WB MARKET MOVER MONITOR WEEK
In queste prime settimane dell’anno l’attività globale si è contratta a un ritmo inferiore rispetto ai timori ed alle indicazioni generalmente fornite dai media. Secondo il JPMorgan Global PMI, indice che copre in termini di aspettative il sentiment delle imprese diffuse in oltre 40 paesi, a gennaio l’indicatore ha registrato un recupero da 48,2 a 49,8. Nella sintesi rilevata il Global PMI ci sta segnalando che siamo sempre in una fase di debolezza (valori inferiori a 50) ma che il processo di regressione macro risulta mitigato dalla divergenza rilevata tra manifattura e servizi, in quanto la produzione manifatturiera è rimasta in contrazione mentre l’attività dei servizi è cresciuta per la prima volta dallo scorso luglio.
Nel dettaglio l’ S&P Global Sector PMI, mette in evidenza una migliore performance dell’attività dei servizi al consumo accompagnata dai settori software e servizi e servizi commerciali e professionali.
Soffrono i servizi finanziari, il settore dei materiali di base, dell’edilizia, della chimica e dell’automotive.
L’andamento delle materie prime segnalano ancora una debolezza della domanda (market mover week)
Questa settimana aggiorneremo il nostro outlook sull’andamento del comparto delle materie prime. Lo scorso anno avevamo messo in evidenza, a partire dalla fine dell’inverno, l’avvio di un significativo segnale di inversione di tendenza del ciclo rialzista dei prezzi con un primo blocco di valori concentrato sui metalli e petrolio, uno successivo su alcuni beni alimentari ed infine ad agosto inizi di settembre il segnale di picco raggiunto dalle quotazioni del gas naturale e dell’energia elettrica con indicazioni di ribasso estremamente significative, ovvero di completo riassorbimento del rialzo dei prezzi maturato nel 2022.
A sei mesi da quest’ultime indicazioni rileviamo un’effettiva caduta dei prezzi del gas, in linea con i successivi aggiornamenti indicati, nonché la presenza di nuovi segnali riflessivi sul comparto delle commodity.
Partendo dai valori del petrolio ci aspettiamo a breve un nuovo collaudo dell’area adiacente gli 80 usd bar (BRENT) e la successiva discesa verso gli obbiettivi all’epoca indicati (vedi link).
Nelle ultime ore anche il rame ha registrato una perdita di momentum. Il rame rispetto ad altri metalli di base, tra cui i non ferrosi, è l’elemento che maggiormente ha subito volatilità nei prezzi: dopo un crollo a 7000 al LME ha recuperato sensibilmente sino a ritornare a quota 9500. Da alcune sessioni i prezzi tendono a flettere con nostre proiezioni dirette verso 8500 & 8000 usd/t.
Il ritorno della potenziale debolezza del rame ci segnala che i mercati stanno riconsiderando un a fase di innalzamento dell’avversione al rischio, temendo l’arrivo di nuovi segnali di rallentamento della crescita. Più concretamente acutizzano la percezione di una condizione monetaria ancora più severa rispetto al recente passato.
La linea di politica monetaria delle banche centrali (market mover week)
Le banche centrali nella loro ultima riunione di febbraio hanno ribadito di essere impegnate a contrastare l’inflazione. Concordano tutte nell’affermare che i segnali di allentamento siano più che visibili, tuttavia temendo un’eccessiva esuberanza dei mercati preferiscono mantenere una postura restrittiva, piuttosto di correre il rischio di avere quotazioni fuori il loro controllo, a partire da quelle delle commodity. Ciò le porterà ad aumentare i tassi più di quanto previsto e scontato dagli investitori. Parafrasando potremmo dire si stia giocando al gatto, banche centrali, con il topo, mercati, senza sapere se il gatto mangerà il topo o avverrà il contrario.
