In attesa delle elezioni Usa di mid term il mercato Forex rimane volatile dopo la lettura del dato sull’occupazione USA e le decisioni della FED di alzare di 75 bp i Federal Funds la scorsa settimana.
Benché le statistiche sull’occupazione pubblicate venerdì pomeriggio dal Bureau of Labour siano risultate superiori alle attese il mercato ha penalizzato comunque il dollaro, riportandolo all’interno di un canale tecnico la cui traiettoria mantiene il cambio euro dollaro orientato a consolidare i recenti recuperi dell’euro. Avevamo anticipato tale reazione nella diretta streaming, INSIDE CENTRAL BANK, programmata lo scorso giovedì all’indomani della conferenza stampa di Jerome Powell dopo il Fomc di mercoledì sera.
Di conseguenza il dollaro anziché capitalizzare nell’immediato l’esito del Consiglio monetario della FED, è stato oggetto di realizzi, ancorché parziali, nel solco di un recupero ancora in itinere dell’euro. Sullo sfondo si aprono anche le considerazioni post voto delle elezioni USA, con particolare attenzione a come potrebbe evolvere la crsi geopolitica qualora l’attuale Amministrazione dovesse uscire più debole dal voto.
La volatilità ha colpito anche i mercati azionari e quelli dell’energia. Il petrolio (Brent Oil) è ritornato sulla parte alta del range 90/100 usd/bar sulla scia di voci speculative che aprivano ad una conclusione dei blocchi sanitari e delle norme zero Covid in Cina. In realtà lunedì la Commissione sanitaria nazionale ha affermato invece che la Cina si atterrà alla sua linea politica di contrasto alla pandemia controvertendo il segnale di allentamento.
Il comparto dell’energia rimane esposto a continue incursioni speculative animate da voci vere o presunte in grado di spostare i prezzi con una certa animosità.
Del resto le attenzioni del mercato, dei regulators e delle autorità monetarie sono tutte concentrate sull’andamento sottostante dei prezzi. Il tema di fondo rimane l’impatto inflattivo provocato dalle implicite dinamiche. Su questo fronte la settimana si è aperta con il quesito shakespeariano che spinge il mercato a ad interrogarsi sull’ipotesi che la FED possa essere vicina al suo Pivot monetario. Negli ultimi tre mesi il tasso d’inflazione è passato negli Stati Uniti da un picco di 9.1% di giugno al dato di settembre 8.3%. Di conseguenza unendo i prezzi del petrolio, quelli del mercato delle abitazioni a quelli dell’inflazione la domanda appare plausibile.
Sull’andamento del comparto energetico pesa, pure non direttamente, anche l’esito del voto sulle elezioni Usa di mid term.
CPI USA
In settimana, giovedì 10, sempre il Dipartimento del Lavoro pubblica i dati sull’inflazione negli Stati Uniti per ottobre. La Cina aggiornerà anche i dati commerciali di ottobre: l’attesa si posiziona all’8%. Qualsiasi deviazione dal consenso produrrà volatilità sul mercato a partire da eur usd. Le indicazioni che provengono dalla lettura dei sondaggi PMI, segnalano, pur in un quadro di valori ancora elevato, l’allentamento dell’inflazione scaturito dagli input price industriali osservato in ottobre. I loro andamento potrebbe costituire un buon viatico alla lettura del CPI atteso, soprattutto nella componente core.
Rallenta ulteriormente il sentiment globale sul comparto manifatturiero
La flessione del settore manifatturiero globale si è aggravata ulteriormente negli ultimi sondaggi PMI . Una più rapida contrazione della produzione è stata registrata in ottobre con una più rapida contrazione della domanda e della produzione su scala globale. Varie economie chiave, tra cui Stati Uniti, Regno Unito ed Eurozona, hanno segnalato una continua contrazione dell’attività all’inizio del quarto trimestre, sottolineando l’esposizione ad un grado più elevato al rischio di recessione.
La settimana economica si conclude dal nostro punto di vista ancora con la lettura del dato sull’inflazione in Germania attesa stabilizzarsi al precedente picco 10.4%. In Eurozona l‘energia rimane il principale fattore di contribuzione all’inflazione primaria negli ultimi 18 mesi. I maggiori costi di input dell’energia hanno contribuito ad un’inflazione alimentare straordinariamente alta. Nel complesso, secondo la BCE, l’energia è causa della contrazione della bilancia commerciale e pesando sulle prospettive economiche, ha contribuito al deprezzamento dell’euro, rafforzando ulteriormente le pressioni inflazionistiche.
I dati che abbiamo raccolto sull’andamento del future benchmark per le quotazioni del Natural Gas, il Dutch TTF, rimangono orientati al ribasso. Nel rapporto che abbiamo aggiornato sull’andamento delle materie prime, scriviamo che il NG rimane ancora orientato al ribasso. Ci aspettiamo presto una nuova verifica di area 100/90 euro. Siamo confidenti sull’ipotesi che la violazione di questa soglia, che finora ha contenuto tutti i ribassi durante gli ultimi 10 mesi, possa aprire una fase di ritracciamento verso un nuovo significativo riequilibrio dei prezzi.
Sui ribassi ci siamo fortemente esposti a fine agosto quando i prezzi quotavano 350 euro mwh, fissando un target tra 100 e 90 euro (-70%).