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2022: TITOLI DI CODA PER IL PROSSIMO ANNO

This is not the the end.

Previsione Tassi – L’ultimo capitolo del 2022 pone le basi per quanto dovremo affrontare nel 2023 a partire dalle decisioni delle banche centrali.
Ne abbiamo già parlato nei precedenti post: questa settimana ritornano in scena, ammesso che l’abbiano mai lasciata, le banche centrali a partire da FED e BCE.
Sappiamo che i mercati si aspettano un’azione di tono restrittivo ma di segno meno aggressivo rispetto a quanto deliberato nei precedenti meeting. E’ ragionevole attenderci, per ragioni diverse, un aumento dei tassi limitato a 50 basis points.

Federal Reserve 14 dicembre

I recenti dati PMI rilasciati negli Stati Uniti da S&P Global, hanno evidenziato un significativo allentamento delle pressioni inflazionistiche per merito dell’azione aggressiva della Federal reserve.  La domanda di beni e servizi si sta raffreddando. Benché il segnale che emerge dai dati economici ufficiali non evidenzia particolari frenate, è il tenore dei sondaggi a mettere in rilievo la progressiva perdita di momentum della crescita. L’ultimo dato riportato da S&P Global per l’indice  US Composite PMI ha presentato per il quinto mese consecutivo una contrazione dell’indicatore. I dati flash, che saranno pubblicati questa settimana per il mese di dicembre (16 dicembre), forniranno ulteriori elementi utili per comprendere lo stato dell’economia statunitense.
Ancorché si cercano elementi per interpretare lo scenario di partenza per il 2023, appare piuttosto definita la linea di rallentamento dell’inflazione rilevata negli ultimi 5 mesi.  I dati di novembre hanno confermato ancora una volta un rallentamento dei tassi di inflazione dei prezzi input ed output industriali. Inoltre abbiamo notato una contrazione dei consumi causata dalle tensioni sui redditi disponibili e sul flusso di cassa aziendale. Le aziende del settore privato statunitense hanno registrato l’aumento più lento degli oneri sui costi da dicembre 2020. Le aziende hanno notato riduzioni dei prezzi, spesso guidate da sconti praticati dai fornitori, per un’ampia varietà di input chiave tra cui plastica, legname e acciaio. Le concessioni fatte dai fornitori nel tentativo di rimanere competitivi e stimolare le vendite costituiscono uno sviluppo relativamente inedito emerso a seguito dal conseguimento di due fattori: rialzo dei tassi e la significativa costituzione di scorte da parte delle aziende all’inizio dell’anno, determinando  tra l’altro il primo miglioramento dei tempi di consegna da oltre tre anni  a questa parte.
Tutto ciò sta contribuendo ad animare le aspettative per un aumento dello 0,5% del tasso sui Fed Funds nella riunione di questa settimana del FOMC (14 dicembre)  indicando che la Fed sta già iniziando ad assumere una posizione meno aggressiva nei confronti dell’inasprimento delle politiche rispetto ai precedenti quattro aumenti di 75 punti base. La matrice, Plot Dot, sugli orientamenti relativi alla previsione tassi, definita dai consiglieri Fed  a settembre, indicava il raggiungimento del loro picco agli inizi del 2023 con una magnitudo tra il 4,65 ed il 5%.

Banca centrale europea 15 dicembre

Diverso è il percorso che la BCE sta affrontando. Innanzitutto in Europa l’inflazione dipende da fattori di natura politica e prevalentemente legati alla crisi energetica. Nella rilevazione di novembre abbiamo visto per la prima volta un dato in contrazione rispetto al mese precedente. Ciò apre la possibilità che nell’Eurozona la crescita dei prezzi sia prossima a definire il suo picco. Purtroppo questa ipotesi è fortemente vincolata all’andamento dei prezzi futuri del gas naturale ed in generale dell’energia.  Abbiamo seguito l’evolversi della curva delle quotazioni del benchmark di mercato, il future Dutch TTF sul natural gas. Dai picchi fissati a 350 eur/mwh ad agosto siamo scesi a 100/90 per risalire nelle ultime settimane tra 130/150 euro. Abbiamo definito questo range come un livello di picco dovuto alla reazione conseguente al ribasso di settembre ottobre nonché come fattore preventivo sui maggiori consumi invernali. Qui entrano in gioco le dinamiche meteo piuttosto che quelle geopolitiche.  L’evoluzione dei prezzi si lega ora allo standard delle temperature rispetto alle medie storiche. Valori inferiori alla media contribuiranno a rafforzare l’azione speculativa su una maggiore domanda. A fine inverno si aprirà il dibattito sui futuri stoccaggi, fonti di fornitura alternative, evoluzione della linea diplomatica tra Russia, Nato Stati Uniti Europa, nel frattempo l’area su cui si concentreranno gli scambi continuerà a tenere come riferimento distributivo 100-150 euro.

