Gli Indici PMI confermano il rallentamento della crescita globale come già anticipato anche nel post di inizio settimana.
Il rallentamento dell’attività imprenditoriale rilevata nei sondaggi PMI nell’Eurozona è concentrata principalmente sulle principali regioni, Germania e Francia . La principale causa addebitata alla riduzione della domanda è stata attribuita alle forti pressioni inflazionistiche. La debolezza economica ha contaminato più settori manifatturieri, evidenziando una contrazione della produzione dalle risorse di base e automobili sino ad intaccare turismo ed immobiliare.
In Germania, il calo delle esportazioni si è rivelato ancora una volta il fattore chiave della contrazione. I prezzi medi praticati per beni e servizi hanno continuato a crescere bruscamente, benché ad agosto il tasso di inflazione sia diminuito per il quarto mese consecutivo . Dal sondaggio sono emersi ulteriori segnali di allentamento delle strozzature nelle catene di fornitura.
Ma il vero nodo su cui concentrare ogni sforzo analitico riguarda ancora una volta il futuro energetico della Germania e con essa dell’Europa. Se l’obbiettivo politico rimane orientato alla sostituzione delle forniture di gas dalla Russia, dovremmo considerare i tempi e le modalità di un processo di transizione che può durare alcuni anni e non mesi con tutte le ricadute del caso.
GERMANIA & EUROZONA INDICI PMI
In Francia, il PMI flash di agosto indica che l’economia sta entrando in contrazione netta per la prima volta in un anno e mezzo a causa di una forte flessione manifatturiera ha più che compensato solo un aumento marginale dell’attività del settore dei servizi.
Anche negli Stati Uniti I dati del PMI flash di agosto hanno fornito ulteriori segnali di rallentamento soprattutto sul lato dei consumi. Le condizioni della domanda si sono raffreddate sulla scia del rialzo dei tassi di interesse e dalle forti pressioni inflazionistiche sulla spesa finale. L’indice PMI Services è sceso sotto quota 50 in territorio di contrazione. Anche la domanda sul comparto manifatturiero si è indebolita confermando per il secondo mese consecutivo valori inferiori a quota 50. Markit segnala che sotto il profilo statistico la perdita di momentum dell’Indice PMI viaggia al ritmo più veloce da quando rilevano i sondaggi nel panel del comparto manifatturiero. Escludendo il periodo tra marzo e maggio 2020, il calo della produzione totale è stato il più forte da quando la serie è iniziata quasi 13 anni fa.
Sono più d’uno gli elementi che concorrono a produrre un rallentamento della crescita globale: inflazione, energia, politiche monetarie.
Nella lettura degli Indici PMI emergono alcuni elementi noti quali ad esempio in Eurozona l’impatto dei prezzi dell’energia ed i timori sulla disponibilità di gas naturale nella prossima stagione invernale in assenza di fonti di approvvigionamento alternative a quello della Russia al momento praticabili.
Mentre l’inflazione sul lato degli input price industriali sta rallentando, rimane elevata sui prezzi finali al consumo.
L’atteggiamento restrittivo delle banche centrali, mirato a contrastare l’inflazione, sta impattando seriamente sull’output manifatturiero.