L’Italia è sotto esame! Si apre una settimana cruciale per il nostro paese. L’Italia è sotto esame sia sul fronte politico che sul fronte monetario/spread.
Ma come vedremo è l’intero assetto dei mercati a trovarsi sotto l’esame dei consigli delle banche centrali in una chiamata, per quanto scontata nelle attese, volta a contrastare l’inerzia inflattiva che ora mira a raffreddare la domanda finale, in quanto ordinativi e domanda primaria appaiono in fase di ritiro globale.
La crescita della produzione mondiale dell’area più sviluppata è rallentata al ritmo più significativo che si registri dal gennaio 2021. A giugno il rallentamento è stato trainato dal peggioramento delle prestazioni degli Stati Uniti e dell’Eurozona. I mercati emergenti, a partire dalla Cina, hanno mitigato il rallentamento globale, per merito della riapertura operativa delle aree che in primavera avevano subito un nuovo blocco sanitario (Cina).
Questo quadro tuttavia non contribuisce ad attenuare il crollo verticale delle materie prime di cui abbiamo abbiamo anticipato i segnali ancora la scorsa fine dell’inverno. Sono mesi che tracciavamo un target al ribasso per il rame a 7.500 (LME), 3.5 usd (Comex). Ora il mercato ha oltrepassato queste soglie aprendo una nuova finestra riflessiva. Il rame assieme al petrolio sono le due commodity che più rappresentano una proxy delle aspettative sul ciclo economico. I mercati sino convinti che la FED sta facendo sul serio ed dopo una lunga fase di transizione hanno iniziato a scontare un rallentamento significativo della crescita.
Di conseguenza, come abbiamo scritto in più occasioni nei post dell’ultimo mese, ci aspettiamo che il movimento corale del ribasso delle materie prime, a cui si uniscono anche gli agricoli, possa contribuire a raffreddare la dinamica inflattiva.
Ne sono la riprova l’andamento dei rendimenti sui bond governativi. Il 10 anni U.S. Treasury ed il pari duration Bund stanno ritracciando i rialzi maturati in precedenza. Su questo movimento fortemente voluto dalle banche centrali si riapre questa settimana il giro di convocazione dei consigli di BCE e Federal Reserve (la prossima) per decidere sui tassi. In realtà le decisioni sono già state annunciate per tempo. La BCE alzerà i tassi per la prima volta dopo undici anni di 25 bp, la Fed implementerà il suo programma di rialzi già avviato con una chiamata di 75 bp. Mentre la FED proseguirà a ridurre la liquidità attraverso il tapering, la BCE sarà chiamata ad comunicare le sue decisioni in merito allo scudo anti frammentazione.
ITALIA SOTTO ESAME
Questa chiamata si interseca con la crisi di governo aperta in Italia. Si sovrappone inoltre a tutta la questione energetica a partire dal gas per seguire la linea rossa del petrolio.
Continuerà la BCE a sostenere l’Italia sotto esame? Lo capiremo osservando le quotazioni del 10 anni BTP: la line rossa in questo caso transita a 3,50%, già temporaneamente collaudata dopo l’annuncio delle dimissioni del premier Draghi. Il floor invece di queste crisi quota a 3%: violare il livello significa innanzitutto che la BCE deciderà di sostenere l’Italia con la garanzia Draghi. Giovedì alle 16.00 copriremo la conferenza stampa di del presidente Christine Lagarde in diretta streaming in collaborazione con AITI, l’Associazione dei Tesorieri Italiana.
LO SCENARIO FAVOREVOLE AD UN RIDIMENSIONAMENTO DELLA CURVA DEI RENDIMENTI
Le condizioni macro, marcate da un rallentamento della domanda, favoriscono ancora una correzione dei rendimenti sui benchmark principali (USA e Germania) nel tratto lungo della curva. La catena di trasmissione trae forza proprio dal ribasso delle commodity che potrebbero per inerzia confluire in un raffreddamento a tendere dell’inflazione. Il rallentamento degli ordinativi su scala globale presente sia sul comparto manifatturiero che in quello dei servizi tendono ad alimentare il ribasso dei prezzi di molte commodity. Il ciclo economico potrebbe quindi rallentare ulteriormente nelle economie avanzate, mitigato da una potenziale ripresa nel Far East.
Le banche centrali, in particolare la FED, stanno cercando di contrastare l’inflazione raffreddando il ciclo economico attraverso la loro linea di policy monetaria. Alzando i tassi ufficiali e, nel caso della Riserva Federale, togliendo liquidità ai mercati colpiscono da un lato l’azione speculativa, dall’altro raffreddano la domanda aprendo, se necessario, una fase di recessione tecnica.
OIL & GAS
La scorsa settimana gli Stati Uniti sono riusciti ad ottenere dall’Arabia Saudita un aumento della produzione di petrolio rispetto ai quantitativi recentemente pubblicati dall’OPEC. Il ministro degli Affari esteri di stato Adel al-Jubeir nel commentare l’incontro tra Biden ed il principe Mohammed bin Salman, ha sostenuto che “L’Arabia Saudita si impegna a stabilizzare i mercati petroliferi internazionali e ad assicurarsi che i mercati siano adeguatamente riforniti di petrolio greggio”. Voci riportano che l’Arabia aumenterà la sua capacità di produzione di petrolio a 13 milioni di barili per giorno.
I prezzi del Brent stanno collaudando la soglia dei 100 usd/bar, livello indicato già nei nostri post alla fine dell’inverno come punto spartiacque per il cambiamento di tendenza del greggio. Ci aspettiamo una verifica propedeutica ad un brekout con ribassi estesi quantomeno sino a quota 80 usd/bar. Nel caso in cui il rallentamento globale dovesse acuire ulteriormente non escludiamo discese delle quotazioni sino ad un livello prossimo ai 60 usd/bar. Su questo fronte abbiamo già provveduto a far alleggerire le coperture lunghe sul petrolio da alcune settimane.
ITALIA SOTTO ESAME 2: GAS PRICE
Come sappiamo, contestualmente al tema politico si gioca un’altra significativa partita sulle forniture e quindi sul prezzo del gas. Mentre gli stoccaggi stanno procedendo al momento in linea con la curva 2017, agli inizi di luglio Snam segnala che il livello raggiunto sia prossimo al 62%, l’Europa del nord al 60%, si attende l’evolversi delle manutenzioni a Nord Stream 1 per comprendere se dopo il 21 luglio, ad intervento completato, riprenderanno le forniture.
I prezzi hanno consolidato massimi attorno a quota 175 eur mwh. La scorsa settimana abbiamo avanzato l’ipotesi, un po’ fuori dagli schemi e dal coro mediatico, che potrebbe (usiamo il condizionale) maturare un segnale di correzione dei prezzi verso il range 145/135. La fascia costituisce il primo livello in grado di riattivare una correzione più ampia e significativa qualora gli scambi quotassero valori inferiori.
FOREX
Pensiamo che l’euro abbia subito un eccesso di venduto di breve termine al punto da favorire una reazione per riequilibrare in parte tale condizione. Ci aspettiamo un rimbalzo dei corsi verso area 1.04 in attesa della BCE. Ancorché non si tratti di una segnale di reversal del ciclo, l’azione consentirà a molte monete di riequilibrare in taluni casi gli eccessi di negatività. Aspettiamoci comunque un aumento delle tensioni giovedì quando la Bce emetterà il suo statement sulle decisioni monetarie. Più che il rialzo dei tassi, ci sono limitate attese per un incremento che arriva anche a fissare 50 bp rispetto ai 25 attesi, cruciale sarà la partita sullo scudo anti spread.