Le rilevazioni dei sondaggi effettuate tra l’11 ed il 24 marzo da Markit, il PMI manifatturiero della Germania è stato rivisto al ribasso a 56,9 rispetto al precedente mese di febbraio rilevato a 58,4 segnalando un livello di crescita dell’attività industriale in flessione rispetto al picco degli ultimi 18 mesi. Gli afflussi di nuovi ordini sono aumentati al tasso più debole degli ultimi tre mesi. L’invasione russa dell’Ucraina ha anche portato a una rinnovata pressione sulle catene di approvvigionamento e a sfide di lunga data sulla disponibilità dei materiali. L’impennata dei prezzi di petrolio, gas e altre materie prime ha portato per la prima volta in cinque mesi ad un aumento del tasso di inflazione dei costi di input. A sua volta, c’è stato un aumento più rapido dei prezzi medi alla fabbrica, con un tasso di aumento che si è ritornato ad esprimere una tendenza impressionante.
Se si raffronta l’andamento del PMI Manufacturing tedesco con quello degli Stati Uniti si evince un andamento divergente. Sempre per lo stesso periodo Markit riporta un incremento del tenore del sentiment con la crescita del portafoglio ordini segnalata in aumento. Situazione che continua a determinare una crescita della domanda di lavoro con un’offerta non adeguata.
Le pressioni sulla catena di fornitura si stanno attenuando, mentre permangono se non addirittura aumentano quelle sui prezzi input. I relativi grafici riportati da Markit riportano puntualmente tale divergenza.
L’Italia essendo fortemente correlata all’andamento dell’industria manifatturiera tedesca si allinea alla tendenza.
L’Eurozona risulta ulteriormente penalizzata dalla straordinaria divergenza che si eè creata tra i prezzi sostenuti dalle aziende americane rispetto a quelle europee per la fornitura di energia e di materie prime in generale.
Il solo incremento delle quotazioni del gas pone su piani diversi le due aree economiche. L’apprezzamento del valore della media dei prezzi risulta pari al 400% in Eurozona negli ultimi 12 mesi, mentre negli Stati Uniti aumento è stato del 50%. I valori puntuali da evidenziano un rialzo alla data odierna (picchi esclusi) rispetto a giungo 2021 poco superiore al 400% in Eurozona, del 10% negli Usa.
A causa di questa divergenza le commodity industriali (metalli) in Europa hanno consolidato, quando non aggiornati con nuovi massimi, i picchi fissati tra l’estate dello scorso anno e gli inizi di quest’anno, mentre sempre negli Usa abbiamo visto in molti casi robusti ritracciamenti dei picchi fissati la scorsa estate.
Il dollaro si è apprezzato nello stesso periodo nella misura dell’11%. Abbiamo capitalizzato tale apprezzamento sull’euro coprendo l’esposizione all’import già dall’estate scorsa l’attuale esercizio 2022. In termini opposti abbiamo gestito l’esposizione all’export in chiave proattiva al rischio capitalizzando le opportunità offerte dall’apprezzamento del dollaro.
La nostra strategia, selettiva nei confronti dell’approccio alla mitigazione dei rischi, ci ha consentito di beneficiare delle coperture finanziarie sulle forniture di energia e diverse commodity, mentre sull’esposizione valutaria abbiamo privilegiato, in linea con la nostra visione dei mercati, la debolezza generalizzata dell’euro coprendo i flussi import a partire dai valori di budget.
Il rapporto di cambio eur usd ha raggiunto in questo primo trimestre il nostro primo target di prezzo tra 1,09/1,08. Si tratta dell’obbiettivo intermedio tracciato dal nostro Outlook 2022.
L’area 1,08 ha una rilevanza tecnica estremamente significativa. La violazione del livello alimenterebbe ulteriori acquisti di dollari sia sotto il profilo commerciale che speculativo.
WB ADVISORS