I dati sull’inflazione che sono stati pubblicati per Stati Uniti e Germania sono risultati frazionalmente inferiori alle attese.
Indubbiamente i blocchi causati dalla seconda ondata della pandemia hanno raffreddato le tensioni sui prezzi che abbiamo riscontrato nelle precedenti rilevazioni. La traiettoria del CPI rimane comunque rialzista nonostante vi sia stato un arretramento nel mese di gennaio pari a 20 bp.
In generale il dato soddisfa la componente speculativa dei mercati in quanto lascia aperte le porte per lo svolgimento delle azioni di allentamento monetario a suo tempo programmate da FED e BCE.
Osservando il comportamento del 10 anni USA osserviamo una reazione piuttosto contenuta. Nel nostro Outlook 2021 avevamo fissato per i rendimenti sul Treasury un obbiettivo a 1,50%. Dal momento in cui abbiamo elaborato l’analisi il tasso è salito di circa 20 bp. Pensiamo che in assenza di eventi sistemici che possano turbare i mercati il trend delineato possa trovare le opportune conferme, salvo metterlo in discussione in quanto proprio dal rialzo dei rendimenti potrebbero emergere segnali in grado di compromettere il ciclo.
In ogni caso, come abbiamo scritto in più occasioni, pensiamo che il rialzo dei rendimenti raffrontato al percorso di quelli europei costituisca un driver per l’apprezzamento del dollaro.
Nel nostro modello di valutazione consideriamo infatti un allargamento dello spread nel tratto lungo della curva USA Ger. L’obbiettivo a cui stiamo guardando quota in area 175/180 bp.
E’ chiaro che un’aspettativa positiva sull’inflazione facilita il percorso atteso. Più ancora una conferma della crescita dei prezzi spingerebbe alcuni membri del Board della Fed a suggerire un ridimensionamento dl programma QE, attualmente tarato su voli mensili pari a 120 bil di dollari.
Un altro fattore che ci porta a ritenere plausibile la crescita dei prezzi risiede nell’ormai prossima attivazione del pacchetto fiscale messo a punto dalla nuova Amministrazione. Il pacchetto in questione, pari a 1900 bil di dollari fa leva su “riserve” accumulate dal precedente segretario del Tesoro e lasciate in dote a Janet Yellen.
Oltre a questi elementi come scritto nell’ultimo Market Mover Monitor, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia unito all’incremento dei costi di trasporto che devono ancora adattarsi ai prezzi al consumo, l’inflazione tendenziale potrebbe avvicinarsi al 3%. Quindi, con il processo di lancio del vaccino che sta guadagnando terreno, aprendo potenzialmente la strada a una più completa riapertura economica ad un certo punto nel 2Q21, molte aziende potrebbero cogliere l’opportunità per aumentare i prezzi.
È molto probabile che ciò accada in settori che hanno subito limitazioni dell’offerta come l’industria del tempo libero e dell’ospitalità. Di fronte a una minore concorrenza (bar e ristoranti che hanno cessato l’attività, hotel che hanno chiuso e aeromobili messi fuori servizio) in un momento in cui i clienti hanno un disperato bisogno di sperimentare cose che non sono stati in grado di fare per 12 mesi, il pricing power sarà forte .
Dovremo quindi comprendere quali saranno gli effetti prodotti sulla dinamica dei prezzi una simile evoluzione congiunturale. In ogni caso la Fed ha ribadito più volte che lascerà salire le aspettative di inflazione e le pressioni sui prezzi più a lungo prima di alzare i tassi. Al momento gli analisti vedono il mercato prezzare una stretta a fine 2023.