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SCENARI ECONOMICI: IN ATTESA DELL’ANNO CHE VERRA’

Scenari economici: tra i segnali di rallentamento che si percepiscono in modo sempre più concreto nell’Eurozona nell’autunno di questo 2023 e l’anno che verrà , vi sono alcuni punti fermi, altri più volatili,  di cui considerarne l’efficacia. Osservando le dinamiche di mercato dobbiamo sempre mettere in relazione tra loro gli effetti indotti sulla crescita dall’azione delle banche centrali (punti fermi) rispetto a quelli sempre più contingenti provenienti dai tavoli della geo economia (punti volatili).

La Federal Reserve nel governare le variabili macro statunitensi con la sua azione di politica monetaria tende a dettare regole e tendenze sull’intera scena globale. In sostanza la Fed rappresenta il modellatore degli equilibri mentre la Bce costituisce uno degli adattatori del modello, di primo livello, a cui fanno seguito altri adattatori di secondo livello.

E’ stata la Fed a definire per prima il regime transitorio dell’inflazione per tradurlo successivamente in un concetto più strutturale. La Bce ha rielaborato la tesi adeguando l’inflazione dei prezzi ai fattori caratterizzanti del contesto europeo: energia e catene di valore.

La Fed ha pilotato il raffreddamento della crescita senza mai cadere in una significativa perdita di momentum ne sul fronte economico, tantomeno in quello del mercato del lavoro. In Eurozona l’abbattimento della crescita è avvenuto in modo più concreto ed evidente, con un regime di tassi via via più onerosi, ma quantitativamente meno elevati rispetto a quelli americani.

Le diverse condizioni del quadro trovano nella sintesi degli indicatori PMI una prima proiezione dei rischi per l’anno che verrà. Mentre il raffreddamento della crescita in corso su scala globale appare meno strutturale negli Stati Uniti, in Eurozona le dinamiche segnalano crisi più sintomatiche alla configurazione della propria matrice produttiva. Negli Usa le aziende dimostrano di essere in grado di reggere agli effetti recessivi dei tassi elevati. In Eurozona l’attrito generato dalla politica monetaria inibisce il ricorso al credito, con ricadute dirette sugli investimenti necessari per affrontare i cambiamenti imposti.

Il PMI Manifatturiero per il mese di settembre, pubblicato in mattinata, mette a nudo ancor più di ogni altra analisi le difficoltà nel cuore produttivo dell’Europa. La Germania riporta un dato che consolida la caduta dell’indice da 39,1 di agosto a  39,6. Anche in Francia si rilevano le medesime condizioni. Di converso l’Italia segnala quantomeno un movimento sotto traccia più dinamico. Il PMI pur rimanendo in territorio negativo (sotto area 50) evidenzia una reazione a 46,8 rispetto al precedente 45,40.

Ci chiediamo quindi, in ossequio al sentiment delle imprese, se la Bce continuerà a tenere ferma la sua linea o se invece, considerato anche il recente raffreddamento dell’inflazione, possa rivedere l’impostazione assunta e derogare dal modellatore Fed.

In ogni caso è verosimile che prima di cambiare rotta il Consiglio vorrà avere una visibilità più chiara sullo scenario dei prezzi relativi all’energia. I recenti rialzi di petrolio e gas richiedono infatti una verifica  suppletiva. Il Brent, dopo aver raggiunto quota 98 usd/bar, ha subito importanti prese di beneficio. Nella Preview sui rischi per il 2024  presentata al TFFD di Aiti, avevamo fissato una barriera tra 95 e 100 usd/bar il limite di contenimento del rialzo del petrolio per evitare  che tale movimento potesse tradursi in un potenziale portatore di rischio. Allo stesso modo abbiamo indicato in area 45 eur mwh il punto di contenimento della reazione del Natural Gas TTF per scongiurare gli stessi effetti distorsivi sulle dinamiche inflative. Al momento i rialzi che hanno caratterizzato la recente tendenza delle due commodity si sono fermati, come atteso, a ridosso delle aree indicate. Per metterci al riparo da falsi segnali, attendiamo ora che maturino i trigger in grado di raffreddare definitivamente il rally, con ritorni del Brent sotto la soglia dei 90 usd e dei 35/33 euro del NG TTF. Ciò consentirà di archiviare le tensioni sui prezzi energetici e di conseguenza attribuire maggiore confidenza ad una revisione della linea di policy della Bce.

L’eventuale deviazione dalla linea della Fed produrrà un presumibile incremento del differenziale tra i tassi Usa rispetto a quelli Uem. L’euro subirebbe le corrispondenti pressioni, per altro già attive, perdendo ulteriore momentum sul dollaro. Come abbiamo scritto in precedenti post, negli scenari di FX Risk Management  a cui stiamo lavorando per definire le condizioni di Risk Aversion e Risk Appetite da cui estrarre valore per il 2024, la tendenza del dollaro risulterà centrale alla definizione delle interelazioni che si manifesteranno sui movimenti di altre monete ed in generale delle commodity.

Le situazioni analizzate e valutate dal nostro Team Analytics, in relazione al contesto di riferimento, prevedono al momento limitati rischi recessivi negli Stati Uniti rispetto ad uno scenario più esposto ai medesimi in Eurozona.

FX ENTERPRISE RISK MANAGEMENT

I MARKET MOVER DELLA SETTIMANA

USA: rapporto sul mercato del lavoro, PMI e ISM.

Le statistiche sull’occupazione statunitense rimangono sempre al centro dell’attenzione per catturare eventuali indicazioni utili sugli orientamenti di policy della Fed. Per il mese di settembre il consensus prevede un ulteriore rallentamento nell’inserimento di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti. Le aspettative indicano un aumento in tono minore della componente Non Farm Payrolls: 150.000 rispetto ai 187.000 precedenti. La crescita dei salari potrebbe accelerare allo 0,3% su base mensile. Infine il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 3,7%.
I dati ISM vengono aggiornati negli Stati Uniti insieme ai PMI finali di S&P Global. Il consensus si aspetta un parziale rialzo del PMI

UEM: vendite al dettaglio dell’Eurozona, commercio in Germania

Oltre ai dati PMI, di cui abbiamo riportato l’andamento per settembre, Eurostat riporterà i dati sull’IPP,  sulla disoccupazione, vendite al dettaglio. La Germania riporterà  il saldo della Bilancia Commerciale, dove è atteso un ulteriore peggioramento dell’export, e gli ordini all’industria attesi in ripresa dopo il -11,7% di agosto.

BANCHE CENTRALI: riunioni RBA, RBNZ, RBI, sondaggio Tankan giapponese

Le riunioni delle banche centrali si terranno in Australia, Nuova Zelanda e India. Nono si escludono possibili rialzi dei tassi per la RBA e la RBNZ. La RBI è forse quella meno propensa ad aumentare i tassi, in attesa di notizie sull’inflazione in un contesto di variazioni significative dei prezzi per cibo e petrolio. In Giappone il sondaggio Tankan potrebbe offrire qualche elemento in più sugli orientamenti della BoJ.
Infine, i dati PMI della Cina continentale verranno aggiornati nel fine settimana, prima delle festività della Golden Week.