SLOWHAND SLOWTAPER
Dieci! Tanti sono gli anni da cui ha preso avvio la grande depressione che le banche centrali hanno combattuto con armi non convenzionali. Dopo il lustro veloce che ha radicalmente cambiato la società e l’economia, due delle più importanti banche centrali sono ancora impegnate a promuovere stimoli monetari per sostenere la paradossale lentezza con cui il mondo sta uscendo dalle proprie difficoltà. Il presidente Draghi era attesissimo in quest’ultimo meeting. I mercati volevano conoscere le carte; i rumors riportavano la presenza di hedge fund già pronti ad aggredire gli anelli più deboli della catena europea ed invece è andata così….continua a leggere
La tensione univa un po’ tutti. C’era il timore fondato che le pressioni della Bundesbank potessero prendere il sopravvento incalzando la BCE a proiettare un tapering più aggressivo. Mario Draghi come sappiamo, ha invece saputo sfidare le avversità ed imporre il suo Taper Slow con Mano Lenta. Nel 1977, quarantanni fa, Eric Clapton pubblicava il suo quinto album, Slowhand, Mano Lenta, annoverato nel 2003 dalla rivista Rolling Stones tra i migliori 500 album nella storia della musica. Altri tempi. Slowhand deve la sua celebrità a due brani in particolare: Cocaine e Wonderful Tonight. Facile la trasposizione lineare di Cocaine con l’iperliquidità del QE, l’allucinogeno che è riuscito a tenere in piedi i mercati:
– If you got bad news, you wanna kick them blues, cocaine, …se hai avuto brutte notizie, e vuoi cacciarle via, cocaine.
When your day is done and you wanna run, cocaine …quando il giorno è finito e vuoi correre, cocaine.-
In un anno di grande tensione, dove tutto doveva cambiare, e nulla è cambiato, Mario Draghi ha saputo realizzare la Partita Perfetta. Nessuno perde. L’Italia guadagna ulteriore tempo, può affrontare le prossime elezioni con lo scudo BCE ancora aperto, la Germania vede un possibile fade out del programma e, cosa importante, limita l’irritazione dei liberali, prossimi partner di governo. L’euro cede sul dollaro violando il punto di sostegno della distribuzione che tra agosto ed ottobre aveva trattenuto il cambio tra 1,1680 ed 1,2150 eur usd. Lo spread ed i rendimenti sui governativi periferici hanno anch’essi violato livelli tecnici significativi a conferma della revoca delle tensioni latenti.
Si sta profilando un percorso divergente tra le due linee di policy monetaria perseguite da BCE e FED. Ciò dovrebbe riportare l’euro sulla traiettoria riflessiva, ma i mercati sono famelici, non basta una posizione ultra accomodante della prima, necessita anche di una contrapposizione della seconda e quindi di una linea restrittiva. La nomina del prossimo governatore J Powell, non risolvere il rebus quanto la candidatura del professor John Taylor, in ogni caso l’attesa riforma fiscale può colmare il gap. Il gioco ritorna quindi a D. Trump ed alla sua effettiva visione su America First e US dollar.
Come si allineerà all’attesa il mercato? Noi pensiamo che i corsi tenderanno ad avvicinare l’area 1,14 eur usd. Nel contempo si cercherà di leggere tra le righe gli orientamenti della Casa Bianca. Nella misura in cui la riforma acquisirà credibilità politica, i large traders tenderanno a scontare la nomina spingendo il cambio al disotto della fascia 1,14 eur usd con potenziali code sino a 1,12 eur usd.
La nuova Fed rimane quella che conoscevamo, la vecchia Fed, anch’essa Slowhand. Non c’è fretta di intraprendere nuovi viaggi. E’ una questione di equilibrio precario si dinamico no. Il mercato non tollera fughe in avanti. La nomina del candidato Taylor al governo della Fed aveva creato non poche ansie: il dieci anni US si era spinto sino ai limiti dell’attuale fascia di normalità, area 2,45/55. Il passo indietro, la decisione per Powell, sono stati sufficienti per raffreddare i motori di un missile che stava per decollare verso il reversal secolare dopo mesi e mesi di preparativi. Alla fine anche mr. President ha preferito segnare il passo e rimanere Slowhand. Il mercato ha subito revocato i rialzi riportando i valori del decennale su livelli meno problematici. Come abbiamo scritto già agli inizi dell’anno, l’area 2,60 scesa per effetto della dinamicità dei trend tra 2,55/45, rappresenta il punto cardine tra uno scenario accomodante rispetto ad uno in cui si innesta una marcia più aggressiva. Potremmo definirla la linea del Rubicone, il punto di non ritorno. Nessuno probabilmente è in grado oggi di comprendere a pieno gli effetti che produrrebbe su mercati e ciclo economico un rialzo dei rendimenti oltre tale soglia. Prima o poi arriverà un Giulio Cesare che si azzarderà di attraversare il corso della storia. Oggi si preferisce attendere. I tempi non sono ancora maturi. Lo saranno quando si intuirà che l’inflazione tornerà a spaventare i policy maker.
