforzato sull’euro.
L’EUR USD, come da noi atteso, ha assunto una postura più fragile nonostante l’impostazione speculativa dei mercati sia ancora lunga sull’EUR/USD. Questo potrebbe imporre la necessità di dover tagliare le posizioni qualora i significativi livelli di supporto in transito a 1,0770 dovessero essere violati. Tuttavia ci sembra poco probabile che l’evento di breakout possa prodursi prima della riunione BCE. Le attese per un terminale rialzo di 25 bp ancora presenti nell’opinione degli operatori dovrebbe essere sufficiente per contenere la debolezza dell’euro. Pertanto non escludiamo reazioni minimali verso 1,09 prima di verificare effettivamente la tenuta del livello indicato.
Nel calendario macro della settimana spiccano le riunioni di BOC, e RBA, dati PIL e PMI dei servizi
In una settimana a basso regime di pubblicazioni significative, le riunioni delle banche centrali in Canada ed Australia rappresentano i momenti più significativi insieme agli aggiornamenti sul commercio e sull’inflazione della Cina continentale. I segnali di discontinuità sulla ripresa hanno prodotto il sospetto che l’economia cinese possano riportare l’area in deflazione.
Accanto a questi dati il calendario propone l’aggiornamento mensile all’andamento dei PMI compositi su scala globale. avremo quindi un aggiornamento sul quadro degli sviluppi sulle tendenze della crescita, dell’occupazione e dell’inflazione.
Infine in prospettiva del meeting della BCE della prossima settimana saranno monitorati con attenzione anche i dati relativi al PIL del secondo trimestre di zona euro, a seguire Australia, Giappone e Corea del Sud.
Le attese sui tassi per BOC e RBA
BOC Le aspettative di un aumento dei tassi da parte della Banca del Canada sono rientrate a seguito dell’inatteso calo del PIL nel secondo trimestre. Il consenso era che la BOC alzasse i tassi dopo l’aumento dei dati sull’inflazione canadese di luglio, ma il PIL è sceso dello 0,2% annualizzato nei tre mesi fino a giugno rispetto alla stima della banca centrale dell’1,5%.
RBA La crescita australiana è stata sostenuta nel secondo trimestre, secondo le indicazioni del PMI, anche se gli ultimi dati flash di agosto suggeriscono un rallentamento nel terzo trimestre, il che ha alimentato la speculazione secondo cui la Reserve Bank of Australia probabilmente manterrà i tassi invariati.