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INFLAZIONE, TASSI D’INTERESSE E BCE

L’inflazione ed i tassi d’interesse preoccupano in modo diverso la BCE.

Ieri, intervistata da un giornale spagnolo, la presidente Bce Christine Lagarde ha definito “molto molto probabile” il rialzo di 50 punti base a marzo, dicendo che “nel breve termine, l’inflazione core resterà alta” e ha suggerito alle banche di rinegoziare i mutui a tasso variabile con la clientela per non rischiare che i maggiori costi per il mutuatario si traducano in crediti in sofferenza per gli istituti.

Il governatore della Banque de France, Francois Villeroy de Galhau, si è espresso con maggiore cautela  affermando che la Bce dovrebbe in futuro seguire una linea “più graduale” nell’aumentare i tassi per completare l’attuale fase restrittiva non più tardi dell’estate.

Ignazio Visco, governatore di Banca d’Italia, considerato più accomodante all’interno del Consiglio, ha rilanciato le affermazioni di Villeroy sostenendo una stance monetaria scandita da rialzi più graduali,  facendo leva su stime che preludono a segnali di decelerazione dell’inflazione.

“I dati sulle aspettative di inflazione basate sui mercati e sulle indagini – compreso il loro recente calo su orizzonti brevi e il loro profilo decrescente – e la marcata decelerazione dei prezzi su base annua a tre mesi possono mettere in discussione la persistenza dell’inflazione a livelli elevati nell’area dell’euro, rafforzando le argomentazioni a favore di una graduale normalizzazione monetaria”.

Il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, chiede “ulteriori significativi passi in avanti nei tassi di interesse” anche dopo la stretta di marzo.

Il Consiglio rimane quindi diviso sulle scelte da fare in futuro.

Nel mese di febbraio l’inflazione in Eurozona è scesa meno delle attese all’8,5%. Il tasso ha toccato un minimo rispetto allo scorso maggio, le aspettative erano attese all’8,2%, secondo una stima preliminare. Da qui l’ipotesi ed il timore che la BCE possa mantenere una linea più aggressiva. L’inflazione dell’energia è rallentata al 13,7% dal 18,9% di gennaio, mentre i prezzi sono aumentati a un ritmo più veloce per il cibo (15,0% contro 14,1%), i beni industriali non energetici (6,8% contro 6,7%) e i servizi (4,8% contro 4,4%) . Tra le maggiori economie dell’Eurozona, l’inflazione ha ripreso tono in Germania, Francia, Spagna e Olanda, mentre in Italia ha rallentato.  Il tasso d’inflazione annuo core, che esclude le categorie più volatili di cibo ed energia, ha registrato un ulteriore rialzo netto al 5,6% a febbraio rispetto al 5,3% di gennaio.

Il presidente Christine Lagarde ha aggiunto all’intervista di cui sopra che l’inflazione esprime una tendenza al ribasso benché il suo calo non sia costante.

Domani pubblicheremo il nostro aggiornamento per il mese di marzo all’Outlook sulle materie prime, WB COMMODITY PERSPECTIVES, confermando la linea anticipata a gennaio ed a febbraio in merito al trend dominante del comparto industriali, energia e metalli.  Stiamo monitorando le quotazioni del petrolio per aggiungere al quadro complessivo un ulteriore segnale di ribasso qualora il Brent dovesse scendere sotto quota 80 usd/bar.

Nell’ambito dei metalli benchmark, anche il rame sta perdendo progressivamente momentum. Gli scambi al LME stanno andando a verificare il primo dei nostri obbiettivi di prezzo a quota 8500 usd confermando le indicazioni fornite dal nostro modello.

In generale il quadro che rileviamo sul comparto delle commodity quotate rimane riflessivo. Allo stesso modo gli indicatori di sentiment sui prezzi riscontrati dalle aziende manifatturiere su scala globale continua a confermare aspettative di discesa.

INFLAZIONE, TASSI D'INTERESSE E BCE
WB ECONOMICS: S&P GLOBAL PMI Manufacturing Input & Output prices

Come si evince dall’andamento del grafico, i sondaggi PMI di febbraio continuano a segnalare un trend ribassista per l’inflazione derivante dai costi di produzione delle imprese. L’indicatore  è sceso al minimo di due anni e mezzo. Di converso i prezzi di vendita si sono attestati, su scala globale, ad un tasso invariato a febbraio rispetto a gennaio. Il differenziale tra i due tassi  continua a destare preoccupazione in relazione alla viscosità dell’inflazione globale dei prezzi al consumo.

Esaminando ulteriormente ciò che sta guidando l’inflazione, i prezzi delle materie prime (grafico dx) stanno esercitando una robusta pressione al ribasso rispetto alla loro media di lungo periodo, soprattutto per quanta riguarda i materiali di base. I costi del personale invece continuano ad esercitare la pressione maggiore, come pure quelli dell’energia.

Ciò conferma la nostra attenzione sul comportamento dei prezzi relativi al petrolio, mentre per quanto riguarda quelli sul lavoro rimangono aperte le incognite dovute ai livelli della domanda ritenuta ancora elevata dalle banche centrali in particolare dalla Fed.

Quindi, su questo fronte, il mercato continua a focalizzare l’attenzione sul rapporto del mercato del lavoro statunitense e su qualsiasi ulteriore indizio sulle pressioni salariali. Venerdì avremo la pubblicazione delle statistiche sul mercato del lavoro USA per il mese di febbraio. A gennaio il dato sulle nuove buste paga era cresciuto oltre le più rosee attese: 517.000. Per  febbraio il consensus riporta stime a 200.000 nuovi occupati.

La Fed segue l’andamento del mercato del lavoro con estrema attenzione in quanto teme che lo squilibrio tra domanda ed offerta possa tenere alta l’inflazione.

Il dato di gennaio ha portato gli investitori ad alzare il livello del cosiddetto terminal rate dei Fed Funds al 5,5%.

Pensiamo che le nuove stime sul cap possano aver costretto la BCE a rimodulare il proprio piano sui rialzi per non accusare una maggiore apertura del differenziale dei tassi USA UEM subendo contraccolpi, peraltro già verificatesi, sul cambio eur usd.

WB MARKET MOVER MONITORNoi siamo interessati a studiare tali dinamiche perché impattano direttamente sull’andamento del cambio e conseguentemente sulle strategie di Risk Management tracciate dal  modello FX RISKOO.  

La scorsa settimana abbiamo messo a fuoco per il breve un campo di possibile oscillazione di eur usd tra 1.05 ed 1.07 Il modello conferma anche per la settimana in corso le medesime stime in preparazione del terreno per il meeting della BCE che si terrà il 16 marzo.

Sul fronte delle commodity tre sono gli elementi che stanno governando le interrelazioni di mercato: il petrolio, il gas ed il rame.

Come già scritto ci aspettiamo un collaudo di quota 80 usd/bar per il Brent ed un potenziale breakout.  Il Natural GAS, TTF, è sceso quest’oggi a quota 43 eur mwh e consolida il nostro target intermedio per il primo semestre di questo 2023 a 45 eur mwh, come pure quota 150 per l’energia elettrica PUN GME .

Sul rame, nonostante una certa volatilità, gli scambi continuano a confermare la direzione attesa dal modello Advance Cycle. Presto dovremo testare l’bbiettivo intermedio 8500 usd al LME.