I dati sull’inflazione da Stati Uniti e Cina saranno al centro della scena in questa prima settimana di dicembre, comprese le riunioni delle banche centrali del Canada, Australia e India. In Europa, saranno forniti i dati sul PIL di ottobre del Regno Unito e il sondaggio ZEW tedesco. La Cina nel frattempo rilascia oltre all’inflazione i dati sulla crescita del commercio e del credito.
Siamo entrati nella fase finale di questo 2021 con i timori legati alla riacutizzazione della pandemia Covid attraverso la variante Omicron. Questo elemento di incertezza arriva in una fase in cui i dati PMI dipingono un quadro della produzione globale continuano a dover far fronte alle persistenti carenze di approvvigionamento e di pressioni sui prezzi. Ciò accade mentre continuiamo a rilevare una serie di fattori quantitativi che confermano la nostra view in cui prevale per le materie prime industriali ed energetiche un segnale di correzione delle quotazioni nei mercati a termine.
Ciò nonostante aumenta il nervosismo degli investitori un pò per l’arrivo di questa variante del Covid 19, molto per le parole da falco del presidente della Federal reserve. Jerome Powell ha dichiarato la scorsa settimana che l’inflazione non dovrebbe più essere etichettata come “transitoria”. Si ricorda sicuramente la sorpresa dell’IPC di ottobre, il quale ha posto l’attenzione sui prossimi dati di novembre a seguito dei quali un’eventuale ulteriore accelerazione della crescita dei prezzi potrebbe intensificare i piani di tapering della Fed. Dall’analisi dei dati Markit US Manufacturing PMI, le pressioni sui prezzi rimangono ancora elevate, per cui potrebbero mantenere elevate le preoccupazioni per un’inflazione più vischiosa.
Facciamo notare che, come avevamo segnalato nei recenti rapporti che abbiamo pubblicato sull’andamento delle commodity, le quotazioni stanno confermando la nostra view in merito al consolidamento di una fase correttiva dei prezzi nelle contrattazioni sui mercati a termine specializzati. I dati PPI cinesi potrebbero potenzialmente vedere alcune pressioni inflazionistiche allentarsi proprio nella misurazione di novembre, in parte a causa del calo dei prezzi del carbone. Recentemente abbiamo riscontrato l’attesa correzione sui prezzi del petrolio. Il Brent sta scendendo nella direzione indicata nel nostro post di ottobre (sez. MERCATI). Anche sul Gas naturale abbiamo messo in evidenza un iniziale segnale di reversal del trend dei prezzi in una fase in cui i prezzi provenivano da momenti di grande tensione.
Nell’Outlook 20/22 che stiamo elaborando abbiamo affrontato il tema delle commodity isolando ancora i fattori di rischio dai vettori che a nostro avviso tenderanno a delineare le tendenze per il prossimo anno.
Nel frattempo la crescente attenzione rivolta alla variante Omicron, tenderà ad assorbire l’attenzione a partire dai dati pubblicati in settimana in merito all’indagine tedesca ZEW sulle aspettative dell’andamento della congiuntura tedesca. Anche i commenti dei banchieri centrali di Canada, Australia e India saranno seguiti con attenzione, anche se si prevede che i tassi rimarranno invariati.
I dati di questa settimana uniti alla lettura dei PMI rilasciati la scorsa saranno oggetto di analisi da parte dei board di BCE e Federal Reserve che si riuniranno la prossima settimana tra il 14 ed il 15 dicembre. Ovviamente nel dibattito che si terrà per assumere eventuali decisioni di policy entreranno anche le valutazioni sui rischi e gli effetti che Omicron potrà produrre.
Gli atteggiamenti che i due Consigli assumeranno in merito alle variabili macro a disposizione influenzeranno l’andamento del rapporto di cambio euro dollaro. Le quotazioni faticano a riprendersi dopo il crollo dell’euro verso i l nostro target fissato a 1,13 nell’Outlook 2021, elaborato un anno fa. Come avevamo scritto nel post della scorsa settimana, restiamo in vigile attesa per una correzione dei prezzi a favore dell’euro pur di misura.