LA LINEA ROSSA
C’è un istmo che virtualmente unisce la congiuntura geopolitica alla congiuntura dei mercati, finanziari e reali, con una velocità d’azione e di potenza che impressiona per l’immediatezza temporale.
Eppure, come sempre accade nei mercati, c’è chi probabilmente scontava per tempo notizie ed accadimenti che solo ora le cronache disvelano all’opinione pubblica.
IL SELL_OFF ARRIVA DALLE SCOSSE DI AVVERTIMENTO DELLO SCORSO AUTUNNO
Diciamo subito che sin dallo scorso autunno scriviamo sui rischi che si stavano accumulando sul futuro dei mercati in merito alle borse azionari e all’euro. Per le prime avevamo tracciato una linea rossa molto critica che gli stessi indici avevano in più occasioni collaudato ma mai oltrepassato. Per l’euro già dagli inizi del 2021 avevamo evidenziato un importante ciclo riflessivo segnalando mese per mese l’evoluzione di una tendenza scandita da una metrica ben definita.
Passo per passo sia gli indici azionari che l’euro dollaro hanno confermato gli obbiettivi di tendenza che avevamo stimato in un clima di assoluta autoreferenzialità dei mercati, in particolare di quelli azionari che sino agli inizi dell’anno hanno manifestato una certa indifferenza ai segnali di criticità che si stavano addensando.
Abbiamo declinato la tesi del ribasso imputandone le cause alla necessità di riequilibrare le distorsioni dovute alle pressioni inflative non più sostenibili. La conversione delle banche centrali ad una normalizzazione della politica monetaria assumeva verosimilmente la conferma delle nostre attese.
In realtà su queste prerogative si è più recentemente innescata la crisi ucraina.
Le sanzioni adottate dagli Usa e soprattutto dall’Unione Europea stanno incidendo sull’economia europea e non solo russa. I provvedimenti sanzionati proiettano la loro lunga ombra sui mercati a causa degli effetti non secondari sul prezzo delle materie e quindi sulla leva che in origine aveva spinto le banche centrali a modificare la loro linea accomodante, con il dilemma che l’inflazione si traduce ora in stagflazione.
LE ATTESE SULLA RIUNIONE MENSILE DELLA BCE
La drammaticità della guerra incrocerà questa settimana l’attenzione degli investitori i dati sull’inflazione negli Stati Uniti e in Cina. Ma sarà la riunione di marzo della Banca centrale europea a costituire il momento più significativo nell’agenda economica.
Avremo quindi la risposta europea sulla linea di policy monetaria che la Banca osserverà in funzione della nuova crisi che si sta colpendo l’Eurozona. Nella riunione di febbraio Christine Lagarde aveva rilasciato in conferenza stampa messaggi piuttosto ambigui sull’orientamento del consiglio, al punto da spingere l’eur usd a premere, non più tardi di tre settimane fa, sulla barriera 1,15. Sono in molti a chiedere se il Consiglio conferma ancora l’intenzione di accelerare l’inasprimento della politica monetaria, o se invece intende esercitare cautela dato l’impatto dell’Ucraina le sue implicazioni economiche per l’eurozona. E’ molto probabile che la BCE vorrà mantenere la massima flessibilità per la sua strada verso la normalizzazione.
Anche su questo evento passa la linea rossa dei mercati.
La BCE con buona probabilità confermerà la rotazione già annunciata dei suoi programmi di acquisto di attività, ponendo fine al programma Pepp di emergenza pandemica a marzo e aumentando il programma Asp di acquisto di attività da € 20 miliardi a € 40 miliardi. Rimane aperto il tema della successiva riduzione mensile degli acquisti netti di asset pari a 5-10 miliardi di euro che compatibilmente con le incertezze della guerra potranno essere avviati a partire dal mese di maggio. Contrariamente alla riunione di dicembre, la BCE eviterà quindi di accennare a date di chiusura definitiva del QE o date di avvio del rialzo dei tassi.
JEROME POWELL CONFERMA LA MANOVRA SUI TASSI
Nel frattempo il presidente della Fed, Jerome Powell, ha ribadito l’impegno della Riserva a confermare gli aumenti dei tassi di interesse nella sua prima giornata di testimonianza al Congresso degli Stati Uniti, sebbene l’incertezza sulla guerra in Ucraina fosse stata riconosciuta come previsto. Mentre la BCE potrebbe continuare ad andare avanti con i piani per aggiornare la propria guida prospettica nella riunione di marzo per riflettere la loro intenzione di accelerare l’inasprimento della politica monetaria, allo stesso modo i banchieri centrali europei potrebbero esercitare cautela data la vicinanza all’impatto dell’Ucraina.
I timori sull’inflazione continuano a regnare sui mercati, in particolare con la crisi ucraina che aggiunge ulteriore pressione. Gli investitori saranno in grado di raccogliere informazioni sul quadro dell’inflazione pre-invasione dalle pubblicazioni dei dati negli Stati Uniti e in Cina nella prossima settimana. Così com’è, la produzione manifatturiera globale si è ripresa dai minimi di dicembre, sebbene la carenza di offerta e le pressioni inflazionistiche abbiano continuato a frenare la crescita, un fenomeno che potrebbe essere esacerbato dal continuo aumento dei prezzi delle materie prime, come i costi energetici.
Altri dati economici da tracciare questa settimana includono i dati sul commercio della Cina, con la crescita delle esportazioni che dovrebbe essere moderata. Sempre in settimana avremo il rilascio dei dati sulla produzione industriale di gennaio del Regno Unito.
