Ieri gli indici di borsa statunitensi ed europei sono scese pesantemente. Il NASDAQ ha perso del 3,6, l’S&P500 il 2,95%. In Europa l’Eurostoxx 50 l’1,23%, il Dax quasi il 2% e l’Italia l’1,36%. Va detto che gli indici europei nella settimana precedente aveva già perso notevolmente valore.
La preoccupazione è aumentata sulla scia delle notizie provenienti dagli Stati Uniti secondo le quali il petrolio russo sarà sanzionato e che le forniture di gas russo all’Europa potrebbero essere fermate. Il Brent ha appena testato quota 130 usd/bar, praticamente i massimi del 2011 ma sostanzialmente sulla strada del picco record del 2008 a 147usd/bar. L’oro è ritornato sulla soglia dei 2000 usd/oz. Secondo le nostre analisi i mercati azionari rimangono fortemente vincolati agli effetti di una recessione energetica. Gli indici europei hanno ritracciato in pochi giorni il 50% del movimento di rialzo maturato dai minimi di marzo 2020 ai massimi dello scorso anno.
L’euro è sceso ulteriormente fissando ieri minimi significativi: l’eur usd quota 1,0850. La divisa principale dell’APAC, l’aud è sceso da 0,74 a 0,733. Il cny conferma al momento un ruolo di moneta rifugio nell’area asiatica: da alcune sedute quota stabilmente sotto 7 eur cny. Il nostro target formulato nell’Outlook per il 2022 rimane stimato in area 6,60 eur usd. Precisamente è dallo scorso settembre che indichiamo tale valore come potenziale obbiettivo di mercato. Il franco svizzero quota sulla parità contro euro. Lo yen dopo aver consolidato un picco poco sopra 133 nel rapporto con l’euro, è sceso a 125. Il rublo nella piattaforma Refinitiv Eikon dopo aver fissato un picco ieri a 163 eur rub, quota questa mattina valori attorno a 135,50. Lo zloty polacco ha fissato un massimo ieri sera a 5 eur pln. Ci aspettiamo un breve correzione.
Il mercato delle materie prime è in balia di forte volatilità. Ieri i prezzi dei metalli non ferrosi, alluminio e rame dopo un movimento di forte rialzo, hanno chiuso in ribasso. Nell’ultima settimana i prezzi sono saliti mediamente del 10%.
Infine il gas: il future sul gas europeo, Dutch TTF, trattato nella piattaforma THE ICE dopo aver fissato un picco poco sotto 350 eur/mwh ha chiuso in area 215. Ci aspettiamo una battuta d’arresto di questa folle corsa. Pensiamo che i valori possano scendere dapprima in area 200, successivamente ritornare a 160 eur/mwh. Tutto in spazi temporali molto stretti. Poi vedremo.
A fronte del rialzo impressionante delle commodity e dell’implicito effetto inflazionistico, i rendimenti dei bond governativi scendono anche sul tratto lungo della curva. Tradotto in scenario: il mercato si aspetta una fase di recessione. O più semplicemente ritengono che su queste basi le banche centrali stempereranno di molto la loro azione di normalizzazione delle politiche monetarie. Giovedì la BCE cercherà di non mettere sul tavolo tutte le carte, ma certamente rivedrà lo scenario con una lettura meno rigorista. Poi il 16 marzo si esprimerà la Fed. La scorsa settimana la Banca centrale del Canada ha alzato i tassi in ossequio alle intenzioni anticipate nei precedenti meeting di politica monetaria. La Jerome Powell assicura il Congresso che la Fed continuerà a contrapporre la propria linea di policy all’inflazione: il Fed Watch tool sconta una probabilità di rialzo dei Fed Funds di 25 basis point nella misura del 94%.
I dati economici in calendario appartengono ad un tempo remoto. Nel giro di tre settimane tutto è cambiato. E’ sparito da ogni radar qualsiasi effetto variante. I prossimi significativi dati su cui ci concentreremo sono i PMI flash in calendario il 24 marzo con una preview il 14 del PMI Global Business ed Europe Business Outlook i cui sondaggi sono stati effettuati a fine febbraio.
Buona parte delle quotazioni attuali rientrano negli obbiettivi che avevamo fissato nell’Outlook 2022. Al momento sono state verificate le quotazioni degli indici azionari, del dollaro, siamo vicini alla verifica del target sullo yuan renminbi, sulla sterlina e sul franco svizzero. Ovviamente non rientravano nelle nostre valutazioni uno scenario di guerra e quindi il deprezzamento del rublo e delle monete del est europa.
L’eur usd ha toccato il nostro target in area 1,09/1,08. Verificheremo in settimana se, come pensiamo, vi siano i presupposti per una continuazione del downtrend in direzione di un secondo obbiettivo che spingerebbe i cambio verso i minimi del 2015.