Skip to content

DOLLAR DOMINANCE: E’ IN VISTA UN RIPOSIZIONAMETO DELLA SUA CENTRALITA’?

DOLLAR DOMINANCE: i BRICS terranno il loro 15° vertice dei capi di stato e di governo a Johannesburg, in Sudafrica, dal 22 al 24 agosto.

Oltre allo sviluppo delle relazioni economiche e delle infrastrutture commerciali, una delle questioni più urgenti all’ordine del giorno del vertice è l’espansione dei BRICS, con diverse nazioni dell’Asia, dell’Africa e dell’Europa che si contendono l’adesione al blocco.

40 paesi hanno mostrato interesse ad aderire al blocco formalmente o informalmente. Questi includono Algeria, Bielorussia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Indonesia, Argentina, Etiopia ed Egitto.

Un altro punto all’ordine del giorno del blocco che ha guadagnato terreno e attirato i titoli dei media è la spinta dei BRICS a condurre più scambi transfrontalieri in valute locali per ridurre la dipendenza del gruppo dal dollaro USA.

Diversi rapporti su una nuova valuta dei BRICS sono emersi anche nei mesi precedenti il ​​vertice, con alcuni esperti economici che hanno affermato che il blocco economico potrebbe, in futuro, spingere per la de-dollarizzazione, riducendo il dominio del dollaro USA nel commercio e nella finanza globali.

Tuttavia, secondo un rapporto di Bloomberg, l’ambasciatore sudafricano nel blocco, Anil Sooklal, ha affermato che non ci sono piani per discutere la sostituzione del dollaro USA.

Il ruolo internazionale del dollaro statunitense rimane centrale al sistema dei pagamenti internazionali ed alle riserve valutarie della banche centrali. Tuttavia si teme che i Paesi appartenenti all’area dei Brics vogliano progettare l’istituzione di una nuova moneta di scambio alternativa al dollaro. Di conseguenza si suppone che il suo ruolo  possa essere messo in discussione.

Le ragioni subordinate a questo scenario derivano in primo luogo all’orientamento geopolitico che trae origine  dal ruolo crescente della Cina nell’economia mondiale, dalla necessità/desiderio della Russia di avere un canale finanziario alternativo al dollaro ed in grado di by passare le sanzioni imposte (es. esclusione dal circuito SWIFT).

I dati forniti dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, offrono una visione aggiornata del ruolo del dollaro in termini di volumi negoziati e peso ponderato delle riserve valutarie.

DOLLAR DOMINANCE: GLOBAL TURNOVER

DOLLAR DOMINANCE GLOBAL TURNOVER
WB ANALYTICS: DOLLAR DOMINANCE [FONTE BIS]
Dalla lettura del grafico risulta evidente il dominio del dollaro su tutte le transazioni economiche e finanziarie su scala globale. Il suo peso specifico è largamente superiore in termini di multipli sia al volume del commercio globale che al Prodotto Interno Lordo mondiale.

I principali mercati a termine specializzati nella negoziazione di commodity trattano le negoziazioni in dollari; del resto le quotazioni di riferimento di tutte le principali commodity sono denominate in divisa americana.

Come scritto le sanzioni applicate dagli Stati Uniti alla Russia, ma anche ad altri paesi che contravvengono all’ordine mondiale, vedi Iran, tendono ad escludere le rispettive economie dai circuiti finanziari mondiali.

In risposta all’invasione dell’Ucraina, l’Amministrazione USA ha congelato 300 miliardi di dollari Usa di proprietà della Banca centrale russa  ed escluso la stessa  dal sistema dei pagamenti internazionali  SWIFT .

La Russia ha risposto  alle sanzioni accettando di regolare i pagamenti delle forniture di energia e materie prime in yuan, rupie o in oro in alternativa al dollaro.

Il presupposto unito alla tesi secondo la quale non essere allineati all’orientamento politico degli Stati Uniti si rischia di essere sottoposti a sanzioni finanziarie oltre che economiche sta spingendo molti paesi (BRICS – SCO) a prendere in considerazione concreta l’ipotesi di negoziare beni e commodity in divise diverse da quella americana.

La New Development Bank (NDB) del blocco vuole de-dollarizzare la finanza e offrire un’alternativa alle tanto criticate istituzioni di Breton Woods.

Le reazioni del mercato

Al momento non rileviamo movimenti che preludono o scontano l’imminenza di una crisi della divisa americana. Fatta eccezione per un movimento correttivo del rublo dopo il crollo di questa estate, che ha causato un intervento d’urgenza della Banca centrale russa per sostenere la propria moneta con un rialzo di 350 bp dei tassi, il dollaro sembra impostato positivamente contro gran parte delle divise.

L’euro sta perdendo terreno sul dollaro confermando le indicazioni che abbiamo fornito a luglio in attesa delle riunioni delle banche centrali Fed e BCE.

Il breakout di 1.0890/70 aprirebbe la strada per un ulteriore gamba riflessiva in direzione dei minimi di giungo. Il movimento trascinerebbe con se la sterlina favorendo un breakout di area 0.8525/8500.  L’impostazione positiva delle divise anglosassoni dovrebbe estendersi anche all’aud dopo la recente debolezza accusata in seguito alla decisione della Banca centrale australiana di non alzare i tassi. Il nostro modello segnala la possibile formazione di un picco in area 1.6850/1.70 contro euro. L’eur nzd dovrebbe contenere la fase di debolezza, dovuta sempre alla delusione degli operatori per il mancato rialzo dei tassi atteso nell’ultima riunione, sotto quota 1,85 contro euro aprendo una fase di correzione verso 1.81 a breve.

La divisa cinese dovrebbe contenere la sua debolezza agli attuali livelli favorendo un recupero sul dollaro, ma soprattutto nei confronti dell’euro. Ci aspettiamo un ritorno dei corsi in area 7.85/7.8250 eur cny.

 Banche centrali e tassi d’interesse

Quest’anno ricorre la dal 24 al 26 agosto la 46esima edizione del Symposium di Jackson Hole organizzato dalla Federal Reserve di Kansas City.
Il tema dell’evento “Cambiamenti strutturali nell’economia globale” non mancherà di porre interrogativi sulla futura linea di policy della FED.

Al simposio, i funzionari della Fed tengono tavole rotonde con responsabili politici, accademici ed economisti incentrati su questioni attuali e prospettive politiche a lungo termine.

Sebbene sia estremamente improbabile che il presidente della Fed, Jerome Powell, offra dettagli su eventuali decisioni di politica monetaria a breve termine,  cercheremo di capire se l’aumento dei tassi della Fed di luglio sia stato l’ultimo del ciclo attuale come pensiamo e quando la banca centrale degli Stati Uniti potrebbe potenzialmente invertire la rotta avviando un rimodulazione al ribasso dei tassi d’interesse. 

A settembre non ci aspettiamo ulteriori mosse da parte della Fed e della BCE.