Nulla è certo! però percepiamo la volontà delle banche centrale di riportare i prezzi laddove vogliono, ovvero verso il 2% di inflazione media annua. Ne va della loro credibilità dopo aver sostenuto in modo inadeguato l’ipotesi dell’inflazione transitoria nel 2021 inizio 22.
La Fed sta guidando ancora il ciclo dei tassi (market mover week)
E’ probabile che in questo gioco al rialzo la Fed continui a governare il ciclo. Il ritorno di forza del dollaro coincide proprio con la volontà della Riserva Federale di sostenere lo spread tra i tassi Usa rispetto a quelli UEM. L’euro dollaro nell’ultima settimana ha invertito rotta. Come avevamo sostenuto nella diretta streaming, INSIDE CENTRAL BANK, di giovedì 2 febbraio, il cambio è ritornato a flettere sino a testare l’area 1,06750 dove transita il supporto tecnico che al momento ne contiene la debolezza in attesa dei dati sull’inflazione USA.
Il calendario macro economico di questa settimana riporterà martedì alle 14.30 i dati sull’inflazione USA. Si tratta del dato più atteso questa settimana. Su base tendenziale annua l’attesa prevede un ulteriore frazionale ridimensionamento. Ciò che sarà seguito con maggiore attenzione è il dato mensile IPC atteso invece in leggera controtendenza.
AREA FX |
INDICE PREZZI USA |
ATTESA GEN 23 |
(PREC.) DIC 2022 |
USD |
Indice principali prezzi al consumo (Annuale) (Gen) |
5,50% |
5,70% |
USD |
Indice principali prezzi al consumo (Mensile) (Gen) |
0,40% |
0,40% |
USD |
IPC (Mensile) (Gen) |
0,50% |
0,10% |
USD |
IPC (Annuale) (Gen) |
6,20% |
6,50% |
Dalla lettura dei prezzi al consumo Usa di gennaio dovrebbe emergere un ulteriore calo a perimetro annuo a +6,2% dal precedente +6,5%, come anche a livello ‘core’ (le attese sono per un +5,5% annuo rispetto al +5,7% di dicembre). A livello mensile invece è previsto un lieve aumento in ambo i parametri.
Passando alla zona euro, sempre domani, è prevista la pubblicazione della nuova lettura del Pil del quarto trimestre che da attese dovrebbe confermare quella diffusa lo scorso 31 gennaio a +0,1% su trimestre e a +1,9% su anno. Mercoledì invece sarà la volta della produzione industriale di dicembre vista scivolare in territorio negativo sia a perimetro mensile che annuo.
Nel frattempo inizia oggi a Bruxelles la riunione dei ministri delle Finanze dei Paesi della zona euro cui prenderanno parte, per la Bce, anche la presidente Lagarde e il consigliere Panetta. Domani l’Ecofin invece affronterà il nodo delle regole del patto di Stabilità. Al centro del dibattito odierno, dopo il recente consiglio europeo, la questione energetica ma anche gli sviluppi macroeconomici e finanziari tenendo conto delle previsioni della Commissione. In mattinata infatti Bruxelles diffonde le stime d’inverno in cui offrirà una fotografia aggiornata della situazione economica della zona euro con un’attenzione particolare alla recessione. Nel quarto trimestre, sulla base di dati preliminari, il Pil della zona euro è cresciuto dello 0,1% evitando la recessione per un soffio. Per quanto riguarda l’Italia, lo scorso novembre la Commissione aveva tagliato le previsioni per quest’anno allo 0,3% ma aveva stimato una crescita per il 2022 nettamente più forte del previsto al 3,8%, con un Pil visto all’1,1% nel 2024. Secondo Scope Ratings, l’economia italiana dovrebbe evitare la recessione quest’anno, con una crescita di almeno lo 0,5%. Sale intanto a circa 800 miliardi la spesa dei Paesi Ue per proteggere famiglie e imprese dal caro-energia.
EUR USD (market mover week)