Difficile per tutti noi calibrare quanto tutto ciò impatterà sulle quotazioni e di conseguenza sulle dinamiche inflative. La strada verso l’obiettivo del 2% posto dalla BCE non sarà lineare quindi. La trasmissione dei prezzi all’ingrosso del gas, così come le aspettative sui prezzi di vendita ancora elevate, suggeriscono che ci sono ancora potenziali pressioni inflazionistiche presenti. Potrebbe volerci fino al 2024 prima che l’inflazione torni al 2%. Per la BCE, questo significa che il suo lavoro non è ancora finito. Di converso in Eurozona il tenore della crescita appare più rarefatto. Si rafforzano i segnali recessivi. Nell’orizzonte della BCE si addensano nubi che complicano la navigazione. L’aumento dei tassi non appare una risposta adeguata alle sollecitazioni che influiscono sui prezzi. Le origini del loro rialzo sono esogene alle dinamiche di base. Inoltre il rialzo dei tassi, oltre a non risolvere le ragioni delle tensioni, rendono più oneroso il servizio del debito pubblico con conseguenti limiti di bilancio per diversi paesi, Italia in primis.

Banca d’Inghilterra 15 dicembre

La Banca d’Inghilterra ha registrato un aumento di 75 punti base a novembre, ma ha chiarito che si trattava di una misura straordinaria e che gli investitori stanno sopravvalutando il futuro inasprimento dei tassi. Certo, i dati recenti sono stati leggermente aggressivi ed il Consiglio è consapevole del rischio che l’inflazione dei servizi/salari possa diminuire la loro pressione  solo gradualmente nonostante l’imminente recessione. La revisione politica del Bilancio operata al precedente budget di Liz Truss dal Cancelliere Jeremy Hunt, ha riportato in equilibrio le preoccupazioni dei mercati e della BoE riguardo alle politiche fiscali e monetarie che lavorano in modo incrociato. Mentre gran parte del dolore fiscale è stato rimandato agli anni futuri, il governo ha comunque ridotto il sostegno energetico per le famiglie il prossimo anno. E’ possibile che la BoE operi almeno altri due aumenti dei tassi di 50 pb sia a dicembre che a febbraio, prima di fissare un probabile picco del tasso di riferimento al 4%.

Banca popolare cinese

La PBoC ha tagliato il coefficiente di riserva obbligatoria (RRR) di 25 bp, a dicembre, dopo il taglio di aprile. Ci sono stati anche due tagli di 10 bp nel tasso ufficiale di reverse repo a 7d e nel tasso MLF (Medium Lending Facility) a 1 anno a gennaio e agosto di quest’anno. L’allentamento della politica monetaria è stato piuttosto mite se rapportato al deterioramento robusto della crescita, prossima al 3,0%, nei primi tre trimestri del 2022. La domanda estera potrebbe allentare rispetto al 2022 mentre la domanda interna dovrebbe compensare la contrazione delle esportazioni. A differenza di quanto si riscontra in occidente  la pressione inflativa tende ad essere poco incisiva o del tutto assente in Cina. Tutto ciò dovrebbe proiettare la linea di previsione tassi della PBoC su posizioni neutre, attendiste, comunque non eccessivamente assertive per evitare di cadere in una trappola della liquidità.

In generale l’interesse per i mercati è dato anche dal livello di oscillazione del cambio eur usd: i valori scambiano sulla linea dei recenti massimi dove transita sotto il profilo tecnico la resistenza che dal 2021 ha delimitato i tentativi di rialzo dell’euro sul dollaro.

Giovedì pomeriggio in collaborazione con AITI, l’Associazione Italiana dei Tesorieri d’Impresa, terreno la nostra diretta streaming, INSIDE CENTRAL BANK, per commentare le decisioni prese da Fed e BCE ed in generale dalle banche centrali con l’analisi dei riflessi al mercato FX. (Link per richiedere l’invito)

BANCA CENTRALE

TASSO ATTUALE

DATA MEETING

ULTIMA VARIAZIONE

Banca Centrale Europea (ECB)

2,00%

15.12.2022

27.10.2022 (75bp)

Federal Reserve (FED)

4,00%

14.12.2022

02.11.2022 (75bp)

Banca d’Inghilterra (BOE)

3,00%

15.12.2022

03.11.2022 (75bp)

Banca Nazionale Svizzera (SNB)

0,50%

15.12.2022

22.09.2022 (75bp)

Reserve Bank of Australia (RBA)

3,10%

07.02.2023

06.12.2022 (25bp)

Banca del Canada (BOC)

4,25%

25.01.2023

07.12.2022 (50bp)

Reserve Bank of New Zealand (RBNZ)

4,25%

22.02.2023

23.11.2022 (75bp)

Banca del Giappone (BOJ)

-0,10%

20.12.2022

29.01.2016 (-20bp)

Banca Centrale della Federazione Russa (CBR)

7,50%

16.12.2022

28.10.2022 (-50bp)

Reserve Bank of India (RBI)

6,25%

08.02.2023

07.12.2022 (35bp)

Banca Popolare Cinese (PBOC)

3,65%

22.08.2022 (-5bp)

Banca Centrale del Brasile (BCB)

13,75%

18.01.2023

03.08.2022 (50bp)

AITI AB ADVISORS INSIDE CENTRAL BANK