I DATI PMI SULL’ECONOMIA GLOBALE EVIDENZIAVANO SEGNALI DI RIPRESA PRIMA DELL’UCRAINA
L’invasione russa dell’Ucraina ha dominato il flusso di notizie sui mercati concentrando l’impatto economico della guerra. Il conflitto si è aperto mentre l’economia globale mostrava segni di aver superato l’onda Omicron in condizioni relativamente indenni rispetto alle precedenti ondate di COVID-19. L’indice PMI globale di JPMorgan Markit aveva recuperato dai minimi di gennaio fissati a quota 51,1 attestando i valori a 53,4 nel mese di febbraio, con la crescita del settore dei servizi in particolare ripresa.
Sebbene agiscano ancora come vincoli sulla produzione, la carenza della catena di approvvigionamento ha mostrato segni di allentamento. Prima della crisi in Ucraina la fiducia delle imprese sulle prospettive per l’anno era ritornata a salire verso i massimi degli ultimi otto anni. Non sarà semplice ri-modellare i numeri sulla crescita sulle attuali basi di incertezza con i prezzi delle materie prime ormai fuori controllo.
FOREX
L’eur usd apre la settimana a 1,0875. Il mercato dopo la verifica del ns target a 1,09 segnalato nell’Outlook 2022 si appresta probabilmente a consolidare l’area in attesa della BCE. Rileviamo un eccesso di venduto di euro che potrebbe spingere il mercato a ricoprirsi almeno parzialmente prima del meeting di giovedì. I primi livelli tecnici significativi transitano a 1,0950 ed 1,11. Il break up nell’odierna seduta di 1,09 aprirà la finestra delle ricoperture.
Sebbene il meeting della BCE assorbirà l’attenzione dei mercati in questa prima parte della settimana, saranno gli sviluppi sul campo diplomatico e militare a governare le oscillazioni del cambio. Pertanto se la BCE cercherà di guadagnare tempo rinviando ogni decisione, non possiamo escludere un successivo breakout di 1,0875 aprendo nuovi acquisti di dollari con spinte che potrebbero spingere il cambio verso i massimi degli ultimi 7 anni.
Il rublo sul dollaro continua ad essere oggetto di vendita dopo il robusto downgrading del rating sul debito russo. Non escludiamo un rialzo del dollaro sino a 160 usd rub. La Russia ha, intanto, fatto sapere che i pagamenti di obbligazioni sovrane dipenderanno dalle sanzioni, agitando lo spettro del suo primo grande default su obbligazioni estere dagli anni successivi alla rivoluzione bolscevica del 1917 .
Tutte le monete dell’area Eastern Europe tenderanno a soffrire per la loro contiguità con la Linea Rossa. Abbiamo allertato le aziende che seguiamo ed operano nell’area sui rischi di un forte deprezzamento delle relative monete. Lo zloty polacco, nonostante i ripetuti interventi della Banca centrale potrebbe superare i massimi fissati nel 2099 e puntare a quota 5,20 senza escludere, nel caso in cui si dovesse acuire la tensione, 5,50 contro euro.
COMMODITY
Il future sul TTF apre a 220 eur mwh. Le nostre stime rimangono ancora in orientate al rialzo. Saranno le notizie sul sul fronte diplomatico a governare le fluttuazioni dei prezzi, tuttavia non escludiamo il tentativo di forzare ulteriormente le quotazioni in direzione di area 260 dove riteniamo che possa formarsi un top dell’attuale ciclo di guerra.
GAS, DRAGHI A BRUXELLES – Mentre tratta con Qatar e Algeria per aumentare le forniture, Roma – che importa il 40% del suo gas dalla Russia – chiede all’Europa un piano straordinario di acquisti e stoccaggi comuni. Mario Draghi ne parlerà oggi a Bruxelles con Ursula von der Leyen, accompagnato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Si guarda al vertice Ue in programma a Versailles giovedì e venerdì, sul tavolo c’è la comunicazione sull’energia che la Commissione dovrebbe presentare in settimana.
Il Brent raggiunge i picchi del 20211/12 a 130 usd/bar. Prosegue l’applicazione delle sanzioni già varate, che Putin ha assimilato ad una “dichiarazione di guerra, mentre l’amministrazione Biden studia con l’Ue il bando alle importazioni di petrolio russo, ha detto ieri il segretario di Stato Anthony Blinken, sottolineando pero’ l’importanza di mantenere stabile l’offerta globale. I futures sul Brent sono balzati di 12,61 dollari a 130,72 dollari al barile, mentre il contratto statunitense West Texas Intermediate (WTI) è salito di 10,41 dollari a quota 126,09.
METALLI INDUSTRIALI – Il rialzo dei prezzi dell’energia stanno spingendo al rialzo tutti i prezzi delle commodity a partire dai metalli. Per l’acciaio, Stell Scrap, ci aspettiamo un ulteriore coda di rialzo a breve del 10% con rischi di ulteriori apprezzamento (+30%) nel caso in cui il conflitto non trovi una soluzione nel breve termine.
Il rame ha toccato i massimi dello scorso anno (10.750) , ma rischia di oltrepassare la linea di rischio ed puntare verso area 11.500/11.750 usd/t. L’Alluminio, fuori controllo da diverse sedute potrebbe formare picchi di prezzo anche in area 4300 usd.