BANCHE CENTRALI – Si aprono oggi per terminare domani le riunioni di politica monetaria di Banca del Giappone prima e Federal Reserve (vedi post) poi.
La Fed diffonderà il “dot plot”, il grafico che trimestralmente svela le posizioni dei policymaker, su base anonima, relative a crescita economica, occupazione e inflazione, con la tempistica dei rialzi dei tassi. Per la prima volta ci saranno le proiezioni sul 2024. Intanto un modello di JP Morgan, che si è dimostrato particolarmente preciso nel prevedere il forte calo dell’occupazione Usa il mese scorso, segnala a settembre un altro dato debole sul lavoro, uno degli elementi attentamente monitorati dalla Fed per le sue decisioni.
La Banca centrale australiana teme che il diffondersi della variante Delta possa rallentare la ripresa economica una volta che le misure di lockdown verranno allentate, nonostante continui ad aspettarsi che la forte crescita riprenda il prossimo anno, secondo quanto emerge dai verbali del meeting di settembre.
Dalla Banca centrale neozelandese arrivano segnali che smorzano le attese di un consistente rialzo dei tassi di interesse al prossimo meeting, quando l’istituto potrebbe adottare un approccio più cauto.
La riunione della Banca del Giappone dovrebbe essere una delle meno probabili ad avere un impatto sui mercati questa settimana, poiché non ci aspettiamo di sentire nulla di nuovo dal punto di vista politico. Il Giappone si avvia verso un evento politico chiave il 29 settembre, quando il nuovo leader del Partito Liberal Democratico sarà eletto per guidare il partito alle elezioni generali che si terranno a novembre. Non sono attese particolari riflessi dagli sviluppi politici in Giappone. La BoJ rimane ultra-accomodante, con l’obiettivo di inflazione che probabilmente rimarrà al 2%.
Qualsiasi potenziale impatto sullo JPY questa settimana potrebbe derivare dalla valutazione della Banca sulle prospettive economiche, dove l’impatto dell’epidemia di Covid-19 durante e dopo le Olimpiadi di Tokyo potrebbe giustificare un tono meno ottimista. Tuttavia, data la prospettiva di un allentamento delle restrizioni sui virus in Giappone (basse misure di contenimento e severi controlli alle frontiere sono state la strategia prevalente in Giappone durante la pandemia), la visione a lungo termine dovrebbe rimanere relativamente ottimista. Nel complesso, prevediamo un impatto molto contenuto e probabilmente neutro positivo sul JPY.
Ci aspettiamo che la Banca d’Inghilterra mantenga invariata la sua politica monetaria alla riunione di questa settimana. Dall’ultimo annuncio del tasso, l’inflazione ha superato la soglia del 3,0% (in linea con le aspettative della BoE), la disoccupazione è stata inferiore alle attese, ma la crescita di luglio è stata più debole del previsto, il che ha alimentato i timori che la previsione di crescita del 3% della BoE per il 3° trimestre possa essere eccessivamente ottimista.
Giovedì la Norges Bank potrebbe annunciare un primo aumento di 25 bp dei tassi di riferimento. Nell’ultima conferenza stampa il governatore Øystein Olsen ha dichiarato che “Il Comitato giudica che ci sia ancora bisogno di un orientamento espansivo di politica monetaria. Allo stesso tempo, le condizioni economiche stanno iniziando a normalizzarsi. Ciò suggerisce che sarà presto opportuno aumentare il tasso di riferimento rispetto al livello odierno”.
I dati sull’inflazione di agosto in Svezia hanno sorpreso al rialzo, con il tasso principale che ha toccato il 2,1% e il CPIF che è salito all’1,4% su base annua. In effetti, la posizione accomodante della Riksbank è stata finora giustificata dal profilo di inflazione piuttosto contenuto, quindi alcuni investitori hanno iniziato a prezzare con un tono più aggressivo dopo i dati sull’IPC di agosto. Tuttavia, riteniamo che sia ancora troppo presto per la Riksbank per compiere una svolta decisiva da falco, in particolare considerando che l’indagine Prospera (che include partecipanti al mercato monetario, gestori degli acquisti e parti del mercato del lavoro) ha mostrato che le aspettative sull’inflazione CPIF sono rimaste ancorate all’1,9%, lo stesso livello di tre mesi fa.
La BNS sembra destinata a lasciare intatte tutte le sue misure di policy accomodante in questa riunione. Le prospettive di inflazione rimangono piuttosto contenute dopo l’unico aumento moderato dell’inflazione di agosto (allo 0,9%) e i numeri di crescita nel secondo trimestre (1,8% trim/trim) sono stati leggermente più deboli del previsto. Ci aspettiamo semplicemente che la dichiarazione della BNS ribadisca che la Banca continuerà a utilizzare un mix di politiche fatto di tassi di interesse negativi e interventi FX, se necessario. Qualsiasi commento relativo al cambio dovrebbe continuare a mostrare le preoccupazioni della banca in merito a un CHF sopravvalutato, il che alla fine giustifica tale combinazione di politiche. Prevediamo un impatto molto contenuto e neutro sul CHF.
STIME OCSE – Nel rapporto ‘Interim Economic Outlook’ l’Ocse aggiorna le previsioni macro sulle principali economie mondiali.
Non sono attese novità sull’Italia, dal momento che risale soltanto al 6 settembre il rapporto monografico in cui sono state aggiustate le stime su crescita e conti pubblici per il biennio 2021/2022.
ACQUISTI BCE – In attesa del consueto aggiornamento settimanale sulla dinamica del programma degli acquisti ‘Qe’ e ‘Pepp’ si sono pronunciati ieri diversi consiglieri Bce. Uno dei messaggi più chiari è stato quello di Isabel Schnabel, consigliere esecutivo dalla consolidata reputazione di ‘falco’: a fronte del miglioramento del quadro macro il volume degli acquisti è meno importante e il programma avrà un ruolo soprattutto sulla ‘guidance’ dei tassi.