L’inflazione a quanto pare è l’unico elemento che rimane irreperibile in un quadro tutto sommato positivo. Eppure il mondo è liquido e come asseriva Eraclito tutto scorre, pánta rêi. E che cosa scorre nel mondo? Il petrolio. I prezzi del Brent hanno raggiunto l’area target 65usd/bar. Lo abbiamo scritto lo scorso anno, il livello rientrava negli obbiettivi dell’Outlook per quest’anno. Ora se mettiamo in un algoritmo il rialzo dei prezzi del greggio, quelle delle commodity industriali (vedere il rame) e l’allentamento potenziale dell’euro, probabilmente potremmo ottener un marginale apprezzamento dell’inflazione.
Il greggio dopo una caduta anomala, giocata sul tavolo della geopolitica mascherata dagli eccessi dell’offerta, non solo ha riassorbito negli ultimi tre mesi le perdite ma ha anche espresso nuovi massimi. In altre parole abbiamo raggiunto l’area target, 65 usd/bar, elaborando nuovamente stime che potrebbero spingere i prezzi anche verso l’altro obbiettivo annunciato tra la fine e gli inizi dell’anno a 70/usd il barile. Il rialzo fa leva ancora una volta sul ritorno di tensioni in MO tra Arabia Saudita ed Iran.
Il miglior assetto di tutto il comparto delle commodity industriali riportano in qualche misura la sensazione che a livello globale la crescita continua a rafforzarsi. I sondaggi coperti da Markit JP Morgan sul grado di fiducia delle imprese a livello globale risulta in moderato ma pressoché continuo miglioramento. Gli ordinativi su scala globale sono aumentati per il 100° mese consecutivo ad un ritmo giudicato solido.
I mercati emergenti hanno capitalizzato il sentiment ritornando a testare i massimi del 2007. La recente performance ha spinto molti indici regionali in condizioni di potenziale eccesso statistico. Tali contingenze tendono ad imporre un grado di maggior prudenza nell’approcciare i rischi sottostanti suggerendo due possibili comportamenti: seguire lo sviluppo del trend adeguando il controllo del rischio accettando di sostenere eventuali correzioni, oppure attendere l’apertura di una finestra correttiva per cogliere in modo più opportunistico il timing per gestire nuovi ingressi. I target che abbiamo stimato oltre i picchi che appartengono a fasi cicliche precedenti risultano ambiziosi e come tali richiedono una correlata tolleranza al rischio.
In un quadro che reputiamo positivo, ancorché in presenza di valutazioni elevate, non possiamo evitare di mettere a fuoco uno degli anelli che rappresentano potenziali criticità per l’ecosistema: l’Italia. Il mercato azionario e ritornato a sovra performare molti altri mercati mettendo in luce una forte resilienza rispetto ai fondamentali del Paese.
Sul lato della finanza pubblica non abbiamo alcun dato sostanzialmente positivo. Tuttavia l’export continua a trainare la crescita. Lo scudo del QE sta spingendo lo spread verso valori impensabili prima dell’estate. Benchè gli equilibri risultino precari, vi sono le condizioni per un ulteriore salto in avanti del mercato azionario. La prossima tappa attesa per il FTSE Mib si colloca in area 24000. Il punto è sotto il profilo di bias comportamentali molto significativo. Superare tale livello contribuisce a migliorare la visibilità sul nostro mercato, al netto degli effetti dei PIR, al punto che potremmo pensare di poter voltar pagina e passare ad un nuovo capitolo nel lungo percorso di recupero di valore della Borsa Italiana.
Davanti a noi ci sono le elezioni forse più difficili, ma l’Italia è il luogo dove le difficoltà rappresentano opportunità.